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Autore: Touch the sound    13/03/2015    1 recensioni
Dei lunghi capelli neri su quella pelle così pallida, i suoi occhi erano chiari e belli. Gli occhi azzurri gli erano sempre piaciuti.
[Chris-Ricky]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9 - Is there a future when you only see in memories?
Erano passate quasi due settimane da quella sera. Chris ormai era stremato e Jonathan non ne voleva sapere di svegliarsi. I medici non davano molte speranze, ma lui non ci credeva, non poteva credere che suo fratello se ne sarebbe andato così. Durante quei lunghi e tormentati giorni aveva riflettuto tanto, mangiato poco e bevuto molto caffè. Era tornato a casa poche volte e c'era rimasto per non più di un'ora. Ci andava solo quando sentiva il bisogno di starsene solo, o per farsi una doccia e controllare che tutto filasse liscio. Si era ritrovato ogni sera col volto bagnato dalle lacrime, quando era solo con Jonathan, seduto su quella sedia scomodissima, con la schiena a pezzi, la testa pronta ad esplodere e il freddo che lo pervadeva. Piangeva per suo fratello, piangeva perchè si sentiva male, piangeva perchè per stare in ospedale non poteva andare a lavoro e aveva paura di perderlo, piangeva perchè stava trascurando del tutto sua sorella che vedeva di rado e ogni volta litigavano. Betsy era davvero irrequieta, nervosa e intrattabile in quel periodo. Probabilmente dipendeva dallo stress, ma Chris desiderava tanto qualcuno a cui appoggiarsi in quei momenti. Purtroppo però lei non c'era e, da un punto di vista meno egoista, Chris capiva il suo comportamento. Almeno Trevor non l'aveva mai lasciato, andava regolarmente in ospedale e lo riempiva di chiamate e messaggi quando non c'era. Qualche volta era riuscito anche a farlo ridere di gusto. Aveva visto un lato di Trevor che difficilmente veniva fuori. La dolcezza e la delicatezza che adoperava nel parlare, nell'approcciarsi al dolore che stavano provando lui e Betsy, era ammirevole.
«O mio Amore, mia sposa! La morte che ha già succhiato il miele del tuo respiro, nulla ha potuto sulla tua bellezza»
Quella voce lo fece sobbalzare e tornare alla realtà. Ricky era seduto accanto al piccolo tavolo bianco in una maglietta nera a mezze maniche. Lui andava in ospedale quasi tutti i giorni e si metteva lì, in un angolo, a studiare. A Chris non dava mai fastidio girarsi e trovarlo alle sue spalle, seduto a quel tavolino, con in mano un libro diverso ogni giorno.
«Ancora non sei vinta e l'insegna di bellezza, sulle labbra e sul viso, è ancora rossa, e la pallida bandiera della morte su te non è distesa» continuò Ricky concentrato su quei fogli. Poi si fermò sentendo gli occhi di Chris puntati su di lui.
«Romeo e Giulietta?»
Ricky annuì.
«A scuola vogliono che ci impegniamo a fare lezioni di teatro, dovrei imparare il copione, ma non mi entra in testa» sbuffò Ricky annoiato.
«E tu che parte farai?»
«Le parti non sono ancora state assegnate e questo per assicurarsi che tutti impariamo il copione per intero... in ogni caso, io non farò nessuna parte, non pulirò nemmeno il palco dopo lo spettacolo»
Chris rise.
«Ma perchè? Secondo me saresti perfetto nella parte di Giulietta» disse notando subito l'espressione sconvolta e falsamente offesa di Ricky. Tornò serio alzandosi e andando verso di lui. Gli prese i fogli che aveva in mano e li sfogliò velocemente.
«A noi fecero leggere il libro e poi vedemmo il film che io ho rivisto altre mille volte» disse Chris ridandogli i fogli.
«Quindi conosci la storia?» gli chiese Ricky ritrovando subito la pagina che stava leggendo.
«Occhi, guardatela un'ultima volta, braccia, stringetela nell'ultimo abbraccio, o labbra, voi, porta del respiro, con un bacio puro suggellate un patto senza tempo con la morte che porta via ogni cosa»
Ricky aggrottò la fronte.
«Dovrebbe essere il continuo di quello che stavi leggendo prima» lo informò Chris e gli occhi di Ricky corsero subito fra le parole stampate in nero.
«Non ci posso credere, come cazzo hai fatto?» 
Chris alzò le spalle.
«Stavo attento mentre tutti saltavano la lezione o dormivano durante il film... mi dispiace non averlo imparato tutto, la professoressa fece un incidente e si giocò una gamba e la vista dell'occhio destro, e la sostituì un vecchio che aveva già un piede nella fossa quindi...»
Ricky rise e poi posò i fogli sul tavolino.
«Mi bruciano gli occhi» disse Ricky strofinandoseli con le dita.
«Collirio»
Ricky lo guardò con le palpebre socchiuse.
«Puoi smetterla di farmi sentire ignorante?» gli chiese.
«Dai, non fare così» disse Chris scompigliandogli i capelli.
«Lo so perchè capita anche a me e col collirio mi passa subito»
Ricky buttò la testa all'indietro chiudendo gli occhi. Chris lo guardò, guardò i suoi lunghi capelli, la pelle pallida del suo collo, le sue braccia. Si leccò le labbra e le strofinò fra di loro sentendole bruciare dal desiderio. Voleva baciarlo, morderlo, toccarlo e non fermarsi mai, per nessuna ragione al mondo. Gli mancava sentire il suo profumo e il sapore delle sue labbra. Senza un apparente motivo, non si erano più baciati accontentandosi di quei due baci durati fin troppo poco. 
Chris sentì che la tentazione di saltargli addosso stava prendendo il sopravvento, ma in quel momento un infermiere entrò nella stanza. L'aveva visto parecchie volte in quelle settimane. Non sapeva bene a cosa servissero tutti quei controlli che faceva a Jonathan. Tanto, nonostante tutto, non dava segni di vita.
Ci vollero meno di dieci minuti e l'infermiere se ne andò. Chris si era addirittura stancato di ringraziarli, aveva smesso di farlo già da un paio di giorni.
«Chris, tu non hai fame?» chiese Ricky alzandosi e facendogli gli occhi dolci. Da quando erano bloccati in ospedale, Chris aveva appurato quanto grande fosse l'appetito di Ricky. Mangiava in continuazione, e se non mangiava, beveva caffè o bibite varie.
«Ricky, hai mangiato meno di un'ora fa»
«Lo so, ma ho fame e se non mangio divento isterico»
«Lo sei sempre» puntualizzò Chris e l'altro emise una falsa risata mostrandogli poi uno sguardo inceneritore.
«Andrò a prendermi un panino col tonno e a te non porterò niente»
Chris si portò la mano sul petto mimando un'espressione di forte dolore. Ricky se ne andò indispettito. Chris si guardò intorno e i suoi occhi caddero su una felpa che ciondolava dallo schienale della sedia di Ricky. La prese fra le mani e l'annusò. Profumava di lui.
«È il comportamento standard di un maniaco sessuale»
«Vaffanculo Trevor, mi farai venire un infarto» disse mettendo la felpa al suo posto.
«Tanto siamo già in ospedale... "vaffanculo Trevor" me lo stai dicendo troppo spesso, potrei farlo sul serio» disse il ragazzo sedendosi tranquillamente e Chris fece lo stesso.
«Dov'è la principessa sul pisello?» gli chiese fissandolo con aria scherzosa.
«Non chiamarlo così» 
«Come vuoi... senti, lo so che non hai mai tempo, ma visto che lui sta sempre qui... voi due che cosa...»
Chris inarcò le sopracciglia. Che diavolo voleva dire?
«Cioè, ci è ma stato?» terminò Trevor.
«Dipende da cosa intendi»
«Sul pisello, Chris»
Chris lo guardò subito male tirandogli un calcio su un ginocchio. 
«No, ma dovresti comunque farti i cazzi tuoi»
Trevor mormorò qualcosa che Chris non capì, ma lo lasciò perdere. Non gli importava molto di quello che pensava, soprattutto se riguardava Ricky. Era sempre contro di lui e, forse, dietro quelle parole scherzose pronunciate con un pizzico di acidità, si nascondeva una forte gelosia. Ma Chris decise di ignorare del tutto quella possibilità, aveva già troppi pensieri nella mente.
Ricky entrò nella stanza e si rabbuiò un pò nel vedere Trevor. Non che gli dispiacesse sapere che qualcuno ci teneva a Chris, ma quel ragazzo era quasi irritante e non riusciva a capire perchè gli stesse tanto sulle scatole.
Trevor gli rivolse un sorriso appena accennato e Ricky fece lo stesso avvicinandosi a Chris. 
«Tieni» gli disse porgendogli un panino e Chris lo prese.
«È avvelenato?»
Ricky rise scuotendo la testa.
«Non potevo non prenderti niente» disse sottovoce con la speranza che Trevor non riuscisse a sentirlo, ma fu inutile perchè lui sentì e a stento trattenne una risata. Chris lo ringraziò e mangiò il panino dividendolo con Trevor che, in realtà, prese la sua parte con la forza. 
Ricky, seduto sulla sua sedia, accanto al tavolino, guardava i due con invidia. Non si era mai sentito così, invidiare qualcuno non gli era mai successo. Ma quei due ragazzi che litigavano per un panino, che sembravano sapere bene cosa stessero pensando senza aver bisogno di parole, che avevano sicuramente superato tanti ostacoli insieme, avevano qualcosa che a lui era sempre mancato. Non avrebbe saputo definirlo, ma era come se una strana energia si sprogionasse dai loro occhi, sembravano sempre complici l'uno dell'altro.
Chris lo guardò per un secondo e si accorse di quel suo sguardo malinconico, come se si stesse sentendo escluso, ma non sapeva cosa fare per metterlo a suo agio. Fra Ricky e Trevor c'era tensione e, pur volendo, lui non avrebbe potuto allentarla. Avrebbe potuto parlare con Trevor, ma si sarebbe schiantato contro un muro. E avrebbe potuto parlare con Ricky, ma sapeva che il ragazzo avrebbe accettato quella situazione abbassando lo sguardo e chiudendosi nella sua bolla. 
«Ah, Chris, devo dirti una cosa» disse Trevor. Chris lo guardò incitandolo a parlare.
«Ehm... ho visto tua mamma prima»
Chris si accigliò.
«Parlava con un tipo fuori casa tua, poi l'ha fatto entrare» disse Trevor a bassa voce e Chris si irrigidì di colpo. Non riusciva a capire cosa potesse essere successo in quelle due settimane. Non capiva, ma avrebbe già voluto spaccare tutto.
«Betsy» sussurrò riprendendosi. Voleva assicurarsi che non tornasse a casa, qualunque cosa fosse successa.
«Tranquillo, prima di vedere tua madre ho visto lei fuori scuola, ha detto che sarebbe andata a casa di quella sua amica... quella rossa»
«Michelle?»
Trevor annuì e Chris si sentì subito sollevato. Non voleva che Betsy si avvicinasse a quell'uomo, chiunque lui fosse. 
Trevor si alzò e a passo lento si avvicinò alla porta.
«Io me ne vado»
«Di già? Sei appena arrivato» disse Chris dispiaciuto.
«Sì, ho una cosa da fare... a proposito» disse tornando accanto all'amico.
«Ti servono soldi?» gli chiese tanto a bassa voce che Ricky, seduto a mezzo metro da loro, non riuscì a sentirlo.
«Perchè?»
Trevor guardò Ricky con la coda dell'occhio. Non voleva che sentisse i fatti loro.
«Perchè oggi me ne guadagnerò un bel pò e tu... non stai lavorando»
Chris si preoccupò non poco. Chissà che diavolo avrebbe fatto per procurarsi un pò di grana, ma il pensiero che lui volesse condividere i suoi soldi con lui lo fece quasi sciogliere. Trevor era sempre stato generoso nei suoi confronti. Chris aveva sempre pensato che con quei modi tanto gentili lui volesse solo sentirsi parte di qualcosa, forse di una famiglia, disastrata o sana che fosse, ma pur sempre una famiglia. E anche lui tentava di essere altrettanto altruista nei suoi confronti, ma spesso non poteva. Doveva far fronte alle spese di tutta la sua famiglia, mentre Trevor doveva occuparsi solo di se stesso e, oltre al cibo e alle sigarette, non aveva bisogno di molto altro.
Chris gli sorrise appena.
«Grazie» gli disse solamente e si strinsero distrattamente la mano, poi Trevor se ne andò senza nemmeno salutare. Chris fissò la porta chiusa per un pò, poi un starnuto lo distrasse.
«Dio Santo» mugolò Ricky con un'espressione buffa che fece ridere Chris.
«Odio starnutire» biascicò strofinandosi il naso.
«Oh, piccolo, gli starnuti sono cattivi» lo prese in giro Chris e l'altro mise il broncio. Lo trovò così carino che dovette costringersi a dominare quella voglia crescente di abbracciarlo, baciarlo e coccolarlo. Si ritrovarono di nuovo occhi negli occhi , a dividerli c'era solo quell'aria che sapeva malattia e dolore. Entrambi avrebbero preferito essere da un'altra parte. Magari da soli, magari senza altro a cui pensare. 
«Vieni qui»
Ricky ci mise un pò a recepire il messaggio, poi si alzò. Ci vollero piccoli passi esitanti e fu davanti a Chris, tanto vicino che le gambe sfiorarono le sua ginocchia. Il ragazzo, ancora seduto, riuscì a percepire l'inquietudine di Ricky. Le sue labbra dischiuse tremavano come foglie in una bufera, il suo petto era immobile, come se non stesse respirando, e i suoi occhi sembravano urlare la trepidazione che tratteneva nel vano tentativo di non sembrare troppo maldestro.
Chris portò una sua mano all'altezza del polso di Ricky. Le sue dita lo sfiorarono e in quel momento il ragazzo prese un grande e frenetico respiro. Chris proseguì verso l'alto flemmaticamente sfiorando la sua pelle candida. Teneva lo sguardo fisso sul viso di Ricky, che seguiva attentamente i movimenti di quelle dita dalle unghie smaltate malamente di nero. La lentezza e la delicatezza di cui si stava avvalendo Chris nel toccarlo era disarmante, tanto che il più giovane si abbandonò completamente. Chris continuò imperterrito nel suo lavoro, non esitò nemmeno quando sentì un gemito appena pronunciato sfuggire da quelle labbra rosee. Il suo viso era nascosto fra i suoi lunghi capelli, ma questi non riuscirono ad eclissare del tutto la sua espressione, non riuscirono a celare il piacere che stava provando in quel semplice tocco.
La mano di Chris ritornò cautamente al punto di partenza, ma non si fermò, avanzò fino ad arrivare alla mano. Incrociò le sue dita a quelle di Ricky che, finalmente, riprese a fissare quegli occhi che lo guardavano estasiati. Il silenzio che li circondava era diventato assordante, ma loro non se ne curarono, loro si persero completamente.
Chris non riuscì più a contenersi. Senza interrompere il contatto visivo e senza lasciargli la mano, si alzò e si precipitò sulle sue labbra. Le baciò senza pudore, senza freno. Se solo non fosse stato già impegnato a fare altro, avrebbe sorriso, urlato e saltato di gioia. La sua mente era totalmente vuota, si era dimenticato di ogni suo problema in pochi secondi. 
Strinse leggermente di più la presa sulla mano di Ricky, mentre con l'altra saliva lungo la sua schiena avvicinandosi ancora di più al suo corpo. Lo abbracciò forte e in cambio ricevette un mugolio sommesso. Questo lo incitò solo a continuare. Avrebbe voluto essere da solo con lui, in una stanza buia, e come sottofondo solo i loro respiri appena udibili. 
Chris sentì la mano di Ricky salire lungo il suo braccio e poi insinuarsi fra di loro fermandosi sul suo petto. Afferrò la maglia di Chris e la strinse nel pugno tanto forte da farsi male, poi la lasciò andare spingendolo via con tutta la forza che aveva. Chris aprì gli occhi all'istante, ma Ricky era già di spalle con le mani fra i capelli. In un istante gli sembrò di aver sbagliato tutto, gli sembrò che Ricky non avesse provato tutte le belle sensazioni che aveva provato lui. Non sapeva se, senza volerlo, aveva fatto qualcosa di sbagliato. In quell'attimo, prima di prendere fiato, ebbe paura che Ricky si fosse sentito forzato a baciarlo. Temette di essere respinto.
«Ricky» sussurrò, come se avesse paura di sentire quello che aveva da dire. Tentò di dire altro, ma prima che potesse anche aprire la bocca lo sentì singhiozzare. Tremava. Non sapeva cosa fare. Si avvicinò a lui e gli posò un mano sulla spalla delicatamente e Ricky si irrigidì. Chris, quasi spaventato da quella reazione, ritirò la mano e sospirò.
«Perchè piangi?» chiese disperato. Ricky si asciugò velocemente le lacrime e si sforzò di sorridere. Si voltò verso Chris che notò che i sui bellissimi occhi azzurri erano iniettati di sangue.
«Non sto piangendo» disse poi con la voce spezzata.
«Non ci provare nemmeno, dimmi perchè piangi» 
Ricky non rispose, si strofinò distrattamente il naso e ritornò sulla sua sedia. Tentò di ricominciare a studiare, o almeno fece finta nella speranza che Chris se la bevesse. Ma, evidentemente, non funzionò visto che Chris gli strappò il libro dalle mani. Ricky lo guardò male, si finse arrabbiato, provò ad evitare il suo sguardo, a dirgli che andava tutto bene, ma Chris si sedette per terra con gambe e braccia incrociate. Non si sarebbe fatto convincere molto facilmente.
«Ricky, ti prego, guardami, fammi capire... ho fatto qualcosa di sbagliato?»
Ricky scosse la testa e questo sollevò Chris.
«E allora perchè piangevi?»
«Chris, io non... non lo so... ma sto bene e non c'è niente che non va» disse Ricky cercando di sembrare sincero, ma il tuo tono leggermente malinconico lo tradì.
«Perchè non vuoi dirmelo?»
Ricky chiuse gli occhi vergognandosi profondamente e invidiando le persone in grado di esprimere i loro sentimenti. 
«Non c'è niente da dire» proferì infine.
Chris sospirò incapace di dare una spiegazione a quel comportamento.
«Mi dispiace» disse il ragazzo alzandosi dal pavimento freddo. Ricky lo guardò subito con un'espressione interrogativa. Non capiva perchè si stesse scusando, avrebbe dovuto farlo lui.
«Per cosa?»
Chris strinse forte i denti prima di parlare.
«Mi dispiace se ho fatto qualcosa che a te non andava bene, ma ti assicuro che non l'ho fatto di proposito, e mi dispiace se piangi per un bacio che, onestamente, è stato il più bello della mia vita, e mi dispiace perchè vorrei che tu parlassi un pò di più con me»
«Abbiamo parlato tanto in questi giorni» provò a dire Ricky.
«Sì, abbiamo parlato di me... sai, tu sembri davvero tanto interessato a me e io sono felice di accontentarti quando mi fai tutte quelle domande sulla mia vita, ma poi io ti bacio e sembra che a te vada bene finchè mi fermi e dici che è sbagliato, poi ti basta un niente per baciarmi di nuovo ma cominci a piangere... e poi stai qui tutti i giorni, mi guardi e sorridi e...oh, dannazione, Ricky, tu mi mandi fuori di testa»
Ricky lo guardò per tutto il tempo consapevole che ogni parola era detta con sincerità. Disprezzava il suo comportamento, ma gli piaceva anche meno sapere che a Chris non andassero giù i suoi modi di fare.
«Come devo fare con te, Ricky? Io non lo so, aiutami a capire come devo comportarmi» gli disse Chris avvicinandosi di nuovo a lui. Gli venne istintivo abbassarsi e prendergli le mani. Ricky lo lasciò fare e stette in silenzio per un pò, crogiolandosi in quella sensazione di protezione che stava provando nel tenere quelle mani intorno alle sue.
«Chris, tu non sbagli niente, tu... tu vai bene così»
«E allora cosa c'è che non va?»
Ricky deglutì pesantemente.
«Io non... sono... i-i-io non sono... gay»
Chris si accigliò e poi scoppiò a ridere. Ricky lo guardò male e si vergognò profondamente. Aveva davvero detto una cosa così stupida?
«Non ridere di me» disse e Chris si calmò quasi subito.
«Ehi, no, io non sto ridendo di te, rido perchè... Ricky, io non ti ho chiesto di essere gay, non voglio costringerti ad essere qualcosa di diverso da quello che sei, è la tua vita, fai quello che vuoi, dici quello che vuoi e sei libero di essere quello che sei» disse serio, fissando gli occhi in quelli dell'altro ragazzo.
«Io non lo so»
«Cosa?» chiese Chris.
«Quello che sono» mormorò Ricky arrossendo. Chris abbassò un attimo lo sguardo. Sentì l'obbligo di fare un passo indietro.
«Prenditi tutto il tempo che ti serve, io aspetterò» disse. Ricky si sciolse come un ghiacciolo al sole.
«Davvero?»
Chris annuì stringendogli le mani, poi si alzò e fece per ritornare al suo posto ma notò che Ricky aveva una strana espressione, come se volesse dire qualcosa. Lo guardò e aspettò che parlasse.
«Sì»
Chris si accigliò.
«Scusa?»
«Quella sera, a casa mia, tu mi avevi... ehm, mi avevi chiesto... mi hai fatto una domanda e la risposta è sì»
Chris si concentrò. Cercò di ricordare cosa era successo la sera del compleanno del padre di Ricky, due settimane, mille litigi con Betsy e tre baci prima. Quando ci riuscì, quando finalmente riuscì a collegare quella risposta ad una domanda, sorrise.
«L'avevo capito»
Ricky sospirò. 
«Ma, fidati, è un bene, tanto il sesso è sempre più bello quando si è vergini»
«Perchè?» chiese timidamente Ricky.
«Non lo so» riflettè.
«Pensa che io l'ho fatto a quindici anni e ora me ne pento»
Ricky restò in silenzio qualche secondo. Pensava alla scioltezza che aveva Chris nel parlare di quell'argomento che a lui imbarazzava tantissimo.
«Forse non era la persona giusta» azzardò. Chris scosse la testa. No, lei era la ragazza perfetta e, probabilmente, se lei fosse rimasta al suo fianco, Chris non si sarebbe filato Ricky nemmeno di striscio.
«Sai cos'è? È che ero pazzo di lei, infatti sono contento di averlo fatto con lei, ma era solo sesso e, per quello che ti dicevo, il sesso è solo sesso, è una bella sensazione, ma... ah, non lo so, potrei parlare all'infinito di quest'argomento» disse scuotendo la testa e andando a sedersi.
«Parla pure»
Chris alzò le sopracciglia sorpreso, ma allo stesso tempo contento. Probabilmente era curioso.
«Okay... ehm... prima di infilarti in questo mondo impara che c'è una differenza tra fare sesso e fare l'amore, per come la vedo io, il sesso, non è quello da una botta è via, non è quello che fai senza amore, ad esempio con una ragazza appena conosciuta e che non ci sarà il giorno dopo, ma è quello che puoi fare anche con una persona che ami, credo che la cosiddetta sveltina si possa definire sesso perchè è una cosa prettamente fisica, lo si fa perchè si vuole solo soddisfare la voglia di avere un orgasmo, invece, fare l'amore è una cosa totalmente diversa, io penso che fare l'amore con una persona sia meraviglioso, è fantastico perchè non inizia nel momento in cui ci si ritrova nudi in un letto, io faccio l'amore con chi amo anche quando mi sveglio al mattino e comincio la giornata col sorriso solo perchè il suo pensiero mi ha attraversato la mente, lo faccio quando guardo i suoi occhi e me ne innamoro sempre di più, lo faccio quando tocco la sua pelle, quando mi sorride e quando decidiamo di concederci completamente, fare l'amore è emozionante e coinvolge mente e corpo, quando fai l'amore tocchi l'anima di una persona tramite il suo corpo, la puoi sentire sotto le mani, fare l'amore è la cosa più soddisfacente che esista, ma è difficile farlo... io mi ritengo fortunato perchè l'ho fatto, ho provato questa sensazione e ti assicuro che è... non ho parole per descriverlo, ma è qualcosa di cui non potresti pentirti, mai»
Ricky lo guardava fisso, non riusciva a togliergli gli occhi di dosso e Chris se ne accorse. Di solito non affrontava quell'argomento, di sesso ne parlava con Trevor o Jane ma, purtroppo, con loro non poteva permettersi un discorso tanto profondo. A quei due interessava solo soddisfarsi e Chris faceva di tutto pur di accontentarli perchè, nonostante non gli piacesse fare solo dello squallido sesso, era comunque un modo per svagarsi e non pensare a tutto il resto.
«Posso farti una domanda?» chiese Ricky imbarazzato. Chris annuì. 
«Perchè tutti sono innamorati della persona con cui perdono la verginità, ma poi dicono di essersene pentiti? Voglio dire, tu hai detto che eri pazzo di lei, ma te ne penti lo stesso»
Con quella domanda lo colse di sorpresa. C'erano probabilmente mille motivi, ma in pochi secondi cercò di trarne una specie di riassunto.
«Forse perchè col senno di poi, con l'esperienza, con la maturità, tutti arrivano a pensare che, se solo avessero spettato un pò, avrebbero avuto la loro prima volta ideale, l'avrebbero fatto nel modo che preferiscono, ma credo sia anche stupido perchè solo facendolo si possono scoprire le proprie preferenze... io ho sempre pensato che mi sono pentito perchè ero troppo piccolo per capire l'importanza di quello che stavo facendo, ero curioso di sapere cosa si provava e eccitato al solo pensiero di vedere una ragazza nuda, volevo fare l'amore con lei, ma non capivo che per fare l'amore con una persona non dovevo portarci solo il mio corpo in quel letto... mi fa pure rabbia perchè, non sapendo bene come comportarmi, l'ho trattata come un oggetto»
«Non è colpa tua, in fondo, avevi solo quindici anni, che ne potevi sapere?»
«Già... è per questo che dico che il sesso è mille volte più bello quando si è ancora vergini, perchè non lo sai ancora cos'è, non hai mille dubbi, non ti fai tante paranoie, pensi solo a quanto possa essere bello che una persona ti faccia avere un orgasmo»
Ricky arrossì al solo pensiero di mettersi nudo davanti a qualcuno. La sua timidezza gli impediva anche solo di pensarla una cosa simile. Ma, nonostante questo, tutto quello che aveva detto Chris era vero. Il sesso per lui era come un mito ancora da sfatare, non sapeva quali erano le sensazioni che si provavano, non poteva nemmeno immaginare cosa si provava a lasciare una persona libera di occuparsi del suo piacere.
«Ricky?» 
Il ragazzo scosse la testa riprendendosi dallo stato di trance in cui era precipitato.
«Cosa?»
«Niente, è solo che avevi uno sguardo inquietante» disse Chris non troppo sorpreso da quella reazione. In realtà, avrebbe tanto voluto sapere a cosa stesse pensando. Se lo chiedeva sempre, ogni volta che lo vedeva con lo sguardo perso, ogni volta che si mordeva le labbra o che si mangiava le unghie mentre le ginocchia gli tremavano.
Spostò lo sguardo sulla porta quando la sentì aprirsi lentamente, come se dietro vi fosse qualcuno che la spingesse timorosamente. Si alzò inconsapevolmente, con l'espressione forse più sconcertata e sorpresa che il suo viso avesse mai assunto, nel momento in cui vide comparire sua madre. Gli sembrò troppo strano vederla dopo tanti giorni, vederla in piedi con indosso dei normali vestiti invece del solito pigiama.
«Mamma» mormorò quasi contrariato. Si era ripreso, ci stava vedendo di nuovo chiaro e si stava chiedendo che diavolo chi facesse lei in ospedale. La donna spostava lo sguardo da Chris a Jonathan, era evidentemente spaesata e Chris si accorse dei sui occhi velati dalle lacrime. L'aria era fredda e la tensione era palpabile. Chris non riuscì a sopportare più il silenzio e decise di rompere il ghiaccio.
«Vieni» disse spostando la sua sedia di poco, mimandole di accomodarsi. La sua voce però non risultò molto invitante o gentile. Proprio non ci riusciva ad esserlo. Covava tanto, forse troppo rancore nei suoi confronti.
Quando lei si sedette, Chris lanciò uno sguardo a Ricky che se ne stava in silenzio, timidamente seduto sulla sua sedia.
«Ricky, lei è mia mamma»
A Chris non importava molto che sua madre sapesse chi fosse Ricky o quale ruolo svolgesse nella sua vita, ma gli importava che Ricky sapesse che lei era sua madre. Ricky arrossì rivolgendo un saluto formale alla donna che gli sorrise appena. Sembrava sentirsi più a disagio di Ricky. Poi si voltò verso il figlio che stava sdraiato con gli occhi chiusi e le braccia lungo i fianchi. Gli prese una mano e lo guardò in silenzio. Chris osservava quella scena dall'alto. Non gli sembrava possibile che lei fosse lì. Gli sembrava solo una messa in scena, una finzione, una presa per il culo. Perchè mai avrebbe dovuto scomodarsi per uno dei suoi figli?
«I medici non sono molto ottimisti» disse amareggiato e sua madre lo guardò, poi ritornò con lo sguardo sul viso pallido di Jonathan.
«Cosa gli è successo?» chiese la donna flebilmente.
«Quando l'ho visto pensavo che avesse avuto un collasso» disse con naturalezza. Ricky pensò che, per parlare in quel modo, gli era sicuramente già capitato di dover correre in ospedale per quel motivo.
«Ma poi ho visto il sangue uscirgli dalla testa» continuò stringendo i pugni.
«Betsy ha detto che stava avendo una delle sue crisi e ha sbattuto la testa contro il muro, mamma» pronunciò quella frase pieno di rabbia. 
«Tu dov'eri? Eh?»
Aspettò una risposta che non arrivò.
«Te lo dico io, tu eri nel tuo letto a dormire e a sprecare la tua vita, mentre tua figlia tentava di calmare suo fratello che si stava spaccando la testa da solo... capisci che lei era sola e chiedeva aiuto? Ma tanto a te che importa? Te ne sei fregata come sempre, tanto dormire è più importante che tentare di salvare la vita di tuo figlio, vero? Questo lo può fare benissimo una bambina, no? È abituata, siamo tutti abituati ai suoi momenti di sclero, possiamo cavarcela da soli»
Il silenzio gelido spaventò Ricky che si sentiva impotente. Avrebbe voluto fare qualcosa per calmare quella rabbia che l'altro stava palesemente trattenendo.
«Se muore, la colpa è tua» disse Chris incattivendosi sempre di più davanti alla totale apatia di sua madre. Scosse la testa contrariato e stanco di tutto. 
«Ricky, vieni con me» 
Ricky si alzò subito seguendolo.
«E tu non toccare niente» disse alzando un pò la voce, rivolgendosi ovviamente a sua madre. I due ragazzi arrivarono nella sala d'attesa dove c'erano solo un paio di persone sedute. Si avvicinarono alla grande finestra che Chris aprì subito. Aveva bisogno di respirare un pò d'aria pulita.
«Va tutto bene?» chiese Ricky sussurrando appena. Chris lo guardò di sottecchi e l'altro abbassò lo sguardo.
«Scusa, domanda stupida»
Dopo un pò Chris chiuse la finestra e si sedette su una sedia a caso. Ricky gli corse dietro sedendosi accanto a lui.
«La odio»
«Chris... io non so... mi verrebbe da dirti che non dovresti odiarla, che è comunque tua madre, ma... non lo so» disse Ricky cercando di non sembrare brusco.
«Non si è mai presa cura di noi, non l'ha mai fatto, mai» biascicò Chris sprofondando in quelle sedie molto più comode di quelle su cui dormiva lui.
«Io sono sempre stato quello che i problemi se li creava, non sono stato un figlio modello,  ma i miei fratelli sì, loro non meritavano questa vita»
Ricky abbassò lo sguardo non sapendo come ribattere. Non poteva semplicemente intromettersi in quell'argomento. Da quando era in quell'ospedale, Chris si era confidato tanto con lui, gli aveva raccontato parecchie cose, ma allo stesso tempo non gli aveva detto abbastanza. Non si sentiva in grado di dargli qualche consiglio, non riusciva proprio ad intromettersi in quella storia troppo dolorosa. E Chris se n'era accorto, capiva il suo disagio.
«Andiamo? Non è prudente lasciare mia madre da sola» disse Chris alzandosi. Ricky sorrise amaramente e lo seguì. Quando Chris mise piede nella camera, si accorse immediatamente che sua madre non c'era più. Gli occhi gli si riempirono rapidamente di lacrime. Si sorprese di quella sua reazione così emotiva. In fondo, era abituato alla sua immaturità e incostanza. Aveva lasciato suo figlio solo da chissà quanto tempo e senza nessun altro a controllarlo. Aveva fatto di nuovo quello che le riusciva meglio, era scappata e non sarebbe più tornata.



Okay, scusatemi (lo so che non mi perdonerete più perchè ad ogni capitolo chiedo scusa e vi imploro di non picchiarmi perchè faccio sempre ritardo). Spero tantissimo che vi piccia il capitolo e che mi lasciate qualche commentino *fa gli occhi dolci*
Ringrazio tutti, tutti, tutti! Alla prossima, baci :3  
  
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