Questo è come mi hai salvato

Ogni minuscola parte di me era convinta che quello non era posto per te, Violet. Uno squallido locale buio in cui si esibivano punk band. I componenti dei gruppi ubriachi, la folla in delirio. I suoni poi, quella sera erano talmente sporchi da essere classificati come "rumori" persino dalle mie orecchie distrutte. E noi ce ne stavamo in un angolo, immobili. Io sorseggiavo la mia terza Redhook e non osavo rivolgerti parola, nè tantomeno avevo il coraggio di guardarti. Mi ripetevo nella mente che ero un idiota, perchè sapevo che dopo quella sera non avresti più voluto vedermi, e io non avrei di certo potuto darti torto, dal momento che ero certo che quel suolo sudicio e mal ridotto non era all'altezza delle tue scarpe e quell'aria non era degna di finire nei tuoi polmoni.
Era tutto uno schifo.
Ogni cosa.
Tranne te.
Eppure non ti stavo guardando in quel momento, ma ero certo che saresti stata bella anche in quel buco di locale in cui, come un idiota, avevo deciso di portarti.
E non parlammo fino alla fine della serata.
Mentre ti accompagnavo a casa, ti camminavo affianco con un'andatura decisa e l'aria spavalda di una persona a cui non fregava di niente e nessuno. Cercavo disperatamente di coprire la forte vergogna che provavo con un atteggiamento da duro, ma dentro mi sentivo morire.Poi rassegnato, riuscii finalmente a posare i miei occhi su di te. Eri così pensierosa. Il vestito bianco che indossavi si lasciava cullare dal vento quasi come se ne facesse parte, assieme ai tuoi capelli neri. Mentre gli occhi li avevi rivolti chissà dove.
Eravamo proprio diversi, noi due. Tu sembravi una dea con le tue movenze leggere e la tua figura esile, mentre io ero solo un dannato dai capelli arruffati e tatuaggi che beveva ogni sera per codardia.
-Sai cosa non mi è piaciuto del terzo gruppo, Drake?-
Sussultai per lo stupore.
-Fra i suoni non c'era alcuna armonia, sembravano accordi buttati lì così, tanto per.-
Ero talmente sbalordito da non riuscire a proferire parola. Avevi ascoltato con attenzione tutta la jam. Non ti conoscevo bene, è vero, ma ogni volta che ti incontravo tu riuscivi a sorprendermi.
 -Lo.. Penso anche io..- farfugliai.
-E' stato divertente, magari un giorno mi porterai anche ad un concerto vero.-
Mi venne istintivamente da sorridere e da prenderti per mano.
-Sicura che riusciresti a sopravvivere?- Scherzai poi spavaldo.
Ridesti divertita.
-Tu mi sottovaluti. Ho talmente tanta forza che potrei salvarti la vita.- Aggiungesti infine con tenera ironia.
E non ha importanza il modo in cui tu pronunciasti quelle parole, poichè me la salvasti davvero permettendomi di entrare nella tua.
____________________________________________________________________________________________________________________

Un'altra minuscola storia senza alcuna pretesa. E prima che voi vi domandiate (o mi domandiate) "Allora perchè l'hai pubblicata?", vi rispondo subito:"Bho.. D:" .
Non avevo mai provato a scriverne di così brevi e sono rimasta un po'.. Mmm.. Diciamo "confusa" dal risultato.
Ma comunque, spero di non aver creato forti disagi in voi e, nel caso la storia sia stata di vostro gradimento, bhe.. Dire che mi fa piacere è riduttivo.
Nel caso contrario, ogni genere di critica sarà ovviamente accettata.
A presto giovanotti e grazie per esser giunti fin quì!!