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Autore: Neon5    13/03/2015    1 recensioni
La vita ad Annabel non aveva fatto altro che mostrarle prove insormontabili, che avevano inciso profondamente e danneggiato la sua psiche e la sua salute; tuttavia il suo passato non era nient'altro che l'inizio di una serie di sfortunati eventi.
E tuttavia si ricordava ancora di due fratelli, che aveva conosciuto in un remoto passato e che in qualche modo avevano influenzato la donna che era diventata oggi.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corazòn, Donquijote Doflamingo, Donquijote Family, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Fuga

 

Camminammo a lungo, quei tunnel sembravano non voler finire mai. Iniziavo a sentirmi stanca, le mie condizioni di salute erano quelle che erano e avevo già quasi esaurito le poche energie che mi erano rimaste.
« Hey, stai bene? »
« S-sì, » mormorai, « va tutto bene ».
« Se vuoi possiamo fermarci un po' a riposar... »
« Shhh! Hey, l'hai sentito? »
Mi fermai e mi misi ad ascoltare attentamente; sentivo un rumore, era come se là vicino ci fosse una cascata o qualcosa di simile.
« Ah, questo rumore dici? Non preoccuparti, è solo la cascata sotterranea di cioccolato, viene dalla fabbrica... La usano per mescolare il cioccolato ».
« Cosa? Una cascata di cioccolato? Sotto terra? Ma che diavolo... »
« Te la faccio vedere se non mi credi, seguimi e non fare domande ».
Odiavo quando faceva così, ma chi si credeva di essere? Avrei voluto prenderlo a calci sulle gengive.

Senza fiatare obbedii al suo ordine, lo seguii e adesso eravamo arrivati all'interno di una grotta dal soffitto molto alto; guardai avanti e in basso c'era quello che sembrava essere davvero... un luccicante fiume di cioccolata. C'era un odore delizioso, ma quella era davvero cioccolata! Incredibile. Il marine si avvicinò alla riva, infilò un dito nella cioccolata e subito dopo se lo mise bocca.
« Cavolo, è buonissima come sempre! White, vuoi assaggiare? Con questa ti rimetti in sesto di sicuro! Dai, avvicinati! »
« No, » replicai con tono arrogante, « il cioccolato non fa bene alla mia acidità di stomaco, ma tu sei solo uno stupido idiota e questo non puoi saperlo ».
« Tsk, come se di acido ci fosse solo il tuo stomaco, » borbottò con la bocca piena, « sì, avrei fatto meglio a toglierti la parola ».
« Hey tu, come osi?! Sai, ci ho pensato a lungo, ma finalmente credo di aver capito il “trucco” che hai usato per togliermi la voce; hai i poteri di un Frutto del Diavolo, non è vero? »
« Non ti ho “tolto la voce,” ho solo creato una barriera che isola il suono... Comunque brava, ci sei andata vicino... Sapresti anche dirmi che Frutto ho? » chiese con tono di sfida. Stava sorridendo, di nuovo.
« Non ne ho la più pallida idea, non me ne intento di queste diavolerie! E poi non me ne frega niente! » sbuffai arrabbiata, voltandomi bruscamente dall'altro lato.
« Dai, non fare così adesso, posso rivelarti il mio segreto... È il frutto Nagi Nagi... Sai, è davvero molto utile questo potere, soprattutto quando vuoi dormire la notte ma tutti i tuoi compagni di stanza russano terribilmente... »
« Sai, » sbottai, « potrei buttarti proprio adesso in quella deliziosa cascata di cioccolato ora che mi hai detto questo tuo “segreto”; sono sicura che quel liquido è composto per una buona parte da acqua, anzi la maggior parte direi, e so bene qual'è il punto debole di voi utilizzatori del Frutto! »
« Bene, fallo allora, ti aspetto, io da qui non mi muovo ».
Prese di nuovo a guardarmi con
quello sguardo. Distolsi gli occhi da lui e mi allontanai. Me lo faceva apposta o cosa? Forse lui aveva capito che quando mi guardava mi metteva a disagio e gli piaceva farlo! Che bastardo.
« Cosa c'è, ti arrendi così in fretta? » continuò, avvicinandosi a me, « dai fallo, così ci leviamo il pensiero una volta per tutte. Ammazzami ».
« Smettila, » dissi con voce bassa, « tanto non ci casco ».
« Se una cosa non vuoi farla davvero allora non dovresti neanche dirla, » replicò voltandosi dall'altro lato, « voglio solo farti capire la differenza tra dire e fare ».

Volevo replicargli qualcosa, ma proprio in quel momento un boato assordante interruppe la nostra discussione.
« Cos'è stato?! » urlai impaurita.
« Oh no! » esclamò preoccupato, « viene da quelle gallerie a destra! Maledizione, andiamo a controllare, presto! »

Ci precipitammo sul posto, ma quando arrivammo c'era solo un enorme cumulo di macerie.
« Maledizione! » urlò, « queste erano proprio le gallerie che dovevamo percorrere per raggiungere il porto di August! Il passaggio è completamente bloccato, cazzo! Ma che diavolo stanno combinando i miei uomini là sopra?! »
« Tsk, considerando il fatto che i tizi di sopra sono i tuoi uomini non c'è di che meravigliarsi, si vede che sono parecchio più deficienti di te... Forse saresti dovuto restare con loro per evitare... ehm, danni? » sussurrai sghignazzando.
« White, non c'è niente di divertente! Dobbiamo trovare una via alternativa per andarcene! »
« Una “via alternativa” dici? Va bene, a me non cambia niente, tu conosci le gallerie, ma allora di cosa di preoccupi? Usciremo da qui, vero? Perché tu sai come si esce, dico bene?! »

Si sedette a terra ed estrasse dalla tasca una cartina; dopo averla guardata a lungo mi fissò, con aria preoccupata.
« Sì che lo so, il problema non è questo... Significa solo che dobbiamo tornare in superficie... più o meno... in questa zona, proprio sulla piazza di Eira... ed è un po' distante dal porto di August... » disse, indicando con l'indice un punto sulla cartina.
« E allora? Qual'è il problema? Bisogna solo fare un altro po' di strada! »

Il marine si alzò e tornò a fissarmi, con aria estremamente preoccupata; non fiatava, e la sua mancanza di risposta iniziava a farmi innervosire.
« Ti ho chiesto di cosa ti preoccupi?! Allora? Parla, per la miseria! Non ce l'ho il dono della divinazione, non so che diavolo stai pensando! »
« Mi preoccupo perché... quella è la zona di Smoker, un giovane Capitano della Marina, è un tipo abbastanza in gamba... Sai, lui è mio amico ».
« E allora? Se è un tuo amico meglio così, avremmo meno nemici di cui preoccuparci! »
« È mio amico, però... » continuò, « odia tutti i pirati. Forse se gli spiegassi la tua situazione e cosa voglio fare con te lui mi capirebbe, però non voglio metterlo nei guai; già diverse volte ha rischiato di farsi cacciare via a causa della sua condotta, non voglio causargli altri problemi ».
« Sai marine, » replicai con tono tagliente, « tu credi di non avere via d'uscita, ma invece una cosa puoi farla: consegnarmi dritta a Sengoku. Pensaci, è l'unico modo che hai per non passare dei guai e per non farli passare al tuo “amico” ».
« Ma allora sei stupida! Ti ho già detto che non lo farò, » urlò, « e poi... lo faccio più per me che per te, credimi ».
« Ma che diavolo stai dicend... »
« Adesso fa silenzio! » gridò interrompendomi bruscamente, « non farmi innervosire ulteriormente! Per ora seguimi, dopo penseremo come agire ».

Il marine era seriamente preoccupato, e in qualche modo stava riuscendo a far preoccupare anche me. Quando si arrabbiava i suoi occhi brillavano più che mai, e tornava a pervadermi quella sensazione sulla pelle; cos'era? Paura? Rabbia? Eccitazione? Chi poteva dirlo, era qualcosa di strano, qualcosa che non avevo mai provato prima.

 

                                                                                           ✣ ✣ ✣

 

Continuammo a camminare, io come al solito ero passata avanti con l'accendino a fare luce. Arrivammo ai piedi di una grossa rampa di scale, tutta di pietra; la salimmo per intero e in cima trovammo una porta sbarrata da delle grosse assi di legno. Il marine con un calcio la buttò giù ed entrammo. Era un luogo molto buio, disordinato, c'erano delle grosse casse di legno e degli scaffali molto alti. Ma dove diavolo eravamo finiti stavolta?
« White, » sussurrò, « dobbiamo fare piano; molto probabilmente siamo finiti in casa di qualcuno! »
« Molto probabilmente?! Mi stai dicendo che non hai la più pallida idea di dove siamo?! » replicai stizzita.
« Shhh! Sta zitta! Non costringermi a usare il mio potere! »
Maledetto stronzo. Odiavo farmi dare ordini, soprattutto da un marine, e che marine, un deficiente!
« Hey, vieni da questa parte, » sussurrai, « ci sono delle scale! C'è luce al piano di sopra, probabilmente c'è qualcuno! »

Salimmo quelle scale di legno in punta di piedi ed entrammo in una stanza, che io riconobbi al volo. Quel locale piccolo e illuminato, con gli scaffali pieni di cosmetici stranamente “commestibili”... Ero basita, ma quella era... la farmacia dov'ero stata la sera prima! Ma com'era possibile che eravamo andati a spuntare proprio là?!
Me lo stavo chiedendo, ma proprio in quel momento una voce stridula alle mie spalle mi fece saltare il cuore in gola.
« Aaaah carissima, ciaaaaao! Che bello rivederti qui! Oh, chi è questo ragazzo bellissimo che è con te? Fammi indovinare, lui è quel mascalzone di tuo fratello! Ah, sono felice che tu l'abbia trovato! Mascalzone ma bello! »

Come diavolo avevo fatto a dimenticarmi di lui. Già, ma come cazzo avevo fatto a dimenticarmi di quel/la bizzarro/a farmacista okama che solo la sera prima mi aveva fatto venire una serie di infarti simultanei?! Mi girai a stento e lo salutai con un cenno della mano.
« Ahhh tesoruccio, non hai una bella cera, ma proprio per niente! Dimmi, stai bene? »
« Ma vaff... Ehm... ad essere sincera fino a poco fa mi sentivo di merda, » replicai, portandomi una mano al petto, « ma adesso credo proprio che... sto per morire ».
« No piccola mia, no! » sbraitò agitando le mani in aria, « ma cos'è questo pessimismo?! Sei una ragazza bellissima! Sei solo un po' malandata, anzi non un po'... sei davvero uno straccio! Ma cosa ti è successo?! Tranquilla, ho io ciò che fa per te! »
Così dicendo afferrò uno dei suoi fondotinta dallo scaffale e me lo porse.
« Ecco stellina mia, metti questo! Offre la casa, sta tranquilla! C'è un bagno in fondo a sinistra, dove c'è già tutto l'occorrente per farti bella! Va adesso, mentre io penso al tuo bellissimo fratello! »
« Eh? Ma che diavolo... f-fratello?! Ma sta parlando di me?! » balbettò inebetito il marine.
« Sentito, mio “bellissimo fratello”? » ripetei con tono sarcastico, « io vado a farmi bella adesso, tu resta con la mia ehm... amica, lei si prenderà “cura” di te! Faccio presto, sta tranquillo! »
« Hey aspetta! Aspettaaa! Che devo fare?! » urlò il marine esasperato, mentre la farmacista lo tirava a sé con un braccio.
« Lasciati “coccolare” una volta tanto, non devi fare assolutamente niente! » replicai con un sorrisetto malizioso. Il marine mi fissò a bocca aperta, e per un attimo mi sembrò di vederlo... sorridere? Stava davvero sorridendo? Mi voltai di scatto dall'altro lato, sapevo bene cosa mi causava vedere il suo sorriso, ma non volevo darglielo a capire.


Perché avevo accettato la “folle” proposta della farmacista? Nella situazione drammatica in cui mi trovavo per giunta! Per il semplice fatto che il solo pensiero di avere quei segni violacei sul mio collo mi mandava in crisi, e poi stavo tornando dalle ragazze, non potevo farmi vedere in quello stato, anzi non dovevo. Orgoglio? No, non era questione di orgoglio, era questione che... la situazione era difficile. Non era solo difficile, era un casino totale.
Era vero che ero riuscita a sopravvivere, ma ciò non significava che mi fossi liberata di Raoul, e molto probabilmente prima o poi si sarebbe ripresentato per ottenere ciò che voleva, ovvero la mia morte. E come se averci alle costole quel maniaco omicida di Raoul non fosse abbastanza, Jeff mi aveva messa al corrente che Doflamingo mi stava cercando; ma che diavolo voleva da me? Che senso aveva cercarmi dopo tredici lunghi anni? Io non volevo averci più niente a che fare con quel mostro, e il solo pensiero che lui mi stesse cercando mi mandava nel panico. Avevo vissuto insieme a lui e Rocinante per cinque mesi, un breve periodo di tempo che aveva stravolto radicalmente la mia esistenza, e ancora oggi la mia psiche ne pagava le conseguenze.
Ero confusa, non sapevo davvero cosa fare, ma una cosa era certa: le ragazze erano in serio pericolo, restare con me equivaleva a... morire. Io dovevo lasciarle, dovevo lasciarle e andarmene lontano; ma io non volevo abbandonarle, loro erano come delle sorelle per me, loro per me erano tutto. Adesso però non era il momento giusto per riflettere su questini così delicate. In poche parole io adesso dovevo solo pensare a coprirmi quei lividi, e così avrei evitato quest'argomento così spinoso, più che evitato rimandato.


Entrai in quel bagno, cavolo se era splendido... C'era una specchiera enorme, con una grande toeletta bianca e quattro pouf rosa. Sulla toeletta c'erano una serie di spazzole, arricciacapelli, cosmetici e profumi d'ogni tipo; più in là a destra c'erano il lavandino e gli asciugamani. Mi lavai il viso, mi asciugai e poi iniziai a spazzolare i miei lunghi capelli... Lunghi già, e come se erano lunghi, mi arrivavano appena sopra il sedere!
Mio padre quand'ero bambina mi diceva che avevo dei capelli stupendi, ecco perché me li ero fatta crescere... Beh sì, in battaglia erano una gran rottura di scatole, però se me li legavo potevo gestirli; ogni sera le ragazze a turno mi facevano la treccia prima di andare a dormire, così non si aggrovigliavano troppo.
Finii di spazzolarmi e iniziai a spalmare il fondotinta su tutti i lividi che avevo in faccia e sul collo; mi aiutai con una spugnetta, e quando ebbi finito il risultato era a dir poco soddisfacente. Era un fondotinta ultra coprente, la farmacista ci aveva proprio azzeccato! Mi sistemai meglio le bende sulle braccia e mi infilai di nuovo la camicia; adesso nessuno avrebbe più notato che ero ferita, ero come nuova. Beh sì, avevo le ossa più o meno rotte, ma l'avrei nascosto. Certe volte l'apparenza era davvero tutto.

Uscii dal bagno e chiamai il marine una volta; nessuna riposta. Chiamai di nuovo; niente. Ma dove cazzo era andato?
« White! »
« Hey eccoti qui, finalmente! » sbottai, « un momento... la tua faccia! Cos'è quello?! Ah ah ah ah! »
« Eh?! Che c'è, cos'ha la mia faccia che non va? » esclamò il marine, toccandosi spaventato il viso.
« Ahhh cioccolatino, questo make up ti sta benissimo! È l'ultima tendenza sull'isola di Kamabakka! » esclamò la farmacista, fiera del proprio lavoro.
« Che diavolo mi hai fatto?! » urlò il marine, sempre più in preda al panico.
« Hey cafone, tratta bene la mia amica... la mia amica... Scusa, come hai detto che ti chiami? »
« Io mi chiamo Cloe! » rispose la farmacista, sistemandosi elegantemente i capelli con una mano.
« Basta, ne ho abbastanza di tutti e due! » sbraitò il marine infuriato.
« Dai marine, adesso noi andiamo via! » dissi velocemente, afferrandolo con un braccio e portandolo fuori. « Salve Cloe, e grazie di tutto! »
« Ciao pasticcini miei, mi raccomando, tornate qualche volta! »


Finalmente vidi di nuovo la luce del sole. I boati non si arrestavano neanche per un attimo, continuavano a far sussultare il suolo senza sosta.
« White, sei pronta? » mi chiese il marine, afferrandomi per mano e guardandomi dritto negli occhi.
« S-sì, » farfugliai abbassando la testa, « andiamo ».

Correvamo in mezzo alla folla; c'erano civili, marines, pirati, un miscuglio tale di gente che era davvero difficile venirne a galla. Il marine mi teneva per mano, non me la lasciava neanche per un istante, e mi faceva strada strattonando e buttando a terra tutti quelli che ci ostacolavano il percorso. Lui stava davvero rischiando tutto, e lo stava facendo solo per me, per un pirata, per un nemico che avrebbe dovuto consegnare alla legge.
Perché lo faceva? Ma soprattutto... perché la sua mano era così calda? Quella sensazione mi confondeva la mente in modo tale che tutto ciò che avevo intorno perdeva importanza; per me esisteva solo lui, lui e la sua mano calda e forte, lui e il suo sorriso.

« White, ma mi ascolti?! »
« Eh? parli con me? »
« Sono tre volte che ti chiamo, si può sapere che ti prende? »
« Ehm i-o... io... »
« Adesso andiamo in quel vicolo, va bene? »
« S-sì! »
Mi afferrò con forza per il braccio e iniziò a correre ancora più veloce, e in pochi istanti arrivammo in quel piccolo vicolo. Era un viottolo buio e stretto, alla fine del quale si riusciva a vedere il molo e il mare.
« White! » urlò il marine, richiamando la mia attenzione.
« Ma che cazzo hai da urlare! » replicai infuriata.
« Sii sincera... cos'ho in faccia? » disse con voce bassa, guardandomi serio negli occhi.
« Buahah! Ah ah ah! Ma come, tu non lo sai ancora? Ma davvero non ti sei guardato?! »
« Che diavolo hai da ridere! Ti ho fatto una domanda, potresti almeno rispondermi?! »

Smisi di ridere e iniziai a fissarlo con aria seria e scrupolosa, quasi come se mi stessi preparando per dargli una notizia agghiacciante. Il marine mi fissò, e con aria sempre più preoccupata ed impaziente prese a toccarsi nervosamente il volto con ambedue le mani. Io stavo letteralmente per esplodere. E come diavolo facevo a rispondergli. Insomma, mica potevo dirgli che in faccia aveva un make up degno da clown, e che clown!

« White! Per la miseria, dimmi che succede! Perché i miei uomini non mi hanno riconosciuto?! »
« Aspetta, se proprio ci tieni a saperlo ti do il mio specchietto, perché io... non riesco a dirtelo. Sai, ci sono cose che a parole non si possono spiegare, bisogna vederle e basta ». Afferrai il mio zaino e, con molta calma, estrassi lo specchietto, mentre il marine continuava a palparsi il volto nella speranza di individuare il problema. Appena glielo porsi lo afferrò immediatamente e iniziò a guardarsi; restò lì, inebetito a fissarsi nello specchio per diversi lunghi minuti, mentre i suoi occhi si sbarravano sempre di più. Non parlava, anzi neanche fiatava, era letteralmente sotto shock!

« Ehm... scusa, ti dispiacerebbe fare presto? Ti sei guardato, dico bene? Possiamo anche andare adesso! »
Ma il marine non mi rispose, continuava a fissarsi allo specchio, era come se io non esistessi!
« Su dai! Ma porca miseria, mi stai dicendo che mentre Cloe ti passava i pennelli in faccia tu non hai capito un accidenti di quello che ti stava facendo? Sei stupido o cosa?! E poi guarda che è carino quel make up, hai le labbra da clown e una simpatica stellina blu sotto l'occhio, un trucco da vera diva! »
« M-ma questo... è un trucco da okamaaa! Aaah! » esclamò il marine, tirando lo specchietto in aria e iniziando a strofinarsi compulsivamente il volto con ambedue le mani, nella speranza di rimuovere il trucco.
« Se mi riconoscono i miei uomini diventerò lo zimbello del Quartier Generale! White dimmi, c'è ancora? Si è tolto, vero? » chiese il marine, guardandomi con occhi speranzosi. Mi faceva tenerezza, però dovevo dirgli le cose come stavano.
« Ehm... n-no, è ancora lì, non si è tolto neanche un po'... »
« Che cooosa?! Aiutamiii! Toglimi questa roba dalla faccia! » urlò il marine esasperato.
Bagnai l'indice con la saliva e glielo strofinai sulla guancia, ma proprio come sospettavo il trucco non andò via.
« E allora? Si toglie? Ti prego, dimmi di sì! »
« E invece no... » sospirai, « è un trucco waterproof! »
« Water che? »
« Resistente all'acqua, ignorante! »
« Che cooosa?! » esclamò il marine, « oh mio dio! Resterò così per sempre?! »
« No imbecille! Ma davvero voi uomini non conoscete il trucco waterproof?! Senti io lo struccante non ce l'ho, però puoi prendere una bottiglia di vodka o qualunque altro liquore ti pare e piace e lo usi come struccante, certo che voi uomini siete davvero stupidi! »
« Senti chi parla, » sbuffò con tono beffardo, « tu non sapevi neanche che gli uomini avessero la barba! »
« Sai cosa brutto deficiente, mi dispiace solo di non avercela a portata di mano una bottiglia di liquore, perché te l'avrei volentieri rotta sulla tua stupida testa! Guarda che io rispetto alle altre Kuja sono molto più aggiornata! »
« E tu saresti quella più “aggiornata”? Tsk, non oso immaginare come sono le altre allora! »
« Senti brutto idiota, » replicai, impugnando il manico della mia spada e avvicinandomi a lui, « se non riesci ad immaginartele perché non vieni a vederle con i tuoi occhi, sì, vieni a conoscerci sulla nostra isola! Ti sto invitando, capisci? Ti vivisezioneremo come una rana da laboratorio! Sai io sono un medico, potrei darti un'occhiatina più da vicino e capire se sei di questo mondo o meno! »

Il marine prese a guardarmi di nuovo con quello sguardo e, mentre continuava a guardarmi dritto negli occhi, si avvicinava a me, lentamente.
« Bene e allora... perché non lo fai adesso? » disse fissandomi dritto negli occhi, facendomi rabbrividire, « perché devo venire sulla tua isola quando puoi farlo benissimo anche ora, sei un dottore, anzi una “dottoressa,” magari potresti scoprire cosa c'è in me che tanto non ti convince e darmi una diagnosi! Puoi anche ammazzarmi se vuoi, ora! »
Indietreggiai e abbassai lo sguardo a terra; stava di nuovo giocando con la mia pazienza, che bastardo.
« E allora? Che ti prende? Non mi minacci più?! » chiese con tono sarcastico.
« Sei uno stronzo... » sbuffai, mollando la presa dalla mia katana.
« Sto solo cercando di farti capire la differenza abissale tra dire e fare, è inutile che continui a dire di volermi ammazzare, so che in verità non vuoi farlo... »
« Tu non sai un bel niente di me... Vaffanculo ».
« No White, so quanto basta, credimi, e cerca di moderare il linguaggio quando ti rivolgi a me ».
« Perché mai dovrei?! Chi cazzo ti credi di ess... »

« Comandante! »

Stavo per finire la mia frase, quando all'improvviso un urlo richiamò la nostra attenzione; mi voltai e vidi degli uomini correre dov'eravamo noi, e dalla loro divisa quelli sembravano essere proprio dei marines. Un momento, l-loro avevano appena detto... Comandante?! Ma a chi chiamavano? Mi voltai più volte e in ogni direzione, ma non c'era nessuno a parte io e quel deficiente che era con me; si stavano forse rivolgendo al babbeo che avevo di fronte o... ?!
« Comandante?! » urlai con aria sconvolta, « ma che cazz... che significa?! Stanno forse chiamando te? Tu saresti un... Comandante?! »
« Merda! Quello è Smoker con la sua squadra, mi hanno riconosciuto! White presto, tieni questa pistola! » disse sottovoce, tirando fuori dai pantaloni una pistola e porgendomela di nascosto dietro la schiena.
« Che? Che diavolo dovrei farci con una pistol... »
« Puntamela addosso! Prendimi come ostaggio, svelta! »
« Che cosa?! Tu sei malato! Che diavolo hai in ment... »
« White, fa come ti dico! Vuoi andartene da qui, dico bene? Io non voglio mettere Smoker nei guai, e pertanto lui non dovrà mai sapere niente di tutta questa storia! Adesso fa finta di prendermi in ostaggio, presto! Usami per andare fino al molo! Fidati di me! »
Per quanto potesse sembrarmi folle tutta quella situazione dovevo muovermi a decidere, e forse il marine aveva ragione, dovevo accettare tutta quella messa in scena se volevo davvero andarmene da lì. Afferrai la pistola e gliela puntai dritta alla testa, solo che mentre lo facevo mi sentivo terribilmente... male.

« Fermi tutti! » urlai, afferrando il marine con un braccio e tirandolo a me, « se non fate quello che vi dico ammazzerò il vostro amato ehm... Comandante! »
« Brava! » sussurrò il marine, sfoggiando il suo brillante sorriso.
« Smettila di ridere, idiota! Ci scopriranno! » mormorai a denti stretti.

« Oh no! Quella è White, ha preso il Comandante in ostaggio! Maledetta! »
« Comandante! Maledetta bastarda, lascialo immediatamente! »

« State indietro! » urlai a squarciagola, « non avvicinatevi ho detto, lo ammazzo, non ci penso due volte! »
Mentre dicevo quelle parole mi tremavano le mani, stavo per esplodere, perché io non volevo farlo, e sebbene quella fosse solo una farsa mi sentivo terribilmente agitata.
I marines obbedirono immediatamente alla mia richiesta di fermarsi, e adesso stavano lì, immobili e in silenzio, ad osservarmi con occhi pieni di rabbia.

« White... la tua fama ti precede, anche se adesso che ti vedo non sei granché, sei solo una squallida criminale, come tutti gli altri farabutti del tuo calibro d'altronde... »
All'improvviso si era fatto avanti un uomo, che con tono sprezzante mi aveva appena dichiarato che mi considerava solo una “squallida criminale”; beh sì, la cosa non mi era per niente nuova, l'unica cosa che mi era nuova era la sua faccia...
Chi diavolo era quel tipo?

« Senti, chiunque tu sia, ti conviene farti i cazzi tuoi! Ti avverto che se fai solo un altro passo il tuo amico va dritto all'altro mondo! » urlai, agitando minacciosamente la pistola vicino al marine.
Il tizio mi guardava con aria di sfida e, a differenza degli altri, non sembrava per nulla intimorito dalle mie minacce; si atteggiava da duro e continuava a fumarsi con calma ben due sigari. Che sfacciato.
« Rocinante... la tua faccia è davvero ridicola, fattelo dire... Questa scellerata ti ha umiliato per bene, conciandoti come un idiota e puntandoti una pistola alla testa... Non è da te farti prendere in ostaggio come un fesso, ma lei è White, e da quello che ho sentito dire sul suo conto è capace di tutto; saresti dovuto stare più attento, ma ad ogni modo, ti tirerò fuori da questo casino, abbi pazienza ».

Un momento, ma avevo davvero sentito bene? Quel tizio arrogante aveva appena chiamato il mio “ostaggio”... Rocinante? Rocinante?! I miei tremori aumentarono di colpo e le mani mi sudavano a tal punto che non riuscivo più ad impugnare la pistola correttamente... Possibile che avessi sentito male? Possibile che ero così agitata che non distinguevo più le parole? No, eppure avevo sentito benissimo, quel tizio aveva davvero chiamato il marine Rocinante!

« White! » sussurrò all'improvviso il marine, « che diavolo aspetti?! Portami al molo, svelta! »
« Ma t-tu... ti chiami davvero Rocinante? » gli chiesi sottovoce.
« Sì, mi chiamo così, scusa se non mi sono presentato prima, ma adesso non ha alcuna importanza il mio nome! Abbiamo Smoker davanti! Ascoltami, anche lui ha il potere di un Frutto del Diavolo! White, se riesci a salire a bordo su uno di quei motoscafi che sono attraccati al porto lui non potrà più raggiungerti! Sono velocissimi, li usano ogni anno per le gare di velocità! Grazie alla nebbia non saranno più in grado di localizzarti! »
« Rocinante... I-io devo assolutamente chiederti una cos... »
« Svelta! Portami con te! »
In quel momento non riuscivo più a pensare razionalmente; sentire quel nome mi aveva buttata nel panico. C'erano tante persone al mondo che si chiamavano con lo stesso nome, possibile che quella fosse solo una coincidenza? Eppure quel ragazzo somigliava così tanto al Rocinante che avevo conosciuto io da bambina, ma era possibile che si trattasse davvero della stessa persona? Insomma, come dovevo fare per poterlo capire? Forse dovevo chiederglielo, però all'improvviso un altro pensiero pervase la mia mente, e mi fece rendere conto che la mia supposizione probabilmente era errata: lui mi aveva raccontato che era entrato in Marina quand'era bambino, ma il Rocinante che avevo conosciuto io era scomparso all'età di otto anni, dopo che quel bastardo di suo fratello aveva barbaramente ucciso il loro amato padre davanti ai nostri occhi. Lo cercai per giorni, ma non riuscii a trovarlo. Poco tempo dopo venne mia zia e mi riportò ad Amazon Lily, dove sarebbe poi iniziato il mio calvario. Volevo così bene a Rocinante, e il pensiero di averlo perso per sempre mi devastava. Forse era il mio forte desiderio di rivederlo che adesso mi stava sviando, facendomi vedere in quel giovane marine che avevo di fronte qualcuno che probabilmente ormai non esisteva più.

« White, che aspetti, muoviti! » mormorò il marine, riportandomi alla realtà,« sai usare un motoscafo, dico bene? »
« S-sì! Che devo fare? »
« Portami con te! E minacciali, di' loro di non seguirti! »
« E come diavolo faccio a convincerli?! »
« Di' loro che sai usare l'Haki dell'Osservazione! Minacciali di uccidermi se capisci l'inganno! »
« Ok, ora ci provo! »

Quel ragazzo era davvero intelligente, e sebbene la situazione giocava prettamente a suo svantaggio e l'ostaggio era lui aveva tutto sotto controllo. Forse avevo fatto male a pensare che fosse ritardato, quel tipo era davvero in gamba.
« Hey bastardi, ascoltatemi bene! Anche tu, Smoker! » dissi, tornando ad avvicinare la pistola al marine, « adesso vi detto le mie condizioni: io andrò via da qui, il vostro Comandante sarà la mia “garanzia”; se osate seguirmi lo faccio fuori, vi avverto che posseggo l'Haki dell'Osservazione, se mi seguirete me ne accorgerò all'istante! »
I marines mi guardarono esterrefatti, e per qualche minuto rimasero in silenzio. Beh sì, la mia proposta era abbastanza tosta, il marine aveva avuto una gran bella idea! 
La mia condizione aveva sconvolto tutti, eccetto uno; Smoker continuava a fissarmi, impassibile, con la sua solita aria da duro.

« Hey Smoker, guarda che l'avvertimento vale anche per te! » esclamai, guardandolo dritto negli occhi con aria di sfida.
« Io non tratto con i criminali come te! » replicò adirato, stringendo i pugni, « ne vale del mio onore. Puoi dettare tutte le condizioni che vuoi, ma sappi che oggi quella che finirà in galera sarai tu, maledetta donna! »
Accidenti, quel tipo non era facile, ma proprio per niente. Poteva blaterale quanto voleva ma la situazione era a mio vantaggio, doveva accettare e basta.
« White! Non farti intimidire dalle sue parole, sebbene sia orgoglioso e non dà segno di volersi piegare in alcun modo farà come vuoi tu! Non permetterebbe mai che mi succedesse qualcosa! Tieni duro! »
« Va bene “Rocinante” o come diavolo ti chiami, starò al tuo gioco. Tieniti pronto, adesso andiamo a farci un giretto ».

 

Afferrai il marine con forza e, senza dare le spalle a Smoker e al resto degli altri marines, attraversai la passerella di legno, fino a dove erano ormeggiati i motoscafi. Salii a bordo di un motoscafo bianco, e mentre lo strattonavo con forza il marine mi osservava inebetito, era come ammaliato.
« Che diavolo hai da guardare?! » mormorai, picchiettandogli la pistola sulla testa, « forza sali, o ci scoprono! »
« White, sei stata bravissima! » esclamò, facendomi l'occhiolino.
« Smettila, idiota! »
Misi in moto e velocemente mi allontanai da lì. Non sapevo dove diavolo stavo andando, sapevo solo che il piano aveva “apparentemente” funzionato, ed era stato tutto merito di quel... Rocinante. Però tutta quella situazione era davvero strana.
Cosa ci trovavo di strano in tutto questo? Tanto per iniziare il fatto che quel ragazzo che mi aveva appena salvata si chiamasse Rocinante, proprio come il mio amico d'infanzia; non avevo smesso di pensare a questo particolare neanche per un solo istante. Ero assalita da mille dubbi e preoccupazioni, mentre il marine era lì accanto a me, tranquillo e fresco come una rosa.
« White, dove stiamo andando? »
« Non ne ho la più pallida idea! » sbuffai innervosita.
« Hey, calmati! Guido io adesso, se vuoi... Tu riposati un po' ».
« Faccio io, lascia stare... »
Ero così talmente nervosa che sebbene non avessi la più pallida idea di dove diavolo stavo andando mi ostinavo a non voler lasciare il comando. Il marine venne dietro di me e, molto delicatamente, mi afferrò entrambe le braccia e me le tolse dal volante.
« Riposati ho detto... » sussurrò alle mie spalle.
Un brivido in quel momento mi percorse la schiena; mi voltai e lo fissai per qualche istante negli occhi, dopodiché abbassai lo sguardo e mi allontanai di scatto. Quel ragazzo mi dava una strana sensazione, il solo avercelo vicino mi faceva arrivare il cuore in gola, e quando poi mi toccava andavo come fuori di testa. Non stavo male, tutt'altro, quella sensazione... mi piaceva.

Mi sedetti di lato e, nella speranza di calmarmi almeno un po', iniziai a fissare le onde schiumose che si creavano al nostro passaggio, avevano uno strano effetto ipnotico. Percorremmo un bel po' di strada, ed ero così talmente immersa nei miei pensieri da non accorgermi che avevamo appena raggiunto una costa.
« White... siamo arrivati al capolinea, adesso sei salva... » disse il marine sorridendo.
« Dove siamo? »
« Questa è l'isola di Itza, e sebbene appartenga all'arcipelago Satō è alquanto disabitata... »
« Fantasmi? » chiesi con un ghigno sarcastico.
« Sì... » replicò, « sai come sono le dicerie... Una volta che si mettono in giro è davvero difficile estirparle... »
« Sono un po' come le persone malvagie, i rompiballe ecco, » replicai guardandomi intorno, « te li ritrovi ovunque e non riesci mai a liberarti di loro ».
« Esatto... ma adesso tu sei libera, puoi andare dove vuoi... Non hai più nulla di cui preoccuparti ».
« Rocinante, aspetta, i-io... »

Era il mio momento adesso, dovevo fargli la mia domanda, quella domanda; però ero come bloccata, che diavolo mi stava succedendo?
« Sì? » chiese il marine fissandomi dritto negli occhi, « volevi chiedermi qualcosa prima da quanto ho capito, però fai in fretta, potrebbe arrivare qualcuno! »
Continuavo a guardarlo, e più lo guardavo e più pensavo che quel ragazzo... somigliava tantissimo al Rocinante che avevo conosciuto io da bambina. Quanti anni poteva averci quel ragazzo? Poco più di venti, più di venti, poco più grande di me? L'età era quella, coincideva alla perfezione, così come la sua faccia, i suoi occhi e... il suo essere imbranato.
Che dovevo fare? Insomma, potevo davvero, di punto in bianco, dirgli: “ Sai, io sono Annabel! Sì, quella stupida bambina che tredici anni fa salvò quel bastardo di tuo fratello! Sai che se non l'avessi fatto a quest'ora il tuo amato padre sarebbe ancora vivo?! So che mi odi, così come odi lui, e che non me lo dici solo perché sei troppo buono! ”

« White... c'è qualcosa che non va? »
Il marine mi guardava con aria perplessa, sapeva che gli stavo nascondendo qualcosa.
« Ascoltami, » continuò, « mi è piaciuto tanto conoscerti però adesso... tu... devi andare, e sarà meglio per entrambi se... »
« Se? Cosa? » chiesi con voce stizzita.
« Se noi due non ci rivediamo mai più, » disse con voce bassa, distogliendo lo sguardo da me, « perché se dovesse succedere di nuovo potrei anche essere costretto ad... arrestarti, e io non voglio farlo. Dobbiamo dirci addio ».
Udire quelle parole fu un brutto colpo, così talmente brutto che non riuscivo più neanche a guardarlo in faccia. Io mi ero illusa, mi ero illusa che forse anche lui si era ricordato di me, ma se non l'aveva fatto era perché probabilmente io non ero stata poi così tanto importante per lui. In tutti quegli anni non avevo fatto altro che pensare che fine avesse fatto, dove fosse andato e soprattutto se si ricordava di me o meno; ma adesso avevo avuto la conferma, la conferma che lui non mi aveva mai pensata, per niente. Se lui adesso non voleva più saperne di me non sarei di certo stata io a rinfrescargli la memoria, anzi, me ne sarei andata via da lì il più in fretta possibile.

« White... ascoltami, i-io... »
« Rocinante, fa niente, addio ».
Con un nodo in gola e gli occhi pieni di lacrime mi allontanai da lui, così talmente in fretta che per poco non inciampavo. Con un salto salii a bordo del motoscafo, misi in moto e mi allontanai il più velocemente possibile da lì. Afferrai la vivre card di Arianna, la quale mi avrebbe condotta fino all'isola di Aiera, dove si trovava il resto del mio equipaggio. 

 

 

Sì, sono tornata ciaaaao, state bene? Mi auguro di sì :)
Annabel alla fine ha ricevuto una bella batosta (e che batosta!)... Poveraccia :°D
Capitolo luuungo (13 pagine), ma non avrebbe avuto senso dividerlo anche perché... siete curiosi di sapere cosa succede dopo (
o almeno spero)? Beh sì, anch
'io lo sono... XD (oookay, pessima battuta)
Con questo capitolo si conclude un arco della storia, il primo, e ancora parecchie cose non sono chiare e sono solo accennate... Tranquilli, chiarirò il tutto più avanti, dobbiamo solo aspettare che i particolari "emergano" spontaneamente e al momento giusto...
Ma avete visto, ho riutilizzato un personaggio incontrato nel capitolo 3, la farmacista; vi sareste mai immaginati di rivederla qui? Beh sì, manco io l'avevo previsto eheheh, però come vedete ho cercato di dare un po' una sorta di spiegazione per il trucco che userà Rocinante nei panni di Corazòn, perché la prima volta che ho visto questo personaggio a me ha ricordato tantissimo Ivankov (make up da diva!)
Stavolta non ho fatto il disegno, il fatto è che sono un po' stanca, solo qualche giorno fa ho completato un fanart di Corazòn (e che adesso gira su internet un po' dappertutto); mi sono prefissata l'obiettivo di disegnare tutti i personaggi di One Piece con il mio stile, fin'ora ne ho fatti...uhm... 4 mi pare (quanti me ne mancano? taaaaaanti!), ma se volete potete sempre riguardare i disegni dei capitoli precedenti ;)

 

  
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