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Autore: Foglia 21    11/03/2015    1 recensioni
Può un sentimento superare l'ostacolo dell'odio e del passato? Può un'unione erigersi sulle fondamenta del sospetto e della diffidenza? Può l'orgoglio di due Re inchinarsi per favorire l'amore? Solo il tempo potrà dirlo.
"Fu in quella prigione buia che raggiunse la consapevolezza. Mentre litigavano, aveva visto, nell'attimo in cui gli aveva mostrato il suo vero volto, anche uno squarcio della sua anima. Quell'anima ora la sentiva vicina, lo aveva stregato."
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Legolas, Thorin Scudodiquercia, Thranduil
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Thranduil aprì lentamente gli occhi e si lasciò sfuggire un gemito. Attorno a lui c’era solo roccia e oscurità e non riusciva a ricordare come fosse finito in quel luogo tetro. Avvertiva un forte dolore al fianco e alla gamba destra e si sentiva debole. Tastò con non poche difficoltà le parti dolenti, incontrando la fredda armatura, ma ritraendo la mano bagnata. Non ebbe dubbi nell’immaginare che fosse sporca di sangue. Chiuse gli occhi e si sforzò di riportare alla memoria gli avvenimenti delle ultime ore.
Bilbo. Bilbo aveva rubato l’Archengemma e l’aveva consegnata a lui e a Bard dopodiché, passati i due fatidici giorni, si erano presentati con gli eserciti alle porte di Erebor. Dopo una discussione che stava per portarli ad ottenere ciò che volevano era arrivato un esercito di nani, guidato dal pazzo cugino di Thorin e aveva mandato in fumo ogni speranza di accordo pacifico. Nani contro elfi e uomini stavano già per cominciare la battaglia, quando gli orchi avevano fatto la loro comparsa. Seppur riluttante il Re degli Elfi era stato costretto ad allearsi con Dain, per combattere un male superiore. E così era cominciata, tra urla e sangue, quella terribile guerra. Richiuse gli occhi quando i ricordi si fecero più confusi e non li riaprì neppure nel sentire dei passi pesanti avvicinarsi a lui. Se le ferite non avevano cominciato a rimarginarsi da sole dovevano essersi infettate, oppure la lama che le aveva inflitte era avvelenata. In ogni caso si sentiva strano e nervoso, privo del pieno controllo delle sue azioni. L’individuo si inginocchiò accanto a lui e l’elfo si sentì sfiorare il viso da una mano ruvida le cui dita percorsero il profilo della guancia per poi posarsi sulla fronte. Si lasciò sfuggire un gemito quando venne bruscamente sollevato e l’armatura gli venne tolta con gesti frettolosi.
“Non stare lì a fissarmi come un idiota! Aiutami!”
Un sospiro fu l’unica risposta che Thorin ricevette prima che altre due mani iniziassero a muoversi sul Re degli Elfi, che dunque capì di trovarsi all’interno della montagna. Solo ascoltando la sua voce egli non riusciva a comprendere se il nano fosse tornato in sé. Sinceramente non avrebbe neanche saputo dire se la rudezza nei suoi movimenti caratterizzava il suo normale modo di agire.
“Sembra che tu voglia peggiorare una situazione che è già tragica. Non puoi tenerlo chiuso qua dentro! Anzi…non so nemmeno come tu abbia fatto a portarcelo, dannazione!”
“Passami le bende.” Thorin lavò e medicò le ferite con una delicatezza sorprendente, che stupì enormemente il ferito.
“Cerca di ragionare, ti prego!”
Silenzio.
“Thorin…là fuori si sta scatenando l’inferno! Noi dobbiamo andare ad aiutarli!”
Scudodiquercia rise. “E pensi che farebbe differenza?”
“Forse no! Ma c’è il nostro onore in ballo!”
“Onore…” La sua voce era disgustata.
“Sì, onore. Una cosa a cui tu non sembri più dare alcuna importanza.”
Thranduil sentì il rumore di qualcosa che veniva lanciato.
“Fuori dai piedi, Balin!”
Un sospiro e poi di nuovo silenzio. L’elfo ascoltò per un po’ l’altro mentre andava avanti e indietro per la stanza mugugnando, poi perse conoscenza. Il nano non era per niente tornato in sé.
 
Legolas abbassò la spada insanguinata e trasse un profondo respiro, guardandosi attorno. La battaglia procedeva nel caos più assoluto e molti elfi erano caduti per mano di quelle immonde creature. Decapitò un orco con un rapido fendente e si gettò su un nuovo nemico, rimettendosi così in azione.
Era molto preoccupato e da qualche minuto si guardava attorno alla ricerca del padre, che sembrava essere svanito nel nulla. In cuor suo sentiva che gli era successo qualcosa.
L’ultima volta che lo aveva visto si trovava poco lontano, vicino ad un cumulo di macerie ai piedi della montagna. Lì ora la battaglia si era estinta, ma un luccichio attirò la sua attenzione. Seppur lontano non faticò a riconoscere la spada del Re. Si diresse verso quel punto e rimase inorridito nel notare una scia di sangue sul terreno. Quello non era sangue di orco; un elfo era stato trascinato verso le pietre a pochi metri da lì. Una rabbia cieca si impossessò del principe quando immaginò il padre privo di sensi nelle mani degli orchi. Strinse ancor di più il suo pugnale e seguì la scia.
 
Quando Thranduil riaprì gli occhi si rese subito conto di stare meglio e, nonostante soffrisse ancora parecchio, sentiva già più forza scorrergli nelle membra. Con qualche sforzo riuscì a mettersi seduto e poté guardarsi finalmente attorno. I suoi occhi incontrarono subito quelli di un nano da capelli e barba bianchi, che lo stava fissando insistentemente dalla sedia su cui si era accomodato. Aveva un’aria preoccupata e desolata.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, prima che l’Elfo si spazientisse. “Non hai intenzione di dire nulla?”
L’altro ridacchiò, con una risata ben poco allegra. “Quello che ho da dirti richiede qualche altro minuto di riflessione.”
“Dove si trova?”. Non c’era bisogno di nominare il diretto interessato affinché il nano comprendesse.
“Nella sala del tesoro.”
“Dunque hai formulato la tua richiesta?”. Non voleva parlare di ciò che Thorin era diventato, anche se sapeva che sarebbe stato inevitabile.
“Thorin prova qualcosa di profondo per te e, nonostante ciò sfugga alla mia piena comprensione, è ovvio che tu abbia un ascendente su di lui.”
“Ascendente?” lo interruppe l’altro. “È scappato dal mio regno all’interno di dannati barili e ha preferito scatenare una guerra piuttosto che allearsi con me!”
“Ha rischiato di farsi catturare venendo nella tua stanza quella notte e non ha esitato un secondo a portarti in salvo quando ha visto che eri ferito!”
Thranduil scosse il capo. “Come sta procedendo la battaglia là fuori?”. In un lampo aveva riacquistato coscienza della situazione nella quale si trovavano. I suoi elfi erano coinvolti in quella guerra disperata e lui era rinchiuso in quella dannata montagna a fare discorsi insensati con quel nano, troppo debole per tornare a combattere.
“Non molto bene temo…”
Thranduil sospirò e tornò a stendersi. La stanza buia aveva cominciato a danzare attorno a lui.
“Tu lo ami?”
“Manchi di tatto e riservatezza. Lo sai, nano?”
“Mi chiamo Balin. E non parlare come se tu fossi l’essere più educato della Terra di Mezzo.”
L’altro ridacchiò e si passò una mano tra i capelli biondi. “Non risponderò alla tua domanda.”
“Beh…ho già capito la risposta!” Il nano ricevette un’occhiataccia che lo divertì parecchio. “E proprio per questo ritengo che tu sia l’unico in grado di farlo ragionare.”
“Non sono convinto che tu abbia ragione.”
Balin incollò i suoi occhi disperati a quelli del Re elfico. “Provaci, ti scongiuro.”
Thranduil annuì. Non aveva idea del come, ma sicuramente avrebbe tentato.
 
 
 
  
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