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Autore: Heavensent    13/03/2015    4 recensioni
Strutturata come un episodio standard di Supernatural. Ambientata nella terza stagione: Dean è ormai arreso al fatto che ha venduto la sua anima per salvare Sam, e i cani demoniaci fra non molti mesi verranno a prenderlo. Sam invece sta cercando un modo per salvarlo ma, fra una ricerca e l’altra, si imbattono in delle strane morti in una piccola cittadina dell’Ohio.
Fan fiction strutturata come una puntata di Supernatural “vecchio stile”, con poche pretese e molto affetto fra Winchester, che non guasta mai.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
Capitoli:
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Capitolo 2.

 
Poco dopo entrarono nel locale dove il giorno prima Sam e Dean erano andati a mangiare e Alex lavorava come cameriera. Alcune ragazze a un tavolo la salutarono, per poi sussurrare qualcosa fra di loro quando videro che era accompagnata da Dean. Il ragazzo le guardò aggrottando la fronte, rivolgendosi poi ad Alex:-Sbaglio o in questa città tutti sono un po’ pettegoli?
-Non sbagli-disse lei, sfilandosi la sciarpa- e direi che “un po’” è un eufemismo. Io sono originaria di questa città ma sono venuta a viverci solo qualche anno fa. I miei nonni mi hanno lasciato una casa e quindi ho deciso di venirci a vivere da sola perché è più vicino all’università, c’è l’archivio per fare il tirocinio e chissà, magari un giorno lavorarci. Fatto sta che questa città brulica di bigottismo e pettegolezzo. Quelle sono delle vecchie colleghe del primo anno di università, saranno rimaste stupite dal vedermi con un bel ragazzo-disse quasi senza farci caso, e in quel momento arrivò un cameriere a interromperli che essendo collega di Alex la conosceva bene. Ordinarono due menù hamburger come quello preso da Dean il giorno precedente.
-E perché dovrebbero esserne stupite?-chiese Dean, mentre osservava la ragazza più da vicino. Aveva un neo sotto l’occhio simile a quelli che nell’800 si aggiungevano per bellezza, le labbra screpolate per il freddo e poco trucco, giusto il mascara e un filo di phard. Il freddo le aveva fatto lacrimare gli occhi dietro gli occhiali da vista dalla montatura scura e rettangolare.
-Mah, sono sempre stata un po’ la sfigata di turno. Sai, leggo libri sempre e ovunque, e poi mi piacciono cose strane. Storie di fantasmi, per esempio.
Dean cercò di assumere un’espressione il più seria possibile, anzi quasi tentò di snobbare quell’ultima informazione:-Pff fantasmi, ma andiamo..e comunque sei il genere di ragazza che piacerebbe a mio fratello. E’ un secchione anche lui.
-Tuo fratello?
Dean si morse l’interno della guancia, la prima regola era non far trapelare le informazioni su di loro:-Sì, Sam è mio fratello. Facciamo lo stesso lavoro.
-Oh che bello, deve essere fantastico! Non vi sentite mai soli così!
-Già- asserì Dean con una punta di malinconia, ripensando a quando solo pochi mesi prima Sam era morto fra le sue braccia. Alex forse lo notò perché gli chiese se andava tutto bene.
Dean si voltò a guardarla puntando gli occhi su quella ragazza pressoché sconosciuta ma al momento rassicurante. Non sembrava più odiosa come poco prima. Era realmente preoccupata.
-Sì sì..ho solo un po’ fame-disse accennando un sorriso e proprio in quel momento arrivarono le ordinazioni.
-Oh a chi lo dici..-disse lei, afferrando subito l’hamburger fra le mani e dando un morso senza misure-Buon app’etito- biascicò mentre già masticava, e Dean la guardò sorpreso tanto che non cominciò subito a mangiare:-Strano, tutte le ragazze che ho conosciuto si nutrivano di lattuga come Sam..non sembra che a te importi molto.
Alex deglutì e rise leggermente:-Scherzi? E privarsi del cibo, una delle cose più belle che esistono a questo mondo? Preferisco essere in carne e di buonumore piuttosto che un’acida magra!
-Non mi sembri in carne però- disse Dean, senza ovviamente ammettere che mentre entravano al locale aveva dato una sbirciata al suo sedere.
Alex sembrò arrossire al complimento (“possibile arrossisca così spesso?” si chiese Dean) e continuò a mangiare in silenzio. Dopo essere arrivata a metà panino e aver ingurgitato anche un bel po’ di patatine e sorseggiato la coca cola come fosse nettare degli dei (“Amo la coca cola, a te non piace Dean?”) gli chiese cosa volesse esattamente sapere del folklore della città:-Cosa ha a che fare con gli omicidi?
-Sai a volte il folklore ha le radici nella storia, e viceversa. Tu che lo studi dovresti saperlo no? Magari dei fatti realmente accaduti hanno portato al narrare di qualche leggenda, che potrebbe portarci alla verità.
Era una scusa plausibile e non solo Alex sembrò credergli ma si trovò anche a essere d’accordo con lui. Allora posò il panino e cominciò a raccontare tutte le leggende che conosceva. Dalla ragazza che si era suicidata nel 1800 perché ripudiata dal fidanzato e ora si pensava che il suo spirito camminasse per la piazza centrale della città, allo spirito di un minatore che entrato in una galleria non è uscito più, poi la storia dei cunicoli che collegavano tutte le chiese della città, e il cimitero dei bambini mai nati nascosto sotto la chiesa di S. Michael. Dean pensò che fossero tutte storie interessanti e che quella città era fortunata a non essere stata assediata da eserciti di fantasmi che inspiegabilmente dovevano essere tutti morti in pace, ma niente sembrava fare per lui. Proprio quando stava per raccontare l’ennesima leggenda arrivò Sam, che Dean aveva avvisato prima con un sms. Ordinò un frullato leggero e portò delle notizie:-Ho parlato con la signora Brown che aveva donato il fermaglio al museo. A quanto pare la donna lavorava per la famiglia Jones, una delle più in vista e..
Alex li interruppe:-Jones? Quella famiglia Jones?
-Non lo so-disse Sam aggrottando la fronte- dipende a cosa intendi con quella.
Alex era visibilmente entusiasta, si vedeva che le piacevano le storie del mistero:-Bene, dovete sapere che verso l’uscita della città abbiamo un fantastico cimitero monumentale, e ci sono delle tombe più famose di altre. Una di queste è quella della famiglia Jones. In particolare è famosa per la statua della bambina..Fleur Jones. E ci sono varie leggende su di lei. Qualcuno dice che la vede correre per il cimitero durante la notte, se ci si affaccia ai suoi cancelli. Altri dicono che nella settimana dopo Halloween la si può incontrare nel centro storico..e se ti sceglie tu muori.
-Hai detto la settimana dopo Halloween?-chiese Sam interessato, senza aspettare risposta e afferrare il computer dalla borsa, per posarlo sul tavolo.
-La settimana dopo Halloween comprende anche il due novembre- rifletté Dean, e Sam annuì- il due novembre in alcune parti del mondo ha una valenza più religiosa del nostro Halloween. Vengono commemorati i defunti ma in maniera raccolta e spirituale. E’ prevalentemente europea. Fleur è un nome francese no?
Alex annuì:-La madre della bambina era francese. E poi non so se avete visto questa città ma rispetto alla media americana la religione cattolica è molto praticata.
Sam annuì chiudendo il laptop quando arrivò il suo frullato dietetico. Notò poi gli hamburger dei due:-Ma andiamo ragazzi sono le cinque del pomeriggio!
Alex alzò le spalle e diede un morso al proprio panino:-Da qualche parte è ora di cena!
Dean sorrise e si voltò verso Sam:-Questa ragazza comincia a starmi simpatica-prese poi una patatina, ridendo fra sé.
Sam scosse la testa e diede un sorso al suo frullato, per poi riconcentrarsi sulla questione:-Comunque sia, è probabile che questa famiglia Jones e quella della tomba siano la stessa. Purtroppo Margaret ha ormai 98 anni, non era molto lucida e non mia saputo dire molto, ma era a disagio, si vedeva che parlarne la faceva soffrire. Dobbiamo informarci meglio.
-Siete fortunati perché avete incontrato me-disse Alex facendo l’occhiolino a Sam- datemi il tempo di finire il panino e poi andiamo in un posto.
 
Alex non aveva aggiunto altro mentre si dirigevano verso il centro. Cominciò a spiegare la sua teoria, mentre alcune gocce di pioggia cominciavano a cadere.
Si sistemò il cappuccio sulla testa:-Voi avete detto che avete cercato i casi di omicidio dalla seconda guerra mondiale grossomodo, giusto? Forse bisogna scavare più a fondo. Per legge le documentazioni più vecchie di 40 anni possono non essere tenute in archivio, e vengono spostate altrove. In questo caso sono qui, in una sezione speciale della biblioteca-disse Alex fermandosi improvvisamente davanti a un edificio- voi distraetele, io penso ai documenti.
Non avevano elaborato un vero piano, quindi Sam e Dean si trovarono piuttosto confusi quando la seguirono. La biblioteca non era molto grande ma abbastanza silenziosa. C’erano ragazzini in gruppetti che studiavano per la scuola, anziani che leggevano il giornale e studenti un po’ più disperati. Alex si avvicinò con circospezione a una saletta a lato, in cui c’era scritto sulla porta “libri e giornali d’epoca”,e una bibliotecaria bionda bassottina e con degli occhiali da vista grossi le si avvicinò con un enorme sorriso finto:-Per la visita ai documenti rari puoi prendere un appuntamento, lunedì mercoledì e venerdì dalle tre alle quattro del pomeriggio.
-Oh bè..grazie per l’informazione, ne terrò conto!-disse lei sorridendo, e in quel momento un trambusto all’entrata della biblioteca le fece voltare entrambe. Dean aveva volutamente ribaltato una libreria, facendo cadere libri ovunque. La bibliotecaria allarmata si avviò verso lui e Sam con piccoli passetti, e Alex entrò fulminea nella sala. Parlottava fra sé e sé leggendo le targhette sotto e mensole di libri:-Dal 1800 al 1830, dal 1830 al 1890, dal 1890…ah, eccoti! –afferrò la cartelletta e la mise sotto il giubbotto, uscendo inosservata dalla sala. Dean si scusava ripetutamente, ora calpestando un libro ora un altro:-Oh mi scusi sono così maldestro!- continuava a dire, mentre la donna aveva chiaramente una crisi di nervi e Sam fingeva di portarlo via inutilmente. Gli studenti annoiati si erano riscossi dalla noia dello studio per seguire quella scenetta.
Alex uscì senza farsi notare in quel trambusto e i fratelli la videro con la coda dell’occhio, scappando quasi immediatamente dopo di lei. Corsero via verso la macchina di Dean, ridendo come tre ragazzini che avevano fatto una bravata.
-Preso?-chiese Sam quando con il fiatone furono arrivati all’Impala. Alex era seduta nel sedile posteriore e gli mostrò la cartella:-Sono tutti gli articoli di giornale dal 1890 fino al 1950. Cronaca nera, perlopiù.
I tre cominciarono a sfogliare i vecchi fogli di giornale, e alla fine trovarono quello che stavano cercando. A caratteri cubitali la cronaca della città annunciava nel 1937 la morte della figlia del più grande avvocato della città, Robert Jones, probabilmente per meningite. Ai funerali avevano assistito tutti gli abitanti della città, perché Fleur aveva solamente sette anni e la storia aveva fatto pietà  a tutti.
La faccenda stava cominciando a essere più chiara, c’erano dei nomi, c’era una vicenda. La bambina era morta il due novembre e questo non era certamente un caso. I due si guardarono in modo eloquente. Doveva esser lei, Fleur Jones.
Alex seguiva la vicenda appassionata senza in realtà sapere bene quale fosse il punto di arrivo, pensava ancora che la leggenda avrebbe portato a qualcosa di “reale”. Ma Sam si voltò verso di lei e con tutta la cautela possibile le disse che era meglio che si tenesse fuori da quella storia, vedendo il suo entusiasmo scemare piano piano:-Sai, è per la tua sicurezza, e poi è un caso federale, potresti passare dei guai.
Alex si accasciò contro il sedile posteriore:-Sapete, se non avessi fatto la mia università avrei sicuramente voluto fare la profiler..sarebbe stato bellissimo! Ma quel corso costava troppo e così..-alzò le spalle lasciando la cosa in sospeso, e scosse la testa- non importa. Posso chiedervi se mi date un passaggio a casa?
Sam annuì e sotto le sue indicazioni la portarono davanti a una piccola casa. Sam le diede il biglietto da visita:-In caso ti venisse in mente qualcos’altro non esitare a farti sentire..e grazie di tutto, davvero.
Alex annuì e sorrise leggermente:-Grazie a voi, è stato bello sentirmi utile per un po’. In bocca al lupo per il caso.-Scese dalla macchina e stando ferma davanti alla porta di casa, li guardò andare via.
 
Dean e Sam aspettarono la mezzanotte ed entrarono al cimitero monumentale. Era molto diverso dai cimiteri a cui erano abituati. Non c’erano solo normali lapidi a terra ma vere e proprie statue bianche che si ergevano minacciose tagliando il buio della notte. Oppure grosse lastre con incise lunghe poesie per il defunto, croci, statue di santi. Era ricco di storie di persone di ogni tipo. Non fu molto difficile trovare la tomba della famiglia Jones, una cripta chiusa da un cancelletto nero. Dean forzò la serratura ed entrarono, illuminando il piccolo spazio. Al centro si ergeva la statua a grandezza naturale di una bambina, probabilmente Fleur, nell’atto di cogliere un fiore mentre sta seduta su una colonna spezzata.
-La colonna è il simbolo della vita giovane che viene interrotta troppo presto-sussurrò Sam, sfiorando con le dita i boccoli di marmo gelido, scolpiti talmente bene da sembrare veri.
-Sì Sam dobbiamo bruciarla però, non mi interessano le tue lezioni di..simbologia tombale- sussurrò Dean a denti stretti. Illuminò con la torcia la tomba di Fleur. La sua e quella della madre si ergevano ai lati della statua.
-Ehi Dean..-Sam stava leggendo invece la tomba della madre-indovina quanto tempo dopo è morta la signora Jones?
-Fammi indovinare..sette giorni dopo?-chiese Dean, e Sam annuì- e poi, perché non c’è quella del padre?
-Non saprei-mormorò Sam, sospirando-forse ha sepolto la figlia e la moglie e poi si è trasferito. Non possiamo saperlo.
-Per sicurezza dovremmo bruciarle entrambe..sicuramente non farà male.
Sam annuì. Aprirono le tombe e bruciarono, in silenzio, prima i resti di Fleur e poi quelli di Ellie Jones. Richiusero la cripta, andandosene senza dire una parola.
 
Nel frattempo dall’altra parte della città, Alex si era sciolta la coda e aveva messo il pigiama. Scosse i capelli, sentendo il mal di testa defluire lentamente come se scivolasse lungo le ciocche nere che le arrivavano lunghe per quasi tutta la schiena. Per il lavoro doveva per forza tenerli legati ma ogni volta tornava a casa con le tempie che le scoppiavano. Andò in cucina, sentendo la teiera che fischiava, in modo da concedersi quella coccola calda prima di andare a dormire. Stava versando il tè nella tazza, quando sentì un brivido di freddo percorrerla tutta e il fiato gelido condensarsi dalle sue labbra. Si voltò e lanciò un urlo. Un uomo si ergeva davanti a lei. Un coltello in mano, un abito elegante vecchio stile, grossi baffi e un aspetto in generale grigio, impolverato…spettrale. Pur spaventata, quando vide quella figura tremare quasi fosse un ologramma, agì d’istinto. Aprì uno degli armadietti e afferrata una manciata di sale grosso, la lanciò verso la figura che sparì all’istante. Barcollò fino alla stanza accanto, afferrando il telefono con le mani tremanti digitò il numero scritto sul cartellino:-Sam?? Sam aiuto ho bisogno di voi..
 
-Ma non è possibile, abbiamo bruciato tutti e due i Casper!- Dean gesticolava esasperato, Sam accanto a lui e Alex leggermente tremante seduta sul divano, con le gambe incrociate. Guardava un punto vuoto davanti a sé.
-Alex ma come hai fatto a capire che era un fantasma e cosa dovevi fare?
-Sono sempre stata appassionata di sovrannaturale..-cominciò a spiegare, passandosi una mano fra i capelli lunghissimi- e insomma, ho letto della sensazione di freddo, e quando l’ho visto.. era chiaramente vestito in maniera antiquata, non avevo sentito passi..era un fantasma. So che il sale serve a depurare e in generale a mandare via il malignò e così…-lasciò la frase in sospeso e regnò il silenzio per alcuni istanti, poi Alex riprese a parlare:-Quindi non siete dell’FBI.- il suo tono non era quello di una domanda, era solo una constatazione. Non sembrava comunque averlo ancora realizzato completamente. Sam e Dean annuirono in imbarazzo. Era sempre un problema quando qualcuno scopriva chi fossero realmente, anche perché non amavano coinvolgere le persone innocenti. Non finiva mai bene.
-Siamo cacciatori- spiegò Dean con calma- e combattiamo tutto il male sovrannaturale. Bè, quello che possiamo almeno.
-Cos’altro esiste oltre i fantasmi?-chiese Alex curiosa, la paura sembrava addirittura esserle passata.
-E’ meglio che tu non lo sappia..-disse Dean, e lei corrucciò le labbra, delusa.
Sam si avvicinò a Dean, abbassando leggermente la voce per tenere la conversazione privata:-Cosa ne pensi? Potrebbe essere il padre?
-Penso di sì. E poi perché si è presentato al di fuori dello schema dei sette anni?
Sam alzò le spalle e poi si voltò verso l’orologio. Erano le cinque del mattino, ma non aveva tempo per aspettare l’apertura dell’archivio o della biblioteca. Avrebbe scassinato le porte come erano soliti fare per cercare informazioni:-Io vado a cercare informazioni. Dean tu stai con Alex, potrebbe ripresentarsi.
Dean annuì, prendendo dal borsone il fucile caricato a sale e posandolo sul tavolo.
Sam afferrò la sua di borsa e uscì.
 
Mentre Sam attraversava le strade fredde ragionava sul caso. Ebbe un’illuminazione. Le ragazze erano sempre tutte morte con un taglio alla gola, ma Fleur chiaramente non poteva uccidere le vittime in questa maniera per una questione di altezza. Inoltre ricordava che Alex, parlando della leggenda, aveva detto che morivano le persone scelte dalla bambina, ma non che le uccidesse direttamente lei.
Riuscì a scassinare la porta dell’archivio senza far scattare l’allarme e armato di torcia trovò la sala che fortunatamente era anche fornita di un computer. Era indeciso su cosa cercare. Trovò dei post-it e cominciò a scrivere tutti i punti dell’indagine, disponendo i foglietti davanti a lui su uno dei banchi.
Annotò età e caratteristiche delle vittime, giorni degli omicidi e ritrovamento dei corpi, le date delle morti di Fleur ed Ellie. I giornali che Alex gli aveva procurato non parlavano della morte di Ellie, il che era strano, data la notorietà che aveva la famiglia a tal punto di parlare della morte di Fleur per la meningite.
Entrò nella sala dove erano depositati i documenti e riuscì a trovare il registro delle sepolture di quegli anni. E dopo una lunga ricerca trovò che Robert Jones era morto qualche anno dopo ed era stato cremato. Merda. C’era solo un modo per salvare la situazione, e come avevano fatto altre volte, era quello di invocare il fantasma cercando di dargli una soluzione che lo facesse finalmente sentire in pace con sé stesso, per andare oltre. Ma se non aveva informazioni non poteva sapere come affrontare la cosa.
Tornò al computer scrivendo diverse cose nel motore di ricerca. Quando, dopo ricerche inutili, decise di scrivere la strada in cui avvenivano tutti gli omicidi, si rizzò sulla sedia trovando quello che forse poteva essere un punto chiave: era la stessa della vecchia casa dei Jones, abitata ora da un’altra famiglia. Erano le sei e trenta del mattino, aveva tempo di tornare al motel e mettersi il vestito da agente dell’FBI, unica scusa plausibile che gli avrebbe permesso di presentarsi lì alle sette del mattino e cominciare a fare domande. Al 90% chi abitava ora lì non aveva idea di chi vi abitasse prima ma almeno avrebbe potuto dare un’occhiata alla casa.
 
Calò il silenzio e Alex si strinse meglio nella coperta che aveva sulle spalle, raggomitolandosi sul divano. Dean dopo qualche istante si sedette vicino a lei:-Ti sei parecchio spaventata eh?
Alex sospirò e scosse la testa. Tolse gli occhiali massaggiandosi gli occhi, poi li rimise:-Sai un conto è essere incuriosita dal sovrannaturale, trovare le leggende affascinanti..un altro è scoprire che esistono davvero. Tu quando l’hai scoperto?-gli chiese, voltandosi verso di lui.
Dean sussultò, non in molti glielo avevano chiesto. Spiegò che tutto era cominciato quando aveva quattro anni, e che la sua vita era stata una continua guerra da quel momento.
-Anche se dovrò sopportare tutto questo solo per pochi altri mesi..-disse con un velo di malinconia, e Alex aggrottò la fronte:-Cosa intendi dire?
Dean si passò una mano sul viso, poggiò i gomiti sulle ginocchia guardando da un’altra parte. Sentì Alex avvicinarsi e posargli una mano sulla schiena.
-Ho fatto una cosa..una cosa che purtroppo mi porterà a morire precocemente. Ma l’ho fatto per Sam. Sai mi sono sempre preso cura di lui e..-alzò le spalle senza finire la frase, e voltandosi vide Alex profondamente scossa. Aveva gli occhi spalancati e increduli.
-Dean ma sei giovane non..non c’è nessun modo? Qualcosa dovrà pur esserci..
-Stiamo ancora cercando. Sam soprattutto. Speriamo di cavarcela -disse con un sorriso sommesso. Non era da lui commiserarsi o raccontare i fatti suoi, per niente. Ma Alex sembrava rassicurante, era una di quelle persone che nonostante fosse una completa sconosciuta ti faceva venir voglia di confidarti.
-Spero tanto che troviate una soluzione..-gli disse con voce spezzata e stanca, esausta da tutta quella situazione, da quella giornata, dall’adrenalina data dalla paura, poggiò la fronte alla sua spalla. Dean si sentì confortato dal calore di quella vicinanza. Alex somigliava terribilmente a Lisa, soprattutto quando era più giovane. Forse per questo dopo un’iniziale antipatia aveva cominciato ad apprezzarla. In fondo li aveva aiutati con il caso, era stata gentile nonostante sembrava che non meritassero il suo aiuto. E ora per colpa loro era nei guai, come sempre.
-Scusa per averti coinvolta in questa storia. Ho la brutta abitudine di rovinare tutto ciò che tocco- le disse in un sussurro, spostandole leggermente i capelli che le erano ricaduti sul viso. Alex sorrise:-Forse non è stato un male. Almeno so che ci sono delle cose da combattere là fuori.
Dean assottigliò gli occhi:-Non vorrai mica metterti a fare la cacciatrice? E’ pericoloso, non imbarcarti in questa storia. Ti rovinerà la vita.
-Ma…-provò Alex, ma Dean la interruppe:-Niente ma! Stanne fuori Alex, dico davvero. Vivi una vita normale, studia, lavora, ma non fare la cacciatrice. Non finisce mai bene. Guarda me! Fra qualche mese dei maledetti cani demoniaci porteranno la mia anima all’inferno. Vuoi finire così?
-Non sto dicendo che lo farò per certo, Dean, dico solo che se capiterà l’occasione e potrò dare il mio aiuto, lo farò.
-Sei sempre così testarda?-cominciava ad arrabbiarsi, mentre Alex risoluta lo guardava senza una punta di debolezza.
-Anche di più, ma sono troppo stanca per esserlo ora-sussurrò lei.
Lasciò cadere la coperta sul divano e gli diede le spalle, tornando ai fornelli della cucina. Aveva un assoluto bisogno di bere una camomilla. Prese il pentolino e con violenza non necessaria lo fece scontrare contro il fornello. Mise l’acqua e lo accese.
Dean si passò la mano sul viso, sentendo quei movimenti bruschi. Poi gli parve di sentire dei singhiozzi. Si alzò dal divano e vide la figura di Alex di spalle, scossa da chiari brividi di pianto. Pensò di essere stato troppo duro e con un lieve senso di colpa, si avvicinò e le posò una mano sulla spalla, facendola sussultare:-Scusami Alex io..non volevo..
Alex si voltò verso di lui, sbuffando. Il piano della cucina non le permetteva di indietreggiare, trovandosi così quasi schiacciata fra esso e il corpo di Dean:-Oh andiamo, pensi di essere così importante?-gli domandò con voce rotta, passandosi le mani con forza e rabbia sulle guance arrossate- è solo..uno sfogo. Sono stanca, e spaventata…è tutto così strano.
Dean annuì, non sapendo come placare quei singhiozzi che lei a fatica tentava di trattenere. E fece d’istinto l’unica cosa che gli viene in mente, chinandosi su di lei e dandole un lieve bacio sulle labbra, troppo lieve, non da lui, così insensato e non ragionato. Ma dal giorno in cui aveva messo quella maledetta scatoletta nell’incrocio aveva smesso di pensare, aveva deciso che il tempo per pensare non ce l’aveva più, e aveva solo agito, senza paura di morire, senza paura di sbagliare, solo con la paura di perdere Sam che gli faceva capire che tutto il resto sarebbe stato relativo.
Il respiro di Alex si bloccò a quel contatto e per lo meno smise anche di piangere. Si lasciò andare al tocco di quelle labbra sconosciute, e il bacio fu subito approfondito.
Fu un’esigenza data più dal cercarsi di due persone sole, che una vera eccitazione. Barcollando e ancora baciandosi finirono sul divano, respirando affannosamente e aggrappandosi l’uno all’altro come se ne valesse della loro stessa vita.
 
Sam arrivò alla stradina dell’omicidio e trovato il numero civico giusto suonò al campanello. Dall’interno della casa sentì dei bambini che strillavano per gioco e una voce di donna dire “andate a fare colazione o farete tardi!”.
La porta si aprì e una donna sulla trentina, con i capelli neri legati in una coda alta e ancora addosso il pigiama apparve:-Sì?-chiese, alzando un sopracciglio.
-Buongiorno signora, mi scusi per l’ora. Sono l’agente Wesson dell’FBI. Potrei farle qualche domanda?
La donna rimase spaesata per qualche istante, poi boccheggiando lo lasciò entrare. Era arrivato nel bel mezzo delle preparazioni mattutine pre-scuola, se ne rendeva conto, ma la donna non protestò:-Mi scusi per l’abbigliamento-disse, anzi- ma non mi aspettavo che arrivasse qualcuno.
-Non si preoccupi- interruppe lui- anzi mi scusi lei ma è una questione molto importante e alla centrale abbiamo piuttosto fretta. Potrei parlarle in privato?
La donna gli fece cenno di accomodarsi in salotto mentre affidava i bambini alle cure del padre. Tornò in salotto chiudendo la porta, e si sedette davanti a Sam:-Mi dica pure, è successo qualcosa di grave?
-E’ solo che una scia di omicidi che c’è stata negli anni 30 forse si sta ripresentando ai giorni nostri. Probabilmente un imitatore-disse con un sorriso educato, e la donna annuì- signora…
-Miller-continuò lei- ma mi chiami pure Jane.
-Va bene Jane-sorrise Sam- lei sa che questa casa apparteneva alla famiglia Jones?
-Certo che lo so- disse lei, come fosse la cosa più naturale del mondo- prima di appartenere alla mia famiglia. Bè, è una storia piuttosto bizzarra in realtà, non so se le possa interessare…
-Mi metta alla prova-disse lui, e le sorrise nuovamente.
-Io sono frutto del secondo matrimonio di mio padre-cominciò la donna, nonostante fosse una cosa un po’ troppo intima e inutile da confidare a un agente dell’FBI. Infatti Sam non capì subito perché la donna avesse cominciato da lì- ha..ha a che fare con Fleur per caso?-chiese poi all’improvviso, come se ci stesse pensando ma non riuscisse a trattenersi.
-Conosceva Fleur? E’ impossibile, lei sarà nata almeno..
-…48 anni dopo? Sì agente Wesson, non l’ho mai conosciuta di persona. Ma era la mia sorellastra.
Sam era confuso.
La donna si alzò con calma, e andò verso la credenza. Gli sembrò che prendesse un diario, simile a quello che Sam e Dean sfogliavano quotidianamente.
-Mio padre è morto non molti anni fa-disse la donna, sedendosi davanti a lui e porgendogli lo strano quadernino- lei non è un agente dell’FBI.
Non suonò come una domanda, ma come un tacito assenso. Così Sam rimase zitto e un po’ sfogliando il diario, un po’ ascoltando la donna, ricompose la storia.



Note autrice: Vorrei solo ringraziare chi ha letto, recensito, e messo fra seguite, ricordate e preferite. Non mi aspettavo questa accoglienza perchè solitamente sono altri temi ad essere più gettonati! Siamo ormai già quasi alla fine del mistero, perchè il prossimo capitolo sarà l'ultimo. Spero che questo vi sia piaciuto e che non vi abbia creato troppa confusione e se avete dubbi soprattutto nella parte finale è voluto: ho lasciato tutto in sospeso e ciò che sembra insensato si risolverà la prossima volta :)
Vi ringrazio ancora e alla prossima! 

 
  
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