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Autore: Moge_k0_02    12/03/2015    2 recensioni
E se.. Dopo quattro anni, una verità dimenticata tornasse a galla? Ib e Mary sono ormai uscite dalla galleria d'arte di Guertena lasciando Garry, che è morto in quel mondo parallelo per mano di Mary. Come reagiranno le due sorelline scoprendo la verità dopo tanto tempo?
Attenzione!! Rischio spoiler!!
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ib, Mary
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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La campanella dell’ ultima ora era ormai suonata da un pezzo, eppure sua sorella non si faceva ancora viva. Mary la stava aspettando nel cortile del liceo, osservando i gruppi di amici che chiacchieravano e ridevano allegramente. Lei non era ancora riuscita a farsi delle amicizie in classe, sì, c’era qualche compagna con cui parlottava durante la spiegazione di geografia, ma non era amicizia, era solo la conseguenza di sette noiosissime ore di lezione. Guardò l’orologio: erano passate più di due ore da quando Ib si era allontanata dalla classe per recuperare il compito di geometria saltato il martedì prima , quando aveva l’influenza, eppure non si faceva ancora viva. Mary tirò un lungo sospiro profondo. Sua sorella era l’unica amica che aveva, l’unica con cui confidarsi, eppure sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di dirle tutte queste cose in faccia. Poteva solo sperare che, tutte quelle volte in cui Ib le chiedeva cosa avesse per la testa, come si sentisse, e riceveva come risposta “tutto bene”, lei la stringesse forte e le dicesse “lo so che non è vero!”. Poteva solo sperare, sperare e niente altro. I suoi pensieri  vennero  interrotti all’improvviso da delle grida che incitavano:-Botte! Botte!
La ragazza fece capolino dalla siepe che la divideva da quel baccano. Non capiva cosa stesse succedendo, la prima cosa che vide fu un cerchio di persone che urlavano e applaudivano a ritmo, al centro due ragazzi che si picchiavano. Il primo era un ragazzo robusto, muscoloso, con i lineamenti contratti e rugosi. Il secondo stava indietreggiando steso sul pavimento, con un occhio nero e la fronte insanguinata. Mary sentì una scossa correrle lungo la schiena, fin da piccola era terrorizzata dal sangue e dal buio. Quando camminava in un corridoio a luci spente, aveva il terrore che l’oscurità la potesse inghiottire per sempre. Aveva anche fatto un sogno a riguardo nel quale apriva le labbra e la sua voce invocava”Padre!”  . Adesso si sentiva impotente, non sapendo cosa fare mentre il bullo picchiava l’altro ragazzo. Si guardò attorno sperando che arrivasse un professore da un momento all’altro,ma l’unico adulto presente era il giardiniere, al quale non importava nulla di quello che accadeva intorno. Sapeva solo potare la siepe e piantare fiori dappertutto. Ad un certo punto una strana forza prese il sopravvento su quell’involucro che adesso era diventata Mary  e la spinse verso quell’uomo, che si accingeva a scavare un letto per  le rose gialle. Sfilò dalle sue mani la paletta da giardino, la impugnò, ed in quel momento si sentì sovraccarica di un’energia che non era sua. Si sentì potente, capace di qualsiasi cosa, persino, perché no, un po’ cattiva. Si avvio a passo svelto e deciso verso la rissa, e urlò con più voce di quanta ne avesse in corpo: -Adesso basta!
Tutti si voltarono. Non fiatava più nessuno, non si sentiva un respiro. Si sentì compiaciuta del fatto che dei ragazzi più grandi di lei la temessero fino a questo punto. Emise un altro grido, più minaccioso: -Lasciatelo stare! – il bullo prese coraggio e le rispose:- Chi sei per dirmi cosa devo fare? Sei solo una bambina! Che c’è? Che ci fai ancora qui? Vai a casa dalla mammina, sarà preoccupata per te- la prese per un braccio e la spinse, come volesse cacciarla. Lei non ribattè nulla. Ripetè:- Lasciatelo stare! O io.. – brandì la paletta in tutta risposta. Possibile che quell’oggetto risvegliasse in lei tanta sicurezza? A quel punto il gruppo si sparpagliò in tutto il cortile, intimidito e impaurito. Rimase solo il ragazzaccio di prima. Ora basta. Questo era il colmo. Come osava lui sfidarla in quella maniera?! Era troppo.  Roteò la paletta attorno all’indice attraverso il buco all’estremità del manico e lo colpì sul naso, adesso sanguinante. Lui scappò via piagnucolando mentre Mary ricominciò a tornare sé stessa. Lo sguardo si riaddolcì e la paletta le cadde in terra. Forse pianse anche, perché il ragazzo picchiato la guardò incredulo e con aria interrogativa. Probabilmente si sentiva già in colpa di aver ferito in quel modo una persona. O forse erano lacrime di felicità. Non ne comprese bene il motivo, eppure in quel momento le sembrò l’ipotesi più plausibile.
Tese una mano al ragazzo che la guardava con gli occhi sgranati. –Tutto bene?-gli chiese. –Sì, grazie..molto meglio..- le rispose lui. Mary lo osservò meglio: doveva avere 15 o 16 anni, due in più di lei. Era più bello di quanto avesse immaginato prima. Aveva i capelli castani, gli occhi verde brillante e la pelle abbronzata nonostante l’inverno alle porte. Le sembrò di perdersi in quello sguardo dolce, il verde era il suo colore preferito e rimase incantata per un arco di tempo abbastanza lungo. La voce di sua sorella la riportò alla realtà. – Maryyyyyy!!! Dove sei? È tardi,sbrigati!
Mary si mise a correre con la testa girata verso il ragazzo, scusandosi di andare così di fretta.  Lui bisbigliò un :- Aspetta! – ma quando si accorse che era troppo lontana, si girò e tornò a casa. –Mary..- pensò.

Stavano percorrendo la via di casa. Contrariamente al solito, Mary non aveva ancora spiccicato parola. Ib provò a capire cosa le fosse successo. – Allora… ti sei annoiata ad aspettarmi, eh?-.Mary scosse la testa. Non aveva voglia di parlare. Era troppo impegnata a pensare per parlare. Ma la sorella non si volle accontentare di una simile risposta ed insistette:- Cosa mi sono persa mentre non c’ero all’uscita?-. 
-Niente.. –fece lei. Poi prese a saltellare gridando:- Ho spaccato il naso ad un bullo! Da sola! Beh, non proprio da sola, con me c’era una paletta, ma una paletta non può prendersi il merito, giusto?- . Ib spezzò l’euforia di Mary:- Come hai spaccato il naso ad un bullo?!! Ma dico, che sei pazza? Avresti potuto farti male, e poi non bisogna mai immischiarsi in cose che non ti riguardano! E non pensi alla figura che fai? Devi promettermi che non lo farai mai più!- , non se ne preoccupò del fatto che sarebbe riaccaduto, Mary era sempre stata fedele come un cagnolino alla sorella fin da bambine. – NO! Sono stufa di prendere ordini da te, di fare quello che gli altri vorrebbero che io faccia, di seguire tutte queste convenzioni, di dover apparire come la gente vuole che io appaia agli altri! Io oggi per la prima volta sono stata veramente capace di scegliere cosa fare senza dovere niente a nessuno, sono stata libera, ed essere liberi è potere. E se potere vuol dire essere cattivi, ebbene, perché no, ben venga! Vorrà dire che chi si sottomette a Me non è stato capace di scegliere di essere libero! È facile, per te, tu sei la gemella brava, la rosa senza spine, la ragazza che si SOTTOMETTE agli altri. Ma io sono stufa! Non farò mai più quello che mi dite tutti, tu e gli altri. Mi assumerò le mie responsabilità di quello che farò, ma sarà quello che voglio io, io e nessun altro!
E scappò verso casa con le lacrime agli occhi.

Verso sera Ib andò a letto. Mary non si era presentata neppure a cena e lei l’aveva trovata in camera con la faccia soffocata nel cuscino tra singhiozzi silenziosi. Si addormentarono con la luce accesa, come al solito. Era la prima volta che non si scambiavano una parola a letto.
Alle due e mezza di notte Mary si svegliò di colpo. Aveva ancora avuto quell’incubo, ma era la prima volta che si svegliava durante la notte. Scoprì solo in quel momento che suo padre, quando dormivano, spegneva la luce. Aprì gli occhi di scatto ma, spaventata, li richiuse subito. Sperava di poter ingannare il suo cervello facendogli credere che la luce fosse accesa mentre lei teneva gli occhi socchiusi per spiegarsi il buio. Provò più volte a riaddormentarsi, ma faceva sempre lo stesso incubo ricorrente. Si risvegliò per l’ennesima volta, ma si dimenticò di tenere gli occhi socchiusi per ingannare il buio. A quel punto non c’era più niente da fare. Gridò disperata invocando :- Padre!- come nei suoi sogni,  poi scoppiò in lacrime singhiozzando, a bassa voce:-Un mostro... Sono solo un MOSTRO!- urlò ancora. Ib si svegliò. Restò in silenzio per capire cosa fosse successo. Sentì Mary piangere e invocare il papà, poi alcune parole come “sono un mostro, sono cattiva”. A quel punto si avvicinò al suo letto e l’abbracciò forte. Erano sorelle gemelle, anche dopo un litigio, dopotutto, e dovevano sapersi consolare a vicenda anche in questi casi. – Io so che non lo sei, Mary, tu sei la persona più dolce del mondo, non faresti mai male a nessuno.
-Quella Mary non c’è più.- le rispose una voce rigida e fredda. –Quella Mary è morta.
Il mattino dopo non si rivolsero la parola e non si sfiorarono nemmeno con lo sguardo. Possibile che Ib non capiva? Possibile che non comprendesse per quale motivo Mary stava comportando così? Che non capisse la bellezza di poter scegliere cosa è per sé stessi giusto o sbagliato secondo i PROPRI ideali? Che secondo lei il suo fosse solo uno sbaglio e non una decisione ormai presa? No , probabilmente non l’avrebbe mai capito. Del resto, come poteva capirla? Era esattamente il suo opposto! Ecco, adesso non aveva proprio nessuna amica. Se l’era cercata. Oh, com’era stata stupida! Non avrebbe mai dovuto dirle niente di quella vicenda con la paletta e tutto il resto. Come aveva potuto sperare che quella perfettina di sua sorella la capisse. Era troppo impossibile per poterlo sperare. Troppo.
Le lezioni di grammatica durarono più di tre lustri e mezzo, pochino per la prof di lettere, stava decisamente perdendo colpi. Mary era stata tutto il tempo a scarabocchiare su un foglio degli schizzi di vestiti e testi di canzoni. Ib non faceva che tormentarsi per capire dove avesse sbagliato la sera prima. Sua sorella era sempre più strana e contraddittoria. Era fiera del suo nuovo modo di agire e allo stesso tempo la terrorizzava questo suo cambiamento radicale. Non capiva come avrebbe potuto appoggiarla se qualunque cosa dicesse lei non le andava bene. Certo, non riusciva neanche a comprendere la cosa positiva del suo, appunto, cambiamento. Era solo un modo stupido per attirare l’attenzione in senso negativo.  
Ad un certo punto entrò in classe il prof di motorie con aria furiosa. Disse che qualcuno aveva rubato le pagelle compilate la sera prima dalla prof di francese e fece perquisire tutti gli zaini ad uno ad uno. Alla fine vennero trovate nello zaino di una compagna francese, Leyle, che non sapeva neanche l’italiano. Un brusio di sottofondo scosse la classe. Leyle tentò di spiegare cosa fosse successo, ma non la capivano nemmeno i professori, che andarono a chiamare la preside per farla andare direttamente lì. Mary guardò la compagna. Sapeva che non aveva fatto niente e doveva assolutamente fare qualcosa, ma..cosa?  Sentì una voce urlare nel chiasso:-SILENZIO!- era una voce famigliare. Era sua sorella. 
 Metà classe ammutolì, l’altra prese a sparlare anche di lei.
Urlò ancora. Questa volta quasi tutti tacquero, impauriti. Ib salì in piedi sulla cattedra. Aveva letto su un libro che stare più in alto degli avversari dà più sicurezza. Riprese:- Allora…cerchiamo di chiarire questa situazione- poi, rivolta a Leyle:- C’ est que tu veux dire? (cosa volevi dire?)- per una volta le era utile aver studiato francese quando veniva assegnato.
Disse che non era stata lei a prendere le pagelle e che l’ultima volta le aveva viste appunto la sera prima mentre la prof di francese le faceva un corso per imparare l’italiano. Poi le aveva conservate nella sua cartella rossa e se n’era andata.
Qualche compagno si mise a ridere dei suoi tentativi di autodifesa, qualcun altro dubitò delle sue parole ribattendo che la cartella della prof è fuxia, credendo di fare lo spiritoso. Ma la chiave di tutto questo era proprio la cartella. Ib analizzò quella di Leyle. Era di un rosso acceso, mentre quella della prof è porpora. Ma se Leyle non mente, le pagelle sono state messe in quella rossa, di conseguenza la colpa di tutto era..ma sì! Come aveva fatto a non pensarci! Zittì nuovamente la classe e annunciò a tutti la sua scoperta. La colpevole era la stessa professoressa di francese a mettere le schede nella cartella per sbaglio. Entrarono i professori con la preside appena in tempo per vedere Ib saltare giù dalla cattedra.
-Sei nei guai…!!!- fece la prof di lettere.
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Angolo autrice
*welcome to my world that's painted with...* 
Ah.. scusate, stavo ascoltando "Puppet". Cosa mi sono persa? Oh, già, Ib è nei guai... mannaggia. PALETTE EVERYWHERE. Sì sono stupida, si nota tanto? E dunque... questo era il primo capitolo.. anzi se devo dirla tutta ne ho uniti tre insieme. Il fatto è che, essendo la mia prima ff, non ho il senso della lunghezza, quindi per favore qualcuno mi dia un segno!
Per chi non l'avesse notato Ib mi è venuta un pò OOC, visto che in teoria dovrebbe essere molto più timida anzichè essere, al contrario, un punto di riferimento per Mary. Vi ricordo che, però, hanno 14 anni, eh. spero che questo capitolo vi sia piaciuto, mi raccomando se ci sono degli errori segnalatemeli, e niente ci vediamo al prossimo CAPITULO!!! YEEEEE!!!
Ah già, dimenticavo, questo è un messaggio per mia cugina Alessandra: Ale, è inutile che ti metti a scrivere recensioni come "Ma perchè non c'è Garryyyyy??? Buuuhuuuuhhhuhuh!!! " perchè lo so che sei tu a chiamarti "Ale x Garry forever". Giusto per ricordartelo eh.
Perchè poi mi sollevi una rivolta di fan della Garrib.
Ma ti voglio bene lo stesso.
Credo.
Ciauuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!!!!!!!!!!!!!!!!

Moge_k0_02 <3
   
 
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