Capitolo 1.
Tè alla Vaniglia e altre Spiacevoli Situazioni.
Una vecchia signora aprì la porta dall’interno.
Laurell cadde per terra, in parte sollevato.
Finchè non si rese conto di avere ancora una busta del discount.in mano .
Solo una.
Già.
Proprio come immaginate, probabilmente.
Quella con l’olio.
Che si fracassò teatralmente a qualche centimetro dal suo naso.
E ancora non aveva un dannato pennarello a portata di mano.
Merril intanto era in piedi accanto alla soglia, piuttosto scocciato.
- Merril, lascia stare mio nipote!-
- Sì, Signora.-
A lei obbediva.
A lei portava rispetto.
A lei la chiamava signora
Ma, non appena la donna distolse lo sguardo, Merril ne approfittò per strizzargli l'occhio in maniera per nulla fanciullesca.
Anzi.
C'era un cargo di sottointesi in quell'occhiata.
Orribili,angosciante e per nulla puri sottointesi.
Laurell non trattenne un gemito strozzato di disperazione.
- Comunque, Laurell, proprio non capisco come fai. Hai già quasi vent’anni, dovresti già riuscire a controllarli. Almeno un minimo! Quanto basterebbe per impedire a Merril di saltarti addosso ogni volta…-
Già.
Era facile per lei.
E per suo fratello.
E per sua sorella.
E per sua madre.
A loro obbedivano.
Ma a lui no.
Nessuno di loro lo aveva mai ascoltato.
Sospirò, sedendosi sul pavimento rovinato.
- Ciao, Nonna.-
- Ciao, Laurell. Vedo con piacere che stai bene.-
Era una donna forte, Rebecca Revenge .
Bassa, molto più di lui, con una lunga chioma di capelli bianchi non proprio tutti naturali.
E di sicuro non era una persona comune.
Lo avrebbe capito chiunqiue.
Faceva paura il modo in cui riempiva la stanza.
La maniera in cui c’era.
La sua presenza palpabile.
Che sembrava premere su tutti i presenti, avvolgendoli come in un vento caldo.
Si sentiva quando entrava in una stanza.
Solo se voleva, naturalmente.
Forse perché era l’elemento più anziano della loro famiglia, chissà.
O magari era semplicemente la sua natura.
Fatto sta che la stupefacente, terrificente, gentile, amorevole Rebecca era sua Nonna.
Oltre a essere la capofamiglia di una delle dieci casate di Guardiani presenti in tutto l’Oregon, si intende.
Nonché una delle cinquanta rappresentanti al consiglio mondiale.
Laurell avrebbe tanto voluto aver preso dal suo ramo della famiglia.
Già.
Come avrebbe tanto voluto volare.
E non soffrire di vertigini.
Non che la Nonna lo sapesse fare.
O almeno, non pensava.
Insomma, il punto è che volere non è sempre potere.
E in più nel suo caso sembrava che la genetica fosse diventata un’opinione.
Ammettiamolo, tra le prime cose che istintivamente attraversano il cervello pensando alla parola “Guardiani", c’è l’immagine di un qualche crociato nerboruto munito di spadone.
Oppure di un sacerdote con una tonaca addosso, forse non troppo pulita, ma con l’aria solenne e sicura, magari anche abbracciato a un bel librone.
Altrimenti ci si figura un gruppo di esseri incappucciati e silenziosi, pronti a fare riti alla luna armati di polli e coltellacci.
Insomma qualcuno di fico.
Carismatico.
Affascinante.
Non di certo come lui.
Era così ordinario Laurell, con la sua massa folta di capelli color rosso mogano.
Più castano che rosso, forse.
Non brutti, ma nemmeno particolarmente belli.
E quelle lentiggini sul comunissimo volto senza nazionalità ,dai lineamenti morbidi ma mancanti particolarità, caratterizzato solo dall’odiatissimo naso all’insù.
Come quello di un cartone animato.
Un fumetto.
Una sagoma.
Nemmeno gli occhiali ovali a-la-mode-de-Paris, come gli aveva assicurato la giovane commessa , lo rendevano più serio
Si chinò a raccogliere i cocci, rassegnato, sotto lo sguardo acuto della donna.
L’olio aveva macchiato la moquette beige, probabilmente in maniera irreparabile.
Che bello.
- Perché sei qui, Nonna?-
- Non posso essere semplicemente passata a salutarti?-
- Non credo proprio. Altrimenti non avresti fatto il tè alla vaniglia e al ribes.-
L’odore arrivava forte dalla cucina . Laurell rabbrividì.
- E lui non gongolerebbe così tanto.-
Accennò a Merril, che continuava a ghignare, inquietandolo.
- Vero, Merril oggi è particolarmente felice…ma sei sicuro che non sia perché è contento di vederti? -
Laurell cominciò a tossire , mentre la donna rideva trionfante.
Una risata piena e polposa, che aveva costellato molti momenti dolci e amari della sua infanzia.
- E povero il mio Laurell! Comunque è vero, c’è qualcosa di cui ti devo parlare. Vado a versare il tè mentre finisci di sistemare-
prima di andarsene esitò
– E Merril…per favore, non violentarlo, almeno per oggi.-
E, sghignazzando cattiva, sparì nella cucina.
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-Assolutamente no.-
-Non prendi il tè?-
-Sai benissimo che sono allergico alla Vaniglia.-
-Allergico, che esagerazione...Al massimo ti renderà più accomodante.-
Da quando aveva scoperto a dodici anni, in quella maniera orribile, l'effetto che gli faceva la vaniglia ne era sempre stato il più lontano possibile.
Anche l'odore gli dava alla testa.
No, non era allergia.
Ma come ci si può ubriacare con la vaniglia?
Assurdo.
- No. E' uguale. No e di nuovo no. Neanche morto.-
- Ma se non ti ancora detto niente!-
La vecchia signora si finse stizzita, appollaiata sulla sedia rovinata come un avvoltoio nel suo nido.
- Lo so quali sono i cosiddetti favori che mi chiedi di solito, Nonna. E la mia risposta è No.
Non puoi domandare a Marianna o a William?-
- No, mi servi tu. -
-Sono spiacente, Nonna. Non vi avevo già detto che volevo chiudere con questa storia dei Guardiani? Non sono tagliato per queste cose, e lo sanno tutti.-
“Sta a noi mantenere l’armonia nel nostro universo. E’ un compito delicato, bambini. Noi obbediamo agli ordini di una forza superiore, mistica, impalpabile. Siamo creature mistiche legate al fango, messe in difesa del fragile equilibrio tra i mondi. Senza di noi tutto sarebbe perso. Il potere che ci è stato trasmesso è un dono e una maledizione, e dobbiamo avere la forza di accettarlo. Siamo e non siamo…”
Quante volte da bambino aveva ascoltato quel discorso, con gli occhi sgranati.
Ci aveva messo anni prima di arrivare a comprenderne anche solo la metà.
Ma solo col tempo, in mezzo a tutti quegli inutili giri di parole, aveva scorto - e provato sulla sua pelle - il vero significato.
Per Laurell Simon il tutto si condensava in un'unica parola: rogne.
Tutta colpa di quello straclassico, maledetto antenato.
Chiunque fosse, era stato un egoista.
Fare un patto con gli “spiriti” condannando per sempre la tua linea di sangue, vi pare una cosa sensata?
I Guardiani , togliendo tutti i fronzoli filosofici, erano costretti a risolvere tutti i casini causati dai capricci di esseri più o meno sovrannaturali.
Finendo fin troppo spesso in situazioni molto,molto, molto sgradevoli.
Il vantaggio?
Ovvio che c’era.
Per quanto egoista, di certo quel misterioso avo non doveva essere uno stupido.
La tanto agoniata ricompensa era il controllo su buona parte delle creature, a dipendenza del proprio potere, che si era prepotentemente ripresentata nelle vene di tutti i discendenti.
Tranne che in quelle di Laurell Simon.
Almeno non in maniera normale.
E Rebecca Revenge, dopo anni di comuni assurdità, aveva bisogno di un nuovo mistero da svelare.
Voleva una nuova avventura.
Anche a costo di viverla sulla pelle dell'apparente poco dotato nipote.
Strano come si diventi effettivamente egocentrici con l'avanzare dell'età.
Squadrando quel volto imbronciato, così diverso dal suo, sorrise sorniona..
- Perché dici così? Tutti gli spiriti della Casa ti adorano.-
Laurell sbuffò spazientito, mentre i ricordi riaffioravano.
Gli “spiriti” lo trattavano come una specie di animaletto divertente da infastidire.
Adoravano vederlo riempirsi di problemi, stuzzicarlo fino a fargli perdere la calma, guardarlo annaspare in preda al panico.
Spupazzarlo.
Inutile dire che non si sarebbero mai piegati a servirlo.
- Di sicuro non gli stai antipatico.-
Asserì sicura Rebecca , sorseggiando la tisana dalla tazza.
- Non è vero Merril?-
Il ragazzino gli era strisciato alle spalle, e ora stava allegramente giocherellando con i suoi capelli, facendolo rabbrividire.
- Sì, Signora. Ha ragione.-
Ronfò il demone soddisfatto, mentre il ragazzo cercava di scostarsi da quelle dita fredde.
- Fidati, Laurell. Sono convinta che hai delle ottime capacità.-
L’interessato mugugnò, piuttosto scettico.
- In fondo sei sempre mio nipote, no?-
-Ok. Facciamo così. Prima mi vado a cambiare, poi discutiamo, va bene? Ho freddo.-
-Ti accompagno, Laurie?-
Si offrì Merril servizievole.
-Non ci pensare neanche!!-
Laurell schizzò inorridito fuori dalla stanza.
- Devi sempre fare così, Merril?-
L’anziana donna osservò le foglie di tè ammassate sul fondo, con aria critica.
No, non capiva nulla di preveggenza o simili.
Semplicemente le piaceva guardarle.
- Come posso resistere all’istinto?-
L’apparente giovane fissava ancora la porta da cui era sparito il nipote, come un gatto che si è appena lasciato sfuggire la preda.
- Istinto,umh?-
Era pensierosa. Forse…
- E’ un problema signora?-
Il demone esitò.
- ...no, non direi.-
Perfida.
- AAAAAAAAAAAHHH-
- Ma cosa…Oddio. E’ entrato in camera?-
- Credo proprio di sì, Signora.-
Servo e padrona si fissarono.
Ops.
Si erano completamente dimenticati di lui.
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Secondo capitolo.
Grazie a Mady, jecu e Sunev06 per i commenti.
E....
Nonostante piaccia molto anche a me, Merril non è il protagonista.
O almeno non il solo.
Lui lo vedrete al prossimo capitolo.
Alla prossima !