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Autore: altaira    12/03/2015    0 recensioni
La mia storia racconta di un uomo che incontra di continuo una ragazza fidanzata di cui si innamora. Lei improvvisamente riceve una proposta di matrimonio dal suo ragazzo e le cose si complicheranno
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Michele non faceva altro che pensare a quella ragazza, da quando era sceso dall'aereo. I suoi ricci scuri, i suoi occhi verdi, i suoi seni rotondi e generosi. Tutto di lei lo affascinava. Per non parlare del modo in cui arrossiva violentemente quando le faceva complimenti. Adorava il suono della sua voce. Mentre andava in auto verso la sua casa parigina, non riusciva a smettere di immaginarsi quella ragazza nuda, davanti a se. Tirò forte su col naso, cercando di distrarsi guardando fuori dal finestrino. Parigi era particolarmente calma quella sera, non c'era traffico, e si sentivano pochi rumori all' esterno. Arrivato nel suo loft fu accolto dalla sua governante. -Monsieur, desidera mangiare?- chiese in italiano, ma con un forte accento francese. -Si,grazie, Madeline. Tra 10 minuti, per favore.- rispose lui togliendo la giacca e porgendogliela, perché la riponesse. Si svestì completamente e andò in bagno. Aprì la doccia calda e cercò di svuotare la mente da tutti quei pensieri su quella donna. Prese una tuta dalla sua cabina armadio e la indossò per cenare. - Monsieur, il dottor Callegari ha telefonato poco prima che lei arrivasse.- gli disse la governante. -Grazie Madeline. Tutto bene qui?- -Si, monsieur, abbiamo tenuto bene la casa?-chiese ancora lei premurosa. - Si, Madeline, meravigliosamente bene. Non ho dubbi del vostro lavoro.- rispose lui. - Grazie, monsieur, vado a prepararle il letto per la notte.- disse la donna e si allontanò da lui. Michele afferrò il cellulare e compose un numero. - Dottor Callegari, buona sera, mi cercava?- chiese. - Oh! Mio caro Michele! Tutto bene? È arrivato a Parigi?- ribatté l'altro. - Si, signore, tutto bene. Sono atterrato da un quarto d'ora.- - Bene, vorrei che si impegnasse immediatamente con il progetto. Domani mattina vada sul posto e controlli che le cose procedano come ha chiesto il cliente.- rispose lui. - Non si preoccupi dottore, domani andrò al cantiere, la contatterò appena ho notizie.- - Grazie, Michele, è sempre un piacere lavorare con lei.- disse, e chiuse la telefonata. Michele raggiunse la terrazza del suo appartamento e restò per un po' ad osservare le luci della città e le auto che scorrevano sotto di lui. Il viso di quella donna non si scollava dalla sua mente. Ma i suoi impegni erano più importanti, e comunque l'avrebbe rivista in Italia, quando l'avrebbe contattato per l'auto. Perché non le aveva chiesto almeno il numero del cellulare? E cosa ci aveva trovato di bello in quel tipo così...inutile? Chissà, forse per questo l'unica cosa che lei ricordava di lui era che fosse gentile. Forse in quel momento stavano facendo l'amore, ed a quel pensiero il suo stomaco si torse violentemente, in un accesso di rabbia. E intanto che poteva farci... Lei era sua, e questo era chiaro. Ma Michele la desiderava, e avrebbe tentato tutte le sue carte. Andò nel suo studio, e cercò di lavorare per un po', poi la stanchezza ebbe il sopravvento, e quando cominciò a non vedere chiaro chiuse il faldone ed andò a letto. - Amore! Sveglia! Il sole è alto già da un po'!- Francesca aprì gli occhi lentamente, il sole penetrava dalle tende bianche al balcone. Il mal di testa era passato, ma gli occhi nocciola non le erano ancora usciti dalla mente. Lentamente si alzò e raggiunse Pino, già seduto al grande tavolo con il giornale aperto. - Buongiorno, raggio di sole!- la salutó, e lei andò a sedersi sul suo grembo, e gli schioccò un bacio sonoro sulle labbra. -Buongiorno amore- gli disse. -Siedi, hanno portato la colazione già da una mezz'ora. Troverai che qualcosa già si è raffreddato.- le rispose. E lei cominciò a servirsi di quello che l'hotel aveva loro portato.  -Stamattina andiamo a vedere il Louvre e la Tour Eiffel nel pomeriggio... Pranziamo all'Epicure. - -Mmm.. la giornata promette bene!- rispose lei addentando un soffice croissant. -Non poteva essere altrimenti. Ho preparato il week-end più bello della vita, per la donna più bella del mondo!- le disse sorridendo. Lei le sorrise di risposta. Ma come aveva potuto lasciarsi turbare da quell'uomo il giorno prima? Francesca finì di fare colazione e si preparò, poi insieme a Pino uscì in una Parigi assolata e calda. Il Louvre la lasciò a bocca aperta. La sua pinacoteca era stupenda. Il cibo all' Epicure fu altrettanto fantastico. Pino si era davvero impegnato per quel piccolo viaggio. Giunsero al Campo di Marte nel primo pomeriggio. Salirono sul punto più alto della torre, Pino era al settimo cielo anche col suo umore. Francesca si sentiva trascinata dalla sua gioia. Una volta arrivati alla terrazza della cima della Tour Eiffel si soffermarono per molto tempo a vedere il panorama, abbracciati. -Aspetta un momento, vado in bagno e torno.- le disse Pino. E lei rimase sola, e tutta Parigi ai suoi piedi. -Signorina, sembra proprio che lei mi stia pedinando!- Francesca sentì una voce familiare e si voltò. Era ancora lui, quel fastidiosissimo uomo. -Ancora lei!- esclamò Francesca disperata. -Cosa posso farci se lei mi segue anche sul lavoro?- chiese lui. -Lei lavora qui?- -Ho un cliente al secondo piano, ma ogni volta che vengo, salgo quassù. Adoro lo Champagne bar.- rispose Michele. Lei tornò a guardare oltre il balcone, quasi ignorandolo. -L'ho vista con lui ieri, in aeroporto. Ma credo che lei non meriti un ometto come lui.- le disse. -Ah! Quindi meriterei di più un uomo come lei?- -In realtà non meriterebbe neanche me, ma non credo che sia davvero innamorata di lui.- rispose abbassando la testa, abbattuto. -Io sono innamorata di Pino.- -E per quale motivo ieri era così fredda quando l'ha visto?- incalzò Michele. - Da quanto tempo non gli dice un semplice “ti amo”?- Francesca distolse lo sguardo e cominciò a pensarci. Effettivamente aveva dimenticato quando era stata l'ultima volta che glielo aveva detto. Stava pensando una frase adatta per risponderlo a tono, ma non fece in tempo, perché Pino arrivò tutto sorridente portando un carrello con un secchiello di ghiaccio, due flûte vuoti e un grosso mazzo di fiori. Michele si allontanò da lei distrattamente, come se fosse lì di passaggio e si posizionò in un punto lontano alle spalle di Pino per osservarli senza essere visto. -Amore mio, ti va un po' di champagne?- chiese Pino a Francesca, mentre già stava stappando la bottiglia. Francesca fece di si con la testa, e Pino fece volare il tappo in aria. Versò lo champagne nei due flûte. Lei lanciò un'occhiata veloce verso Michele e notò che sorrideva divertito per la scena che stava osservando. All'improvviso Pino cadde in ginocchio. Francesca spalancò gli occhi meravigliata. Pino tirò fuori una scatolina di velluto rosso dal taschino della giacca. Lei guardò truce verso Michele, che ora era piegato in due dalle risate. -Francesca, so che forse questo ti può sembrare strano e affrettato, ma per quanto mi riguarda mi sono bastati appena due anni della mia vita, per capire che sei la donna con cui voglio passare il mio futuro. Sei l'angelo caduto in terra che ha illuminato i miei giorni, dall'esatto istante in cui ha incrociato il suo sguardo col mio. Ti sto chiedendo la mano. Francesca, vuoi essere mia moglie?- le disse Pino con gli occhi lucidi, porgendole l'anello. Francesca sentì le lacrime salirle in gola. Era emozionata, eppure era veramente strano. Non avrebbe mai creduto che Pino fosse arrivato a tanto con lei. -Si!- disse sorridendo ed infilando il dito nell'anello.- Voglio essere tua moglie.- e stringendolo forte esclamò a voce alta – Pino, ti amo.-ma nel momento in cui lo disse le suonò grottesco, e dal suo angolino Michele si spostò allontanandosi da loro. “è quasi ridicolo che Francesca si sposi con quell'omuncolo. Non prima di avermi dato ascolto. Devo fare qualsiasi cosa per farle capire che sta commettendo il più grande errore della sua vita” Michele non riusciva a darsi pace. Da quando aveva incontrato Francesca alla Tour Eiffel il suo unico pensiero era tornare in Italia e incontrarla. Doveva farla ragionare. Il suo viso mentre lui le chiedeva di sposarla era spaventato. I suoi occhi verdi erano spalancati per il terrore. A lei quel Pino non piaceva neanche, e Michele ci avrebbe scommesso la testa. Ormai era passata una settimana, non resisteva più. Doveva assolutamente tornare in Italia. -Dottor Callegari, buongiorno.- disse al cellulare. -Ah! Ingegner Michele, come vanno le cose a Parigi?- chiese il suo interlocutore. -Tutto bene. Volevo comunicarle che il progetto è stato avviato alla grande. Il nostro cliente è più che soddisfatto. Per questo credo che entro domani tornerò in Italia, se lei è d'accordo.- -Sicuramente, mio caro. Ho bisogno di lei qui. Mi sta impazzendo tutto lo staff, ha un cumulo di posta enorme sulla scrivania, sono passato questa mattina davanti al suo ufficio e ho dato un po' uno sguardo in giro. Sono persi senza di lei.- disse l'anziano signore al cellulare. -Allora credo che domani mattina verrò a Napoli, partirò stasera col primo volo disponibile.- rispose Michele e chiuse la telefonata dopo aver salutato il suo capo. -Madeline, preparami la valigia. Torno a Napoli.-gridò alla sua governante. Francesca si sentiva frastornata, come se fosse stata ubriaca, o avesse subito il jet-lag. Scesa a Napoli trovò tutta la sua famiglia al completo nell'aeroporto che l'aspettava. Ognuno di loro aveva un palloncino. Festeggiarono come se avessero vinto chissà quale importante premio. Lei non aveva ancora realizzato. La domenica vissuta a Parigi era passata pigramente nella spa del Prince de Galles, e Francesca continuava a far finta che non fosse successo niente. Pino era l'uomo più felice del mondo invece. La riempiva di attenzioni, l' aveva trattata davvero come una principessa. Ora davanti a quella folla di persone si sentiva leggermente avvilita, messa improvvisamente di fronte alla realtà. Come aveva fatto Pino a contattare tutte quelle persone in una sola giornata, mentre era ancora con lei? O piuttosto doveva aver chiamato immediatamente sua madre, e lei, restando fedele a se stessa aveva fatto girare la voce in un lampo. Tutta quella massa di persone si spostò verso l'uscita dell'aereoporto, ed insieme raggiunsero le auto. Francesca conviveva con Pino già da 6 o 7 mesi, e quasi fu contenta che si fossero dispersi nel traffico napoletano. La villa dove abitavano era poco fuori Bacoli. Lui aveva comprato un terreno enorme e ci aveva costruito questa enorme casa, circondandola con un grande giardino con tanto di piscina. A volte Francesca ancora si perdeva tra le tante stanze che c'erano. Prima di entrare nel garage della villa c'era un enorme viale da percorrere in auto. Quella sera era tutto illuminato con fiaccole su entrambi i lati. Francesca si insospettì, e la cosa peggiorava man mano che si avvicinavano al' edificio principale. Cominciò ad intravedere palloncini e festoni tutt'intorno l'atrio. Appena entrati in casa ci fu lo scoppio di cannoncini sparacoriandoli, e la coppia ancora mano nella mano fu avvolta da grida di giubilo e stelle filanti. Pino aveva fatto proprio le cose in grande. Lei lo guardò con un sorriso amaro, mentre la folla incitava al bacio e lui la stringeva a se, schioccandole un bacio veloce. Tutti applausero. Tutto sommato fu una bella serata. Ma nonostante ciò lei non vedeva l'ora di lasciar uscire tutti quegli ospiti da quella che ufficiosamente era casa sua,e rintanarsi nel suo letto. Era stanca, assonnata e leggermente depressa.
  
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