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Autore: E4e    10/03/2015    3 recensioni
Isabella Swan è una diciassettene schietta e sagace.
La sua linfa vitale è il pattinaggio su ghiaccio, per il quale prova una passione sfrenata, tanto da dare contro a sua madre, che la vorrebbe più concentrata sull'idea di frequentare l'università.
Dopo la morte del padre, suo primo istruttore, Isabella affida il suo talento ad Esme Cullen pattinatrice professionista che in seguito ad un incidente dovette abbandonare il suo sogno.
Durante la preparazione del saggio finale, Isabella verrà a conoscenza di una triste verità, per la quale Esme non potrà più allenarla.
A sostituirla il figlio Edward, che non avrà da subito un rapporto facile con Isabella. Fino a che...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Capitolo 7

Scorsi la rubrica fino ad arrivare al suo contatto e mi fermai. Non sapevo cosa fare, o meglio, lo sapevo ma non volevo assolutamente farlo. La parte di me che più somigliava a Charlie era proprio quella orgogliosa e testarda, e benchè sapessi che in questa storia, ci avrei solo rimesso se non avessi preso una decisione, la cosa mi pesava comunque. Più di tutto, il fatto che fossi consapevole della sua bravura e allo stesso tempo stronzaggine. Presi un bel respiro e optai per un messaggio:

"Edward, sono Bella. Esme mi ha dato il tuo numero in caso ne avessi bisogno. Dobbiamo parlare: fammi sapere quando e dove e ci sarò."

Rilessi e risi: sembravo un boss della mafia. Di certo non doveva pensare che fossi pronta a stisciare sulle ginocchia e fare tutto quello che mi avrebbe ordinato di fare. Riposi il cellulare e spensi la luce, pronta per un lungo sonno ristoratore.

Mi svegliai piena di speranze che vennero ben presto infrante: non aveva risposto al mio messaggio. Sbuffando mi alzai per andare in bagno, sciacquai il viso e decisi, guardandomi allo specchio che avrei aspettato un paio di giorni per dirmi definitivamente delusa: magari aveva bisogno di un altro paio di giorni per sbollire la rabbia, o semplicemente non aveva visto il messaggio. Sapevo che Edward frequentava il college poco fuori Forks, lì le lezioni cominciavano sul tardi, quindi era probabile fosse ancora a letto. Scesi al piano di sotto e cominciai ad apparecchiare la tavola per me e la mamma: misi le due tovagliette, le posate per la colazione e la biscottiera al centro del tavolo. Aprii il frigorifero e prendendo il latte decisi di godermi una lunga colazione rigenerante: quel mattino non mi sarei allenata e quindi avrei potuto fare tutto con più calma. La sera prima avevo infatti deciso di posticipare la lezione, nel caso in cui fossi riuscita a chiarire con Edward, così da riprendere subito le lezioni insieme. Inoltre, nell'ultimo periodo, la palestra si popolava di soggetti come Lauren e simili. Erano anni che non frequentavo un corso comunitario e continuavo a non pentirmi della mia scelta: non facevano che passare il tempo a sparlare le une delle altre, a confrontare l'ultimo tipo di body o scaldamuscoli. Scuotendo la testa finii la mia colazione e dopo avere sparecchiato mi preparai velocemente per la scuola. 

Certamente doveva esserci un complotto in atto, solo così avrei potuto spiegare l'immensa sfortuna che quel giorno sembrava non volermi abbandonare. Prima di tutto, Becca Owens mi aveva fregato il parcheggio: l'unica volta nella mia carriera scolastica che avevo deciso di prendermela con comodo, mi ero trovata a dovere parcheggiare lontanissimo dall'entrata. La carrellata di eventi poco piacevoli si era poi protratta a mensa, dove non avevo fatto in tempo a mettermi in fila, che l'unico alimento che non sembrasse pappina per gli anziani (ovvero il sandwich settimanale), era stato spazzolato via dagli altri studenti. Sbuffando raggiunsi il Pick-up e buttai sul sedile la cartella. Chiusi la portiera e appoggiai la testa sul volante: che giornata di merda. Ovviamente, in tutto ciò, Edward non aveva ancora risposto al mio messaggio. Stavo cominciando ad innervosirmi veramente! Sbattei la fronte un po' più forte e chiusi gli occhi. Il telefono cominciò a squillare: la mamma si doveva essere dimenticata di fare la spesa. Risposi senza nemmeno leggere chi potesse essere.
«Ciao mamma, lo so. Ti sei dimenticata della spesa. Passo io ora», dissi inserendo le chiavi.
«Ehm, ciao Bella. Sono Esme in realtà, scusa il disturbo», rispose la mia allenatrice.
Arrossii violentemente, lieta che non potesse vedermi. Non avevo per caso ancora detto di essere la regina delle figuracce?
«Ciao Esme! Scusami. Come va, tutto bene a Seattle?», dissi. La mia allenatrice ed il marito si trovavano infatti in città per gli ultimi consulti riguardo l'operazione.
«Tutto bene, grazie. Sembra che stiamo arrivando a una soluzione», disse con tono di voce speranzoso. «Comunque sia ti chiamavo perchè volevo chiederti se Edward fosse con te. Provo a chiamarlo da ieri mattina, ma non risponde», aggiunse.
Ecco, un'altra nota dolente.
«In verità non lo vedo da un po'. Abbiamo litigato e non ci siamo più visti», ammisi appoggiando la testa al sedile.
«Oh. Non ne sapevo nulla! Divergenze?», mi chiese.
«Si, diciamo più che altro incomprensioni, dovute soprattutto alla stanchezza», mi affrettai a rispondere. «Gli ho scritto proprio ieri sera per cercare di recuperare la situazione, ma non mi ha risposto», conclusi.
«Mi dispiace molto, so quanto possa essere pretenzioso Edward. Sono un po' preoccupata però: di solito se non riesce a rispondere subito a una chiamata mi lascia un messaggio, o comunque si fa sentire», disse angosciata Esme. «Posso chiederti un favore enorme?», aggiunse con tono implorante.
Mi morsi la lingua: in che cavolo di pasticcio stavo per andare a cacciarmi?
«Dimmi pure Esme», risposi titubante.
«Potresti andare a controllare se è a casa? Non vorrei ingigantire la faccenda, ma se non dovesse essere neanche lì... Beh, comincio a preoccuparmi», concluse.
«Nessun problema, passo a fare la spesa e vado a controllare», risposi. Entrare nella tana del lupo dopo una giornatina niente male... Che spasso!
«Grazie cara, sei davvero un tesoro!», rispose più serena. «Quando torno gli tiro per bene le orecchie!», aggiunse.
Risi un pochino e la salutai. Dopo avere riagganciato allacciai la cintura di sicurezza e partii.

Entrai lungo un ampio viale sterrato, conoscevo molto bene quella casa. Esme e più in generale la famiglia Cullen avevano sempre tenuto molto al pattinaggio e al fatto che fosse una componente importantissima della nostra piccola comunità, per questo ogni anno, da ormai molto tempo, organizzavano una sorta di ricevimento a cui partecipavano gli atleti e gli allenatori. La casa si presentava bellissima ed imponente: risaltava per le tinte chiare sullo sfondo prettamente alberato e verdeggiante.
Accostai e prendendo un bel respiro scesi dall'auto. Sperai vivamente di trovare Edward, possibilmente non in compagnia di qualche pollastrella o dei suoi amici Newton e Black: non potevo tollerare altro.
Salii i gradini che portavano all'entrata e suonai il campanello. Intanto mi guardai intorno, osservando con invidia il piccolo dondolo che si trovava in veranda: mi sarebbe piaciuto averne uno a casa, per potere leggere e stare a cullarmi tranquilla. 
Dalla casa intanto sembrava non provenire alcun segno di vita. Decisi di provare una seconda volta, per sicurezza.
Dopo essere rimasta a fissare lo spioncino per qualche altro minuto, mi girai, pronta ad andarmene. Feci però in tempo a sentire qualcuno armeggiare con la serratura e allora mi fermai.
La portà si aprì e i trovai davanti un Edward alquanto pallido ed emaciato.
«Swan, che ci fai qui?», mi salutò tossendo.
«Sono venuta per conto di tua madre, dice che prova a chiamarti da qualche giorno, ma che non hai mai risposto», spiegai guardandolo. Non aveva per niente una bella cera.
«Che cazzo... Mi si è», si interruppe tossendo. «Mi si è rotto il cellulare, ma poi mi sono dimenticato di avvisarla in un altro modo», disse strofinandosi un occhio.
«Sicuro di stare bene?», gli chiesi.
«Sto benissimo, non si vede?», rispose sagace. Che brutto maleducato: ero andata ad accertarmi che non l'avessero rapito, ed oltre a non avermi invitata ad entrare, si lamentava se cercavo di essere gentile?!
Mi girai nuovamente, pronta per tornare a casa. Avrei fatto sapere ad Esme che l'avevo visto.
«Aspetta», mi fermò. Era uscito sulla veranda e sembrava avere un gran freddo. «Senti, mi dispiace. So di non essere stato propriamente cordiale con te», aggiunse.
Un momento, avevo per caso sentito delle scuse da parte sua? 
«Esatto, non sei per niente di ottima compagnia», lo rimbeccai. «Ma d'altronde, nemmeno io ho dato il meglio di me», ammisi infine. «Per questo ieri sera ho deciso di scriverti, ma non penso tu abbia ricevuto il messaggio», conclusi ripensando al fatto che si fosse rotto.
Fece per rispondere, ma scoppiò in un altro attacco di tosse. 
«Dovrei rientrare, qui fuori fa un freddo cane. Ti dispiace continuare dentro?», disse indicando la porta.
«No, va bene», annuii per poi seguirlo.
Entrai nella casa che mi era abbastanza familiare ed Edward chiuse la porta dietro di sè. 
«Vuoi qualcosa da bere?», disse con tono stanco.
«No, non ti preoccupare. Penso che dovresti stenderti», risposi.
«Sto bene», disse borbottando. Si sedette comunque.
Senza pensarci mi avvicinai e gli posai una mano sulla fronte: scottava.
«Hai la febbre!», dissi.
In un attimo realizzai quello che avevo fatto e mi ritrassi arrossendo di colpo. 
«Saranno giusto un paio di linee», disse ghignando. Che cavolo aveva da ridere? Dopotutto non aveva cercato di sottrarsi al mio tocco.
«Comunque, pensavo volessi parlarmi degli allenamenti», aggiunse più serio. Annuii. 
«Esatto, ho provato ad andare avanti da sola, ma è stato difficile e poco produttivo», ammisi. Era inutile nascondergli le mie debolezze: non avrebbe potuto di certo aiutarmi se gli avessi detto che andava tutto bene.
«Immaginavo che sarebbe stato così. La coreografia non ha cattive basi, ma penso che ti serva qualcosa di più stupefacente: dopotutto se vuoi attirare l'attenzione dei giudici è meglio rischiare con qualche elemento di difficoltà», disse.
Era vero, la coreografia per quanto bella, non era niente di nuovo: cose già viste.
«Hai ragione», dissi sedendomi sul divano. «Penso che sarebbe stupido buttare via ciò che abbiamo già, ma di certo non possiamo mantenere questo trend. Ho un'idea, magari ti sembrerà stupida...», aggiunsi.
«Non penso che tu possa avere idee stupide», rispose fissandomi intensamente. Possibile che fosse bello anche malaticcio? Arrossii, godendomi per un attimo il complimento implicito.
«Avevo pensato di unire due pezzi: quello su cui stiamo già lavorando, e uno più ritmato in cui inserire gli elementi di cui parlavi prima», azzardai, guardando il tappeto aspettando il suo giudizio.
«Penso che sia un'ottima idea. Potremmo discuterne domani mattina in palestra, non penso di farcela stasera», propose. Mi aveva evitato l'umiliazione di dovere chiedergli nuovamente aiuto... Forse questa volta saremmo riusciti a lavorare meglio!
«Va bene!», dissi sorridendogli a mia volta. Mi alzai pronta per andarmene, ma mi bloccò prendendomi una mano.
«Aspetta. In questi giorni sono stato abbastanza male e quindi non sono potuto uscire a fare aggiustare il cellulare. Potresti prestarmi il tuo? Chiamo Esme e le faccio sapere che sono tutto intero», disse.
«Si si, certo», dissi sottraendo la mano dalla sua presa. Avevo sentito un formicolio fin troppo piacevole. Presi il cellulare dalla tasca e glielo allungai.
Dopo avere chiamato Esme ed averla rassicurata, mi avviai all'uscita. 
«Allora a domani mattina», dissi scendendo i gradini.
«A domani», salutò Edward. «Un'ultima cosa, come fai ad avere il mio numero?», mi chiese.
«Me l'ha dato Esme, nel caso in cui avessi avuto bisogno di parlarti», dissi arrossendo leggermente.
«Ok. A domani, Bella», disse chiudendo la porta.
Era la prima volta che non mi chiamava Swan o ragazzina, semplicemente Bella. Raggiunsi il Pick-up e mi avviai verso casa, conscia del fatto che stava per iniziare una nuova avventura.



Buon pomeriggio! 
Allora, quest'oggi avrei un po' di cosine da dirvi. Prima di tutto vorrei ringraziare tutte le persone che hanno speso un minuto per leggere, commentare, inserire nelle preferite, seguite e così via la mia storia. Come al solito spero che il capitolo vi piaccia e gradirei davvero sentire le vostre opinioni a proposito :) Che dite, soddisfatte? Edward e Bella sembrano essere giunti ad un compromesso e per la prima volta li vediamo interagire un po' di più!
Spero abbiate notato che, seguendo il consiglio di qualcuna di voi, il capitolo si è allungato un po' rispetto agli altri. La seconda cosa che voglio dirvi è che in questo periodo sarò molto impegnata e che quindi gli aggiornamenti saranno poco strutturati: ad esempio mi ritrovo a postare oggi, ma non è detto che il prossimo capitolo arriverà tra una settimana, o meno. Mi sembra di avere detto tutto! Fatemi sapere, mi raccomando.
Un bacione

 
  
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