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Autore: General_Winter    13/03/2015    6 recensioni
AU! Hunger Games.
Dal testo:
Abbandonando il suo posto, evitando i pacificatori, si era portato davanti al moro, come a proteggerlo, tenendolo al sicuro dietro alla sua ampia schiena e aveva urlato parole mai dette in quel piazzale, in quel distretto prima di allora, gridate troppo velocemente e troppo seriamente per avere rimorsi «Mi offro volontario come tributo al posto di Feliciano Vargas!»
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Genere: Azione, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO II: TRIBUTI, ALLEATI e RIVELAZIONI
 
Lo stilista aveva scosso la testa « Ma, tipo, non vi fidate di me? » chiese indignato, guardando infastidito i due tributi.
Gilbert aveva presentato loro colui che li avrebbe mostrati al mondo in tutto il loro splendore. E, se a Ludwig lo avessero chiesto, no, non si fidava.

Quell’uomo era molto strano, eccentrico più di tutti gli abitanti di Capitol City messi assieme, con una parlata altrettanto anormale.
I capelli di Feliks Łukasiewicz dovevano essere biondi alla sua nascita, ma in quel momento erano acconciati in modo assurdo e tinti di rosa acceso, medesimo colore dei suoi abiti.

Ludwig aveva dubitato seriamente delle sue abilità di stilista. Si era immaginato nel mezzo della parata, vestito di fucsia e coperto di paillette. Un brivido di disgusto lo aveva attraversato: piuttosto nudo.
Si era risollevato il morale quando aveva notato che i costumi erano dei trench e dei pantaloni di pelle nera, entrambi coperti di lucide placche di uno strano metallo. Questo, quando illuminato, rifulgeva di abbaglianti riflessi bianchi.
Erano meravigliosi, ma non erano abbastanza evidenti per essere notati da tutti gli spettatori. Sperò che gli sponsor più importanti sedessero in prima fila.
Quando si era vestito, aveva però sentito una strana pesantezza sulle spalle, magari un difetto di confezionamento.

Glielo fece notare, mentre saliva sulla biga « Cioè, ma come ti permetti? » domandò Feliks offeso « I miei abiti sono totalmente perfetti! Chiaro? » poi sorrise, quasi malizioso « Ho sentito che ti sei offerto volontario per salvare un tuo … “amico”. Cioè, un gesto tanto stupido quanto coraggioso, lo devo totalmente ammettere! Sembravi nobile quanto un’aquila! Oh, dovete, tipo, andare! Tieni » gli disse, consegnandoli un piccolo telecomando « Premilo quando siete, tipo, a metà percorso! Cioè, si mostrerà totalmente il mio genio stilistico! » esclamò orgoglioso, pizzicando una guancia a Raivis.
I due tributi si guardarono preoccupati, sentendo quella notizia.

Il luogo dove si svolgeva la parata era immenso.
Migliaia di persone tenevano gli occhi incollati ai carri, mentre le voci del maestro di cerimonie e del suo collega rimbombavano da tutte le parti.
« Ah! Meravigliosi! Meravigliosi come ogni anno! Gli stilisti sanno dare il meglio di loro stessi ogni volta! È come se avessero concentrato l’essenza di ogni distretto nei costumi di loro creazione! Non trovi, Antonio, mon ami? » domandò Francis, il conduttore, rivolto al compagno, spostando dietro all’orecchio una ciocca bionda con riflessi azzurri.
« Vale, amigo, hai perfettamente ragione! Oh, arrivano i distretti 4 e 5! E subito dietro il 6 … però, non mi sembra che questa volta lo stilista del distretto 6 si sia impegnato molto, non lo pensi anche tu, Francis? »

Quell’osservazione fece ridacchiare molti dei presenti e tendere la mascella di Ludwig, che guardò il piccolo telecomando che teneva in mano: stavano per raggiungere metà pista.
Premette il tasto, sperando ardentemente che qualsiasi cosa avesse architettato Łukasiwicz funzionasse. D’improvviso, il peso che sentiva sulla schiena sparì, o meglio, parve uniformarsi, non stando più concentrato in un unico punto.

Un boato di sorpresa si levò dalla folla.
Ludwig si guardò in giro, cercando in tutti i modi uno scorcio della sua immagine.
Si sorprese quando vide sulla sua schiena le due enormi ali dell’aquila di Panem fatte dello stesso materiale delle placche sul corpo. Si stagliavano per un paio i metri verso l’alto, incredibilmente leggere e lucenti; semplici, che gli davano però un aspetto quasi angelico.

Tutta la platea esultò « Credo che tu ti deva ricredere, mon cher » Francis punzecchiò il suo collega, mentre Antonio, con evidente imbarazzo per la gaffe, si passava una mano sulla nuca, facendo tintinnare i suoi molteplici orecchini al lobo.

Il tributo più grande sorrise compiaciuto mentre il volto di Raivis era coronato da una smorfia felice e molto confusa.
Quando la biga si fermò, entrambi alzarono il volto, incrociando, per un istante, lo sguardo del presidente August, un uomo non particolarmente vecchio, con i capelli chiari e delle trecce nella folta chioma, una capigliatura decisamente meno eccentrica di quella della gente che abitava a Capitol City. I suoi occhi color del cielo abbandonarono quelli di Ludwig, altrettanto blu.

Cominciò a parlare non appena ebbe il via dal primo stratega Octavianus « Tributi! Benvenuti alla prima edizione della memoria, in onore di tutti i giovani uomini come voi che diedero la loro vita nella guerra civile che fece nascere la nostra potente Panem. Felici venticinquesimi Hunger Games e possa la fortuna sempre essere a vostro favore! »

Il pubblico esplose in un applauso e lo stomaco di Ludwig si contrasse: loro non avrebbero mai capito cosa significava trovarsi al suo posto.

I due tributi scesero dalla biga, venendo riaccolti immediatamente da Gilbert, Elizavetha e Feliks, che si complimentarono con loro.
« Cioè, è stato totalmente fantastico! Io sono, tipo, il più grande genio della moda! »
« Feliks? »
« Sì, Elizavetha? »
« Piantala! »
Mentre le labbra dello stilista si schiudevano in modo buffo per la sorpresa e l’indignazione, quelle degli altri presenti si stirarono in sorrisi sinceri, probabilmente gli ultimi prima che iniziasse la tragedia.

Ma in quel momento, uno strano sentore sulla nuca fece smettere di sorridere Ludwig: una fastidiosa sensazione di essere osservato. Girò di scatto la testa, scrutando in giro i tributi degli altri distretti, alla ricerca della persona che così insistentemente aveva puntato il proprio sguardo su di lui: nessuno, tutti impegnati con i loro stilisti e mentori a discutere sulla parata appena avvenuta.
« Ehi, Lud, che ti prende? » sentì la voce del fratello al di fuori del proprio campo visivo tentare di riportarlo alla realtà. Il biondo scosse la testa senza guardare il suo mentore « Nulla, solo uno strano presentimento » si giustificò, tornando a guardare Gilbert, che sdrammatizzò « Non farti questi problemi adesso, nell’arena ne avrai tutto il tempo! Ora andiamo »
 

Ludwig doveva restare attento, ascoltare, ne andava della sua sopravvivenza, ma non ci riusciva, essendo troppo impegnato a squadrare e valutare coloro che sarebbero diventati suoi avversari.

S’impose di prestare attenzione alla guida, che stava insegnando loro ad accendere un fuoco; sì, era molto utile, ma non vi era nulla di più appariscente di una luce nell’oscurità notturna o di una colonna di fumo in pieno giorno; però la morte per assideramento si prospettava lenta ed agonizzante. Doveva guardare ed imparare, ai nemici avrebbe pensato dopo. Li aveva già studiati, in parte, con Raivis e Gilbert, la sera prima.

Finita la spiegazione, tutti i tributi presero le armi che meglio sapevano usare. Cominciava, per Ludwig, l’osservazione.
 
« Perché dobbiamo conoscere gli altri? » l’albino scosse la testa alla domanda di Raivis « Credete davvero di poter vincere da soli come il magnifico? Vi serviranno alleati, i migliori, e dovrete eliminarli non appena non vi saranno più utili. Dovrete dimostrarvi forti, nessuno vorrà allearsi con dei deboli … bene, cominciamo »

Cercava di ricordare nomi e caratteristiche sommarie di tutti i concorrenti, ma la confusione nella sua mente si faceva sempre più intensa e l’agitazione gli aveva annebbiato la memoria.
« Ricordate! Dovete trovare anche i loro punti deboli! »
Non appena un ragazzo biondo si fece avanti nella sua direzione, brandendo tra le mani una grossa ascia, parte della sua amnesia sparì, ricordando nome e distretto, come se lo stesso Gilbert glielo stesse sussurrando nell’orecchio.
Matthias Kølher, distretto 4.
Lo vide rigirarsi l’arma tra le mani, poi sopra la testa e infine, con tre colpi decisi, mozzare di netto le braccia e la testa ad un manichino di prova. Un brivido gli percorse la schiena, come al resto dei presenti che lo osservavano. Matthias sorrise compiaciuto. In quel momento, un ragazzo dai capelli biondo avorio e gli occhi blu affondò metà lama di un coltello nello stomaco del manichino mozzato. Soffiò delicatamente sul ciuffo ribelle prima di estrarre l’arma. Matthias gli diede una sonora pacca sulle spalle « Complimenti, Lukas, proprio bravo! » Lukas Bondevik, distretto 4.

Il più giovane guardò l’altro « Toccami ancora e sarai il primo che ucciderò nell’arena » fece mortalmente serio. Kølher rise sonoramente, come se non credesse a quelle parole.

Ludwig spostò lo sguardo: due ragazzetti orientali stavano apparentemente discutendo, ma non sembrava nulla di serio. Kiku Honda e Im Yoong Soo, distretto 3 snocciolò a mente Ludwig, prima di alzarsi, prendere una spada dal porta-armi lì vicino e imitare Matthias.

Piantò la lama in profondità nel ventre del manichino di prova. Estrasse l’arma, facendola ruotare velocemente e mozzando la gamba sinistra. Piroettò su se stesso, prendendo abbastanza velocità per staccare la testa del tutto, quando un sibilo fin troppo vicino al suo orecchio lo bloccò. Un secondo dopo vide una freccia spuntare dalla fronte della sagoma. Lentamente, a scatti, si voltò notando, alle sue spalle, un ragazzo di circa sedici anni impugnare un arco con un sorriso beffardo dipinto in viso. Non sembrava minimamente preoccupato di ciò che sarebbe successo se avesse ferito Ludwig, come se avesse la certezza che non avrebbe sbagliato il colpo. Un formidabile tiratore, senza ombra di dubbio. Il numero sul suo braccio indicava che il ragazzo era del distretto 1, ma anche senza quell’identificazione il biondo non aveva dubbi su chi si trovasse di fronte: Tino Väinämöinen.

« Togliti da lì, distretto 6 » l’ordine era stato impartito da un altro tributo che si era affiancato a Tino; non molto alto, con una massa di capelli biondo scuro e lo sguardo truce: Vash Zwingli, distretto 2.
« Ti ho detto di toglierti da lì » Vash estrasse un coltello, incurante che Ludwig era ancora al proprio posto. Lanciò la lama verso l’altro, che si tolse dalla traiettoria appena in tempo per vedere la lama colpire il bersaglio, insieme ad un’altra freccia lanciata nel medesimo istante. Vash e Tino si scambiarono un’intensa occhiata maligna. Su di loro erano puntati gli occhi di molti presenti, che ammutolirono nel notare la loro bravura.

In quel silenzio, però, un rumore metallico giunse alle orecchie di tutti. Si voltarono ed un grottesco spettacolo attese i loro sguardi. Tre ragazzi, tra i diciassette e diciotto anni, erano impegnati in un combattimento che, per quanto misurato, sembrava una danza. Un orientale impugnava un tridente che maneggiava alla perfezione. Deviava sinuosamente le lame degli altri due contendenti ed elargiva precisi affondi, che venivano abilmente evitati da un ragazzo biondo che brandiva due spade. I capelli mossi, il ciuffo e gli occhiali, che coprivano gli occhi azzurri, sobbalzavano ai movimenti, che sembravano sempre  dettati dall’istinto. Parava e colpiva furioso, senza pensarci due volte. L’ultimo, invece, faceva paura. Imponente, non vi era altro modo per descriverlo. Alto e biondo, teneva in mano un’enorme ascia con la quale si difendeva prontamente e attaccava con sguardo calcolatore e la forza di un toro.

Quando si fermarono, esausti e sudati, si osservarono in silenzio, prima di sorridere, ben consapevoli dell’attenzione che avevano attirato e del timore che avevano sparso. Lo stratega Octavianus li guardava con interesse.
Yao Wang, distretto 1; Alfred F. Jones, distretto 2; Ivan Braginski, distretto 10.
In quel momento, la paura pervase Ludwig. Se, magari, prima aveva una pallida speranza, dopo quella visione, la possibilità di uscire dall’arena si tramutava in un’utopia.
 

Tutti, in quell’appartamento, erano agitati. Tutti guardavano con apprensione lo schermo, dove Antonio, con il suo particolare ed esotico accento, leggeva i risultati che avevano ottenuto i tributi dopo tre giorni di allenamenti e osservazione. Feliks si mangiucchiava nervosamente le unghie, Raivis si guardava in giro con spaesato timore, Gilbert batteva il piede per terra, Elizavetha camminava quasi ossessivamente avanti ed indietro e Ludwig fissava intensamente il volto gioviale del presentatore, in quel momento serio e concentrato.

Il biondo aveva attentamente ascoltato i voti ottenuti dai suoi principali avversari e non l’avevano per nulla rassicurato: Tino e Yao, distretto 1, avevano ottenuto rispettivamente 9 e 10; stessa identica cosa per Vash e Alfred.

Quando Carriedo nominò Raivis, tutti trattennero il fiato. La voce del conduttore risuonò poi per tutta la stanza, menzionando un deprimente 5. Tutti guardarono il giovane tributo con tristezza e apprensione.
« Ludwig Beilschmidt, distretto 6, con un punteggio di nove » sentenziò Antonio dallo schermo e l’aria soffocante di prima si distese in esclamazioni di gioia da parte di tutti, anche dello stesso Raivis.

Il biondo guardava esterrefatto l’uomo nello schermo, che continuava a parlare, quasi sicuro che avesse commesso uno sbaglio. Come era possibile che avesse ottenuto l’identico punteggio dei tributi del primo e secondo distretto? Mentre si copriva con una mano la bocca spalancata per lo stupore, versi di approvazione e complimento si riversavano dalle bocche di tutti i presenti. Ma questi si ammutolirono quando il risultato di Ivan Braginski venne pronunciato dalle labbra di Antonio: undici.
La paura attanagliò di nuovo gli animi.
 

Ludwig si guardò allo specchio. Il suo abito non lo convinceva affatto. Quella serata non lo convinceva affatto. La trovava superflua ed ipocrita. Un ultimo saluto, sotto gli sguardi curiosi degli abitanti di Capitol City che godevano nel vederti fare battute stupide o rivelazione epocali solo per cercare di piacere loro.
Scosse la testa e, anche con quel minimo movimento, i minuscoli frammenti del materiale delle sue ali alla parata iniziale, rifletterono la luce, mandando piccoli bagliori verso lo specchio.

« Wow, Lud, sei magnifico quasi quanto me! » esclamò Gilbert, appena entrato nel camerino. Il minore scosse ancora il capo, per poi voltarsi verso il fratello « Odio tutto questo » sospirò con disappunto. Vedendo la faccia stranita del maggiore, cominciò a spiegare « Odio cercare di piacere alla gente. Non ne sono mai stato in grado. Eri tu quello che aveva sempre la cerchia attorno, quello bravo a farsi gli amici. Eri simpatico a Bonnefoy e lo sei tutt’ora. Io non ne sarò capace … » confessò affranto.

In un gesto fraterno, l’albino posò la mano sulla spalla del biondo « Non farti questi problemi. Rispondi alle domande e mostrati sicuro di te: al pubblico piacciono risposte strappalacrime e battute divertenti » disse con dolcezza e comprensione. Il più giovane lo ringraziò con lo sguardo, prima di sorridere nel veder tornare il ghigno spavaldo del fratello « Ora va’ e dimostra cosa significa essere fratello del Magnifico! »
 

Tutti i tributi erano in fila di fronte alla porta che dava sul palco. Udirono uno scroscio di applausi quando il maestro di cerimonia Francis fece il suo ingresso, mandando un caloroso bacio a tutte le ragazze tra il pubblico che scoppiarono in gridolini eccitati.
« Ah ah ah, buonasera signore e signori! » cominciò « Benvenuti a tutti a questa serata speciale! Come ben sappiamo, questa è l’ultima volta che potremo vedere i nostri amati tributi; infatti » il suo tono di voce divenne grave « entro due settimane moriranno tutti … tranne uno … » si mise a sorridere, prima di urlare « Facciamo loro sentire il nostro calore! »

Ludwig scosse la testa disgustato da tutta quella ipocrisia: loro stavano per morire e il pubblico si esaltava. Tino Väinämöinen andò sul palco, accolto dagli applausi di tutti.

Ludwig attese con pazienza il proprio turno, ascoltando con attenzione ogni intervista di Francis, per lo più domande sulla vita privata dei tributi. Perché chiedevano quello? Cosa importava delle loro relazioni? In che modo rispondere li avrebbe resi più simpatici e desiderabili al mondo?

Se lo chiedeva, il biondo, mentre osservava il conduttore rivolgere uno sguardo malizioso ad Arthur Kirkland, distretto 5, che lo guardava quasi schifato poiché Francis teneva una sua mano tra le proprie.

Arrivò poi il suo turno, dopo quello di Raivis, che aveva praticamente balbettato per tutto il tempo. Nonostante fino a quel momento fosse rimasto calmo, l’ansia gli attanagliò le viscere. L’imbarazzo lo prese completamente, finché una mano non si posò sulla sua spalla. Si voltò e vide gli occhi sicuri di Gilbert che lo incoraggiavano. Annuì non molto convinto, ma si avvicinò all’entrata del palco a testa alta.

Sentì le parole del maestro di cerimonia mentre lo presentava al pubblico « Il primo giorno in cui lo abbiamo visto ci ha letteralmente abbagliati. Vediamo se anche stasera si presenterà con la stessa energia: Ludwig Beilschmidt! »

Sentendo il suo nome, il ragazzo entrò, venendo subito accecato dai potenti fari che si puntarono immediatamente su di lui. I suoi abiti cominciarono a brillare e un applauso ancora più fragoroso di quello che lo aveva accolto rimbombò per tutta la sala.
Sentì la risata di Bonnefoy « Ah ah ah, magnifico! Semplicemente magnifico! » disse, invitandolo ad accomodarsi sulla poltrona accanto alla propria.
« Anche se credo che quello sia il titolo di Gilbert! Infatti, sei suo fratello giusto? Sei qui per eguagliarne le orme, mon cher? » domandò.

Ludwig sorrise: sì, quello era il momento giusto per far scendere un po’dal piedistallo il suo caro parente, anche se non era propriamente nel suo carattere.
« Eguagliarlo? Sono qui per diventare migliore di lui! » affermò sicuro, sentendo una risata riempire la sala. Quando anche Francis smise di sogghignare chiese ancora « È il tuo mentore, giusto? E com’è lavorare con lui? » Ludwig fece finta di pensarci « Fastidioso. Come se non fosse stato abbastanza sopportarlo quando ero a casa » un’altra risatina si alzò dalla folla.

Francis si fece d’un tratto serio « Ma, Ludwig, tutta Panem sa del tuo sacrificio per salvare il petit Felisién Vargàs. È tuo amico? »
E il ragazzo fu indeciso su cosa dire. Rivelare la sua relazione con Feliciano e rischiare di perdere i favori degli sponsor? Meglio di no « Sì, il mio migliore amico ».

Francis gli rivolse uno strano sguardo, come se non gli credesse, ma non volle approfondire la faccenda « Vuoi dirgli qualcosa? » il tributo annuì, volgendo lentamente la testa verso la telecamera.
Deglutì « Feliciano … te lo giuro: tornerò a casa! » un boato di approvazione accolse quella promessa.

Ludwig si alzò insieme al conduttore, che sollevò al cielo la sua mano, gridando ancora una volta il nome.
 

Tutti, compreso il piccolo Raivis, gli fecero i complimenti, nonostante Gilbert fosse alquanto infastidito per tutte le prese in giro.

Dallo schermo giunse l’annuncio di Francis dell’arrivo del ragazzo che aveva ottenuto il punteggio più alto tra i tributi: Ivan Braginski, distretto 10.
L’opinione di Ludwig non cambiava: Ivan sembrava molto più grande dei diciotto anni che dichiarava. Persino lo stesso maestro di cerimonie sembrava inquietato dal sorriso del ragazzo.

Francis tirò la bocca in quello che spacciò per sorridere « Allora, Ivan, benvenuto. Ti trovi bene a Capitol City o ti manca qualcuno al tuo distretto? Magari qualche bella ragazza; sembri una persona niente male, avrai schiere di donne che ti corrono dietro, dovrai stare attento! »
Il tributo scosse la testa, continuando a sorridere in modo agghiacciante « L’unica ragazza che mi corre dietro è mia sorella Natalia … anche se, in effetti, devo stare attento con lei … » il conduttore fece una risatina e così anche il resto della platea, ma Ivan sembrava invece incerto, come se fosse davvero infastidito dal pensiero della sorella. Francis scosse la testa, divertito « È più grande o più piccola, questa sorella? »
« Più piccola. Avevo una sorella maggiore, ma è morta sei anni fa negli Hunger Games. È stata uccisa da Gilbert Beilschmidt, durante le fasi finali » ammise grave il ragazzo.

Francis deglutì e, prima che potesse chiedere qualcosa, Braginski prese l’iniziativa, voltandosi verso la telecamera « Ricorda, Gilbert Beilschmidt: occhio per occhio »
A quelle parole, il mentore del distretto 6 fremette di paura. Rimase per un tempo interminabile con lo sguardo incollato allo schermo, mentre i suoi ricordi tornavano ancora una volta indietro, all’ultimo, fatidico giorno dei suoi Hunger Games. Teneva in mano il coltello e, animato unicamente dall’istinto di sopravvivenza, uccideva una bella ragazza, bionda e formosa, che solo in quel momento riacquistava un volto ed un nome: Katyusha Braginskaya.
E in quel momento, a sei anni di distanza, il fratello minore voleva vendetta.

Gilbert si voltò: tutti lo stavano fissando spaventati e preoccupati. Un ghigno teso comparve sulle sue labbra « Andate a dormire, domani sarà una giornata impegnativa »
Dentro di sé, l’albino era congelato dalla paura. Guardava i compagni di sventura con una spavalderia che in quel momento non gli apparteneva e faceva di tutto per nascondere il tremolio delle sue spalle e delle sue ginocchia, evitando in qualsiasi modo di incrociare lo sguardo con Ludwig « Allora? Su, via! » fece un gesto con la mano per dare ancora più enfasi alle parole.

Tutti, anche se parecchio perplessi, abbandonarono il mentore, che, dopo pochi istanti, nei quali chiuse gli occhi e fece un gran respiro, li seguì, tenendo la testa bassa.
Occhio per occhio: Braginski voleva portargli via il fratello.
 

Ludwig faticava a dormire. Poche ora dopo sarebbe cominciata la battaglia per la sopravvivenza e lui si sentiva tutt’altro che pronto. Stava a rigirarsi nel letto che sembrava per niente comodo. Si mise a sedere, guardando la stanza in penombra a causa della luce lunare. Si alzò, poi, controllando l’ora: due del mattino. Ancora sei ore e, forse, sarebbe morto. Scosse la testa a quel pensiero. No, avrebbe fatto di tutto purché non accadesse.

Uno strano rumore lo distolse dai suoi ragionamenti. Si avvicinò lentamente alla porta della camera, sbirciando nel corridoio e notando che la luce del bagno era accesa. La figura inginocchiata di Raivis faceva capolino dallo spiraglio della porta. Capendo improvvisamente cosa stava succedendo al giovane tributo, Ludwig corse alla toilette per aiutarlo.

Il dodicenne stava piegato sulla tazza del gabinetto a rimettere tutto ciò che aveva mangiato a cena. Il suo volto pallido era stravolto dall’ansia e dal dolore
« Raivis! Raivis! Che succede? » domandò preoccupato il tributo più grande, tenendogli una mano sulla fronte madida di sudore. Gli occhi chiari del più giovane erano appannati di lacrime e residui di bile gli colavano dagli angoli della bocca. Dopo che si fu sfogato del tutto, Ludwig lo rimise in piedi, prendendogli un bicchiere d’acqua e invitandolo a sciacquarsi la bocca « M-mi scusi … grazie, Ludwig … » disse flebile.

Il diciassettenne scosse la testa alla formalità del ragazzino « Ti sei sentito male, Raivis? »
« N-no è solo l’agitazione … e l’ansia … » mormorò mesto, distogliendo lo sguardo dagli occhi blu del biondo.
« Anch’io sono molto agitato per domani; penso lo siano tutti i tributi di questo palazzo »
« Tu non ne hai motivo … Sappiamo perfettamente cosa mi accadrà domani! » esclamò spaventato « Non ho possibilità di sopravvivere »
Ludwig incrociò le braccia « Hai sentito cosa ha detto il primo giorno Gilbert, no? Se hai un buon motivo, lotterai fino alla fine. E tu hai un buon motivo, vero? »

Raivis annuì, poco convinto per poi guardare Ludwig « Ma tu ne hai uno più grande: Feliciano, il figlio del fornaio. Se non sbaglio è tuo caro amico »
Il diciassettenne annuì lentamente, per poi scuotere la testa in un cenno di diniego « Non è esattamente solo un amico » ammise arrossendo e distogliendo lo sguardo; sentiva su di sé gli occhi sgranati dalla sorpresa del più piccolo « Ti senti meglio ora? Torniamo a dormire, domani dovremo essere al massimo delle nostre forze » disse Ludwig, continuando a non guardare Raivis, il quale se ne stava con la testa bassa e tremava impercettibilmente « Ludwig, mi puoi promettere una cosa? »

Il più grande si voltò, stranito da tali parole  e dal tono calmo del dodicenne « Cosa stai dicendo, Raivis? »
« Promettimi che domani, appena inizieranno gli Hunger Games, tu continuerai a correre e non ti volterai indietro, per nessun motivo »
« Raivis, ma cos-»
« Promettimelo! »
« Va bene, te lo prometto! » giurò, senza sapere per quale motivo stava dando la sua parola.


LA TANA DEL LUPO:
Ecco il secondo capitolo, più lungo del primo. Se avete domande, non esitate a farle!
Baci, Lupus.

 
  
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