Freccia
e
Lama
Locksley.
Laddove
l'attività di panettiere non avesse entusiasmato abbastanza
le nuove generazioni di uomini e donne di Locksley, il villaggio aveva
una divertente ed istruttiva alternativa da offrire. Tuck
ed il
suo orto, infatti, erano diventati il passatempo preferito dai
più
giovani: il frate era
riuscito non soltanto a reperire i semi dei molti ortaggi che aveva
imparato a
coltivare anni addietro, ma anche ad attirare l'attenzione dei
ragazzini mostrando loro le magie della Natura, come da un seme con le
dovute cure sarebbe spuntata una piantina prima o poi. Così,
mentre gli adulti, già istruiti a quel tipo di lavoro,
raccoglievano i frutti
dell'idea del frate, si prendevano cura del terreno e
commercializzavano il
cibo, Tuck insegnava ai piccoli come preparare la terra e trattare i
semi. Alcuni di loro si
erano appassionati
a quell'attività al punto che pure il fazzoletto
dietro la loro
abitazione era buono per far pratica.
«Tuck! Tuck!», urlò il piccolo Rolf
correndo per tutto il campo alla ricerca
del frate per mostrargli ciò che era riuscito a coltivare
grazie ai suoi
insegnamenti.
Scene come questa si ripetevano ogni giorno, più volte al
giorno, e tutti gli abitanti di Lockley che si rivolgevano a Fra Tuck
ricevevano sempre in cambio un sorriso ed un ringraziamento spontaneo
da quell'uomo di colore tanto alto quanto pieno di voglia di vivere,
fede e speranza nel futuro.
Robin e Archer, dal canto loro, reclutavano giovani arcieri.
Nessuno, né i due fratelli né gli altri della
banda di ex fuorilegge, si augurava nuovi scontri, ma farsi trovare
impreparati
nell'eventualità di un pericolo imminente sarebbe stato un
errore così sciocco ed imperdonabile che Robin voleva
correre ai ripari e giocare d'anticipo. Inoltre istruire uomini e donne
all'arte del tiro con l'arco offriva anche la preziosa
possibilità di organizzare una gara per animare
qualche festa, motivare
i giovani e
divertire gli abitanti del villaggio.
Tra gli altri, anche Kaelee aveva iniziato a prendere lezioni, ma
sembrava che arco e
frecce
non fossero il suo forte.
Non trascorreva giorno, comunque, che gli uomini di Robin Hood non si
infilassero nella foresta per tenere sotto controllo la situazione: il
ritorno
di Re Riccardo non aveva estirpato cattiveria e avidità nei
cuori di tutti gli
inglesi, perciò a volte capitava che un gruppo di persone
passasse da Sherwood
con l'intento di saccheggiare i villaggi a portata di mano pur
consapevoli della concreda eventualità di imbattersi nella
nota banda che proteggeva da anni Sherwood e dintorni.
Essere stati costretti a vivere nascosti nella foresta per lungo tempo
dava
agli
uomini di Robin un netto vantaggio in quanto non esisteva angolo di
quella grande e bellissima foresta che i fuorilegge non conoscessero,
non un punto in cui non si fossero appostati almeno una volta per
tendere un'imboscata, non un cantuccio che non avesse giocato un ruolo
importante per la salvezza di uno o più della banda.
Sherwood era letteralmente parte della banda, sua silenziosa complice.
A capo delle piccole spedizioni programmate, molto spesso c'erano Much
e Little John i quali si portavano dietro tre o quattro uomini per
volta e
insegnavano
loro i segreti della foresta, invitandoli a non averne paura, a non
temerla e a rispettarla.
In tutto ciò Much approfittava anche per cacciare animali di
piccola taglia e preparare i suoi ormai celebri manicaretti.
La tranquillità che Locksley viveva dopo gli anni trascorsi
nel terrore era una
novità molto gradita e dal momento che tutti, nel villaggio,
nutrivano grande rispetto
per Robin Hood nessuno sognava anche solo lontanamente di venir meno
alle poche
ma efficaci regole che tenevano in piedi la comunità e
consentivano a chiunque
una vita tranquilla e dignitosa. Il lavoro non mancava grazie alle
qualità dei
molti artigiani, senza contare che parecchi si stavano dando da fare
per
ricostruire Nottingham; Locksley era in buoni rapporti con i villaggi
vicini e
questo consentiva scambi commerciali molto utili; la foresta ed il
fiume
offrivano carne e pesce sempre freschi e questo aveva consentito la
nascita di
altre attività all'interno del villaggio. Certo i nobili non
mancavano nelle
terre vicine, ma l'assenza di uno Sceriffo avido di denaro aveva
ridimensionato
molto le pretese dei ricchi e aveva impedito loro di sfruttare i meno
abbienti.
Quel clima sereno aveva dato un nuovo volto a Locksley e ai suoi
abitanti.
Kaelee, dopo quel pranzo a casa di Kate, aveva rivisto Guy soltanto di
sfuggita.
Non era ancora riuscita a capire se quella specie di malinconia che
provava
dipendesse da
questo, ovvero se le dispiacesse non aver rivisto quell'uomo, oppure
no e nel caso in cui la risposta fosse positiva, la ragazza si
domandava perché mai dovesse lasciarsi prendere da simili
sensazioni dato che lo conosceva appena quell'uomo. Era evidentemente
confusa e se da un lato credeva che parlarne con qualcuno potesse
essere una
soluzione, dall'altro non se la sentiva di parlarne con nessuno, men
che meno
con Kate che aveva problemi sentimentali ben più grossi dei
suoi. Ammesso che
davvero quella fosse la natura dei turbamenti di Kaelee.
Anche se le donne di
Locksley
erano per la maggior parte molto socievoli, l'unica con cui Kaelee
fosse
riuscita a instaurare un buon rapporto era proprio Kate: insieme a lei
trascorreva il tempo libero, teneva in ordine la casa e svolgeva molte
attività. Kate aveva perfino la forza di spronarla a non
demoralizzarsi se il
tiro con l'arco non andava come sperava. Kaelee si era resa conto fin
da subito che Kate era una donna speciale e
insieme a lei si divertiva tantissimo, come non le era mai capitato
prima del suo arrivo a Locksley.
L'unica amica che Kaelee avesse mai avuto, infatti, era morta per una
grave
malattia
quando entrambe avevano undici anni e da allora Kaelee non era
più riuscita ad
avere un rapporto di quel tipo con le ragazze del suo villaggio
d'origine. Poi era
piombata
Kate nella sua vita rimettendo inconsciamente in moto molte cose. C'era
un'affinità di fondo tra loro e questo aveva fatto
sì che Kate ricoprisse per
Kaelee un ruolo molto simile a quello di un'amica.
Le due, però, non avevano ancora mai affrontato l'argomento
Guy di Gisborne, né
Kaelee aveva il coraggio di fermare spudoratamente lui per strada e
parlargli. "E di cosa
poi?", si chiedeva tutte le volte che ci pensava su. Perciò
l'uomo animava
soltanto i pensieri di lei.
In compenso aveva qualcun altro sempre intorno ad animarle le
giornate.
«Mi stai di nuovo seguendo Allan?», disse Kaelee
dirigendosi al pozzo per
prendere dell'acqua. Stava imparando a creare dei bellissimi vasi
grazie agli
insegnamenti della madre di Kate e quello era anche un ottimo modo per
socializzare
con sue coetanee e non.
«Chi? Io? Ma che dici?», si difese lui.
«Passavo di qui per caso!».
Questo fantomatico caso voleva spesso che Allan apparisse esattamente
dove si
trovava Kaelee: quando aiutava Tuck con la semina e la raccolta, quando
raggiungeva Archer per assistere alle magie dell'alchimia, quando
intrecciava
cestini con le spighe insieme alle donne più anziane.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, gli chiese se fosse
impegnato in qualche
attività e saputo che era libero lo invitò a
seguirla.
«Abbiamo un mucchio di vasi da decorare, sai?»,
precisò lasciando che portasse
lui il secchio colmo d'acqua.
Il ragazzo mosse qualche debole protesta e pretese di difendere la sua
virilità
stando quanto più possibile lontano dai colori, ma
bastò la risata di
Kaelee a
fargli cambiare idea.
Kaelee non aveva mai avuto un ragazzo e non si era mai innamorata, ma
aveva un
sesto senso per queste cose e già prima che Kate iniziasse a
scherzarci sopra
quando erano da sole in casa, aveva intuito che Allan non la raccontava
giusta.
Trascorrevano così, alle volte velocemente e altre in modo
più lento, le
giornate di Kaelee a Locksley.
Di tanto in tanto sentiva la mancanza della sua famiglia, di un
componente in particolare in verità, ma ogni volta
che
ripensava al destino che le sarebbe toccato se fosse rimasta a
Edwinstowe la
nostalgia svaniva. La sua convinzione che trasferirsi a Locksley fosse
stata la
cosa migliore che avesse fatto in tutta la sua vita, invece, non
vacillava mai.
Capitava ogni tanto che, terminato l'allenamento con Robin, Archer e
gli altri
del villaggio, prolungasse l'esercizio per conto suo se Kate era
impegnata in
altre attività e fu esattamente questa sua voglia di
impegnarsi ed imparare a regalare a Kaelee un secondo
incontro con Guy.
La donna aveva raggiunto a cavallo un posto nella foresta, non troppo
lontano dal
villaggio e non troppo all'interno di Sherwood, e
scelto il tronco di un albero come bersaglio per far pratica nella
speranza di poter migliorare.
Tutte le volte, a fine allenamento si ritrovava a sfiorare una freccia
con le dita e a chiedersi quale misteriosa forza
faceva sì
che le frecce scoccate da Robin e Archer andassero a segno, quella
stessa forza
che non assisteva invece lei e faceva cadere miseramente a terra ogni
freccia
prima ancora di farla partire. Si sentiva frustrata, tanto
più perché non c'era
stato alcun passo in avanti da quando aveva iniziato.
In aggiunta, poi c'era un episodio in particolare che la demoralizzava
ulteriormente: uno degli artigiani di Loksley, infatti, le aveva
regalato un arco in segno di
ringraziamento per aver ritrovato la loro bambina che si era persa. In
realtà era
stato
un vero colpo di fortuna imbattersi in lei sul limitare della foresta,
a
nord del
villaggio, ma nonostante questo quel buon uomo le aveva comunque donato
quell'arco e non
riuscire ad
utilizzarlo degnamente equivaleva, per Kaelee, a non apprezzato il
prezioso
dono
dell'artigiano.
Nonostante tutti gli intoppi, comunque la ragazza non era intenzionata
a lasciar perdere e, con la determinazione che la caratterizzava da
sempre,
sollevò l'arco e
posizionò la freccia. Tese la corda e si preparò
al lancio.
«Mi arrendo!», esclamò affranta quando
vide la freccia crollare molle davanti
ai suoi piedi.
Presa com'era dai propri insuccessi non si accorse del suono di zoccoli
sul terreno finché un uomo a cavallo si fermò non
molto lontano da lei, scese dal suo destriero e
le si avvicinò rivelandole la sua identità. Si
trattava di Guy di Gisborne e con ogni probabilità stava
rientrando a Locklsey dopo una perlustrazione.
«Serve aiuto?», chiese serio. «Non
è
prudente aggirarsi da sola nella foresta»,
aggiunse con un disappunto che stupì entrambi.
Lei gli rivolse un mezzo sorriso, sperando che l'imbarazzo e la
confusione che aveva provato nel riconoscerlo non fosse troppo
evidente, e gli mostrò l'arco.
«Tentavo inutilmente di
far funzionare quest'arma», spiegò.
Guy le si fece più vicino.
«È un bell'arco», commentò
sfiorandone con un tocco delicato
il legno.
«Ve lo cedo volentieri», rispose lei, senza
pensarci su. La consapevolezza di
essere completamente sola con quell'uomo, lontana dal villaggio
abbastanza
perché nessuno potesse sentire eventuali grida, la
assalì, ma non era paura.
Si rese conto che il fascino esercitato da quella figura imponente
aveva annientato in lei ogni altro
sentimento.
«Vi darò una mano se accetterete di darmi del
tu». Raccolse la freccia intanto e
si spostò dietro di lei intanto.
Kaelee si limitò ad annuire. Improvvisamente
pensò che
arrendersi non fosse più
l'unica soluzione valida per evitare di essere un peso per Robin e
Archer ed esimersi da eventuali umiliazioni future da parte di chi al
contrario di lei riusciva a migliorare e che, in fin dei conti, avrebbe
potuto continuare
a
provare e riprovare. Soprattutto con il supporto di Guy.
Guy sapeva tirare con l'arco, anche se preferiva la spada,
perciò non fu
difficile per lui guidare le braccia e le mani della donna nel modo
più
corretto, tanto più perché la sua
istintività gli aveva consentito di arginare l'impaccio di
una situazione improvvisamente intima.
Insieme tesero l'arco.
«Ancora un po'», mormorò alle sue
spalle a voce molto bassa, quasi che non volesse alterare l'aria
attorno alla loro figura e all'arco.
Il soffio che Kaelee avvertì tra i capelli le
scatenò un piacevolissimo
brivido. Era vergognosamente bassa in confronto a lui e forse anche
parecchio
più giovane, ma in quel momento ogni cosa passava in secondo
piano. C'erano
soltanto lei e Guy. Le mani di lui sulle proprie.
La forza dei suoi muscoli in contrasto con la propria
femminilità.
«Adesso!», disse Guy lasciando andare la freccia.
E la freccia volò, dritta nel tronco.
Anche qualcos'altro aveva preso il volo nel frattempo. Qualcosa che gli
occhi non potevano
vedere,
né le mani toccare. Qualcosa che martellava costantemente
nel petto di
entrambi.
Se fosse per il successo appena conseguito o per la presenza di Guy,
Kaelee non
lo sapeva con assoluta certezza.
Se fosse per l'aiuto che aveva offerto a Kaelee o per il meraviglioso
sorriso
di quest'ultima, Guy non riusciva a determinarlo senza margine di
errore.
«Di nuovo!», esclamò lei, recuperando
l'antica determinazione.
Da questo momento in poi, Guy e Kaelee, si esercitarono insieme tutti i
giorni
e fu inevitabile creare un legame.
Foresta di Sherwood.
A Kaelee piaceva molto andare a cavallo, così non le
dispiacque affatto dover
cavalcare per un quarto d'ora buono prima di raggiungere il luogo in
cui lei e
Gisborne tiravano con l'arco. Più che altro, in
verità, era lui che tirava:
tutte le volte che ci provava da sola, o la freccia non partiva o non
raggiungeva comunque l'obiettivo.
"Guy è un uomo di infinita pazienza", pensò
raggiungendo il piccolo
spiazzo erboso.
Gisborne non era ancora arrivato, così decise di godersi il
silenzio e la
meraviglia della Natura.
La luce che filtrava dagli alberi assumeva, a seconda dell'angolazione
da cui
la si osservava, sfumature dorate o verdi creando un'ambientazione
molto
suggestiva. Se ci si concentrava su un raggio di sole si potevano
vedere
infinite particelle danzare in modo così armonioso da far
credere che ci fosse
qualcuno a muoverle e la terra bagnata da quella luce si colorava di un
marrone
intenso, pieno, incantevole. Kaelee si perse in se stessa e
nell'adorazione di
quel posto, l'arco appuntato a terra e sorretto dalla mano destra.
Invogliato dalla bella giornata e dal bisogno di godersi quanto
più possibile
l'aria aperta dopo aver trascorso settimane a riposo, Guy decise di
farsela a
piedi quel giorno, convinto che se anche avesse ritardato un po' al
consueto e piacevole appuntamento Kaelee non se la sarebbe presa.
Gisborne ne vide la sagoma e la riconobbe senza indugio: era tutta
minuta, ma non per questo sgraziata. Si avvicinò a lei in
totale silenzio, accompagnato soltanto dal rumore dei propri passi,
certo che Kaelee si sarebbe voltata da un momento all'altro per
salutarlo. E invece dovette constatare che la donna non l'aveva sentito
arrivare e quando il fruscio delle foglie mosse dal proprio incedere
raggiunse le orecchie di lei era già troppo tardi: se fosse
stato un
aggressore l'avrebbe
immobilizzata e probabilmente uccisa senza difficoltà.
Guy non intendeva spaventarla, ma evidentemente era riuscito a
coglierla di sorpresa scatenando in lei una reazione del tutto
inaspettata. Nonostante l'evidente
svantaggio in un'ipotesi di affressione, l'istinto doveva averle
suggerito di impugnare l'unica arma
di cui disponeva.
Con una prontezza di riflessi che fino a quel momento Kaelee non aveva
mai manifestato, Guy la vide ruotare su se
stessa e utilizzare l'arco contro di lui che si scansò
prontamente.
I due si guardarono per qualche istante, sorpresi ognuno per motivi
differenti.
«Mi dispiace!», esclamò lei lasciando
cadere l'arco, mortificata. «Non ti ho
sentito arrivare e mi sono spaventata», aggiunse portandosi
entrambe le mani
alla bocca, mostrando lo sconvolgimento che la invadeva.
Guy scosse il capo, le sorrise e si scusò a sua volta per
non essersi
annunciato. «È una fortuna che tu e le frecce non
andiate
d'accordo», scherzò.
Al solo pensiero che se avesse avuto dimestichezza con l'arco avrebbe
potuto
scagliargli contro una freccia e ferirlo, Kaelee si sentì
male ed ebbe
l'impulso di fuggire lontano da lì per nascondersi in
qualche posto buio fino
alla fine dei propri giorni. Esagerava e lo sapeva anche lei, ma non
poteva
fare a meno del suo lato comicamente melodrammatico. Qualcosa,
però, forse il
terrore o forse il fatto che Guy la stesse guardando, la trattenne
esattamente
dove si trovava.
Gisborne si accorse del turbamento della ragazza e cercò un
modo per
rassicurarla. Gli occhi di lei erano di un intenso e inusuale color
caramello,
profondi quanto bastava a crear confusione nei pensieri di un uomo, ma
altrettanto cristallini da rivelare ogni sentimento provato. Guy la
trovò bella nel suo sconvolgimento e
desiderò di poterle sfiorare
le spalle, di poterla avvicinare a sé e stringerla in un
abbraccio. Si chiese
però se non sarebbe stato un gesto avventato il suo, quindi
esitò e si lasciò prendere dai mille dubbi
scatenati dai suoi stessi impulsi.
«Una vera fortuna», commentò lei con un
filo di voce. «Forse dovremmo
smettere», aggiunse abbassando lo sguardo.
A quel punto Guy non riuscì a resistere all'impulso, si
avvicinò, le sfiorò le
mani e la invitò dolcemente a guardarlo.
La vide arrossire lievemente a quel contatto e a quella vicinanza
improvvisa, inaspettata.
«Ho visto come hai brandito quell'arco»,
mormorò Guy. «Come se fosse una
spada», precisò.
Lo sguardo sconcertato di Kaelee, fisso ora nei suoi occhi, ora sulle
sue labbra mentre lui parlava, irrigidì Gisborne. Non era
neanche certo che lo stesse davvero ascoltando tanto smarrita era
l'espressione di lei. "Adorabile", si ritrovò a pensare
l'uomo.
Gisborne credette di aver urtato in qualche modo la
sensibilità della donna, perché in fin dei conti
non aveva poi tanta esperienza con le donne, così
pensò
di rimediare allontanandosi delicatamente da lei, facendolo sembrare
un gesto
spontaneo. Per distrarsi dalla pessima figura che credeva di aver fatto
e tirarsi fuori da quell'imbarazzante situazione, si guardò
attorno alla ricerca di qualcosa di
assimilabile ad una
spada, entusiasmato dalla rivelazione, e individuando dei rami nelle
immediate
vicinanze corse a prenderne due.
«Ecco. Proviamo con questi».
La posa che l'uomo assunse impugnando il ramo scatenò un
putiferio
nell'animo di
Kaelee, come se già l'inatteso contatto non avesse
minacciato seriamente la sua stabilità mentale. Guy apparve
ai suoi occhi come l'essere umano più
bello, forte,
imponente e perfetto che avesse mai visto. Per un attimo
immaginò la stretta
delle sue braccia vigorose, il calore del suo respiro tra i capelli, le
sue
labbra così vicine al viso. "Perché quando ho
detto che sarebbe bene
smettere lui semplicemente non ha smesso? Cosa devo fare adesso?", si
domandò
Kaelee, più confusa che mai. "Quanto vorrei che Kate fosse
qui! Devo
prenderlo oppure no quel ramo? Cosa si aspetta che faccia?".
«Kaelee? È tutto a posto?», si
informò
Guy abbandonando la posa da spadaccino
e muovendo alcuni passi in direzione della giovane donna.
«Come? Sì! Sì, certo!», si
affrettò lei a rispondergli gesticolando senza una ragione
particolare. «Cosa devo farci con
questo?», chiese poi, mostrando il ramo che aveva deciso di
afferrare.
Sentiva di non poter continuare così.
"Mi ha soltanto sfiorato le dita ed io non capisco più
nulla. Ma cosa mi
succede?", pensò.
«D'accordo», disse lui. «Ma se qualcosa
non andasse me lo diresti, non è
vero?», aggiunse con un velo di incertezza negli occhi chiari.
Kaelee aggrottò le sopracciglia a quell'improvvisa
confidenza, senza riuscire
ad interpretare il reale senso di quelle parole. Cosa le stava
chiedendo
esattamente?
Come poteva Kaelee dirgli cosa le stesse succedendo se neanche lei lo
sapeva con
esattezza? Come poteva assicurargli che nulla stesse andando nella
direzione
sbagliata se neanche aveva idea di quale fosse la direzione sbagliata?
"Forse sto travisando tutto... In ogni caso devo rispondergli o
penserà definitivamente che sono stupida. Ma cosa gli
dico?". Ricordò in
quel momento di avere in mano il pezzo di legno. Lo strinse e
cercò di imitare
la posizione che Guy aveva assunto solo qualche minuto prima. "Quella
posa...", pensò senza controllo.
«Era così?», chiese Kaelee sperando di
aver evitato così di rispondere alla
domanda di Gisborne.
La leggerezza con cui la ragazza si mise in guardia, con il ramo
stretto nella
mano destra, provocò in Guy sensazioni contrastanti. La
parte guerriera di lui
lo spingeva ad impugnare a sua volta il ramo e iniziare un duello; la
parte
umana di lui era invece concentrata sulle linee femminili di Kaelee. Il
viso
privo di qualsiasi imperfezione tradiva un'età molto
giovane, probabilmente fin
troppo giovane per lui; la ciocca di capelli scuri che ricadeva sulla
spalla
finiva col disegnare la sagoma di un seno piccolo ma perfetto sotto gli
abiti
leggeri; la candida mano che tremando faceva vibrare impercettibilmente
il ramo
suscitò in lui tenerezza.
La foresta ci metteva del suo inondando ogni cosa con quella luce
straordinaria,
illuminando i dettagli più belli di quel luogo e delle due
persone che in quel
momento lo animavano. Tra i capelli di lei si accesero intense
sfumature di un
castano tendente al rosso mentre gli occhi di lui si facevano ancora
più chiari
e splendenti.
Riuscendo ad avere la meglio sulla propria confusione si mise in
guardia anche
lui e intraprese una lenta danza circolare.
Lei lo imitò.
Gli sguardi incatenati.
Il cuore in corsa.
La pelle infuocata sotto i vestiti.
Giravano in tondo, come due avversari intenti a studiare il rispettivo
atteggiamento in attesa del momento migliore per compiere la prima
mossa.
Lo sguardo di lui cambiò e Kaelee poté scorgervi
come un'ombra, un'oscura
tenebra che rendeva Guy ancora più attraente.
Seguendo soltanto l'istinto Kaelee si piegò di
più sulle ginocchia, pronta ad
attaccare.
Guy registrò il movimento e si preparò a scartare.
La concentrazione di Kaelee vacillava. Più lo guardava,
più desiderava che lui
le rivelasse ogni cosa di sé. Più si rendeva
conto dei propri desideri, più ne
aveva timore.
Il modo in cui Kaelee si muoveva indicava un talento naturale per quel
tipo di
arma: altro che frecce, era una donna da lama lei.
Questo non faceva che solleticare i suoi istinti di uomo.
"Ora o mai più", si disse Kaelee lanciandosi verso Gisborne.
Lui si spostò poco prima che lei lo toccasse con il ramo.
Saltò a destra e
riprese il movimento circolare di poco prima senza smettere di tenerla
d'occhio.
Lei quasi perse l'equilibrio nello slancio. Per pochi attimi, che in un
incontro reale le sarebbero stati fatali, Guy non fu nel suo campo
visivo e lei capì
che doveva tornare a seguirne ogni singolo passo; quando lo vide
danzare in
tondo fece altrettanto.
Andarono avanti così per una buona mezz'ora: tutte le volte
che lei attaccava,
lui la schivava con un'abilità incredibile.
Kaelee iniziava a dare segni di stanchezza e Guy ne
approfittò. Si scagliò
contro di lei dosando la forza, la disarmò senza la minima
difficoltà e la
intrappolò tra le braccia, con il ramo vicino alla gola come
fosse davvero la
lama di una spada.
La ragazza rimase sbalordita alla velocità dei
movimenti di lui.
«Mi hai presa in giro», commentò con il
fiatone. «Mi hai fatto credere di
poterti attaccare sul serio».
Lui rise senza lasciare la presa su di lei. In compenso
abbandonò il ramo.
«È andata molto meglio che con l'arco
però», commentò dichiarandosi poi
disponibile ad insegnarle i segreti di quell'arte se era interessata ad
apprenderli.
"Se accetto cosa succederà tra noi? Questa confusione non
farà altro che
aumentare e prima o poi crollerò... Ma sono davvero
così forte da rinunciare
volontariamente alla possibilità di contatti come questo?",
si chiese.
Intanto, istintivamente portò una mano sull'avambraccio di
Guy, all'altezza
delle proprie spalle.
«Credo che ne approfitterò», rispose in
un sussurro.
«Sarà un piacere», mormorò
lui con un sorriso sulle labbra sottili.
Restarono in quella posa - lui dietro di lei, la testa di lei quasi a
sfiorargli il collo, le labbra di lui vicinissime ai capelli di lei, le
spalle
di lei contro il petto ampio di lui - non più di un paio di
minuti prima di
decidere che sarebbe stato meglio rientrare.
Kaelee constatò con un filo di soddisfazione che Guy non era
arrivato a
cavallo, ma non ebbe il coraggio di domandarsi perché se ne
fosse resa conto soltanto
in quel momento.
«Ti offro un passaggio, in fin dei conti sono in debito con
te», azzardò Kaelee
montando a cavallo.
Vide Guy osservarla interdetto, probabilmente non tanto per l'invito ma
per la
situazione in sé.
«Ti aspettavi forse che ti avrei fatto condurre la cavalcata
dopo che mi hai
disarmata in quel modo?», scherzò lei intuendone i
pensieri. Incredibile
quanto si sentisse leggera
dopo tutte quelle forti emozioni, leggera dopo quell'accenno di
abbraccio,
leggera sebbene con il cuore ancora in corsa.
Gisborne le sorrise, accettò le sue condizioni e dopo
essersi messo in spalla
l'arco di lei,
montò a cavallo e cinse con dolcezza e decisione la vita
sottile della ragazza.
Entrambi ebbero un brivido.
Il capitolo è stato rieditato in
data 27/11/2015.
Il lavoro non ha comportato modifiche a livello di trama ed
è invece consistito nella revisione della forma e
nell'aggiunta di qualche dettaglio e informazione.
N.d.A.
Ringrazio,
come sempre, chiunque di voi si sia fermato a
leggere ed
eventualmente recensire.
Alla prossima!