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Autore: BDiz Ishida Histugaya    10/03/2015    1 recensioni
La mia prima fanfiction su TWEWY, in cui ho immaginato come se la sia passata Joshua prima degli avvenimenti del gioco, quando vedeva sia UG che RG e di come abbia incontrato Mr.Hanekoma.
Genere: Avventura, Dark, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Senae Hanekoma, Yoshiya Joshua Kiryu
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Shibuya, pieno giorno, strade brulicanti di persone intenzionate a fare compere o a incontrarsi tra loro oppure solo per sgranchirsi le gambe. In quel mare di schiamazzi e di urla, Joshua come era suo solito fare si dirigeva con flemma verso la statua di Hachiko, uno dei pochi luoghi calmi in zona. Arrivato, si sedette proprio accanto alla statua del cane, con fare rassegnato e sconfortato, la testa basta, lo sguardo rivolto al terreno. Un individuo del genere dava nell’occhio, ma di questo il ragazzo non se ne preoccupava e non se ne era mai preoccupato, aveva pensieri ben più importanti per la testa. “Perché?” pensava tra sé “Perché solo io vedo queste cose?”. Non aveva passato una giornata facile, probabilmente un sacco di persone lo aveva preso per pazzo, ancora. Aveva visto di nuovo quei mostri per le strade … ibridi tra animali ed una specie di aura oscura. Non riusciva più a dormire a causa loro, si svegliava di colpo con il fiatone in uno di quei pochi casi in cui si assopiva leggermente. Non poteva rilassarsi un attimo lungo le strade di Shibuya. Angoscia, probabilmente era quella l’emozione che provava. Costantemente braccato. Per non parlare delle occhiate che gli lanciavano i passanti quando lo vedevano scappare via tutto ad un tratto senza un motivo a loro comprensibile. Si era guadagnato una certa fama nel questo. Quando entrava nei negozi alcuni clienti si lasciavano sfuggire delle piccole risate al suo passaggio, altri se ne andavano proprio, c’era stata anche una volta in cui lo avevano cacciato fuori. Per questo motivo era passato all’analisi di diversi psicologi che, dopo lunghe sedute di terapia, concludevano con il dire che non c’era un problema al livello della psiche. Questo certo non migliorava la situazione. Dagli psicologi era poi passato ai neurologi che lo sottoposero a innumerevoli tac al cervello, ma anche loro non capirono che problema avesse Josh, un problema che da sempre era esistito. Da bambino percepiva solo contorni sfocati e rumori vaghi, frutto dell’immaginazione credevano i pediatri, ma dai nove anni in poi tutto era diventato estremamente più nitido, troppo nitido. Si appoggiò sconfortato al dorso del cane. Non gli veniva da piangere, non era nel suo modo di fare, ma una tristezza interiore lo opprimeva. Con la coda dell’occhio scorgeva i passanti euforici, tutto normale, non c’era nessun mostro da quelle parti. Si sbagliava. Uno di essi sbucò dalla folla, correndo in modo affannoso, come stesse inseguendo qualcuno. Josh si drizzò di colpo sull’allerta. Sentì il suo cuore battere velocemente, sentì le sue mani tremare, sentì il suo fiato mozzato come se fosse andato in apnea. Il mostro girò l’angolo e scomparve. Il ragazzo rimase immobilizzato, il tempo per lui si fermò, i suoni si attutirono, i colori persero di brillantezza, le persone stesse sembravano essersi bloccate. “Cosa faccio?!” si domandò terrorizzato. Lo avrebbe inseguito? C’era la voglia in lui di fare ciò, non che cercasse guai, ma desiderava capire una volta per tutte cosa fossero quegli esseri, ma le gambe al suo comando non si mossero. “Muoviti Joshua!” continuava a ripetersi ma l’indecisione era forte, non voleva fare la figura del matto due volte in una giornata, aveva paura di quello che avrebbe pensato la gente. Quello che avrebbe pensato la gente? E da quando si preoccupava di cosa pensava la gente intorno a sé? Quello era il momento buono per non tenere conto degl’altri. Con decisione si lanciò giù dal piedistallo della statua e  girò l’angolo. Corse più velocemente che poteva andandosi a scontrare con diversi passanti, tra cui con uno strano ragazzino con le cuffie e  capelli arancioni con cui ebbe una discussione. Il ragazzino con le cuffie si dileguò farfugliando tra sé “Mi stai bloccando la visuale!”. Comunque Joshua continuò il suo inseguimento, fino ad arrivare ad un ponte sopraelevato. Lì si fermo per riprendere finalmente fiato. Si guardò intorno per rintracciare l’essere, quando finalmente lo vide. Era senz’altro una rana di colore verdognolo e con le zampe di colore rosso scuro di una forma incredibilmente complessa. Gli occhi innaturalmente rossi sembravano però non fissare lui, piuttosto un ragazzo, più o meno della sua età. Era a terra, con aria spaventata, probabilmente anche ferito. Aveva gli occhi sbarrati, inculcati di terrore, guardava la rana. “Aspetta un momento, quel ragazzo … vede! Vede la rana! È come me!” vi fu un momento di euforia in lui, soppresso immediatamente dal mostro. Saltò con furia sopra il suo bersaglio che urlò disperatamente. Joshua istintivamente cercò di aiutarlo, prese per la testa la rana e la scollò dalla faccia dell’altro. “Tutto a posto?!” chiese preoccupato Josh. L’altro si rialzò con fatica e con gli stessi occhi che aveva prima di essere attaccato ignorò la sua domanda e disse preoccupato “Sei un Giocatore! Fai un patto con me! Ti prego!”. Josh rimase parecchio confuso. Non ne sapeva niente di Giocatori o di cosa fosse questo patto. L’altro lo prese per le spalle implorando “Fai un patto! Il tempo è quasi scaduto!”. Ma Josh non sapeva bene cosa fare, era andato nel pallone, non riusciva a connettere. “Fai questo maledetto patto!!” urlò ancora il ragazzo. Troppo tardi. Si sentì un ticchettio come di un timer, man mano cresceva di volume, fino a quando vi fu l’ultimo “Tic”. Le mani del giocatore, poggiate sulle spalle di Josh, iniziarono a diventare trasparenti e con la coesione del fumo. Piano, piano, tutto il corpo divenne in quello stato, sparendo gradualmente, lasciando infine visibile solo la testa volante. Gli occhi del giocatore guardavano ancora fissi Joshua, pieni di lacrime e di rammarico. Presto sparì del tutto. “Ma che diavolo è successo?!” si chiese intimorito il ragazzo, va bene tutta la storia dei mostri che lo inseguono ma questo per lui era veramente troppo. “è … è morto?”. Sapeva bene la risposta. Sì, quella volta per sempre. Aveva appena visto un ragazzino morire, non una cosa da poco. Ma non ebbe il tempo di riprendersi, la rana era ancora lì, proprio dietro di lui, con lo sguardo puntato verso il suo nuovo bersaglio. Joshua si girò verso ella, la paura era sparita ed al suo posto era apparsa una collera incontenibile. Una collera verso quel mostro, per il fatto di non aver potuto fare niente e che sia stato lui a dover vedere tutto quello. Rabbia. Si spostò una ciocca di capelli dalla fronte e alzò la testa con un piccolo sorrisetto di sfida stampato sulla faccia. La rana, vedendolo non attaccare l’avversario, spiccò un balzo. Il ragazzo prontamente la afferrò al volo, stringendola per il collo. L’essere si contorceva furiosamente, senza riuscire però a liberarsi dalla presa di Joshua che la guardava con quello sguardo beffardo che avrebbe poi tenuto per il resto della sua vita. La strinse con forza per poi lanciarla sull’asfalto della strada. “Mi hai proprio stufato!”. La schiacciò con il piede, infierendo più volte. Dopo essersi sfogato la calciò via. “Adesso è l’ora di finirla”. Dicendo così portò avanti un braccio. Non seppe neanche lui cosa fece di preciso. Sentì le dita formicolargli e come una scossa che partì alle gambe ed arrivò fino al collo attraversando tutta la colonna vertebrale. Gli occhi puntati sulla  rana. Un attimo soltanto, tutto si oscuro e dal nulla una colonna di luce biancastra  colpì in pieno il mostro, disintegrandolo. Joshua per l’ennesima volta si trovò immobilizzato dalla sorpresa. Tutto quello per lui era surreale, vedeva mostri, ragazzini sparire nel nulla e a quanto pareva aveva anche degli strani poteri. “Assurdo … Sono stato io! Ho fatto io tutto questo!”. Una voce nella sua testa gli diceva di scappare, ma dove? Non erano domande da farsi. Corse via, oltre il ponte sopraelevato. Finì per arrivare in una zona piena di negozi e di gente, si fermò al primo alla sua portata e vi entrò dentro con urgenza, sbattendo la porta dietro sé. Dentro c’erano poche persone sedute a dei tavolini che non lo degnarono di unosguardo, per una volta. Sembrava essere un bar o un locale affine. Presto lo raggiunse una persona vestita in divisa, gilet nero, con sotto una camicia bianca. Capelli neri e corti, magro e poco più alto di Joshua. Portava un paio di occhialini da sole neri. Avvicinandosi con un sorriso e con aria leggermente incuriosita a causa del ragazzo. “Cosa hai, ragazzino? Hai l’aria di uno che ne ha viste di migliori, vero?”. Joshua, fece cenno di sì. “Vieni, parlami di cosa ti è successo davanti ad una tazza di tè, che ne dici?”. Lo accompagnò ad un tavolino e lo fece sedere. Dopo se ne andò dietro al bancone dove solitamente stava, rovistando qualcosa sotto di esso. Ritornò con thermos e con due bicchieri di plastica. Versò da bere a ciascuno e si sedette con aria leggermente stanca. “Allora, cosa ti è successo?” “Lascia perdere, non capiresti …” rispose secco. “Non credo proprio! Prima di tutto, come ti chiami?” ribatté. Il ragazzo, dopo alcuni secondi di esitazioni, rispose “Yoshiya Kiryu, ma tutti mi chiamano Joshua”.  “Ciao Joshua, io sono Mr.Hanekoma, sono nato il 3 marzo, il mio sangue è A, sono del segno dei Pesci e la mia parola preferita è cascata”.
 
Ciao a tutti, ho da poco giocato a TWEWY ma devo ammettere che mi è subito piaciuto. Ho notato che non sono molte le fan fiction su questo gioco, così ho provato a scriverne una utilizzando le mi scarse doti. Spero che sia decente da leggere! Temo si essere caduto un po’ nel OCC con Joshua, ma tutto sommato la storia racconta un po’ anche di come sia diventato quello che è.
  
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