Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: Giusi Scognamiglio    12/03/2015    1 recensioni
Selena Gomez è una 17enne vittima di bullismo.
Sono ormai anni che non riesce ad essere felice con se stessa e gli altri.
Lei è sola. Come possono due semplici occhi cambiare tutto?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Bieber, Miley Cyrus, Pattie Malette, Selena Gomez
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
(Appuntamento)
4 ANNI DOPO.

 
Avevo raccontato a Ryan quando quella ragazza mi condizionava la vita, e quando assomigliasse a Kristen.
Anche lui l’aveva notato, ma non me l’aveva detto perché da bravo amico voleva farmela dimenticare.
Anche se era diventato un compito più arduo.
  Lei le assomigliava così tanto.
Si chiamava Selena. Selena Gomez. Era un nome delizioso per una ragazza deliziosa.
Erano passati 4 anni, da quanto le rendevo una vita un inferno, 4 anni da quanto quel segreto mi divorava dentro.
E mi faceva odiare ancora più me stesso.
  Ormai ogni notte andavo a dormire sapendo già che in sogno l’avrei incontrata. L’avrei baciata e ci avrei fatto l’amore. Ogni notte mi svegliavo con l’uccello in fiamme e l’immagine di lei nuda davanti a me. Dio quanto la odiavo.

Passai a prenderla in giusto orario, dopo averle mandato un messaggio.
Avevo sedotto quella della segreteria, quella giovincella dai capelli sempre raccolti, per farmi dare il suo numero.
Mi aveva detto con quella sua voce stridula:
   «Non possiamo rivelare i numeri di nessuno.»
Ma appena le sfiorai con le dita le labbra e l’avevo complimentata un po’, era caduta nella mia ‘trappola’. Balbettandomi il suo numero.
Nel ricordare il modo in cui mi fissava con quei due occhi spalancati mi fece scoppiare in una risata malvagia.
 
Aspettavo con le braccia al petto, fuori dal suo giardino.
Poi un rumore attirò la mia attenzione e delle scarpe gettate dall’alto caddero nel l’erba. Alzai lo sguardo e lei era sul piccolo tettuccio.
  «Che cazzo fai?» Domandai,
  «Shh!» Mi azzittì e questo mi fece rabbia.
Dall’alto le riuscivo a vedere sotto la gonna, quel completino intimo di pizzo. Me lo fece diventare duro in un paio di secondo.
  “CAZZO.” Imprecai mentalmente.
  «Dai su salta, ti prendo io!» Le dissi, ma non l’avrei presa. La odiavo troppo. E dovevo farla soffrire.
  Ero malato lo so, malato di lei.
Così un cespuglio di capelli neri cadde in modo goffo in ginocchio. E non potei non ridere. Per il modo in cui i capelli le erano ricaduti su gli occhi e il suo viso nel vedere che non c’ero io ad attenuare la sua caduta. Ero stronzo, lo so. Ma sapevo anche che non si sarebbe fatta tanto male.
  «Coglione!» Esclamò. “Lo so.” Pensai.
«Belle mutandine!» Dissi stuzzicandola ancora di più. Le lessi la rabbia sul volto. E il divertimento troncò in un istante.
  «Okay, io ci rinuncio.» Visibilmente offesa, raccolse le scarpe e fece per andarsene. “NO.”
  «Hey no.» La presi per un polso. Toccai la sua bella pelle morbida, e resistetti all’impulso di far scivolare la mano lungo il braccio accarezzandola dolcemente. Così la tenni bel stretta. «Non rido più.» Le dissi. Lei prese un respiro: «Sei uno stronzo.» Mi spinse come per scherzare. E ancora una volta mi diede fastidio.
Mi dava fastidio perché assomigliava così tanto a Kristen. A lei che mi aveva fatto così male. «Dobbiamo andare.» Enunciai.
  «Perché tu puoi ridermi addosso ed io no?»
  «Zitta.» L’ammutolii.
Era una gran bella domanda, la cui risposta non era semplice.

Accesi il motore e ci avviammo. Per me la ragazza al mio fianco era un gran bel mistero. Mi provocava odio e amore.
Anche se l’amore era effimero. Non potevo amarla seriamente. Semplicemente lei mi ricordava il mio gran VECCHIO amore.
E risvegliava quelle poche tracce che erano rimaste in me. Mentre l’odio.. beh l’odio era costante.
L’odio aveva preso il posto dell’amore. Accesi una sigaretta per attenuare i pensieri, lei mi fece un paio di domande che ignorai.

Dopo cena uscii fuori per fumare un po’ e mettere in ordine i miei pensieri. Lì dentro mi sentivo troppo sotto pressione.
Selena si stava comportando bene.. anche se la vedevo un po’ tesa.. beh come biasimarla. Era accanto a me, in silenzio.
Una folata di vento arrivò e la fece tremare.
  «Tieni la mia giacca.» Le dissi. Non volevo che prendesse freddo. Lei si stupì della mia proposta e frenai i suoi pensieri. «Non affezionarti troppo ai miei gesti, solo che non voglio che ti prendi un raffreddore, sei pessima già così.» Sapevo di essere un gran figlio di puttana. Ma non potevo farci niente.
  «Non la voglio.» Rispose cocciuta. E quanto avrei voluta prenderla a schiaffi.
  «Indossala e non fare la stronza.» La incitai. Lei la prese e la indossò. La rilassarsi e annusare furtivamente il mio profumo.
  “Le piace? Le piaccio?” La seconda domanda mi si illuminò nel cervello. “Beh ovvio, tu piaci a tutte.” Mi dissi.
  «Dopo me la ridai e cerca di non sudare, non voglio la tua puzza sulla mia roba.» La smerdai ancora una volta.
  “Soffri, piccola, soffri.” Canticchiai mentalmente. Anche se una parte di me.. la desiderava.
  «Ti prego Justin..» Sussurrò.
 «Cosa?» Sbottai.
   «Non fare così.» “Così come?” Come uno stronzo? Beh scusami tanto, ma tu assomigli a una certa stronza che mi ha fottuto e adesso devo fartela pagare.
“Ok?Ok!” Sapevo che il mio ragionamento era da malato, ma non potevo farci niente. Per l’ennesima volta.
Io la odiavo. Tanto.
  «Non posso farci niente se ti odio.» Pensai ad alta voce.
  «Allora perché non fai fare questa messa in scena a qualcun’altra?» Sbottò improvvisamente, bella domanda.
Improvvisamente venne mia madre e il primo impulso che mi venne.. fu di baciarla.

La sentii irrigidirsi fra le mie mani e sulla mia bocca.
Non sapeva baciare. “Ovvio.” Ma adoravo la sua bocca. Era morbida. Proprio come me la immaginavo.
  “Chissà se anche la tua pelle, in quella parte intima è così morbida.” .. mi lasciai fuggire un pensiero tutt’altro che odioso e andammo via.

Il mattino seguente mi svegliai bene, e non volevo andare a scuola. Infatti non ci andai, non volevo incontrare ne Miley ne Selena.
Ma ovviamente l’ironia del momento non mi sfuggì quando incontrai Selena proprio al parco. Ma mi sentivo bene, con me stesso.
Stranamente, e non sentii l’impulso di offenderla o altro.

La fissai da lontano per un po’. Un bel po’. Era seduta su una panchina. E guardava le sue scarpe. Probabilmente aveva saltato anche lei la scuola o aveva fatto tardi.
  Adesso che la ammiravo bene, non assomigliava così tanto a Kristen. Forse il modo in cui portava i capelli.. ma .. niente. Solo questo. Mi avvicinai piano, con le mani in tasca, notando come lei, che adesso guardava in alto, le nuvole nere in cielo.
  «Penso che fra un po’ pioverà.» Mormorai sedendomi al suo fianco. Lei sobbalzò piano. E confermò.
  Le chiesi cosa ci facesse lì, e infatti, come avevo pensato, aveva fatto tardi e aspettava che suonasse la seconda ora. Poi improvvisamente non parlò più. E la vidi in piena crisi mentale. Stava rimuginando, lei lo faceva sempre. Me ne accorgevo.
Ogni volta che pensava si formava una piccola ruga fra le sopracciglia..
  «Che pensi?» Le chiesi, lei guardava a terra..
  “Cosa stai pensando bellissima fanciulla dai capelli bellissimi?”
  «Hey guardami.» Le ordinai, lei subito mi guardò.
  «Ho dimenticato di portarti la giacca.» Mormorò, e sembrò una scusa.
E infatti, quando le dissi che sarei passato a riprendermela lei negò. «No, non venire. Oggi andrò a correre, ci vediamo qui.» Disse.

Ci speravo. Per qualche starno motivo io ci speravo. 


Rieccomi, sono stata occupatissima!! 
Se ci ripenso mi riviene di nuovo tutto lo stress! D: 
Comunque, che ne pensate?

WATTPAD: X 


 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: Giusi Scognamiglio