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Autore: Isidora Anadiomene    13/03/2015    3 recensioni
Ho deciso, per questa volta, di raccontare un'Ichigo diversa, un'Ichigo con un problema che accomuna molte ragazze e che ha accomunato anche me e che si fa ancora un po' sentire.
Il mio intento è quello di trasmettere speranza. Per una volta, voglio scrivere una storia, nella quale vinca la forza, perché, dopo il buio, ci possono essere la luce e la vita.
"Finché c'è vita, c'è speranza... per quanto amare possano essere le acque"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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#7.
Ichigo si passò una mano sul volto in un gesto stanco e si sedette al tavolo, guardando le spalle di sua madre, intenta a preparare la cena.
“Mamma… hai mai pensato che fosse troppo tardi per fare qualcosa?” le chiese.
Le spalle di Sakura si irrigidirono e si voltò di scatto. Forse Ichigo avrebbe parlato per quella volta.
“Sì e… non è stato così. Non era troppo tardi”
Ichigo annuì impercettibilmente. “Come hai fatto a capire che era troppo tardi?”
Sakura non era una persona dalle molte parole. Aveva riservato ad Ichigo sempre poche parole, ma sempre tanti gesti. Aveva maledetto il suo carattere tante volte, soprattutto adesso che Ichigo aveva bisogno della sua vicinanza.
Sakura, in passato, era scappata troppo spesso e dopo era sempre tornata. Era scappata dal confronto con suo padre e, quando aveva deciso di fare qualche passo verso di lui, non lo aveva trovato più. Era stato il suo più grande rimpianto e non aveva mai avuto la forza di raccontarlo ad Ichigo.
Non riusciva a spiegarsi, a raccontarsi e aveva trasmesso quella difficoltà, con le dovute differenze. Non si era mai messa in gioco con sua figlia e si era chiesta cosa Ichigo potesse pensare di una madre scherzosa, ma sempre altera.
“Una volta è stato troppo tardi, un’altra non lo è stato” disse, posandole davanti la scodella di riso.
Ichigo guardò il riso con una smorfia disgustata e diffidente, ma prese ugualmente le bacchette in mano. Non valeva la pena lasciarlo lì, dopotutto.
“Quando…” cominciò, ma Sakura la interruppe.
“Avevo vent’anni, quando è morto tuo nonno, Ichigo. È morto dopo un mese di malattia e io non sapevo cosa fare, cosa dire. Avevo passato tutta la mia vita a scontrarmi con lui, a dirgli di odiarlo, perché non mi sentivo mai compresa. Gli sono stata vicino, ma… non gli ho detto nulla di quello che avrei voluto dirgli. Ci ho pensato tante volte, dopo la sua morte, a cosa avrei potuto dirgli. Io… non gli ho mai permesso di conoscermi”
Sentì le lacrime premerle negli occhi, ma si impose controllo. Doveva raccontare ad Ichigo ciò che aveva imparato dalla morte di suo padre, non del dolore che l’aveva perseguitata.
“Avrei voluto fargli capire che la mia scelta universitaria non era sbagliata e che non era un capriccio, che… avrei voluto dirgli che lo amavo e che non l’ho mai odiato. Mi sono sempre messa in competizione con lui, perché… per me era il migliore”
“E poi? Cosa hai fatto?” le chiese Ichigo, stupita da tante emozioni.
“Me ne sono fatta una colpa. Mi sono sentita colpevole e meschina per tanti anni, Ichigo. Ho cercato amore e conforto nelle persone sbagliate e mi sono buttata in tante cose che non hanno fatto altro che farmi del male. Ma poi ho deciso di guardarmi dentro e di affrontare una volta per tutte quel malessere e ho capito che lui mi aveva sempre amato e che, in fondo, sapeva quanto io lo amassi. Non averglielo detto rimarrà sempre un grande dolore per me. Avrei voluto che potesse vedere come, dopo tutte quelle tenebre, io abbia visto la luce”
Il tono di Sakura era calmo e dimesso, quasi impercettibile, e gli occhi erano lucidi.
Ichigo l’abbracciò. “Raccontami di quando non è stato troppo tardi, mamma”
“Sei tu il frutto del mio ‘non è stato troppo tardi’”
 
“A lungo andare, i sentimenti sembrano marcirti dentro” disse Ryou, rompendo il silenzio della cucina.
Keiichiro si voltò stupito e perplesso. “Ryou… ma cosa dici?”
“Quello che ho detto, Kei” sospirò, abbandonandosi stancamente sul tavolo.
Kei si appoggiò al ripiano della cucina e lo guardò dubbioso. “Cos’hai?”
“Sono stanco, Kei. Mi sembra di impazzire” disse, passandosi una mano tra i capelli.
“Ryou… se almeno cercassi di farmi capire, forse potrei aiutarti. Quando pensavi di dirmi che hai lasciato Yukiko? Non fare quella faccia, l’ho capito da solo. Sai, non vederla da giorni gironzolare qui dentro, mi ha fatto fare un paio di calcoli”
Il tono vagamente esasperato di Keiichiro lo fece sorridere. Kei era sempre così apprensivo e premuroso nei suoi riguardi. Non si sentiva mai in grado di fare lo stesso con lui.
“Andiamo, Kei, come se non lo sapessi già da tempo che sarebbe successo a breve. Oppure vogliamo parlare del fatto che avessi già capito il perché la stessi frequentando? È proprio necessario parlare del perché ci sia sempre Ichigo? C’è solo lei, ovunque, per me c’è solo lei. Sai già quanto mi dia sui nervi dire queste cose”
Keiichiro sorrise. “Sono fiero di te! Hai appena detto ad alta voce ciò che provi. Sono onorato che tu lo abbia fatto in mia presenza”
La sottile ironia di Keiichiro non gli sfuggì e si trattenne a stento dallo sbuffare. Lo guardò in cagnesco e borbottò: “Sto per uscire, ci vediamo dopo. Non farò tardi, ma non credere che non sappia che hai invitato Zakuro a cena, vi ho sentiti”
Keiichiro boccheggiò, di solito era lui a smascherare Ryou e non il contrario.
Ryou non gli diede modo di rispondere e si dileguò.
Gli venne istintivamente da ridere: Ryou lo anticipava sempre.
 
“Shirogane, che ci fai da queste parti? Unisciti a noi!” lo squittio di Minto giunse chiaro alle orecchie di Ichigo che pregò di aver capito male.
“Minto, non mi vedi da due giorni e già ti manco?” disse Ryou, ridendo.
La sua risata le provocò una piacevole sensazione di calore che si irradiò per tutto il corpo, ma che fu subito sostituita da un imbarazzo e un’ansia non indifferenti.
“Ryou-kun, sei solo?” gli chiese, quando lui si fu avvicinato.
Non lo aveva nemmeno salutato, che sciocca.
“In realtà… dovevo vedermi con Atsushi, ma penso che lo avvertirò di raggiungermi qui” disse pacatamente.
Il locale era stato chiuso per quel venerdì e quel sabato, Keiichiro aveva avuto un ingente carico di torte da preparare e ne avevano approfittato per un momento di pausa. E loro, ovviamente, non si erano visti dal giovedì.
Ichigo se ne vergognò quasi, un messaggio di ringraziamento avrebbe potuto inviarlo, ma la sua cordardia aveva nuovamente prevalso.
“Perché non rimanete con noi? Sapevo che Heiji doveva ugualmente vedersi con Atsushi e..” farfugliò, il volto in fiamme.
Ryou rise e le toccò con una mano la nuca, beandosi del contatto con i suoi morbidi capelli.
“Se vuoi che rimanga con te, non devi fare questi giri di parole”
Ichigo gli mollò un leggero pugno sullo stomaco, stando ben attenta a non compiere movimenti troppi bruschi, per evitare che lui scostasse la mano… ma lui lo fece comunque.
“Sto scherzando. Rimango volentieri” il tono scherzoso divenne più flebile e si guardarono negli occhi per un istante.
L’arrivo di Atsushi li riportò alla realtà e, per metà della serata, non vi furono più occasioni di parlare. Ichigo fu ben attenta a sottrarsi al suo sguardo e a distrarsi, parlando con Minto e Haruka, mentre Ryou le lanciò varie occhiate fugaci.
Quando Retasu e le sue due amiche dell’università li raggiunsero, Atsushi propose di andare a bere qualcosa e si avviarono tutti insieme verso il locale da poco aperto.
“Hanno detto che qui fanno cocktail spettacolari!” trillò eccitata Minto ad Heiji e Ryou.
Ichigo aveva mangiato un po’ di carne e un po’ di verdure e si sentì tranquilla nell’avvicinarsi al bancone. Avrebbe potuto permettersi qualcosa da bere senza esagerare.
Prese in mano il bicchiere di vetro gelido di Vodka al melone e si beò del brivido di freddo che le provocò. Tiro su’ dalla cannuccia un poco del liquido chiaro, ma una mano sulla spalla la sorprese e si ritrovò a tossicchiare.
Gli occhi cerulei e penetranti di Ryou entrarono nel suo campo visivo e avvampò nuovamente.
“Mi stavi facendo affogare!” gli disse, guardandolo lievemente irritata.
“Se non hai cenato, scordati di poterlo finire”
Ryou le tolse dalle mani il bicchiere e ne bevve un lungo sorso. Lo poggiò sul bancone e la spinse delicatamente verso l’uscita. Ichigo si voltò a guardare gli altri, rimasti a bere, che non si erano accorti di loro.
“Ryou-kun, ho mangiato questa sera” sospirò, incrociando le braccia al petto, non appena furono usciti. “Non è una bugia, Minto ha cenato da me” aggiunse, quando vide il sopracciglio biondo di Ryou saettare verso l’alto.
“Tu non bevi? Oltre la parte del mio cocktail, intendo” disse, acquistando un po’ più di sicurezza.
Ryou sorrise e scosse la testa. “Non mi va. Andiamo a farci un giro, ho già avvisato Heiji. Se non beviamo, non ha senso rimanere lì. Li ritroviamo quando finiscono”
Ichigo si chiese, perché Ryou si fosse prodigato a fornire tutte quelle giustificazioni, cosa che solitamente era lei a fare. Il più delle volte, Ryou non tendeva mai a spiegare i suoi gesti.
Si incamminarono e Ichigo si sentì colta dal familiare desiderio di abbracciarlo e baciarlo, ma la sua razionalità vinse anche questa volta.
“Non voglio intavolare una discussione e non ne parleremo, non adesso almeno, ma ho il numero di cui hai bisogno”
Le mostrò un bigliettino da visita e glielo mise nella tasca del pesante cardigan di lana che aveva indossato come cappotto.
“È la madre di un amico di Heiji. Nessuno sa che io lo abbia, oltre Keiichiro. È stato un caso scoprire che Heiji la conoscesse, ma, non preoccuparti, lui non lo sa. Ho chiesto in giro: è molto brava e ti troverai bene. Mi hai capito bene, Ichigo: ho detto ‘troverai’ e non ‘troveresti’, perché mi prendo la libertà di costringerti ad andare”
Ichigo lo guardò e, di fronte quella risolutezza, le sue difese cedettero un poco.
 “Ryou… come lo hai avuto?”
Lo aveva chiamato di nuovo per nome… il tono flebile e dolce, con il quale lo aveva pronunciato lo fece rabbrividire.
“Ci sono andato anche io, fino a qualche mese fa. Avevo bisogno di guardarmi dentro e affrontare tante cose che avevo trascurato per cercare di dimenticare. Sai… i miei genitori… razionalizzare e metabolizzare il mio lutto. Non è stato facile scoprire nuove cose di me e affrontare certi argomenti, ma mi è servito. Non smetto mai di riflettere e di leggere dentro me stesso, perché ho acquisito gli strumenti per farlo. È tutta una questione di… pratica” spiegò con decisione.
Ichigo annuì piano. Di fronte, si era palesato uno dei motivi per cui si era innamorata di Ryou: la sua decisione, quella forza interiore che aveva e che lo spingeva a non aver paura delle sue debolezze. Ryou era un ragazzo di ventidue anni, ma era anche un… uomo.
“La chiamo domani, Ryou… grazie”
Ryou scorse i ragazzi usciti dal locale e le lanciò uno sguardo quasi dispiaciuto.
“Ryou, sei molto importante per me, grazie di esserti preoccupato” gli sussurrò, avviandosi verso la combriccola.
Ryou la trattenne per un polso. “Mi manca la tua vitalità e voglio esserci mentre piano piano la ritroverai”
 
Ichigo salutò Minto ed Heiji, scendendo dalla macchina. Mentre si avviava verso la porta di casa sentì dei passi dietro di lei. Minto era lì e la guardava con aria incerta.
“Non posso aspettare di tornare a casa e Heiji mi sta aspettando, fa presto. Cosa ti ha detto Shirogane?”
Ichigo inarcò un sopracciglio. “Sei sempre la solita… mi ha dato il numero della psicologa, la chiamerò domani”
Gli occhi di Minto divennero lucidi e le gettò le braccia al collo.
“Oh, Ichi, non puoi capire quanto mi rendi felice! Solo lui poteva riuscire a far ragionare un gattino tonto come te!”
Ichigo ricambiò l’abbraccio con calore e le scoccò un sonoro bacio sulla guancia.
“Che intendi dire?”
“Mi renderai ancora più felice quando ammetterai ciò che provi esplicitamente!”
Ichigo si scostò e incrociò le braccia al petto, mentre scuoteva la testa, rassegnata.
“Ciò che provo per Ryou non sta in poche parole e non saprei nemmeno quali usare, o almeno non adesso. Contenta? Ora vai, Heiji stava morendo di sonno! E, domani mattina, chiedi scusa a tua madre per come ti sei comportata! Casa mia è anche tua, ma non puoi scappare tutte le volte che litigate”
Minto le fece la linguaccia. “Ci vediamo domani pomeriggio al Caffè, abbiamo lo stesso turno. E sì, sono più contenta e… sì, le chiederò scusa, va bene?”
Quando la vide correre via verso la macchina, Ichigo si lasciò andare a qualche lacrima di gioia. Non era sola. Nonostante tutto, non era sola. Poteva farcela… doveva.
 
 
Ichigo aveva conosciuto Reiko all’Università l’anno prima e le era da subito stata simpatica. Non era diventate amiche intime, ma si erano scambiate qualche confidenza e avevano spesso studiato insieme.
Quel giorno, al termine della lezione, quando Yasuko andò via, Ichigo rimase sola a rimettere nella borsa il suo quaderno di Fisica, domandandosi, per quale assurdo motivo Restaurazione dovesse essere una facoltà ricca di esami scientifici.
Sentì una mano picchiettarle sulla spalla e si voltò, trovandosi Reiko davanti con una faccia alquanto imbarazzata e dubbiosa.
“Reiko-chan, che hai?” le venne da chiederle senza indugio.
“Ichigo-chan… vorrei chiederti una cosa da qualche tempo, ma mi vergogno molto” pigolò Reiko, torturandosi le mani.
Ichigo la fissò perplessa e le fece segno di seguirla fuori dall’aula.
“Non farti alcun problema, Reiko-chan, dimmi pure. È una cosa lunga? Te lo chiedo, perché ho il turno pomeridiano al Caffè e…”
Reiko la interruppe subito: “Era proprio di questo che volevo parlarti. Ho sentito dire che il Caffè sta cercando una nuova cameriera che sostituisca due giorni a settimana la tua amica Zakuro, la modella e… Io sono disponibile”
Ichigo si illuminò. Era proprio quello che stavano cercando: il Caffè era sempre pieno e Zakuro, a causa del lavoro, non poteva essere sempre presente, e Minto, tra università e danza, faticava a venire in orario.
“Reiko, considerati assunta, perché il mio datore di lavoro, Ryou Shirogane… sai, quel ragazzo biondo che fa già da assistente, è disperato. Sappi, però, che la paga non è molto alta, lavorando solo due giorni per metà giornata”
“Ichigo-chan, non mi interessano tanto i soldi, quanto Shirogane-kun, ma sarò una persona seria, promesso! È bellissimo, non è vero? È famoso qui in università per i suoi successi e lo avevo già notato da un po’… Ma è ancora con Yukiko Kojima?”
Ichigo si sentì gelare sul posto e una strana angoscia la oppresse.
“No, non si frequentano più. Si, è vero, Ryou-kun è bellissimo” disse, atona.
“Ichigo-chan, non piace anche a te, vero?” chiese allarmata Reiko.
“Oh, no, Reiko-chan, cosa vai a pensare! Oggi parlerò con lui e ti dirò quando dovrai presentarti. Ora, però, devo scappare. A domani!”
Non le diede modo di rispondere che corse via.
Ryou era troppo bello per non potere avere tutte quelle ammiratrici e, nonostante l’aria fredda e scostante, aveva un gran cuore. Era impossibile non innamorarsi di lui… Altre ragazze avrebbero saputo amarlo meglio di lei. Amarlo? Ignorò questo pensiero.
Arrivata al Caffè, si precipitò nello spogliatoio, mentre sentiva prossime le lacrime. Si strofinò più volte gli occhi e tentò di calmarsi.
Non appena si fu cambiata, salutò le altre e si diresse in camera di Ryou, sperando di trovarlo.
Bussò piano e un mugugno distratto la indusse ad entrare.
“Ryou-kun, posso disturbarti?”
Ryou non si era nemmeno girato, ma, al suono della sua voce, si voltò di scatto.
“Ah, Ichigo, sei tu. Sto rivedendo delle cose di studio, ma stavo per finire. Dimmi”
La sua voce era calda e profonda. Ryou la rassicurava e angosciava al tempo stesso.
“Ho trovato la cameriera che stavamo cercando. È una mia compagna di università, è una brava ragazza ed è molto simpatica. Si chiama Reiko Yamanaka. Se vuoi, le puoi far fare un periodo di prova. È anche carina… Hai i capelli castani corti e gli occhi sul grigio, ma sono davvero belli! Non avevo mai visto degli occhi cos-“
La risata di Ryou la fece interrompere bruscamente e si zittì, arrossendo.
“Ichigo, non mi interessa che sia carina. Se ti è saltato in mente che, dopo Yukiko, io abbia bisogno di qualcuno per distrarmi, hai sbagliato in pieno” le disse ironicamente.
Ichigo avvampò maggiormente. “No, no, Ryou-kun, mi hai frainteso! L’ho detto tanto per dire!”
Si diede della stupida. In realtà, lo aveva detto di proposito. Ryou diceva così al momento, ma, conoscendola, avrebbe potuto infatuarsi – o peggio, innamorarsi! – di lei.
“Ti credo” rise, poi si fece improvvisamente serio “hai chiamato la psicologa?”
“Sì, vado venerdì pomeriggio alle cinque” disse, piano.
“Mi chiedevo se… se ti va, potresti dirmi com’è andata, dopo”
Ryou sembrava imbarazzato, nonostante stesse mollemente seduto sulla sedia.
“Non devi dirmi ciò che vi dite, solo se ti trovi bene o meno” continuò.
Ichigo annuì con un sorriso timido e cercò di sfidare la sorte per una volta. Si avvicinò a lui che scattò in piedi. Avrebbe voluto gettargli le braccia al collo, ma sarebbe stato davvero troppo. Gli circondò la vita con le braccia e appoggiò la testa al suo petto.
Ryou, dopo un attimo di stupore, la strinse forte a sé e inspirò il suo buon profumo. Nelle poche volte che aveva abbracciato Ichigo, si era sentito sempre in estasi, ma, questa volta, fu colto dal desiderio di piangere. Ichigo metteva a nudo la sua anima, lo disarmava e si era intrufolata nel suo cuore senza permesso, o forse lo aveva chiesto, ma lui non aveva fatto niente per impedirglielo.
Le alzò il mento con due dita e la sorprese a sorridere… uno di quei sorrisi tipici di lei, ma che non vedeva da così tanto tempo.
“Mi mancava il tuo sorriso” sussurrò e si calò su di lei, arrestandosi di colpo. Sarebbe bastato solo un cenno del capo a far congiungere le loro labbra. Il sorriso di Ichigo era svanito, sul suo volto, aleggiava un’aria quasi spaventata, ma Ryou poté leggere nelle sue iridi qualcosa di simile al desiderio. Forse, si stava illudendo, ma, perché Ichigo non lo scostava?
Appoggiò la sua fronte alla sua, in attesa. Voleva che Ichigo lo scostasse, lo spintonasse quasi via, lo rifiutasse. Qualcosa di così bello non poteva essere suo.
Ichigo spostò le braccia intorno al suo collo e, nell’attimo in cui compì quel gesto, Ryou ebbe paura che stesse accadendo ciò che aveva appena fintamente desiderato.
Si guardarono ancora per qualche istante e una secchiata di acqua gelida sembrò colpirlo. Ichigo aveva bisogno di spazio per se stessa, non poteva destabilizzarla in quel modo. Doveva starle accanto come un amico, non come un innamorato rifiutato.
Scostò il capo e le lasciò un delicato bacio sulla guancia, al quale Ichigo rabbrividì.
Perché quelle labbra non avevano baciato la sua bocca?
Si allontanò anche lei e gli sorrise, cercando di sembrare il più disinvolta possibile.
“Nemmeno tu sorridi spesso, Ryou-kun. Sei ancora più bello, quando lo fai”
Ryou le rivolse un sorriso che le contrasse ancora di più i muscoli dello stomaco, ma che poi si tramutò nel sorriso ironico che le rivolgeva, quando stava per indirizzarle una frecciatina delle sue.
“Ah, e così pensi che io sia bello?”
“Tanto lo sai che sei oggettivamente bello, quindi smettila! È un dato di fatto che tu sia bello e questo spiega la smisurata presenza di donne in questo locale! È tutta colpa tua, se dobbiamo lavorare come delle schiave. Detesto la tua bellezza, Shirogane, sappilo” disse Ichigo, indignata, incrociando con fare teatrale le braccia al petto e mettendo su’ il broncio giocosamente arrabbiato che gli rivolgeva sempre.
“Non è che mi interessi più di tanto fare conquiste in questo modo, ma ammetto che la cosa mi lusinga. Ad ogni modo… sei bella, Ichigo, sempre e con qualunque peso”
Si soffermò con aria sofferente sul suo corpo, adesso così magro. Ichigo era sempre bella, ma quelle leggere curve che aveva la rendevano ancor più bella e lui l’avrebbe desiderata sempre.
Avrebbe baciato ogni lembo di pelle di quel corpo, ogni parte del suo viso e si sarebbe beato del suo profumo inebriante. Con Ichigo avrebbe fatto l’amore migliaia di volte e sarebbe stata la prima volta d’amore anche per lui.
Ichigo balbettò qualcosa di indecifrabile. “Non sono bella e se tu mi vedi bella… beh, lo so che lo dici solo per farmi piacere!”
“Non è vero. Mi dispiace che tu non mi creda” disse, superandola e dirigendosi verso la porta. Uscì senza una parola e Ichigo si odiò ancora di più. Era sempre così bella la sua compagnia, ma purtroppo… era la bontà di Ryou a dirle quelle cose e non il suo cuore. Non l’avrebbe amata mai e non l’avrebbe desiderata mai… era solo troppo gentile.












Anadiomene.
Siamo in un capitolo di svolta. Ichigo andrà finalmente dalla psicologa, ma quale sarà il ruolo di Reiko?
Spero che il capitolo via sia piaciuto, un grande bacio!

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