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Autore: artelelily    12/03/2015    1 recensioni
Dieci anni… erano passati ben dieci anni dalla sua partenza.
Era fuggita dal passato opprimente, dagli errori commessi, dalle avversità della vita.
Ma era tornata perché era stufa di sfuggire dai problemi.
Doveva impegnarsi per riaggiustare quel vaso ormai rotto, custode di un legame di una profonda amicizia che alla sua partenza era andato in frantumi.
ma come ogni volta tutto sarebbe tornato al suo posto,
le amicizie sarebbero state riallacciate,
gli errori perdonati,
e Hermione Jean Granger avrebbe ritrovato se stessa.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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♪ARTY ♪
*si nasconde dietro l'angolo*
okey sono in ritardo, ne sono consapevole, ma ho dovuto rivedere un po' il capitolo.
devo dire che sono sempre più istigata a canceellare la storia, non voglio fare la melodrammatica, ma non la sento più molto nelle mie corde.
Avrei voglia di cambiare dei pezzi già pubblicati, e quindi dovrei ripubblicare interamentee la storia ma non ho tempo.
Provo a continuar ead andare av anti ma non prometto niente.
p.s: scusate per il capitolo dell'altra volta so che non era granchè e c'erano degli errori di ortografia/grammatica, ma soprattutto scusate per le "virgole" proprio non ci vado d'accordo u.u
ARTY

Pov Hermione
Siamo seduti nell’ufficio del “Rispettabile Sig.re Malfoy” o almeno così recitava la targhetta affissa fuori dalla porta.
La seconda guerra magica era stata causa della perdita dell’onore per la famiglia Malfoy, che solo grazie alle testimoniane di Harry aveva ricevuto il perdono e aveva evitato la perdita di ogni possedimento e avere.
Il ricostruirsi una reputazione e l’arrivare ad ottenere il ruolo di supervisore e medico della corsia di emergenza del San Mugo, non erano certamente stati frutto dei vizi e delle richieste di un bambino capriccioso.
“allora signorina Granger, direi che è il momento di tornare a casa.
 Mi raccomando non faccia sforzi, mangi regolarmente, ed eviti gli spazi chiusi: ha bisogno di aria fresca per rinvigorire le forze.”
“Malfoy sei consapevole di essere ridicolo. Non ho mica ottant’anni non serve tutta quest’aria formale per dirmi che posso finalmente uscire da questo posto opprimente.”
“sto semplicemente adempiendo al mio lavoro. Comunque ci vediamo tra una settimana per una visita di routine”
“ D’accordo e grazie di tutto, sai , intendo per quello che hai fatto qui e l’altra sera”
“Non avrei potuto far altro se  non svolgere il dovere di un gentil uomo”
Che bel sorriso.
Oddio l’ho detto davvero?
Non c’è nulla di male nel dire che ha un bel sorriso no?
Anche se devo ammettere che quando sorride e non ghigna , gli si illuminano gli occhi.
Ha anche dei bei occhi.
Hermione ti vieto di fare questi pensieri.
Altro che dimettermi devono rinchiudermi in una cella per pazzi.
Forse è meglio andare.
Già, decisamente meglio.
“Ci vediamo lunedì prossimo.”
“ A lunedì.”
 
Dopo aver lasciato l’ospedale Ginny ha insistito affinché mi trasferissi alla tana dai suoi, diceva che Molly voleva un po’ di compagni, visto che ormai tutti i figli l’avevano lasciata sola col marito. Non aveva sentito ragioni, né scuse, né motivazioni varie ed aveva trasferito tutto il necessario per questo mio soggiorno in quella che una volta era la sua stanza, affermando che quella stanza portava fortuna, soldi, amore, e cose che preferirei non citare.
Il motivo? Non l’ho ancora capito, ma quando si impunta su qualcosa è meglio assecondarla senza perdere troppo tempo.
 Perciò, dopo già quattro giorni di riposo, mi ritrovo stesa sull’erba sotto un sole cocente con un libro tra le mani a contemplare la Tana nella sua singolare bellezza. Per Harry e me è una seconda casa, Molly non ci ha mai fatto mancare nulla e non si è mai rifiutata di supportarci in qualunque nostro progetto. Mi ricordo che dopo la guerra avevo deciso di intraprendere un viaggio sino l’Australia per ritrovare i mei genitori, e Molly si era subito offerta per venire con me. Avevo rifiutato preferendo andare da sola, ma una volta arrivata mi ero subito pentita di quella scelta.
La casa che avevo loro comprato era vuota; una scritta in rosso attaccata fuori dalla porta dichiarava la messa in vendita del lotto.
In un primo momento avevo creduto che il desiderio di spostarsi in un altro paese avesse spinto i miei a vendere la casa per poter visitare il mondo, ma  quando avevo contattato l’agenzia per avere informazioni riguardo la casa, mi era stato riferito che i precedenti proprietari erano morti improvvisamente a causa di uno spiacevole incidente.
Mi ero recata dal ministero della magia australiano e avevo scoperto che non era stato un incidente a ucciderli bensì un seguace di Voldemort che nonostante tutte le precauzioni avessi preso era riuscito a rintracciare i miei genitori e a  torturarli fino alla morte, nel tentativo di estorcergli informazioni sul mio conto.
Il mondo mi era crollato addosso.
Ricordo che per giorni non piansi e rimasi in posizione fetale nella stanza d’albergo che avevo affittato .
Solo per un moto di rabbia mi ero alzata dal letto e avevo iniziato a urlare contro l’immagine di me stessa che vedevo riflessa nello specchio.
Era colpa mia se erano rimasti soli .
Era colpa mia se erano rimasti indifesi.
Era colpa mia se erano in pericolo di morte.
Era colpa mia se avevano un mostro per figlia.
Per la prima volta tentai il suicidio con la mia stessa bacchetta, ma fallii miseramente.
Mai in vita mia avrei pensato di arrivare a un punto di non ritorno; mentre il senso di colpa mi divorava da dentro, l’unica soluzione, che sembrava poter alleviare quel peso che sentivo nel petto, era quella di togliermi il diritto di viere, perché sì, in quegli istanti  vidi la mia intera esistenza come uno sbaglio, un errore che non sarebbe dovuto accadere.
Come ho già detto non fui abbastanza forte per uccidermi, e rimasi  in uno stato di inettitudine e passività.
Dopo due settimane dalla mia partenza ritornai a Londra, dove ciò che rimaneva della mia famiglia mi aspettava.
Furono settimane di buio per me, nonostante il supporto morale che ricevevo da chi mi circondava.
A quel tempo la relazione con Ron andava ancora a gonfie vele, e l’amore che provavo per lui riusciva a scacciare quei momenti di tenebre che mi avvolgevano.
Non raccontai a nessuno del mio tentativo di suicidio, o del fatto che mi ritenessi colpevole della loro morte, non tanto perché non mi fidassi quanto perché sapevo che l’unica risposta che avrei ottenuto sarebbe stata di non biasimarmi per l’accaduto.
A volte mi sembra di scorgerli dietro un albero o seduti a chiacchierare, e anche se sono consapevole di star immaginando tutto ciò,  mi piace pensare di averli vicini come angeli custodi.
Sono ancora immersa nei miei ricordi quando Molly mi chiama.
“ Hermione , è pronta la cena”
 È ormai il tramonto, e il sole sta sparendo dietro i monti.
 Vedo Molly sulla porta di casa intenta a sorridermi.
Come si suol dire “il tempo è volato” ed è tempo di ritornare coi piedi per terra.
Raccolgo la coperta a pois su cui ero sdraiata e il libro che mi ero portata da leggere.
Mentre mi avvicino alla porta,  sento Molly esclamare:
“Hermione cara, cosa hai combinato? sembri un pomodoro”
Entrata in casa mi guardo allo specchio e non riesco a trattenere le risate.
Ho la faccia rosso vermiglio, le braccia a chiazze rosse e le gambe tra il bordeaux e il fuxia. 
Un formicolio  attraversa tutto il corpo e la risata che mi preme in gola si spegne di colpo.


Ho detto forse formicolio? Beh a quanto pare intendevo un incendio nel pieno del suo ardore, merlino santo, ho la pelle che va a fuoco .
In men che non si dica mi ritrovo in bagno affianco a Molly, che inizia a descrivermi ogni singola proprietà di ogni crema presente nella stanza, ma il dolore è troppo intenso per cercare di seguirla in quel che dice.
“… e poi questa va applicata dopo quell’altra, questa è solo per le mani. Per il viso usa questo gel… Hermione mi segui ?”
“ si si certo capito tutto , grazie mille Molly”
“ oh di niente cara. Ti lascio il piatto in cucina per quando avrai finito.”
Il lavandino stracolma di tubetti di ogni forma e colore, ha parlato per cinque minuti interi e per una volta non ho ascoltato nemmeno una parola. Mi accontento di una crema generica per il corpo e torno in camera.
Non appena inizio a spalmarla il sollievo è immediato.
Dopo una buona mezz’ora ho ricoperto tutto il corpo di uno strato più che abbondante di crema e sento che il dolore diminuisce sempre più.
Mentre mi intrufolo tra le lenzuola di lino del letto sento la freschezza del tessuto alleviare in parte  il bruciore, ciò nonostante per trovare una posizione che non irriti maggiormente la pelle, impiego un lasso di tempo infinito.
Sono ormai in uno stato di dormiveglia quando rammento che la cena è ancora intatta in cucina e che l’ho saltata… di nuovo
  
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