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Autore: Elissa_Bane    08/03/2015    3 recensioni
John ha trovato una compagna, Giulia. Se ne andrà dal 221 B solo quando sarà certo di aver lasciato Sherlock in buone mani. Ed è così che conosce Cecilia, troppo giovane per il dolore che ha già sopportato. Cecilia, che è in grado di competere con Sherlock. Cecilia, che ha cicatrici ricamate addosso.
Attenzione: Mary nella storia non è presente, non è mai nemmeno esistita. Tutti i fatti si svolgono dopo la 2x03
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Deduction Is Easy, Life Is Not.'
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Nda: Hello everyone! Scusatemi se ho aspettato così tanto a pubblicare, ma tra scuola, compleanni di amiche (love you Matilde) per cui ho scritto one-shot a caso e un ragazzo (oh cielo, preparatevi all'Apocalisse: il mio ragazzo è un nerd come me *faccia con occhi a cuoricino*) non ho avuto molto tempo. Sono felice che siate sempre in tanti a leggermi e a seguirmi, grazie mille! 
xxxxx
-Dan

P.s. Ally: arriva il mattone!



Cercatevi una stanza

Capitolo 23

Don't leave me.

Cecilia, dodici anni
L’ha spinta nel fiume. Ha spinto nel fiume Francesca. Velocemente mi lascio cadere nel vuoto dietro di lei, che non sa nuotare.

Cecilia, oggi
Continuo a cadere, l’abito si gonfia e mi impaccia. Devo riuscire a cadere di testa, per evitare traumi.

Ho paura delle altezze, ma quella è mia sorella. Non posso perderla.

Quanto dura una caduta. Riesco a rivedere ogni singolo istante vissuto con Sherlock. Non posso perderlo.

D’improvviso l’impatto con l’acqua. Mi brucia il petto per la botta.

Il tuffo era perfetto, me ne rendo conto quando l’acqua mi scivola addosso senza ferirmi minimamente. Ho imparato a mie spese quanto possa far male, altrimenti, il colpo.

L’acqua è tiepida, e sotto non vedo niente.
Esco, riprendo fiato e mi immergo di nuovo.

Acqua. Gelida. Acqua ovunque. Mi guardo intorno. Nulla. Prendo una nuova boccata d’aria e ritorno sotto cercando Sherlock.

Eccola. La afferro per la vita e ricomincio a tirarmi verso l’alto. Usciamo sulla pietra. Degli uomini mi allontanano mentre urlo per poterla vedere. È pallidissima, le labbra azzurrine.
-E’ morta, piccolina- mi dice un ragazzo moro con gentilezza.
No. Non può essere. Francesca non può morire.
-NON PUOI ABBANDONARMI COSI’!- urlo, prima che braccia forti mi portino via.

Lo vedo. Ma accanto a lui c’è un altro corpo. Uno femminile. Un corpo da ragazza. Il corpo di Francesca. Mi muovo verso mia sorella.
Io sono morta! Vai a salvare lui! Mi urla la sua voce. Rinsavisco e l’immagine del suo corpo mi svanisce da davanti agli occhi.

Afferro Sherlock, che mi aiuta a nuotare verso l’alto. Ho perso Francesca, non posso perdere anche lui, continuo a ripetermi. Poi l’aria mi esplode nei polmoni quasi dolorosamente con mille spilli di ghiaccio. Ci trasciniamo sulla riva. Noto che è riuscito a liberarsi delle manette rubando la chiave a Josh. Si slega il bavaglio. Mi lascio cadere per terra, guardando il cielo notturno e respirando piano. Un peso sul petto mi fa alzare lo sguardo. Sherlock ha posato il capo su di me, le mani che mi stringono i fianchi. Con delicatezza mi sollevo abbracciandolo. Gli passo una mano fra i riccioli bagnati carezzandolo.

Uno sparo mi fa irrigidire. Un corpo cade giù dal ponte, nell’acqua scura.
-Sherlock. Resta qui- mormoro, senza ascoltare la sua risposta scocciata, andando a vedere. Trascino il corpo a riva. Josh.
-Perché?- gli chiedo riferendomi a tutto quello che mi ha fatto. Che ci ha fatto. A Sherlock, a Molly, a me, a se stesso.
-Lo amo- sussurra mentre il sangue scorre veloce portandosi via la sua vita.
-Non puoi giustificarti dicendo che lo ami- sorride ironico.
-Nemmeno tu puoi farlo. Se muoio è colpa tua- mormora smettendo di respirare.
 

Non parla. Ma i suoi occhi celesti sono spalancati e stanchi. Si muove in modo automatico, compie gesti usuali. Si leva la giacca, si scioglie la sciarpa. Si siede sulla sua poltrona. Lo faccio alzare con delicatezza e gli tolgo la camicia, notando che è ferito. Apro l’acqua della doccia in modo che sia calda e mi immergo con Sherlock, come appena due sere fa ha fatto lui con me. Si siede per terra e io dinnanzi a lui. Gentilmente gli alzo il viso. L’acqua si sporca del sangue del traditore e di quello di Sherlock. Passo le mani sul suo corpo, cercando altre ferite che non trovo. Sta bene. È vivo.
In camera lascio cadere il vestito sporco di sangue e afferro una sua maglietta. Non lo abbandono un solo istante, anche se so che probabilmente lo infastidisco. Gli asciugo i capelli come facevo con mia sorella. Un taglio gli attraversa il fianco, ma non è opera di Jim. È un colpo brutale, e immagino sia colpa di Josh quando lo ha narcotizzato, come ho compreso dalla piccola ferita sul collo. Lo medico come ho fatto tante altre volte, solo più delicatamente e lentamente, per timore di fargli male. Mi siedo sul letto e lui si appoggia con la testa contro il mio seno, come prima.
-Non abbandonarmi anche tu- mormoro piano contro la sua testa, cullandolo.
-Ho avuto paura di perderti- sussurra.
Questo è uno shock. Sherlock che ha paura. Paura di perdermi. Ma non posso pensarci ora. Ha bisogno di me.
-Sono qui con te- dico sdraiandomi accanto a lui –Ci sono io.
Sherlock alza il viso. E mi bacia. 

  
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