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Autore: Jiuliet    12/12/2008    4 recensioni
Che ci fa Bo Duke ad Atlanta? La famiglia Duke: errori, malintesi e litigi, ma anche affetto, buone intenzioni e legami indissolubili. Il sommario, decisamente, non è il mio forte; la storia è migliore (almeno spero!!!) Read, enjoy and review!!!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bo Duke, Daisy Duke, Jesse Duke, Luke Duke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6: All’ospedale


Un passo indietro ed io già so
di avere torto
(Negramaro - Un passo indietro)



Non sto chiedendo una seconda possibilità
sto urlando a squarciagola
dammi una ragione,
non darmi la possibilità di scegliere
perchè farei ancora lo stesso sbaglio
(Traduzione Same Mistake , James Blunt)


Atlanta – Dicembre

Daisy si fermò un attimo prima di ricominciare a parlare. Aveva bisogno di una pausa.
Meg approfittò per uscire e tornare, poco dopo, con una tazza ed una teiera.
“Sei già abbastanza agitata; credo sia meglio evitare il caffè. Ti ho portato del the; bevi; qualcosa di caldo ti farà bene.” Le disse.
“Sei davvero gentile…..Io non so come ringraziarti…..E ti sto facendo perdere un sacco di tempo…..” rispose Daisy, cominciando a sorseggiare la calda bevanda.
“Hai passato dei brutti momenti. È normale che sia turbata. Non preoccuparti per me, Franck se la cava benissimo anche da solo.” ribatté Meg, liquidando le proteste di Daisy con un sorriso affettuoso e comprensivo.


Hazzard – Settembre

“Questo ferrovecchio non può andare un po’ più veloce?!” chiese Luke.
Cooter scosse la testa.
“Prima di arrivare in ospedale è bene che tu sappia qualcosa” gli disse, ignorando la sua protesta.
“Cos’altro c’è? Hai detto che Daisy e Bo stanno bene…Zio Jesse…Cooter…mio zio è….è….vivo vero?” domandò Luke, mentre un terribile sospetto gli attraversava la mente.
“Ma certo che è vivo! Sono sicuro che se la caverà, come sempre! Ci vuole ben altro per mettere a tappeto Jesse Duke!” dichiarò Cooter. Aveva sempre provato una sincera ammirazione per quell’uomo che aveva superato tante avversità, riuscendo a conservare il sorriso, l’ottimismo e la fede.
“Allora?” insistette Luke.
“Vedi…Se tuo zio sta male…ecco, in un certo senso, è anche colpa mia….” Ammise Cooter.
“Tua? -  ripeté Luke, incredulo – che c’entri tu in tutto questo? Non capisco”
“Capirai – disse Cooter – Capirai, credimi e, come ti ho già detto, non ti piacerà per niente....”
“Parla! Sto perdendo la pazienza! Dimmi un volta per tutte che diavolo è successo!!!” ordinò Luke.
“Qualche ora fa è venuto in tizio al garage. Mi ha chiesto di aiutarlo con una macchina. È lavoro, no? Ho accettato e mi sono trovato davanti una vera bellezza; un’auto stupenda, credimi amico. Ma non è questo il punto. Mentre riparavo la macchina lui ha cominciato a chiacchierare….Mi ha detto che doveva fare una gara ed ho capito che non era una cosa molto pulita, così ho finto interesse e sono riuscito a farmi raccontare di che si trattava.
Era una corsa in cui avrebbe dovuto saltare del fuoco.
sono state le sue parole…”
Luke cominciò a sudare freddo e sentì un brivido di terrore lungo la schiena.

“Quanti piloti ci sono ad Hazzard in grado di fare una cosa del genere?
E, soprattutto, chi può avere il coraggio e l’incoscienza di fare una cosa del genere?” si chiese Luke ed ebbe paura di darsi una risposta.

Cooter riprese il suo racconto, dopo una brevissima pausa per riprendere fiato:
“Luke sai che, naturalmente, gli ho chiesto chi fosse il pilota e quando ha risposto Bo Duke ho pensato di correre immediatamente alla fattoria ad avvisarti.
Non sapevo fossi al Boar’s nest, credimi, altrimenti ti avrei cercato lì…
Sono arrivato a casa tua e non so come tuo zio mi ha costretto a raccontargli tutto….Sai com’è testardo quando si mette in testa qualcosa…..
Sarei corso da te, te lo giuro, se solo avessi potuto immaginare cosa sarebbe successo…
ha detto.
Siamo corsi sul luogo della gara e, nel momento stesso in cui siamo arrivati, tuo cugino stava saltando quel maledetto incendio.
Non ricordo come sono andate le cose. So che ho sentito Daisy urlare, ho visto Jesse che si accasciava al suolo e Bo che correva verso di noi, senza prestare alcuna attenzione alle persone  intorno a noi che se la filavano il più velocemente possibile.
Abbiamo portato Jesse al Tre county e io sono corso da te”

Luke chiuse gli occhi e respirò a fondo.
Aveva bisogno di tempo per riuscire a metabolizzare le parole di Cooter.
Cooter rispettò il suo silenzio e continuò a guidare.
Conosceva Luke da tanto tempo, sapeva che non si sarebbe confidato con lui, non era il tipo che esternava le proprie emozioni, ma sapeva anche che gli occorreva un po’ per riacquistare il pieno controllo di sé e delle sue emozioni.



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Daisy guardò il cugino.
Da quando erano arrivati all’ospedale non si erano rivolti una parola.
Aspettavano che il medico avesse finito di visitare lo zio, mentre Cooter era andato a prendere Luke al Boar’s nest.
Bo aveva un’aria talmente abbattuta; avrebbe sicuramente avuto bisogno di qualche di qualche parola di conforto, ma Daisy era troppo preoccupata per lo zio e arrabbiata con lui per riuscire a  farlo.
“Perché devi sempre cacciarti nei guai!? Non riesci a fare a meno di combinare pasticci?! Dio mio spero che tutto questo non faccia del male allo zio, Bo, perché, altrimenti non so davvero cosa succederà” pensò.


Arrivati al parcheggio Cooter non aveva quasi fatto in tempo a fermare la macchina che Luke saltava giù per correre all’ospedale.
Cooter lo guardò allontanarsi e decise che quella era una faccenda che riguardava solo la famiglia Duke.
Avrebbe avuto tutto il tempo per parlare con l’amico, in seguito, quindi fece inversione di marcia per tornare a casa.



Luke vide Daisy e Bo nella sala d’aspetto.
Daisy era seduta mentre Bo camminava avanti e indietro, visibilmente nervoso.
Luke si avvicinò loro.
“Cosa dice il medico?” chiese, con voce atona.
“Nulla, ancora. Lo stanno visitando…” rispose Daisy, ma fu interrotta dall’arrivo di un medico.
“Siete i familiari di Jesse Duke?” domandò
“Si, siamo i suoi nipoti - rispose Daisy – come sta?”
“Bene, tutto sommato – disse il medico – Io sono il dottor Ridley, il cardiologo che ha in cura il signor Duke. Vostro zio ha una certa età, ha avuto quello che potremmo chiamare impropriamente , ma, fortunatamente, è forte e se la caverà. Tra qualche giorno sarà come nuovo e potrete portarlo a casa. Ovviamente non è uno scherzo, è un malore da non sottovalutare. Dovrete offrirgli un ambiente sereno ed evitare le fatiche fisiche e, cosa altrettanto importante, lo stress psicologico. Da quanto ho capito è stata una forte emozione a causare il malore di oggi”

I ragazzi tirarono un sospiro di sollievo: zio Jesse era salvo e presto sarebbe potuto tornare a casa!

“Possiamo vederlo?” chiese Luke
“Entrate a turno, solo per un attimo e non fate troppo chiasso. Vostro zio ha bisogno di riposo! - ordinò loro il medico – la stanza 82 ok?”

I ragazzi entrarono uno per volta, come aveva detto il dottore.

Prima Daisy che dovette trattenere le lacrime, vedendo tutti quei fili e quei macchinari intorno allo zio.
“Ciao tesoro” mormorò lui.
“Ciao zio. Il dottore ha detto che devi riposare e che tra pochi giorni potrai tornare a casa….”
“Lo so, andrà tutto bene, non preoccuparti”
“Ne sono sicura. Ora devo andare. Il tuo medico ci ha ordinato di entrare a turno e di non farti stancare. Ci vediamo domani, ok? Ti voglio bene”
“Anch’io, bambina mia. A domani”

Poi fu il turno di Luke.
“Ciao Luke”
“Zio Jesse, cosa mi combini?”
“Non sono ancora pronto per andare a conoscere di persona nostro Signore, ho ancora qualcosa da fare quaggiù”
“Oh, lo so. L’erba cattiva non muore mai”
“Lukas Duke! Come ti permetti?!”
Luke sorrise. Se lo zio aveva voglia di scherzare con lui e rispondeva alle sue battute significava sicuramente che non stava tanto male….
“Luke…potresti dire a Bo di passare a salutarmi prima di andar via?” chiese Jesse.
Luke annuì, poi, salutato lo zio con una lieve pacca sulla spalla, uscì.

“Zio Jesse vuole vederti” disse a Bo che era ancora fuori dalla porta.

Bo entrò nella stanza.
C’era un pungente odore di medicinali e di disinfettanti, ma la cosa che lo spaventò fu il viso dello zio, pallido e stanco.
“Ciao Bo”
“Zio Jesse…..io…..mi dispiace…..voglio spiegarti…..” farfugliò Bo
“Ti credo; ti conosco come le mie tasche e so come ti senti. Sta’ tranquillo. Potremo parlare di tutto quando uscirò di qui e stai sicuro che dovrai darmi un bel po’ di spiegazioni”
Disse Jesse e allungò una mano fino a sfiorare la guancia del ragazzo con una leggera carezza.
Bo era sempre stato, tra i suoi nipoti, il più veloce a cacciarsi in ogni genere di guaio, sin da bambino, ma era anche il più estroverso e, sebbene fosse praticamente un uomo, era sempre il più piccolo della famiglia.
“Grazie” mormorò Bo, ricacciando indietro le lacrime.
“L’ultima cosa di cui zio Jesse ha bisogno è  preoccuparsi per me” pensò, sforzandosi di sorridere, prima di uscire.


“Torniamo a casa?” chiese Daisy.
“Ho lasciato il furgone al Boar’s nest...” rispose Luke.
“Il Generale , però, è qui fuori” ribatté Bo.
“Andiamo allora. Io sono stanca morta.” Dichiarò Daisy.

Fu un viaggio silenzioso, in cui nessuno di loro, insolitamente, disse nulla.





Ecco il sesto capitolo: non vi ho fatto aspettare troppo vero?
Grazie a chiunque legga questa fic.
Un grazie speciale a tutte le mie meravigliose recensitrici: Lu, Marzia, Thia, i1976 e Lella.
A presto, Jiul.
  
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