Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Ice98    12/03/2015    3 recensioni
E se Sebastian avesse avuto un figlio dopo il rapporto con la suora Rachel?
E se questo figlio avesse perso la madre e quindi vuole ritrovare Sebastian?
Che cosa succederà?
Cosa penserà di tutto questo il nostro Maggiordomo?
Venite a scoprirlo e se potete fatemi sapere che pensate di questa mia stravagante idea.
(N.d io. il nome Rachel l’ho inventato)
Genere: Avventura, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The truth after that night


4. She...

Rey cade all’indietro con un leggero tonfo sul pavimento di cemento duro e freddo.
Un’onda di polvere si solleva travolgendolo e sporcandolo da capo a piedi, impigliandosi fra i mori capelli e, per sua sfortuna, facendogli il solletico al nasino rosso per la botta.
Il bambino si alza spazzolandosela via dai pantaloncini e dalla camicetta bianca, abiti che gli sono stati procurati dallo zio dal funerale di un bambino che aveva, più o meno, la sua età.
La polvere, infida, ad ogni respiro s’infiltra in lui finchè, con un sonoro starnuto,  viene espulsa con un doppio risultato:
Primo:  il nasino torna libero.
Secondo: per sua sfortuna era talmente forte che anche gli stolti sensi di Ciel lo hanno avvertito e quindi scoperto.
“Ti ho trovato!”
Dei passi pesanti si avvicinano scendendo le scale a due a due, le mani guantate si posano sugli stipiti della porta mentre la chioma scura si confonde al buio.
“Dove diavolo…?”
Ciel si guarda attorno in cerca del bambino capendo che, magari con un leggero ritardo, al buio non vede, inizia a cercare una candela o un lumino da poter accendere.
Andando a tentoni sfiora diversi oggetti, alcuni appuntiti, alcuni lisci e freddi, fino a trovarne uno lungo e liscio con la punta increspata sulla quale sono assopite lacrime di cera: una candela.
Il giovane Lord tira fuori un fiammifero dalla tasca dei corti pantaloncini e, strusciandone il capo sulla parete, lo accende posandolo poi sul filo della candela.
“Forza ragazzino, fatti vedere, so che sei qua dentro perciò non far finta di nulla…sappi che io non perdo MAI in alcun gioco”
Afferma il ragazzino con un sorriso astuto e insieme compiaciuto.
Rey, intanto, si è nascosto dietro ciò che, al tatto, sembra una veste molto lunga e leggera, probabilmente estiva, ridacchia alle parole dell’avversario guardandolo da un’angolazione difficile anche solo da trovare.
Con passo felpato esce dal rifugio andando verso la porta ma, uno dei gradini, lo tradisce cigolando sonoramente al suo passaggio.
Ciel si volta con un guizzo della candela inquadrandolo nella luce.
“AH-AH!”
Grida puntandogli addosso il dito guantato di nero, quando, ad un tratto, elaborando ciò che aveva intravisto mentre si voltava, diventa rigido.
“SEBASTIAN!”
Un grido acuto risuona in ogni angolo del polveroso negozio del becchino, nonché zio, di Rey.
Il maggiordomo si volta distogliendo la propria attenzione dal becchino, prende di filato la porta che conduce fino alla “casa”  dell’uomo, cerca il padroncino e, subito dopo, il figlio.
“Bocchan…? Rey…?!”
“Shono quiiiiiiiiiiiiiiii pà!!!!!!!”
Grida il bambino abbastanza forte da essere udito persino nella strada affianco al negozio, il maggiordomo scende le scale in tutta fretta trovandosi davanti i due.
“Bocchan che succede? Ditemi che non mi avete chiamato solo perché avete perso…”
Il demone si sposta il ciuffo con un sospiro stanco e, forse, deluso.
Il bambino pesta il piede a terra stringendo il pugno.
“IO-NON-PERDO-MAI! E comunque non ti avrei mai chiamato per una tale futilità! Guarda…”
Con un ampio gesto del braccio il ragazzo indica la stanzetta.
“C’è qualcosa di strano… questo posto non è umano”
“Ovviamente, questo posto è casa mia, Diavolo”
Dice ridacchiando Adrian accarezzando, con la mano dalle lunghe unghie smaltate, la testolina del bambino il quale, con sguardo tetro e leggermente stupito, fissa la grande bara in legno di mogano posata al muro.
“Zio Adian…”
“Si nipotino?”
Un ringhio infastidito s’innalza nella piccola stanzetta riempiendola.
“Lui non è-…!”
“Basta così! Ora non devi pensare a quel…quel moccioso!”
“Io no micciosho!”
Grida il bambino facendosi largo fra il Conte e il padre, con passo svelto si mette di fronte alla bara spalancandone il coperchio finemente intagliato col volto di una splendida fanciulla.
“No, fermo!”
Adrian si tuffa dietro al piccolo un attimo dopo che il coperchio venne spalancato scoprendo così la figura che vi risiede.
Una donna, una giovane e bellissima donna  dal viso angelico e l’espressione dormiente, portava un abito antico che di quei tempi sono gli anziani potevano conoscere.
Esso era di un color pesca con ornamenti in tessuto trasparente a sbuffo sulle spalle magre e rigide, come si sia conservata in uno stato così perfetto rimane un mistero.
Fra le mani fredde teneva un ciondolo uguale a quello del becchino, ma solo una volta notate le mani si poteva notare l’enorme squarcio che partiva da sotto la mandibola della giovane e si andava a perdere sotto al vestito fino al ventre, probabilmente.
Un taglio netto e sicuro, non opera di qualche piccolo malvivente di strada insomma.
Adrian richiuse la cassa poggiandosi su di essa in modo che nessuno la potesse aprire, una mano lasciava intravvedere ben poco del disegno che la ornava e della scritta:

 
‘Claudia P.
13 luglio 1866
My only tresure’


 
“Bhè? Cos’avete da guardare? Non avete mai visto un cadavere di una donna??”
Gli ospiti spostarono l’attenzione su di lui, il ghigno divertito e un po’tonto che tanto lo faceva sembrar speciale non gli ornava il viso, al suo posto un semplice sorriso che lasciava trasparire quanto poco bene stesse mentendo.
“Questo è sicuramente uno dei miei migliori lavori in assoluto… detto questo uscite TUTTI da qui”
Riprese l’uomo spingendo un protestante conte, un basito demone un curioso bambinetto che, all’insaputa dello zio, era riuscito a leggere tutto.
“Undertaker chi diavolo è quella?! Pretendo delle spiegazioni, SUBITO!”
Grida battendo il piede mentre stringe le mani guantate a pugno, l’uomo chiude a chaive la porta facendo sparire le chiavi nella sua più che misteriosa veste.
Sebastian prende il figlio per il braccino cicciotto  arretrando con lui fino ad un divanetto dall’colore verde acido e dai cuscini morbidissimi.
“Rey… stasera verrai a casa con me, torneremo a vivere assieme come una vera famiglia e-…”
“No”
Risponde fermamente il bambino guardandolo negli occhi, lo sguardo sicuro.
“C-…capisco che tu sia spaventato all’idea di venire con me, è giusto, ma io sono il tuo papà e mi prenderò cura di te…”
“Tu hai buttato via me e mama… non ci volevi!”
Il demone spalanca gli occhi, cosa poteva dire per difendersi senza ferire il piccolo? Che non sapeva neanche di lui? Che è stato concepito per puro caso durante una scopata con una donna di cui conosce appena il nome?
“Bhè… ma non puoi restare qui, se vieni con me possiamo cercare insieme tua madre!”
“Zio Adian mi aiuta a cercare mama, tu vattene via”
E’ impossibile fermare la voce della verità, pura e spensierata, capace di ferire e alleviare l’animo delle persone con poche e semplici parole… e poi si sa, la penna ferisce più della spada.
Il bambino volta le spalle all uomo, a suo padre, dirigendosi verso il becchino con una leggera corsetta aggrappandosi alla sua veste.
I due, ignorando le proteste del giovane, si voltano accompagnandoli alla porta con un gesto della mano.
“Siete pregati di lasciare il mio negozio e tornare una volta morti, hihi grazie!”
E così i due fecero uscire dal loro negozio gli ospiti per poi chiudere il negozio e tornare nella loro camera da letto, l’urna colma di biscotti poggiata al petto del più grande mentre il piccino si stringe fra le sue braccia calde.
“Zio Adian… tu mi lascerai solo come ha fatto la mami e papà..? Ti dimentichelai tu anche di me…?”
Chiede con un  sussurro il bambino fissando lo shinigami negli occhi verdi lucenti, la cicatrice ben in mostra sulla pelle candida.
Lui si volta a guardarlo, i lunghi capelli bianchi scivolano giù dal suo petto.
“Figliolo io non ti lascerò a meno che non sia tu a chiedermelo…”
“… zio non lasciarmi mai…tienimi come quella bella donna… sempre con te”
Sussurra il piccolo in risposta chiudendo gli occhi, gli da un bacino sulla guancia cadendo in un agitato sonno.
Stupito da quelle parole il maggiore carezza il visetto del bimbo, invidiando Sebastian ma anche odiandolo, lui non aveva avuto il tempo di stare coi propri figli, a lui tutto ciò che amava era stato portato via in una notte brutale e per un futile motivo.
“Non permetterò che nessuno ti ferisca mai più, punirò IL bastardo che ti ha causato tanto dolore !”
E così dicendo stringe il piccolo coprendolo e lasciandosi anche lui cadere in un profondo, e colmo di incubi tinti di rosso, sonno.
 
 
Autrice:
Eccomi tornata con un nuovo capitolo (in estremo ritardo, lo so, ma con la scuola è dura T^T).
Voglio ringraziare tutti quelli che hanno seguito la mia storia fino ad ora, presto arriverà una bella sorpresa... *inserire risata cattiva qui*
Perdonate gli orrori ortografici, grazie a chiunque legge e ancora di più a chi recensisce...GRAZIE <3
Ice98
  
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