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Autore: IceQueenJ    13/03/2015    2 recensioni
Bella e Edward si conoscono da quando erano bambini, ma un giorno Bella deve trasferirsi con in genitori in Italia. Passano gli anni e i due continuano a tenersi in contatto, questo grazie alle loro famiglie.
Tutto cambia con una visita inaspettata.
Cosa accadrà quando Edward rivedrà Bella?
Cosa accadrà quando Bella lascerà il suo ragazzo e dopo qualche mese tornerà a Forks a conoscenza di cose che non dovrebbe sapere?
E come reagirá Edward?
Riusciranno a risolvere i loro problemi?
Riusciranno a superare tutte le sfide che gli si presenteranno?
-Questa storia è stata pubblicata anche su Wattpad.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Charlie/Renèe, Emmett/Rosalie
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
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Salve a tutti! Ebbene sì, sono ancora viva! Spero che questa mia lunga assenza non vi abbia fatto perdere interesse per la storia.

Sono davvero davvero dispiaciuta per questa lunghissima assenza, ma ho avuto la sessione d'esami all'università e numerosi ed ancora irrisolti problemi di connessione e solo lunedì scorso sono riuscita ad aprire word e terminare il capitolo.

Non mi dilungo troppo, spero solo che il capitolo vi piaccia e che rencensiate in tanti.

Ringrazio tutti i lettori, silenziosi e non.

Un piccola precisazione riguardo il capitolo precedente. Come molti ricorderanno, ho citato il film "La Grande Bellezza", e non vorrei che qualcuno avesse pensato che ho detto quel che ho detto perchè il film non mi piace, anzi, l'ho davvero adorato, avendolo visto al cinema con i miei amici nel 2013. Ho fatto dire a Edward quelle cose perchè quella è stata la reazione del mio migliore amico e, essendomene ricordata, ho voluto inserirla.

Capitolo 27: Just You & I … Me & You … What A Mess!

Pov Edward


“Ma guarda un po’ chi c’è qui. La coppietta felice. È un piacere rivederti, piccola Bells”.
M’irrigidii e, prendendo la mano di Bella, la spostai dietro di me.
‘Perché cazzo doveva apparire proprio oggi? Avrei dovuto aspettare che l’ordine restrittivo fosse approvato prima di portarla in giro per Volterra. E poi piccola Bells lo dici a tua sorella, idiota’.
Il mio cervello era in fermento per trovare una scusa per picchiarlo, vista la faccia da schiaffi che si ritrovava, ma non riusciva a trovarne nemmeno una.
“Che vuoi?”, chiesi senza accorgermene.
Lo sguardo di Emanuele si accigliò e spostò lo sguardo da me a Bella.
“Ma come, non lo sai? E tu piccola … non lo sai?”, chiese.
“Potrei averne una mezza idea”, rispose Bella piccata, uscendo dal suo nascondiglio che era il mio corpo.
“Bene, ma visto che non ne sei sicura, ti chiarirò le idee. Cos’è questo?”, chiese, tirando fuori un foglio.
Lo presi tra le mani e lessi, facendo in modo che lo leggesse anche Bella.
Spalancai gli occhi, sorpreso. Possibile che fosse già arrivato?
‘Christian e i suoi avvocati sono stati veloci. Ne abbiamo parlato solamente qualche ora fa e non mi aveva assicurato nulla’.
Da una parte ero sollevato, perché questo significava che, al momento, stava infrangendo la legge, ma dall’altra ero preoccupato per la reazione che avrebbe avuto.
Perché di una cosa ero sicuro: avrebbe avuto una reazione.
“Mi spieghi che cazzo significa?”, chiese furioso a Bella.
“Lasciala stare. Lei non c’entra niente. È stata un’idea mia e di Christian. Per proteggerla”, intervenni.
“Perché?”.
“Perché? Sei serio? Due mesi fa l’hai quasi aggredita e mi chiedi perché? L’ho fatto perché non ti permetterò mai più di avvicinarti a lei e di sfiorarla con un solo dito, anche a costo di spezzartele tutte … le dita”, precisai. “Non ti voglio vicino a lei, così come non ti ci vuole Christian e sta sicuro che neanche lei ti vuole”.
“Beh … questo non avresti dovuto deciderlo tu, ma lei. Hai solo paura che torni da me e stai facendo di tutto per allontanarla. Mi credi davvero così stupido? Ci sarà un motivo se, invece di restare a Seattle a studiare, sia tornata qui. E quel motivo sono io, Cullen. Solo e unicamente io. Tu sei stato solo un passatempo”.
Risi.
Se solo sapesse che tra qualche giorno torneremo a Seattle e andremo a vivere insieme, darebbe di matto. Non che adesso sia un ragazzo con tutte le rotelle a posto, ma impazzirebbe ancora di più, se sapesse.
Che poi … Bella lo ha mollato quasi un anno fa e lui crede ancora che lei lo ami? Probabilmente non l’ha mai amato davvero.
‘Psst … P.A.T.E.T.I.C.O’.
“Sì certo, un passatempo, come dici tu. Hai perfettamente ragione, comunque non è questo il punto, in tutti i casi. Se sono solo un passatempo, me lo dirà lei e smetteremo di vederci, cosa di cui dubito fortemente, ma se vuoi crederci, fa pure. Sei patetico, davvero. Comunque … il punto principale è che devi stare lontano da lei. Dopo tutto quello che hai combinato, hai anche il coraggio di presentarti qui e credere che lei ti ami ancora? Non sono di certo io quello che l’ha tradita, o sbaglio?”.
“Senti Cullen, non intrometterti. Voglio parlare con Bella. Voglio che annulli quest’ordine restrittivo nei miei confronti. Cos’è questa storia che devo stare almeno a 200 metri di distanza da te?”, chiese rivolto a Bella.
Per un momento, incrociò lo sguardo con il mio ed io, impercettibilmente, annuì con la testa.
“Non lo annullerò, mi dispiace. L’ultima volta che ci siamo visti, mi hai spaventato molto. Non pensavo fossi capace di tanto. Non puoi costringermi a fare ciò che vuoi. Sono finiti i tempi in cui pendo dalle tue labbra. Non ti voglio più, forse … forse non ti ho mai voluto davvero. Mi spiace averla fatta durare due anni, ma non mi ero resa conto che la mia cotta per te fosse già passata da qualche tempo. In fondo, mi fidavo di te e mi faceva comodo mentire a me stessa, a te e agli altri. Speravo che con il tempo la mia attrazione per te tornasse, ma così non è stato e mi è dispiaciuto. E mi spiace ancora di più sapere che abbiamo entrambi perso due anni della nostra vita e che questo abbia distrutto per sempre quella che avrebbe potuto essere una bella amicizia. Con il passare del tempo mi sono accorta di quanta poca attenzione tu avessi nei miei confronti e per un po’ mi è bastato, ma ad un certo punto non è stato più abbastanza e il fatto che tu avessi tradito la mia fiducia in un modo così meschino, mi ha fatto male e ha distrutto tutto, anche quel poco di amore e affetto che provavo nei tuoi confronti. Mi ha fatto aprire gli occhi e comprendere quanto poco tu tenessi a me e quanto poco io ti amassi per continuare ad andare avanti per entrambi”.
Restai con il fiato sospeso e spostai lo sguardo da Bella a Emanuele, per vedere meglio una sua reazione che, sapevo, sarebbe sicuramente arrivata.
Lui strinse i pugni ed io mi preparai mentalmente a tutto quello che avrebbe fatto, visto che alla festa mi aveva anche minacciato di farmela pagare per il pugno che gli avevo dato.
“Beh … a quanto pare ti sei fatta fare il lavaggio del cervello dal tuo Eddy. Non sono parole tue, piccola. So che quando ci siamo lasciati sei stata male, e non riesco a credere che tu abbia già dimenticato tutto. Non è possibile. Ricordi cosa ci dicevano tutti? Eravamo perfetti insieme e lo pensavi anche tu, quindi … possiamo ancora essere felici insieme, piccola … ti prego”.
Tese la mano verso di lei ma Bella, sorprendendomi, scosse la testa e mi guardò, invitandomi a dire qualcosa.
Non che mi aspettassi che andasse via con lui, ma credevo che avrebbe chiuso lei questo discorso.
“No, non potete, e vuoi sapere perché? Perché lei non ti ama, ama me. Accettalo e levati di torno, prima che metta in pratica ciò che avrei dovuto fare qualche mese fa”.
Come mi aspettavo, rise, ma, in fondo, non fui sorpreso.
Lui reagiva sempre così.
“No … tu non parli al posto suo”, disse avvicinandosi.
“Oh … invece sì che posso, visto che me l’ha chiesto lei e sta sicuro che stavolta nessuno mi fermerà dal cambiarti i connotati”, gli dissi avvicinandomi anch’io.
“Vedremo” e detto questo, mi superò dandomi una spallata e avvicinandosi a Bella. “Andiamo Bella … so che lo vuoi anche tu”.
Fece per carezzarle la guancia, ma non gli fu concesso.
Primo, perché Bella fece un passo indietro.
Secondo, perché gli presi il polso e glielo strinsi talmente forte da lasciargli il segno.
“LASCIAMI!”.
Lo trascinai lontano dalla mia ragazza e poi, all’improvviso, lo lasciai andare, facendogli perdere l’equilibrio.
“Adesso posso lasciarti. Ti avevo detto o no che non l’avresti più toccata con un solo dito? Credi che parli giusto per parlare? Beh … mi dispiace dirtelo, ma sono uno che fa quello che dice e tu … faresti bene a ricordartelo, se non vuoi che ti rovini il bel faccino che ti ritrovi”, dissi prendendolo per il colletto della giacca.
“Ma non farmi ridere. Non lo faresti. Non con Bella presente, almeno. Hai troppo paura di fare brutta figura”.
Risi.
“Davvero? Vediamo allora … su … che aspetti?”.
Senza che me ne accorgessi, mi arrivò un pugno nello stomaco che mi fece cadere a terra.
A mia discolpa posso dire che mi aspettavo che mi avrebbe colpito in faccia e, quindi, quel pugno non me lo aspettavo proprio.
“Che c’è? La tua spavalderia è già finita? Hahahahah!”, rise insieme ai suoi amici. “Bella guarda … il tuo amato è finito a terra”.
“Edward … perché non la smettiamo? Andiamocene a casa, amore, ti prego”, Bella s’inginocchiò accanto a me e mi sussurrò all’orecchio.
“No, ce la faccio. Solo … aiutami a rialzarmi”.
“Oh … ce l’hai fatta a rialzarti. Sei sicuro di voler continuare?”, continuò a deridermi Emanuele.
‘Ti faccio vedere io, chi perderà’.
“Preferisco non risponderti”.
Detto questo, mentre continuava a ridere con i suoi amici, gli assestai un pugno sullo zigomo.
“Adesso chi è il pappamolla? Io o tu?”.
Da quel momento iniziò una battaglia ad armi pari. Meno male che il baseball e tutta l’attività fisica che pratico mi danno una certa agilità, altrimenti a quest’ora sarei già all’ospedale.
Alla fine, non si capiva chi dei due era messo peggio.
Qualcuno di buon cuore aveva chiamato un’ambulanza e anche la polizia.
Chissà perché, ma me lo aspettavo.
A un certo punto, mentre Bella cercava di tamponarmi il livido al labbro con un fazzoletto, sentimmo la voce di Charlie.
‘Oh cazzo! Perché proprio Charlie! Stavolta mi uccide, me lo sento’.
“Edward! Bella! Dio ma cosa diavolo hai combinato? Guardati. Alle vostre madri verrà un infarto quando lo sapranno. Adesso spiegatemi cos’è successo. Con chi hai litigato?”.
“Papà sta tranquillo, è tutto sotto controllo. Ecco ehm …”, ma Bella non riuscì a finire perché si avvicinò un suo vecchio amico, nonché complice di Emanuele.
“Charlie, che piacere vederti. Sei venuto ad arrestarlo?”, mi indicò.
“Cosa? Stai scherzando … spero!”.
“No, l’altro ragazzo è Emanuele. Hanno litigato e Edward l’ha aggredito”.
Charlie si voltò verso di me e mi guardò con un sopracciglio alzato. “È vero?”.
“In parte. Lui … lui …”, mi interruppi perché non riuscivo a trovare le parole giuste per descrivere quello che era appena accaduto.
Fu Bella a finire per me.
“L’ha fatto per me. Papà ecco … c’è una cosa che non sai. Ricordi la festa a cui siamo andati qualche settimana fa?”.
Charlie annuì e Bella continuò.
“C’era anche Manu e quella sera … ha cercato di … non so cosa sarebbe successo, se Alice non avesse chiamato Edward. Per questo … Edward ha parlato con Christian, e, insieme, hanno deciso che sarebbe stato opportuno fare un ordine restrittivo e … visto che è stato approvato qualche giorno fa negli Stati Uniti, sarebbe arrivato a giorni anche qui. Abbiamo fatto l’errore di uscire prima di sapere con sicurezza se l’avesse ricevuto o meno. L’ha ricevuto e, per caso, ci siamo incontrati. Lui ha provocato e … Edward mi ha difeso e … beh, sai …”.
Bella abbassò lo sguardo e mi si avvicinò.
“Oh tesoro … tranquilla. Perché non me l’avete detto prima?”.
Abbassai lo sguardo anch’io e Charlie comprese.
“Va bene … ho capito. Restate qui e lasciate fare a me”.
Guardai Charlie allontanarsi e parlare con qualcuno, fin quando un’agente si avvicinò a noi e ci chiese di seguirlo.
“Dove stiamo andando?”, chiesi.
“Tranquilli ragazzi, vi accompagniamo in ospedale. Il capo Swan ci ha detto di scortarvi fino a lì e poi fino a casa”.
Aprii la bocca per parlare, ma uscirono solo dei versi senza senso.
Fu Bella a esprimere la sua perplessità.
“Ma noi … noi siamo venuti in auto. Non posso lasciare la macchina qui”.
“Infatti, signorina Swan, vi seguiremo con una volante”.
“Oh … d’accordo”.

Una volta arrivati vicino alla macchina, Bella e un poliziotto mi aiutarono a salire dal lato del passeggero, visti i miei numerosi dolori.
Bella mise in moto e per un po’ restammo in silenzio. Sapevo che prima o poi sarebbe arrivata anche la sua sfuriata. Mi sembrava strano che non avesse già iniziato a urlarmi contro.
Mi accorsi che ogni tanto Bella mi lanciava sguardi furtivi, prima di volgere di nuovo attenzione alla strada.
A ogni mio sospiro di dolore, si scusava, ma nulla di più.
Quando si fermò a un semaforo, finalmente si voltò verso di me e mi scrutò attentamente.
“Come ti senti? Cosa ti fa male di preciso?”.
“Solo un po’ l’addome, ma nulla di poco sopportabile. In più, credo che il labbro si sia gonfiato e credo di avere una guancia viola. Sbaglio?”.
Rise e si voltò per guardarmi attentamente.
“In effetti … in effetti è così. Credo, però, che il livido alla guancia andrà via in un paio di giorni. La cosa più preoccupante è l’addome. Speriamo non ci sia qualche costola incrinata o qualche emorragia interna o …”.
“Hey Bella … Bella … calmati”, l’interruppi. “Non c’è nessuna emorragia o costola incrinata. Sto bene, sono solo un po’ ammaccato”.
Bella sospirò e poi ripartì alla luce verde del semaforo.
“Beh … potrebbe anche non essere come dici tu. Ti avevo avvertito che Emanuele era forte, molto più di te e tu, come sempre, hai fatto di testa tua. L’hai provocato, Edward. Ti avevo detto di non farlo, ma tu l’hai fatto lo stesso. Per fortuna che Charlie ha capito e l’ordine restrittivo potrà essere usato a nostro favore in caso lui decida di sporgere denuncia”.
Abbassai il capo, sapendo che un po’ avevo torto e mi scusai, cosa cui lei non credette.
“Bella … davvero, mi dispiace”.
“Ti dispiace, certo. Intanto se non ci fosse stato Charlie, ma qualcun altro, non te la saresti cavata così. Non gli sarebbe importato nulla dell’ordine restrittivo e del resto. Ti avrebbe portato direttamente in centrale, senza troppe cerimonie”.
“Lo so … Bella, davvero! Smettila di farmi la ramanzina. Ho sbagliato, ma quello … quello lì ha sempre avuto la capacità di farmi diventare pazzo. Ti prego … scusa”.
Cercai di prenderle la mano, posta sul cambio e, quando ci riuscii, lei sospirò.
‘Fiuuu … tempesta passata!’.
“D’accordo … non muoverti, ti aiuto a scendere. Siamo arrivati. Spero che tu non abbia ancora paura degli aghi”.
‘Aghi? Uhg! Posso tornare in macchina? Sto benissimo!’.
‘Cullen non fare il bambino. Hai vent’anni’, intervenne la mia coscienza.
‘Oh … chi non muore si rivede. Mi sei mancata in queste ore amica mia’.
“Allora? Edward mi stai ascoltando? Muoviti a scendere su …”.
Tornai alla realtà dopo la mia breve, ma intensa, chiacchierata con la mia coscienza e mi accorsi che Bella mi guardava con un brutto cipiglio arrabbiato.
Alzai gli occhi al cielo.
‘Oh povero me! Cosa mi aspetta!’.
“Cullen, allora? Vuoi che chieda una sedia a rotelle o cammini da solo?”.
‘Uhg … la sedia a rotelle no, fa troppo malato terminale. Ce la faccio. Ce la faccio’.
“No ti prego … niente sedia a rotelle. Cammino da solo”.
Bella rise per la mia espressione e si incamminò, lasciandomi solo sul marciapiede del pronto soccorso.
“No amore tranquilla, ce la faccio da solo. Figurati … sto benissimo”, le urlai.
Lei rise, si voltò, alzò gli occhi al cielo e tornò verso di me.
“Ma non avevi detto che ce la facevi da solo?”.
“Ecco … ehm … uhm … sì, però … però … però mi mancavi e quindi …”.
Bella si fermò, trascinandomi con sé e facendomi gemere dal dolore, e si mise a ridere così forte che alcune persone si girarono verso di noi.
“Hahahahah … mi stai facendo venire il diabete, Cullen! Quanto forte l’hai sbattuta la testa?”.
Le lanciai un’occhiataccia e lei si zittì.
“Perché invece di prendermi in giro e ridere del tuo amatissimo fidanzato non entri e vedi cosa c’è da fare? Prima entriamo, prima torneremo a casa, prima mi tolgo questo pensiero. Dio! Io odio gli ospedali”.
Bella alzò gli occhi al cielo, per l’ennesima volta in quella giornata, e mi trascinò fino all’accettazione del pronto soccorso e mi fece sedere su una delle sedie.
Finalmente, dopo aver parlato con l’infermiera e averle dato, probabilmente, tutti i miei dati anagrafici, Bella si avvicinò a me, che ero seduto su una sedia, e mi si sedette accanto.
“A breve sarai chiamato. Visto e considerato che sei entrato qui dentro camminando e chiacchierando tranquillamente, ti hanno dato un codice verde, quello meno grave”.
Sbiancai.
“D’accordo … ma io sto bene. Insomma … saremmo anche potuti tornare a casa, non c’è problema. Una camomilla e un antidolorifico e tutto passa. Oppure una pomata. Sai quante cose ci sono”.
“Edward!”, sbuffò. “Smettila di fare il bambino e fai l’adulto per una volta. Siamo qui perché tu non sai tenere la bocca chiusa e le mani a posto, quindi ora farai quello che ti dico io. Chiaro?”.
“Chiarissimo amore, chiarissimo. Solo … potresti non essere arrabbiata con me? Io l’ho fatto perché quello voleva …”, ma fui interrotto dalle labbra della mia bellissima ragazza.
“Sì amore, tranquillo. Lo so, solo … la prossima volta, cerca di farlo non facendoti quasi uccidere”.
“La prossima volta? Stai scherzando spero. Da oggi in poi andrai in giro con una guardia del corpo, cara la mia Isabella”.
“Simpatico … simpaticissimo! Mi spiace deluderti, ma …”, ma non riuscì a finire perché il dottore decise di chiamarmi per visitarmi proprio in quel momento.

“Tranquilla Bella, è tutto a posto”, disse il dottore guardando la mia ragazza e sorridendole.
‘Posso picchiarlo, vero? Posso?’.
“Il tuo ragazzo sta bene. Non ha alcuna emorragia e nessun trauma. Ha solo qualche livido, basta applicarci la pomata che ti darò, e tempo 4 – 5 giorni, tornerà tutto a posto. Il braccio, invece, dovrà restare con il tutore per due settimane”, riprese.
Bella sospirò e lo ringraziò, abbracciandolo e chiamandolo per nome.
Mentre indossavo di nuovo la maglia, senza farmi vedere, li imitai.
‘Grazie Carlo, ero così preoccupata’.
‘Cullen … non sarai mica geloso?’, disse sarcastica la mia vocina.
La ignorai.
“Su … ora riportalo a casa e fallo riposare. Avrà anche bisogno di tante coccole”.
Bella gli sorrise e mi si avvicinò, chiedendomi se volessi una mano, visto che avevo il braccio fasciato.
“No … ce la faccio. Tu continua pure a parlare con Carlo”, dissi sprezzante, calcando sul nome.
Bella si rabbuiò, ma poi sorrise, probabilmente comprendendo il motivo della mia risposta.
Che poi … questo tizio è troppo giovane per essere un medico del pronto soccorso.
Una volta che fui pronto, scesi con calma dal lettino e mi incamminai verso la porta, senza nemmeno salutare Carlo.
Non aspettai nemmeno Bella.
Ero furioso.
Con tutti.
Con Bella.
Con Emanuele.
Con me stesso.
Con il dottore.
Probabilmente sarà l’effetto dell’antidolorifico che mi hanno somministrato.
“Non mi aspettavo di trovarti al pronto soccorso, ti facevo più uno da chirurgia o neurologia. Ah, salutami tua sorella, è da un po’ che non la vedo”.
Mi voltai giusto in tempo per vederli scambiarsi un altro abbraccio e per sentirli parlare.
‘Dio! Che nervi! Lo strozzo! Giuro che lo uccido’.
“In effetti … durante il tirocinio ho fatto qualche turno in pronto soccorso e mi sono reso conto che qui posso salvare molte più vite. Adesso che ci penso, però, è da un po’ che non ti si vede in giro. Che fine hai fatto? Ho sentito dire che eri negli Stati Uniti”.
“Sì … ero negli Stati Uniti e se va tutto come spero, tornerò lì per il college … con Edward”.
“Aspetta … aspetta … aspetta … quell’Edward? Dio! È esattamente come lo avevi descritto. Ci credo che hai lasciato quel tizio per uno come lui. Quasi quasi ci faccio un pensierino anch’io”, rise Carlo, il dottore.
Bella rise con lui, ma poi, accorgendosi delle mie occhiate, decise che era meglio finirla lì e tornare a casa.
“Sarà meglio che andiate ora e mi raccomando, riposo assoluto. Se ha qualche problema prima che partiate per gli Stati Uniti, chiamami, tanto il mio numero ce l’hai. Sarà un peccato non averti qui. Inoltre, se a Seattle cercano un medico, fammelo sapere. Sai che anch’io non vedo l’ora di lasciare questa città”.
‘Hey … ci sono anch’io qui’.
“Certamente! Tanto il tuo numero ce l’ho”, gli disse lei facendogli un occhiolino.
Io alzai gli occhi al cielo.
‘Per la miseria! Smettetela di flirtare davanti a me’.
“Adesso vai, prima che il tuo Edward mi spelli vivo”. Mi si avvicinò e mi tese la mano.
Io, dal canto mio, per un solo momento, avrei tanto voluto che mi fossi slogato il braccio destro così da non poterlo ricambiare, ma … ahimè … lo feci, perché l’avevo ancora funzionante.
“Ciao Edward, è stato un piacere conoscerti … finalmente”.
‘Finalmente?’.
Un po’ frastornato per quello strano saluto, ricambiai.

“Che strano … perché ho avuto la sensazione che non sopportassi il dottore?”, mi chiese Bella una volta in auto.
“Beh … perché forse è così?”, dissi canzonatorio.
“Beh … perché?”.
“Perché forse … e sottolineo forse, avete flirtato davanti a me?”.
“Hahahahah … non l’abbiamo fatto. Semplicemente … lo conoscevo già”.
“Oh tranquilla … ho capito subito che lo conoscevi già, visti i sorrisini che gli facevi e che lui ricambiava. Che poi … non ho nemmeno capito perché abbia detto ‘finalmente’ quando mi ha salutato. Non lo conoscevo”.
Lei rise ancora una volta e poi tornò seria.
“Beh … sua sorella è una mia vecchia amica. Prima di mettermi con Manu, passavo quasi tutti i pomeriggi a casa sua e lui, spesso, ci aiutava con i compiti. In più, aveva già sentito parlare di te, visto che ti nominavo sempre”.
Sgranai gli occhi. “Davvero?”.
“Davvero e in più … ti rivelerò un segreto …”, aggiunse con fare cospiratorio, “è felicemente fidanzato ed è gay!”.
‘Cosa? Mi stai prendendo in giro?’.
“No! Davvero? Non ci credo!”.
“Hahahahah … sì, davvero. Avrei dovuto essere io quella gelosa e non tu, visti i commenti che ha fatto su di te e di cui tu non ti sei minimamente accorto. Davvero non ti sei accorto dalle sue movenze omosessuali? Insomma … è chiarissimo, io l’ho capito subito, senza bisogno che lui me lo dicesse. Quando si è reso conto di esserlo, sono stata la prima a cui l’ha detto”, aggiunse scuotendo le spalle.
“Oh beh … questo mi rincuora. Un ragazzo in meno da aggiungere alla lista”, sospirai.
“Cullen! Sei sempre il solito gelosone! Adesso … visto che siamo arrivati, scendi da quest’auto e sali a casa. Io vado a parcheggiare in garage”.

Entrai in casa con le chiavi che Bella mi aveva dato e subito mi ritrovai davanti una Renee preoccupatissima.
“Edward caro … come stai? Dio! Guarda che livido che hai qui! Sono stata così in pensiero dopo la chiamata di Charlie. Ti avverto, tua madre è furiosa”.
“Oh no … non dirmi che gliel’hai detto! Oh Dio! Quando tornerò a casa mi ammazzerà!”.
“Beh … diciamo che te lo meriteresti. Non fare mai più una cosa del genere”.
L’abbracciai con il braccio sano e le dissi di non preoccuparsi e che da oggi in poi non avrei più picchiato nessuno, perché sua figlia sarebbe andata in giro con una guardia del corpo.
“Perché non vai in camera a riposare, tesoro? Appena Bella sale la mando subito da te”.
Io annuii e andai, camminando con calma, nella stanza di Bella, perché non avevo la minima intenzione di dormire da solo.
Al diavolo Charlie e le sue regole. Stavolta avrebbe anche potuto fare un’eccezione.
Mi stesi con calma sul letto, e chiusi gli occhi.

Dopo quella che mi sembrò un’eternità, aprii gli occhi e trovai Bella, che mi osservava, seduta accanto a me, con una tazza di tè in mano.
“Hey”, sussurrai. “Che fai?”.
“Nulla … ti guardavo e pensavo”.
Sorrisi. “A cosa? A quanto sono bello?”.
“Può darsi”.
Bella ricambiò il sorriso e, poggiando la tazza sul comodino, si stese accanto a me.
“Hai dormito per un bel po’. Mi sono preoccupata!”.
“Sto bene, non ho molti dolori. Probabilmente sarà stato qualcosa che mi hanno dato in ospedale, sai … tranquillanti o roba del genere”.
“Già … probabilmente è così”, sussurrò, abbassando lo sguardo.
“Hey … guardami. Che hai?”.
“Nulla … sono solo felice che tu stia bene … non farlo mai più oppure, se proprio devi farlo, fallo quando non ci sono io”.
Risi. “D’accordo, se proprio ci tiene, lo farò”.
“Edward! Dicevo seriamente”.
“Beh … anch’io. Me ne andrò in giro a litigare con qualcuno solo quando tu sarai a casa al sicuro, okay?”.
Senza che me ne accorgessi, mi arrivò uno scappellotto sul braccio sano.
“Ai! Te l’ho già detto che sei manesca? Scherzavo! Non litigherò più con nessuno. Promesso!”.
“Bene, ora … che ne dici di prenotare un volo aereo per la nostra imminente partenza?”.
“Perché?”.
“Come perché? Dobbiamo tornare a Seattle, Edward. Quanto pesante è stata la botta che hai preso?”.
“Oh beh … stamattina mi son dimenticato di dirti che Christian ci manderà il suo aereo. Ho provato a rifiutare, ma ha detto che era già tutto pronto, quindi … trai le tue conclusioni”.
Bella sbuffò ed io non potei fare a meno di ridere per la sua espressione.
“Ho tratto le mie conclusioni e … Dio! È un idiota! Perché deve sempre farmi arrabbiare?”.
Alle sue parole mi sentii un po’ in colpa, perché quella volta non era colpa di Christian, ma mia. Christian aveva solo dovuto approvare la mia idea e mettere a mia completa disposizione il suo aereo, ma sapevo, che anche se non gliel’avessi chiesto, l’avrebbe fatto lo stesso.
“Amore, hey … non hai mai pensato che questo è il suo modo di dirti che ti ama e che si preoccupa per te?”.
“Tu dici?”.
“Dico e … sai … sai cosa penso? Penso che dovresti lasciarlo fare … ha solo te. Ci sono i tuoi genitori, ma non è la stessa cosa. Darebbe la sua vita per te e so che lo faresti anche tu”.
“Hai ragione … proverò a lasciar correre”, sospirò. “Quindi … dobbiamo solo preparare i bagagli e aspettare che l’aereo arrivi?”.
“Esattamente, piccola”.
Le circondai le spalle con il braccio destro e l’attirai a me per coccolarla.
Restammo in silenzio per un po’, ma poi Bella riprese a parlare.
“Ci pensi? A Seattle saremo soli. Avremo una casa tutta nostra, dormiremo nella stessa stanza. Faremo colazione nella stessa cucina e …”.
“Faremo l’amore tutte le volte che vorremo e ti farò arrabbiare quando lascerò tutto in disordine”.
Bella rise ed io con lei.
“Disordine che poi metterai in ordine, altrimenti … andrai in astinenza”.
“E poi … aspetta … cosa? Davvero lo faresti?”.
“Hahahahah … certo! È ovvio!”.
“Beh … allora andrai in astinenza anche tu!”.
Alle mie parole, rise ancora di più. “Non è detto Cullen … non è detto”.
“Oddio! Piccola mi fai paura così!”.
“Se metterai tutto in ordine, non c’è bisogno di sperimentare la mia teoria, amore”.
“D’accordo, allora metterò tutto in ordine. Le tue teorie mi fanno paura, ma ti amo per questo. Sei unica”.
Sorrise e poi mi baciò.
“Ti amo anch’io Eddy. Mi sei mancato in questi giorni”.
“Anche tu, piccola, anche tu e immagina quando starò meglio cosa potremo combinare … io e te … da soli”, dissi ammiccando verso di lei.
Lei, dal canto suo, alzò gli occhi al cielo, ma evitò di rispondermi.
“Quindi …”, riprese la mia Bella sorridendo, “saremo solo io e te … solo tu ed io … sarà divertente!”.
“No! Sarà un casino!”.


NOTE DELL'AUTRICE: La traduzione del titolo è presente nelle due battute finali. "Just You & I ... Just Me & You ... What A Mess!" ---> "Solo Tu Ed Io ... Solo Io E Te ... Che casino!". Ora come ora la frase non è molto comprensibile, ma capirete perchè nei prossimi capitoli. Inoltre, volevo comunicarvi che ho aggiustato gli orari dei fusi orari (scusate il gioco di parole) e degli aerei nei capitoli precedenti (che ora sono super precisi, grazie anche alla calcolatrice umana che mi ritrovo come amico), per rendere la storia realistica al cento per cento. In questi giorni mi sono messa addirittura a cercare i voli e, per mia fortuna, sono quelle le tratte più usate.
   
 
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