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Autore: The_BlackRose    08/03/2015    4 recensioni
Una raccolta di racconti sul giorno di San Valentino dei nostri amati amici ambientati poco dopo gli avvenimenti di Città del Fuoco Celeste. Ogni capitolo sarà dedicato ad una coppia diversa.
#1: JacexClary
#2: MagnusxAlec
#3: SimonxIsabelle
#4: JemxTessa
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Izzy Lightwood, Jace Lightwood, James Carstairs, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parzialmente nascosta dietro ad un furgoncino bianco Isabelle osservava ogni singola persona, umana e non, che usciva dal locale. Era appena terminato un concerto degli Uragani Vegetali (Ma che problemi avevano quelli con i nomi? Che senso aveva cambiarne uno a settimana?) e la folla davanti alle porte si stava lentamente diradando. Alcune delle ragazze tenevano fra le dita le rose donategli dai propri fidanzati che le scortavano fuori dall'edificio.
"Che schifo," pensò Isabelle. "Mondani e le loro sciocche feste, chi mai li capirà?"
Mantenendo la concentrazione vide finalmente la ragione per cui aveva attraversato mezza New York.
Un ragazzo alto e dai capelli castani fece capolino dalla porta d'ingresso. Con gli occhiali ben calcati sul viso, raggiunse i membri della band che sostavano sul marciapiede chiacchierando.
"Oh mio Dio, è lui," sussurrò a sé stessa Isabelle portandosi l'indice alla bocca e mordicchiandone l'unghia ormai già ridotta alla carne.
"Certo che è lui, stupida!" pensò la Cacciatrice. "Sono passati solo due mesi dall'ultima volta che l'hai visto, non due anni. Calmati!"
Ma come poteva calmarsi? Per mesi aveva continuato a pensare a lui, alla sua chitarra che gli aveva sentito suonare una volta ad un concerto, ai suoi occhiali su cui si addormentava sempre frantumando le lenti, al ricordo dei suoi canini che le perforavano il collo…
Durante il tragitto per raggiungere il locale aveva pensato a cosa avrebbe fatto una volta avvistato Simon; si sarebbe avvicinata e gli avrebbe parlato per riuscire a capire se si ricordasse anche minimamente di lei. E ora che ce l'aveva lì davanti, a pochi metri di distanza...non riusciva a muovere un muscolo. Era come se delle catene le fossero apparse agli arti e l'avessero inchiodata all'asfalto impedendole anche solo il minimo movimento.
Ciò che più turbava la ragazza era però il fatto che non avrebbe mai e poi mai pensato di reagire in quel modo alla vista di un ragazzo. Per anni aveva frequentato ogni genere di strana creatura del Mondo delle Ombre senza avere mai il minimo timore tipico di quando si entra in contatto con una persona per la quale si prova una certa attrazione e ora davanti ad un semplice mondando, anche se una volta era stato molto più di questo, si trovava completamente paralizzata.
Simon chiacchierava e rideva animatamente con i suoi amici e con alcuni fan che si erano avvicinati per complimentarsi con loro. Sembrava così spensierato, come se non avesse mai avuto una sola preoccupazione in vita sua, quando in realtà solamente negli ultimi mesi era stato trasformato in topo, rapito svariate volte, morso, ucciso, risorto, sbattuto fuori di casa e ripudiato dalla propria madre, sfregiato, colpito, quasi incenerito da un angelo e infine vestito come il protagonista di un romanzo dell'Ottocento da una ragazzina invaghita di lui.
A Izzy dolse il cuore a quella vista.
Simon, il suo Simon non si ricordava di lei.
Aveva pianto per questo, anche se non lo voleva ammettere. Si era risvegliata nel cuore della notte scoppiando in pianti profondi e talmente rumorosi da svegliare Alec o Jace e a farli accorrere nella sua stanza.
Isabelle, che era stata sempre considerata dagli altri e da sé stessa forte e indipendente, una ragazza che non sarebbe mai ceduta, si era ritrovata avviluppata nelle lenzuola mentre i suoi fratelli la stringevano e lei soffocava tra le lacrime, perché l'unica persona che avesse mai amato l'aveva abbandonata.
"Ciao."
Una voce la risvegliò dai suoi pensieri e per poco non le venne un infarto quando si accorse da chi arrivava quel saluto.
Simon era a pochi centimetri dai lei. Teneva le mani nelle tasche dei jeans scoloriti e si stringeva nella giacca. La guardava.
Izzy aprì la bocca, poi la richiuse, poi la riaprì di nuovo e rimase in quella posizione. Chissà come dovesse sembrare ridicola in quel momento mentre boccheggiava e se ne stava ferma senza proferire parola.
Un pensiero le sfiorò la mente. "E se si ricordasse di me?" Ma le sue speranze si infransero quando Simon parlò nuovamente.
"Scusa se ti disturbo, ma il mio amico Kirk laggiù mi ha detto che mi stavi guardando e mi ha praticamente spinto qui da te a calci nel didietro," ridacchiò un po' nervoso. Fece una pausa guardandola bene. "Mi stavi realmente guardando o Kirk si è fatto un fungo allucinogeno di troppo?"
Isabelle prese tutto il coraggio che riuscì a trovare dentro di sé e tentò di spiccicare qualche parola. "Sì...no...cioè...stavo...ok...sì...insomma..."
Lui continuava a guardarla e questo non fece altro che innervosirla ancora di più. Lui le rivolse uno sguardo per incoraggiarla a finire la frase e lei non seppe più resistere.
"Puoi smetterla di guardarmi in quel modo?! È già difficile tentare di formulare una frase di senso compiuto con te davanti, se poi mi fissi così non rendi di certo le cose più facili!" sbottò.
L'espressione di Simon si rabbuiò e gli angoli della sua bocca si inclinarono leggermente verso il basso. Abbassò lo sguardo sulle scarpe da ginnastica e sollevò le spalle.
"Ho capito, scusa per il disturbo," e girando sui tacchi si avviò.
Non appena si rese conto di ciò che era appena successo, Isabelle si tappò la bocca con entrambe le mani, ma ormai era troppo tardi.
Un "Aspetta!" proruppe dalla sua bocca e si ritrovò a camminare nella direzione di Simon. Il ragazzo si voltò e la guardò mentre si avvicinava a lei.
"Se mai ti ritornerà la memoria," si alzò in punta di piedi e, afferratogli il viso tra le mani, gli posò un lungo ma semplice bacio sulle labbra. "Capirai perché l'ho fatto," e con questo si avviò per la strada lasciando dietro di sé un Simon confuso e meravigliato con le labbra sporche di rossetto.
Prima di svoltare l'angolo però si girò verso il ragazzo che l'aveva fissata ad occhi spalancati per tutto il tempo. "Io non me ne vado, Simon Lewis, sarò sempre qui per te quando ne avrai bisogno."
In fine si rigirò e se ne andò definitivamente.

Sulla metropolitana diretta alla stazione più vicina all'Istituto, Isabelle se ne stava appoggiata ad un palo a guardare le schifosissime coppiette smielate che si scambiavano continuamente bacetti e sguardi da diabete. Proprio il giorno di San Valentino aveva scelto di andare a trovare Simon? Che cosa le era saltato in testa?
Quella sarebbe dovuta essere una giornata allegra, si era detta che tornando a casa sarebbe stata felice di aver rivisto Simon. Invece non aveva fatto altro che peggiorare la sua situazione emotiva e l'aveva depressa ancora di più.
Fortunatamente prima di salire sulla metropolitana si era marchiata con una runa dell'invisibilità, così ora i mondani attorno a lei non potevano vedere l'espressione di pieno disgusto che le aleggiava sul viso.
"Sarei dovuta essere io a comportarmi da ragazzina e scambiarmi bacetti con il mio ragazzo stringendo un mazzo di rose in una mano e una scatola di cioccolatini nell'altra," pensò. "Non quegli stupidi e insulsi mondani che dell'amore non capiscono un accidenti."
Senza che se ne accorgesse una lacrima le scese lungo lo zigomo e ben presto si ritrovò a scivolare lungo il palo con i denti stretti per poi sedersi sul lurido pavimento del vagone, dove scoppiò in un pianto liberatorio.
Così la trovò Alec quando fece capolino dalla porta del vagone.
"Izzy, per l'Angelo! Ti ho cercata per un'ora intera. Fortuna che sono riuscito a rintracciare il tuo sensore." Notando le lacrime che le solcavano il viso la sua espressione si rabbuiò di colpo. "Cos'è successo?"
Ma lei non riusciva a parlare e quando apriva la bocca quest'ultima le si riempiva di lacrime. Così lui si chinò e la prese in braccio uscendo in fretta dal treno prima che le porte si richiudessero. Insieme si diressero all'Istituto.
Come aveva fatto lei, invincibile assassina, a lasciarsi incantare in quel modo da una simile nullità quale poteva essere un mondano?


Note dell'autrice:
Ok, prima di rivolgermi i vostri peggiori insulti vorrei spiegarmi. Nonostante sia una raccolta di San Valentino non significa per forza che OGNI racconto debba finire bene ed essere smielato. E poi è colpa di Cassie che ha fatto finire in questo modo il libro, io mi sono solo attenuta alla storia e ho scritto in base a dove e come i personaggi erano rimasti alla fine della saga.
Mi dispiace che la mia prima Sizzy non sia stata particolarmente allegra, ma vedrò di rimediare in futuro.
Bene, con questo ho finito. Recensite, mi raccomando.
  
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