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Autore: altaira    12/03/2015    1 recensioni
La mia storia racconta di un uomo che incontra di continuo una ragazza fidanzata di cui si innamora. Lei improvvisamente riceve una proposta di matrimonio dal suo ragazzo e le cose si complicheranno
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Francesca era ferma ad un semaforo. La sua auto tropo grande ingombrava anche una piccola parte della carreggiata sinistra. Mente le auto davanti a lei passavano lei controllava sporadicamente controllava dallo specchietto retrovisore cosa succedeva dietro. Finalmente dopo qualche minuto il semaforo diventò verde e lei accelerò per attraversare l'incrocio. Successe tutto in un attimo. Mentre lei passava, un' altra auto passò a velocità moderata, ma non poté evitare lo schianto. L'altra auto prese in pieno la sua fiancata destra e Francesca fu sbalzata in avanti.

-Oh mio Dio!- esclamò spaventata e preoccupata per l'auto. Immediatamente aprì la portiera dell' auto e scese.

-Ma che cazzo!- gridò girando intorno all'auto per valutare il danno.

-Mi scusi, ma non ho visto il semaforo. Le chiedo veramente scusa. È colpa mia. Riparerò tutto!- mentre Francesca aveva ancora le mani nei capelli, l'uomo che l'aveva tamponata era sceso anche lui dall'auto e ora le chiedeva scusa, con aria contrita ed una mano sul petto.

-Mi dispiace, mi dispiace davvero.- disse quell'uomo.- Piacere sono Michele. Come sta? Si è fatta male?- le chiese gentile tendendole una mano.

-No, sto bene.- rispose lei, alzando il viso e guardandolo.

-La prego, spostiamo le auto, le offro qualcosa da bere, mentre chiariamo la situazione.- le disse sorridendo.

Francesca lo osservò bene. Era un uomo sulla trentina, con le spalle larghe e due grandi occhi nocciola, i capelli scuri e scarmigliati. Scendeva da un auto nera, lussuosa, probabilmente era al cellulare prima dell'incidente. Francesca si sentiva arrabbiata, ma allo stesso tempo in colpa, perchè quell'uomo era così gentile con lei.

Rientrò in auto e la accostò al marciapiede per parcheggiare, lui fece lo stesso. Poi scese dall'auto e lo aspettò, mentre lui scendeva e con una mano le indicava un bar vicino.

-Cosa prende?- le chiese.

-Un caffè, grazie.- rispose lei. Lui ordinò due caffè al barista ed insieme si avvicinarono al bancone.

-Non mi ha ancora detto il suo nome.- le disse guardandola curiosamente.

-Mi chiamo Francesca- gli rispose.

-Francesca.- ripeté lui – Le chiedo veramente scusa per quello che ho combinato. Ero al cellulare e non mi sono accorto che il semaforo era rosso. Ma non si preoccupi le pagherò ogni danno, anzi, se ha un carrozziere di fiducia, la posso accompagnare anche immediatamente.-

-Senta, ora non posso. Devo andare al lavoro.- gli rispose lei.- Ma se mi lascia un contatto, le farò sapere appena posso.- lui tirò fuori il suo portafogli e le passò un biglietto da visita. Lei lesse “Ing. Franzese Michele” e relativi numeri e indirizzi e-mail.

-Questi sono i miei contatti. Può tranquillamente lasciare le notizie alla mia segretaria e la contatterò.- le spiegò lui. Nel frattempo erano arrivati i caffè, e lei trangugiò il suo. Era di fretta. Strinse ancora la mano a quell'uomo per salutarlo, e corse via.

La sua giornata passò frenetica, tra le ultime consegne da completare in ufficio. Era un venerdì e Francesca doveva finire il suo lavoro prima del week-end. Il giorno dopo doveva partire per Parigi. Il suo ragazzo Giuseppe le aveva regalato quel viaggio da un po' di tempo, e lei non vedeva l'ora di staccare tutto e prendere l'aereo.

 

-Amore corri!- le disse Pino trascinando le valigie. Francesca aveva un bagaglio enorme e faceva fatica a tirarselo dietro, così lui le si avvicinò e glielo tolse da mano, per andare più spediti. Fecero il check-in di corsa. Lo speaker annunciò che il loro volo sarebbe partito in dieci minuti e loro corsero ancora di più per raggiungere il gate. Finalmente salirono a bordo e poterono riprendere fiato solo mentre le hostess indicavano loro il posto in cui dovevano sedersi.

Il volo partì dopo poco, e i due fidanzati si rilassarono nonostante i sedili stretti della economy. Mentre l'aereo sorvolava l'Italia il bambino seduto proprio vicino Francesca cominciò a sentirsi male.

-Amore di mamma, prendi una caramella. Vuoi un po' d'acqua?- la madre cercava di rassicurarlo, ma il piccolino diventava sempre più pallido. Ad un certo punto ci fu un via vai di hostess che passavano ogni tanto a controllare che tutto fosse apposto. Ma mentre passavano il confine con la Francia, il piccolo vomitò. Ed a quel punto le hostess, svuotarono la fila spostando i passeggeri nei posti liberi.

-Mi dispiace signorina, è rimasto solo un posto nella classe business. Devo dividerla dal suo compagno di viaggio.- disse l'hostess a Francesca, che immediatamente guardò il suo ragazzo.

-Vai, amore, non ti preoccupare.- le disse – Ci vediamo a Parigi!- e le sorrise.

Francesca seguì l'hostess, attraversarono insieme uno stretto corridoio, e poi sbucarono nell'enorme sala della business. I sedili erano più grandi, e c'era molto spazio per passare tranquillamente. Infine l'hostess indicò a Francesca il posto vuoto e le sorrise congedandola.

Francesca si accomodò, e si guardò intorno.

-Buongiorno.- le disse il suo vicino di posto. Era l'uomo dell'incidente. Francesca spalancò gli occhi vedendolo. - Anche lei a Parigi?- le chiese.

-Si.- gli rispose. - Un week-end romantico.-

-Ah!- sospirò lui.- Noi comuni mortali invece dobbiamo lavorare per sostenerci.-

-Chi le ha detto che io non sia una comune mortale?- chiese lei indispettita. Quell'uomo cominciava ad infastidirla.

-Oh!- disse – Lei è talmente bella.-

Francesca arrossì. - Le vorrei ricordare che lei ieri mi ha quasi distrutto l'auto, e farmi complimenti non la aiuterà a molto.-

-A proposito, credevo che entro la giornata di ieri mi avrebbe contattata per l'auto...- disse lui

-Credo che lei si sia accorto che avevo un po' da fare...- Francesca si stava indispettendo sempre più.

-Pensavo ci tenesse alla sua auto.-

-Si, ma ci tengo di più al mio week-end. Per l'auto e per lei c'è tempo.- rispose ormai arrabbiata e allo stesso tempo l'aereo ebbe uno scossone.

-Avvisiamo ai signori passeggeri che stiamo attraversando una lieve perturbazione, e preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza- annunciò una hostess da un microfono. Francesca allacciò le sue, eppoi incrociò le sue braccia al petto innervosita. L'aereo ebbe un altro scossone più forte e lei istintivamente afferrò i braccioli del sedile stringendoli forte.

Ma ritrasse immediatamente la mano che aveva per un attimo sfiorato quella del suo nuovo compagno di viaggio. Alzò gli occhi e lo guardò imbarazzata.

-Le chiedo scusa, non volevo disturbarla.- gli disse.

-Non si preoccupi. È stato un piacere sentire la sua pelle sulla mia.- rispose lui sorridendole.

A quel punto Francesca scattò. - Senta, io credo che lei non abbia capito che sto andando a Parigi con il mio ragazzo, è un week-end romantico, e non ho intenzione di tradirlo. Eppoi, lei ha danneggiato la mia auto,mentre io andavo a lavoro. Non credo che possa mai avere pensieri simpatici nei suoi confronti!-

-Oh! La ringrazio signorina. Ma questo non significa che io non possa fare apprezzamenti verso di lei. Effettivamente ed obiettivamente lei è una donna molto attraente ed io non vedevo l'ora di farglielo sapere.- Francesca arrossì ancora. Incrociò di nuovo le braccia e cominciò a guardare davanti a sé, combattendo contro la rabbia per quell'uomo e la paura per gli scossoni dell'aereo che si intensificavano sempre un po' di più.

-Lo ama?- chiese lui. Lei lo guardò stupita e offesa.

-Mi scusi, ma cosa le interessa?-

Lo sguardo di Michele diventò più intenso e provocatorio.

-Era per fare conversazione, la vedo particolarmente tesa.- le rispose.

-Si, sono innamorata del mio ragazzo.-

-Da quanto tempo siete insieme?- chiese ancora lui.

-Da 2 anni, e credo che staremo insieme ancora per un bel po'.- Francesca ormai era sulla difensiva, stringeva i pugni tanto da farsi venire le nocche bianche.

-Ah...e lui come si chiama?-

-Giuseppe, è l'uomo più gentile che abbia mai conosciuto.-

-é gentile...strano da dirsi per un fidanzato...- continuò lui. Lei distolse lo sguardo e decise di ignorare la sua affermazione. Afferrò un libro che aveva in borsa e cominciò a leggere, ma presto si distrasse. Quell'uomo la stizziva davvero tanto. Le aveva distrutto l'auto il giorno prima, ed ora pretendeva di comprarla con complimenti insulsi. Per non parlare del poco rispetto che aveva nei confronti del suo ragazzo e della pretesa di saperne più di lei della loro relazione.

Ad un certo punto lui si addormentò, e lei alzò gli occhi dal libro per osservarlo. Era un bell'uomo, aveva il naso dritto e la bocca sottile. I capelli erano scarmigliati come il giorno prima, e il suo torace largo e possente si muoveva su e giù al ritmo con il suo respiro. Francesca si voltò di scatto, nell'istante in cui lui sobbalzò nel sonno.

-Avvisiamo i signori passeggeri che il volo sta per terminare. Entro 10 minuti saremo a Parigi. Preghiamo di non slacciare le cinture fino al completamento della fase di atterraggio. Grazie per l'attenzione.-

Francesca sospirò sollevata pensando che entro dieci minuti avrebbe raggiunto il suo ragazzo. Ed avrebbero vissuto un meraviglioso week-end nella più romantica città d'Europa.

 

-Francesca, amore!- Pino la chiamò mentre lei raggiungeva il nastro per prendere le valigie. Lui già aveva preso la sua, e la stava aspettando. - Come è stato il viaggio, amore mio?-

-Noioso.- gli disse lei storcendo il labbro. Lo abbracciò e lo baciò, ma all'improvviso si sentì pungere la nuca e si voltò. Era lo sguardo cocente che Michele le aveva lanciato mentre la vedeva salutare il suo fidanzato. Lei ancora una volta si sentì infastidita.

Fuori dall' areoporto Francesca e Pino presero un taxi per raggiungere l' hotel. Francesca guardava affascinata fuori dal finestrino le strade parigine sfrecciarle davanti in un gioco di colori e luci.

Alloggiavano al Prince de Galles, in una camera stupenda, con le pareti bianche ed il letto beige.

-Allora, ti piace?- le chiese Pino disfacendo le valigie

-Si, amore, è stupendo.- le rispose lei abbracciandolo. Lui posò le labbra su quelle di lei, dandole un bacio carnale, passionale.

-Amore, ho bisogno di una doccia.- gli disse lei sciogliendosi dall'abbraccio. Ed andando in bagno.

Francesca si rilassò totalmente sotto il getto caldo della doccia, che le lavava via anche la tensione che quell'uomo dispettoso ed inappropriato le aveva provocato durante il viaggio. Come poteva anche solo pensare di tradire quel meraviglioso fidanzato che aveva? Come gli era venuto anche solo in mente che lei si facesse abbindolare dalle sue lusinghe?

Si avvolse in uno degli asciugamani che l'hotel aveva loro dato a disposizione e raggiunse Pino in camera.

-Amore, non smetterei mai di guardarti!- le disse alzandosi dal divano su cui era seduto e allungando le braccia per abbracciarla.- Sei la donna più bella del mondo.-

-Grazie amore.- gli rispose.

Lui si fece più audace e tirò un lembo dell'asciugamani in cui era avvolta. I loro sguardi si intensificarono. Francesca non voleva altro che sentirlo dentro di sé, e lui sospirò forte.

Francesca gli posò le mani sul petto, e sentì l'erezione di lui premerle sulla pelle nuda. Pino la prese per mano e la fece adagiare sul letto accarezzandole tutto il corpo. Lei sentì fremere il ventre, giù in basso, e cominciò a sentire il desiderio forte di essere presa. Lui si svestì velocemente e fu subito sopra di lei. Fecero l'amore dolcemente, sentendosi l'uno dentro l'altro. Poi giacquero sfiniti e in poco tempo si addormentarono.

 

Francesca aprì gli occhi all'improvviso. Un mal di testa le stava spaccando il cranio. Guardò l'orologio erano le tre di notte. Pino era avvolto intorno a lei come un lenzuolo. Lei lo osservò per un po' prima di alzarsi a prendere un bicchiere d'acqua ed un'aspirina. Era un uomo bellissimo. La sua pelle era scura, i suoi capelli neri e lisci formavano una cornice intorno al suo volto. Le sue labbra carnose erano sorridenti nel sonno, come se stesse facendo un bel sogno. Lei invece aveva sognato solo occhi nocciola quella notte. Enormi occhi nocciola che si avvicinavano a lei, e la guardavano insistentemente.

Cacciò dalla mente quei pensieri, e bevve l'acqua con l'aspirina tutta d'un fiato, poi tornò a letto e si rintanò tra le braccia del suo uomo. Dopo pochi minuti si riaddormentò.

  
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