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Autore: Meraki    11/03/2015    1 recensioni
AU!School con i personaggi principali tratti dal primo film/libro di the Maze Runner, pairing: Newtmas (Newt/Thomas).
Thomas è un nuovo studente appena trasferitosi in città. Nella nuova classe fa la conoscenza di Minho, capitano del Club di atletica, e Newt, un ragazzo con cui nasce da subito un'intesa speciale...
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt, Thomas, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il sole stava pigramente tramontando dietro gli alti alberi che circondavano il campo di atletica e irradiava di una calda luce rossastra la pista da corsa, tramutandola in una distesa di lava infuocata. 
O almeno, Thomas la percepiva così. 
Ormai era quasi al suo ventesimo giro di campo e, neanche a dirlo, la stanchezza iniziava a farsi sentire dopo un pomeriggio intero passato ad allenarsi assieme al Club di atletica. I suoi compagni erano già andati via da un pezzo, ma lui era rimasto per esercitarsi ancora un po': dopotutto era l'ultimo arrivato e sentiva il bisogno di mettersi in pari con gli altri.
"Ancora 5 giri Thomas," pensò cercando di farsi forza, allungando il passo per lo sprint finale. Ad un certo punto però, una morsa di dolore gli trafisse la gamba, facendolo arrancare ed inciampare sui suoi stessi piedi: il ragazzo fece un volo di mezzo metro e ruzzolò faccia a terra, sfregando la guancia sul terriccio da corsa. 
"THOMAS!"
Ebbe giusto il tempo di sentire un voce urlare il suo nome, prima che tutto intorno a lui si facesse buio.


Qualche settimana prima...

"Ragazzi, vi presento il vostro nuovo compagno di classe: Thomas Edison."
Thomas era un ragazzo come tanti altri: fisco nella norma, capelli e occhi scuri, alto il giusto. Sarebbe potuto passare inosservato tra mille, ma qualcosa nel suo modo di fare lasciava intendere che lui non era affatto uno dei tanti.
Newt alzò svogliatamente gli occhi dagli appunti che aveva sul banco e rimase ad osservarlo, soffermandosi sul suo viso. Percepì da subito un moto di simpatia verso il nuovo ragazzo che non riuscì a spiegarsi, né allora né in seguito. 
Thomas rimase in silenzio per qualche secondo, indeciso sul da farsi. Avrebbe dovuto presentarsi? Forse i suoi nuovi compagni si aspettavano che raccontasse qualcosa di sé? Passò velocemente in rassegna ai loro visi: tutti lo stavano squadrando da capo a piedi.
"Ehm..." si schiarì la voce, poi iniziò a parlare incerto, "piacere di conoscervi. Mi chiamo Thomas, mi sono appena trasferito in città con i miei genitori e..."
"Via, via... per ora basta così. Potrai fare conoscenza con i tuoi compagni durante il tempo libero," lo interruppe il professore, facendoli segno di prendere posto, "non abbiamo tutta la mattina e la chimica non può aspettare! Ora prendi posto, in modo che tu e i tuoi compagni possiate aprire il libro a pagina 294."
Thomas cercò con lo sguardo un posto libero e notò che un ragazzo dai tratti asiatici gli faceva segno di sedersi accanto a lui.
"Piacere di conoscerti, Thomas," lo salutò in un sussurro, quando lui ebbe preso posto, "io mi chiamo Minho...e quello alla tua sinistra è Newt."
Il ragazzo si voltò a guardare l'altro suo vicino di banco: era un tipo alto e snello, dai capelli biondicci. I suoi penetranti occhi scuri erano fissi su di lui e gli stava rivolgendo un sorrisetto ironico. Thomas sostenne per un po' il suo sguardo, cercando di decifrare che tipo di persona fosse, poi decise di ricambiare il suo sorriso.
"Ciao, piacere di conoscerti... Conoscervi," si corresse, tornando a guardare Minho.
"Voi tre laggiù, silenzio! Thomas, non costringermi a metterti in punizione il primo giorno!"

La prima settimana di scuola passò lentamente.
Dopo i primi giorni, la curiosità verso Thomas da parte dei nuovi compagni di scuola andò affievolendosi. Anche Minho e Newt, che erano stati così gentili da farlo sedere tra di loro, sembravano freddi e disinteressati a fare nuove amicizie. Minho era il capitano del Club di atletica e passava tutto il suo tempo libero al campo d'allenamento: sembrava non facesse altro. Newt, invece, faceva parte del Club di artigianato ed era impegnato in un progetto che lo costringeva a passare in laboratorio persino le pause pranzo. A parte loro due, con cui Thomas aveva avuto occasione di scambiare a malapena qualche battuta durante le lezioni ("Minho, puoi prestarmi il temperino?" "Certo, tieni"), gli altri suoi compagni di classe sembravano già aver formato diversi gruppetti e nessuno aveva voglia di includerlo. 
Così, Venerdì pomeriggio, Thomas si ritrovò seduto al tavolo della mensa tutto solo. Stava finendo il suo piatto di spaghetti sfogliando svogliatamente un libro di letteratura, quando una voce attirò la sua attenzione: "Ciao, è libero questo posto?".
Una ragazza dai lunghi capelli corvini e la pelle candida come la neve lo stava fissando titubante con due grandi occhi color zaffiro.
"Oh, certo... prego," rispose, spostando lo zaino dalla sedia accanto alla sua, "io sono Thomas."
"Grazie Thomas. A quest'ora la mensa è sempre piena zeppa," la ragazza prese posto accando a lui, sistemando il vassoio con il cibo "io mi chiamo Teresa, piacere di conoscerti. Sei nuovo? Non ti avevo mai visto prima."
"Sì, sono...beh, ho iniziato lunedì. Mi sono trasferito qui con la mia famiglia."
"Anche io sono nuova... relativamente. Abito qui da poco più di sei mesi. Ma, come puoi notare, nonostante sia qui da più tempo di te, sono nella tua stessa situazione: non ho nessuno con cui condividere la pausa pranzo. Evidentemente le persone socievoli scarseggiano da queste parti," rise, "però è bello avere qualcuno con cui parlare, ogni tanto."
Thomas la trovava già simpatica. 
La pausa pranzo passò in modo piacevole, Teresa spiegò lui varie cose della scuola, lo informò sugli ultimi pettegolezzi e lo mise in guardia sul brutto caratteraccio del prof di chimica.
"Con lui non si scherza. Mai."
Rise, muovendo la forchetta a mezz'aria, "Signor Edison, la chimica è una cosa seria!" lo imitò con voce seccata.
"La prenderò in parola, Signor White," rise anche lui, stando al gioco.
"Ehi voi due," un ragazzo seduto dietro di loro alto e muscoloso, dalla carnagione scura, li interruppe con un'espressione accigliata, "se dovete imitare i prof, assicuratevi almeno che loro non siano nei paraggi," li ammonì, accennando poi al prof in questione, seduto dalla parte opposta della mensa.
"Altrimenti poi chi lo sente quello. Non sapete quante volte viene a lamentarsi con noi membri del Consiglio di Istituto" borbottò afferrando il proprio vassoio vuoto e alzandosi. 
"Certo Alby, faremo più attenzione," si scusò Teresa, versandosi un po' d'acqua, "devi ammettere però che il signor White fa di tutto per farsi prendere di mira".
Alby non rispose e si limitò ad accennare un sorriso sbilenco, prima di andarsene.
"Chi era quello?" domandò Thomas, seguendolo con lo sguardo.
"Ah! Alby, un ragazzo dell'ultimo anno, presidente del Consiglio d'Istituto... Un pezzo grosso insomma," rispose lei, "Allora, Tom, credo dovremo sbrigarci, la pausa pranzo è già finita da dieci minuti."
"...Cosa?!"

Thomas era contendo di aver finalmente trovato un'amica ma... ora era dannatamente in ritardo per la lezione pomeridiana. Come se non bastasse, si trattava di educazione fisica e la palestra si trovava dall'altra parte della scuola. Si mise lo zaino a tracolla e si catapultò fuori dall'edificio in cui si trovava in fretta e furia. Correva così forte attraverso il campus che non si accorse nemmeno di essere sfrecciato di fianco a Minho. L'asiatico era in compagnia di Newt e di alcuni altri compagni e si fermò di punto in bianco ad osservare il nuovo arrivato sfrecciare via.
"Ma quello non è Thomas?"
"Thomas? Sì è lui! Ma quanto corre?"
"Ora cade... cade! Scommetto che inciampa!"
"Ehi non dire cattiverie," Newt lo ammonì "però... certo che corre maledettamente veloce. Ehi Minho... Minho, credo potrebbe essere persino più veloce di te."
"Non dire scemenze! E' un pivello..." ringhiò questi in direzione del biondino, senza però staccare gli occhi da Thomas.
Thomas aveva corso così tanto per arrivare in tempo che una volta raggiunta la porta con su scritto "spogliatoio", la paura di poter vomitare i propri polmoni da un momento all'altro lo terrorizzò. Dopo aver ripreso fiato si infilò dentro e, con sua sorpresa, capì di essere arrivato per primo.
"Stiamo scherzando!" sbuffò prima di accasciarsi su una panchina: tutta quella fatica per niente. Tirò fuori l'orario delle lezioni dallo zaino e apprese, con una fitta di dolore, che aveva sbagliato a leggerlo: le lezioni del pomeriggio iniziavano alle 15 e non alle 14:30. In un moto di rabbia appallottolò il foglio e lo rificcò dentro la borsa. Poi, con calma, si alzò e si avvicinò ad uno degli armadietti.
"Ehi sbruffoncello, giornata storta?"
Sobbalzò. Non aveva notato un ragazzo appoggiato al muro poco più in la. Aveva un'espressione quanto mai ironica, con entrambe le sopracciglia alzate e lo fissava apertamente. "Devi essere nuovo, non ti ho mai visto prima. Io sono Gally, sono della sezione E. Il venerdì dividiamo la palestra per l'ora di educazione fisica."
"Thomas" si presentò con voce roca, sfilandosi la maglia e gettandola alla rinfusa dentro l'armadietto.
"Sei bello secco, eh! Di sicuro non sei il tipo da sport" lo schernì quello, mentre si piegava per allacciarsi le scarpe.
Thomas lo fulminò con lo sguardo. Solitamente non amava lasciarsi andare ai pregiudizi, ma quel tipo non gli piaceva per niente. Aveva un'aria viscida e di sicuro non faceva niente per risultare simpatico. Avrebbe voluto rispondergli per le rime ma proprio in quel momento la porta dello spogliatoio si aprì e Newt comparve sulla soglia assieme ad un gruppetto di altri ragazzi. Il suo sguardo passò da Gally a Thomas in meno di mezzo secondo e Thomas rimase stupito nel constatare che il suo compagno di banco non lo stava guardando in faccia. Anzi, per dirla tutta, lo stava guardando da ogni parte tranne che in faccia. I suoi occhi indugiarono prima sui suoi bicipiti e poi sul suo petto, sulla sua pancia. Il ragazzo poteva quasi percepire la pressione dello sguardo su di sé; la tensione tra i due era diventata talmente palese che nessuno fiatò per qualche secondo, finché Minho non interruppe il silenzio con una risata "Newt, vacci piano con il pivello qui! Non vorrei dovermi ritrovare ad assistere ad oscenità a cui non sono preparato!".
Newt arrossì imbarazzato e si affrettò ad infilare la testa in uno degli armadietti aperti bofonchiando: "non dire scemenze! Non ho niente a che fare con quel pivello".
Thomas, che era rimasto fino ad allora in silenzio, si accorse di avere a sua volta il viso in fiamme "Smettetela di chiamarmi in quel modo!".
"Dai, pive... siamo tra amici no? Si scherza"
"Pivello. Ti si addice!" prorruppe Gally, passandogli accanto con un sorrisetto, prima di sparire dentro la palestra.
Thomas lo seguì con lo sguardo, irritato.
"Vedo che hai conosciuto Gally... Beh, cerca di stargli alla larga," gli suggerì Minho, aprendo l'armadietto accanto al suo, "non è un tipo raccomandabile. Quando non lo abbiamo ammesso al Club di atletica è mezzo impazzito e mi ha quasi preso a pugni," rise amaramente, passandosi una mano tra i capelli corvini, "a proposito! Ti ho visto correre prima! Vai fortissimo e noi stiamo cercando nuovi pive come te per il club... Perché non vieni a fare una prova lunedì?" propose, squadrandolo.
"Certo, non correrai mai veloce come il sottoscritto ma sembra che tu abbia una predisposizione naturale a giudicare dal tuo fisico... Sono sicuro che anche Newt l'ha notato."
Newt lo fulminò con lo sguardo sentendosi punto sul vivo e sbattè l'armadietto con veemenza "risparmia il fiato per il gioco a squadre Minho... O dirò a Gally di prenderti a pugni sul serio questa volta."
Thomas ricambiò il sorriso che Newt gli stava rivolgendo, poi finalmente entrarono tutti in palestra.

"Va bene, la lezione è finita. L'ultima mezz'ora di lezione la passeremo all'aperto: le signorine potranno giocare a pallavolo se lo desiderano, i maschietti invece faranno una partita di lacrosse. Dividetevi in due squadre a seconda della sezione e prendete le protezioni e le racchette dal capanno degli attrezzi," annunciò l'insegnante dopo aver usato un fischietto per richiamare l'attenzione degli alunni.
Newt si passò una mano sulla fronte per asciugarsi il sudore "Minho, ti conosco da 2 anni e ancora non capisco come facciano i tuoi capelli a rimanere sempre perfetti".
"E' un segreto di noi asiatici, amico" si vantò quello, passandosi una mano tra i capelli per mettersi in mostra.
Thomas rise, "penso che neanche un parrucchino rimarrebbe così in piega dopo un'ora di educazione fisica."
"Voi due siete solo invidiosi!"
I tre uscirono assieme chiaccherando e raggiunsero uno dei campi adibiti per fare sport, poi indossarono le protezioni e afferrarono una mazza. Thomas aveva giocato poche volte a lacrosse, per questo fu messo in difesa assieme a Newt, mentre Minho si posizionò in attacco. Davanti a lui troneggiava Gally, che si dava arie da campione mondiale di lacrosse mentre si sistemava il casco di protezione.
Minho si voltò verso Thomas con un ghigno e poi, a voce alta per farsi udire in modo chiaro e forte, disse: "Allora Thomas, ti aspettiamo Lunedì al campo per la tua prima volta nel Club di atletica!"
Thomas lo guardò confuso, poi si sentì stringere la spalla da Newt, che gli indicò Gally con un cenno: sotto il casco, la sua espressione sconcertata era perfettamente visibile.
"Lo sta provocando... Gally non reagisce per niente bene quando si sente preso in giro. Punta sul fatto che perda le staffe e non riesca a concentrarsi sulla partita," spiegò Newt brevemente, sospirando pesantemente, "Minho farebbe qualsiasi cosa pur di vincere. In questo sono molto simili: nessuno dei due sa perdere."
Thomas gemette. Essere preso in antipatia da qualcuno non gli sembrava il modo migliore per affrontare la prima settimana di scuola. Soprattutto se quel qualcuno aveva un'espressione da psicopatico dipinta in volto... come Gally in quel momento.
Poi, quest'ultimo e Minho si chinarono per aprire finalmente la partita di lacrosse.
Thomas li vide scambiarsi ancora qualche parola che non afferrò prima che il fischio dell'insegnante proclamasse l'inizio della partita. 
Il possesso palla fu conquistato da Gally che iniziò ad arrancare verso la porta avversaria con passo sicuro. Thomas strinse la mazza tra le mani deglutendo sonoramente, preoccupato dal fatto che Gally sembrava puntare più lui che la rete.
"Thomas svegliati!" urlò uno dei suoi compagni per spronarlo.
Il ragazzo allora scattò verso Gally per cercare di rubargli la palla ma questi, invece di lasciarsi intimidire, gli andò addosso a peso morto, dandogli una spallata che qualcuno avrebbe definito "spezza-ossa". Poi, scagliò la palla dentro la porta senza difficoltà.
La squadra avversaria esultò mentre Thomas era ancora a terra e si massaggiava la spalla con una mano, dolorante.
"Come dicevo prima, non sei adatto per lo sport... Pivello," sibilò Gally passandogli accanto, per poi sputare a terra e tornare nella propria metà campo.
"Tommy, tutto bene?" Newt si chinò su di lui, lanciando un'occhiataccia all'avversario.
Thomas alzò la testa per osservarlo. Il biondo si era tolto il casco e lo guardava preoccupato.
"Tommy?" domandò, sorridendo.
"Ah... Mi è venuto naturale. Se ti da fastidio posso..."
"Tommy va benissimo!" esclamò alzandosi in piedi e spolverandosi i pantaloni.
"Sicuramente meglio di pivello," pensò amaramente.
Newt si infilò di nuovo il casco e Thomas percepì che l'amico si sentiva in imbarazzo.
"Tranquillo, sto bene... Ora pensiamo a fargli il culo," Thomas sorrise e si rimise in posizione, alzando la mazza a livello della testa. Newt in tutta risposta si mise a ridere e fece cenno a Minho, che li guardava preoccupati.
"Riprendiamo!"
Per tutta la partita Gally non diede un attimo di tregua a Thomas. Era sempre su di lui, cercava in tutti i modi di metterlo in difficoltà e di fargli male. Se l'intento di Minho era quello di distrarlo, il suo piano non aveva funzionato minimamente: anzi, ora sembrava che Gally ce l'avesse a morte con il nuovo arrivato.
Quando mancavano ormai solo cinque minuti alla fine della partita, Thomas si ritrovò solo tra Gally e la porta: un confronto diretto era inevitabile.
Inspirò profondamente e partì all'attacco: solitamente non era un tipo violento ma iniziava a provare per Gally un odio così irragionevolmente malsano che desiderava fargli più male possibile.
Proprio quando stavano per confrontarsi, Gally si chinò e cerco di andare in scivolata sulla gamba di Thomas: ormai era evidente che il suo intento fosse quello di ferirlo. Probabilmente non pensava più da tempo a vincere o meno la partita.
Thomas se ne accorse e con un balzo scavalcò Gally, che scivolò rovinosamente a terra, perdendo la pallina nella foga. Il ragazzo non si lasciò sfuggire l'opportunità: raccolse la pallina con la mazza e con una corsa recuperò terreno sul campo fino ad arrivare alla porta avversaria, dove riuscì a segnare l'ultimo punto che decretò la vincita per la propria squadra.
"Bravo novellino! La partita è finita!" decretò l'insegnante con un fischio, facendo segno di sgombrare il campo.
"Grande Thomas! Sei stato grande!" si congratulò Minho dandogli una pacca sulla spalla, "hai fatto la pelle a Gally!"
"TU!"
Gally era in piedi poco lontano da loro, il casco stretto in mano: tremava di rabbia ed era tutto rosso in viso.
"Brutto piccolo cazzone! Chi ti credi di essere!" urlò, attirando l'attenzione di tutti i presenti su di sé. Poi, tutto si svolse in un attimo: Gally alzò il braccio e scagliò il proprio casco contro Thomas con tutta la forza che aveva in corpo, mirando alla sua testa. Lui non ebbe neanche il tempo di capire cosa stava succedendo quando Newt gli si parò davanti di punto in bianco, beccandosi in faccia il casco al posto suo, prima di cadere rovinosamente addosso a Thomas.
"Newt!" esclamò aiutandolo a reggersi in piedi. Aveva un labbro spaccato e un rivolo di sangue fece capolino dalla sua bocca.
"Gally sei impazzito?! Che cazzo fai?" Minho era fuori di sé, sembrava in procinto di saltare addosso a Gally per prenderlo a pugni.
Ma Thomas lo anticipò.
  
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