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Autore: Heavensent    09/03/2015    5 recensioni
Strutturata come un episodio standard di Supernatural. Ambientata nella terza stagione: Dean è ormai arreso al fatto che ha venduto la sua anima per salvare Sam, e i cani demoniaci fra non molti mesi verranno a prenderlo. Sam invece sta cercando un modo per salvarlo ma, fra una ricerca e l’altra, si imbattono in delle strane morti in una piccola cittadina dell’Ohio.
Fan fiction strutturata come una puntata di Supernatural “vecchio stile”, con poche pretese e molto affetto fra Winchester, che non guasta mai.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
Capitoli:
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Fandom: Supernatural.
Personaggi: Sam Winchester, Dean Winchester, nuovo personaggio.
Rating: Giallo
Chapters: 1/3.
Genere: Sovrannaturale, sentimentale. 
Titolo: una frase di “Hey Jude” dei Beatles.
 
Strutturata come un episodio standard di Supernatural. Ambientata nella terza stagione: Dean è ormai arreso al fatto che ha venduto la sua anima per salvare Sam, e i cani demoniaci fra non molti mesi verranno a prenderlo. Sam invece sta cercando un modo per salvarlo ma, fra una ricerca e l’altra, si imbattono in delle strane morti in una piccola cittadina dell’Ohio.
Fan fiction strutturata come una puntata di Supernatural “vecchio stile”, con poche pretese e un po’ di bromance fra Winchester.

 
 
 
I personaggi di Supernatural non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.
 
 
 

Don't carry the world upon your shoulders.

 

Capitolo 1.



La notte di quel due novembre era fredda e umida, proprio come ci si aspetterebbe da una notte del genere. Quindi mentre Alison tornava a casa quella sera, non fece caso all’improvvisa ondata di gelo che la attraversò, mentre camminava leggermente barcollante sul pavimento di piastrelle storte del centro storico. Vide chiaramente il proprio fiato condensarsi e si strinse di più nel cappotto. Si fermò all’improvviso quando vide distintamente una figura poco illuminata da uno dei lampioni. Strinse gli occhi truccati e poté distinguere nel buio la figura di una bambina. Aveva un vestitino bianco, troppo leggero per quel freddo invernale. I capelli le ricadevano ordinatamente in boccoli perfetti sulle spalle, e gli occhi, sbarrati, avevano delle occhiaie che sembravano molto più scure rispetto al pallore della sua pelle.
-Ehi piccola, ti serve aiuto?-sussurrò Alison, ma la bambina si limitò a puntarle un dito contro.
Il gemito che uscì dalle labbra della ragazza fu quasi impercettibile, il sangue dalla gola sgozzata sgorgò velocemente sporcandole i vestiti. Cadde a terra con un tonfo sordo, senza che nessuno in quelle case attorno se ne potesse accorgere.
 
Sam era già sveglio da ore quando Dean cominciava a dare i primi segni di un risveglio. Diciamo pure che Sam non aveva praticamente dormito. Aveva passato la notte, come sempre, a provare a trovare qualcosa che salvasse Dean dall’arrivo, entro non molti mesi ormai, dai cani demoniaci. Gli sembrava che occuparsi di altro non facesse altro che far perdere loro tempo eppure, inevitabilmente, si ritrovavano a dare la caccia ad altro, come sarebbe successo da lì a poco. Era successo qualcosa di davvero strano in una città vicino a dove si trovavano loro: una cittadina dell’Ohio, per la precisione.
Dean grugnì qualcosa alzandosi in modo scomposto dal letto, notando Sam già al computer. Decise di concedersi una doccia per svegliarsi completamente. Il pomeriggio prima avevano risolto un caso, e dopo si era concesso qualche drink al bar. Era riuscito a portarsi una bella ragazza dietro il locale e…bè, il resto era cosa normale, per Dean. In realtà non era del tutto sicuro che fosse carina, ma sotto l’effetto dell’alcol qualunque cosa ormai gli andava bene. Si spogliò velocemente e preso da un brivido di freddo entrò sotto il getto dell’acqua. Come in quasi tutti i motel il getto era irregolare e vagamente tiepido. Grugnì contrariato ma almeno questo gli permise di svegliarsi, ripercorrendo con la mente gli attimi della sera prima. C’era freddo e la ragazza aveva una risata fastidiosa ma, tutto sommato, era stato piacevole. Gli restava meno di  un anno di vita e sapeva che sfuggire ai cani demoniaci era impossibile, tanto vale godersi i piaceri della vita, no? Non che prima di quell’avvenimento fosse un santo, tuttavia.
Si lavò velocemente per non essere più infreddolito del dovuto, si asciugò alla meno peggio mettendo poi il panno attorno al bacino, mentre con un altro telo frazionava capelli e spalle. Uscì dal bagno facendo spandere attorno il vapore. Il fratello era ancora al pc, di spalle, e Dean mormorò un “Ehi” come saluto.
Sam rispose facendo un cenno della mano:-Ho trovato un caso.
-Ma se ne abbiamo appena risolto uno!-si lamentò Dean, mentre sentiva l’acqua sulla sua pelle congelarsi al freddo della stanza.
Sam chiuse il laptop senza prestargli attenzione, sistemandosi la camicia che aveva leggermente sbottonato per stare più comodo:-Ti dico tutto in macchina. Smettila di fare il nudista e cominciamo ad andare, dobbiamo agire ora che le tracce sono fresche.
Dean ovviamente non aveva capito il perché della fretta di Sam e alzando gli occhi al cielo prese i vestiti, cominciando a rivestirsi.
-Dimmi perché stiamo andando di buon mattino in un altro paesino dell’Ohio, e ti prego dimmi che ne varrà la pena-gli disse Dean una volta che furono sulla strada a bordo dell’Impala, e Sam che stava guardando fuori dal finestrino si voltò verso di lui, respirando profondamente prima di parlare.
-Una ragazza qualche giorno fa è stata trovata morta, con la gola tagliata, una stradina del centro.
-Bè cosa c’è di strano-commentò Dean alzando le spalle, svoltando dopo aver visto un cartello che conduceva alla cittadina da raggiungere. Certo era terribile ma non sembrava un caso per loro, poteva essere un “comune” killer.
-C’è di strano che ogni due novembre di ogni sette anni dal almeno cinquant’anni una ragazza viene trovata morta nella stessa situazione. Non credo che sia una coincidenza no? Dovrebbe essere un killer troppo sistematico e per non dire longevo.
Dean annuì finalmente convinto:-Potrebbe essere qualcosa per noi.
Sam non rispose e riprese a guardare fuori dal finestrino. Da quando Dean aveva fatto il patto il fratello non gli parlava più come prima, troppo pieno di sensi di colpa verso il fratello per riuscire a capacitarsene. Sam non capiva perché Dean avesse sacrificato la sua anima per lui, Dean non capiva perché Sam non accettasse di essere protetto sempre e comunque. Non avrebbe potuto lasciarlo morire, per nulla al mondo.
Scacciò questi pensieri ragionando su un’altra cosa che gli venne in mente:-Non trovi buffo che succeda sempre..il due novembre?-quasi gli si spense la voce mentre porgeva quella domanda, riferendosi all’anniversario della morte della madre .
-Buffo non è esattamente il termine che avrei usato-mormorò il minore.
Non parlarono più fino al loro arrivo.
 
Si sistemarono in un motel leggermente in periferia, e dopo aver indossato i loro completi migliori si avviarono alla stazione di polizia che si trovava proprio al centro della città..se si poteva definire città. Sembrava un centro decisamente piccolo, poco trafficato e abbastanza noioso. Dean si guardò intorno, gruppi di ragazzi giovani sembrava perdessero tempo seduti  a delle panchine, e quando li videro strabuzzarono gli occhi. La stessa cosa fece un gruppo di anziani subito dopo, parlottando fra loro. Forse non era cosa comune vedere degli agenti dell’FBI in quel posto.
Due ragazze li incrociarono guardandoli dalla testa ai piedi per poi ridacchiare divertite, e Dean si concedette, voltandosi, uno sguardo ai loro fondoschiena. Sam lo richiamò all’ordine quando si trovarono davanti alla stazione della polizia e raggiunta la scrivania dell’agente del posto mostrarono i loro distintivi, e parlò Sam con tono più autoritario possibile:-Agenti Wesson e Smith dell’FBI. Vorremmo la documentazione degli omicidi degli ultimi cinquant’anni e del recente caso della ragazza morta qualche giorno fa.
-Già, Alison, povera ragazza... La conoscevamo tutti qui, sapete?-l’uomo dopo aver controllato scrupolosamente i loro distintivi si alzò verso un archivio, facendo loro cenno di seguirli.
-E allora perché non è fuori a cercare chi potrebbe averla uccisa?-chiese Dean con un tono d’accusa, fulminato dallo sguardo di Sam. Dovevano evitare sempre domande così specifiche, per non dare troppo nell’occhio.
-Bè le indagini e l’autopsia sono già state fatte. Ma perché volete anche i fascicoli degli omicidi?-aggiunse poi sospettoso, prima di dare loro le cartelline impolverate che aveva appena trovato- pensate che sia tutto collegato?
-Dobbiamo vagliare tutte le possibilità- disse Sam come frase di circostanza, e sembrò funzionare.
Poco dopo trovarono, data l’ora di pranzo, un piccolo locale sulla stessa strada dell’ufficio della polizia. Anche lì, quando entrarono, tutti gli occhi ruotarono verso di loro, squadrandoli dalla testa ai piedi:-Cosa vogliono, farci la radiografia?-mormorò Dean a denti stretti poco prima di trovare un tavolo per due. Sfilarono le giacche e poco dopo si avvicinò loro una ragazza:-Cosa prendete?-chiese educatamente, aggiustandosi poi gli occhiali da vista sul naso. Li guardò con gli occhi sbarrati e sembrò che anche lei, come tutti gli altri in quella città, li guardasse attentamente. Dean alzò gli occhi al cielo spazientito da quell’atteggiamento, e ordinò svogliatamente un hamburger.
-Posso consigliarti il menù speciale? Ha un doppio hamburger con bacon e salse, e insieme puoi prendere le patatine extra croccanti e la bibita che preferisci- gli rivolse un sorriso e senza un motivo apparente sembrò anche arrossire leggermente quando Dean annuì valutando quella proposta:-Non sembra male. Un menù allora, con una birra.
-Per te?-chiese poi voltandosi verso Sam-lo stesso?
Il minore la osservò, doveva avere all’incirca la sua età:-Per me un’insalata e un frullato alla frutta. Scegli pure tu che gusto.
-Oh-mormorò scontenta la ragazza, pur annotando l’ordine-vuoi del gelato nel frullato? Magari al cioccolato. Un frullato al cioccolato!-gli propose, fiduciosa.
Sam balbettò qualcosa come:-No, un frullato alla frutta andrà bene-mentre la ragazza scontenta si allontanava dal tavolo.
Dean guardò il fratello scuotendo la testa:-Non so come tu faccia a stare in piedi se mangi come un coniglio.
Sam non gli prestò attenzione e cominciò ad aprire i fascicoli:-Ho letto su internet che si pensa che gli omicidi risalgano più o meno alla seconda guerra mondiale. Ma all’epoca non venne prestata molta attenzione, non è come ora. E’ più che altro una leggenda del posto, si pensa che ci sia una sorta di serial killer sovrannaturale che uccide le persone ogni sette anni per prendere le loro anime, o qualcosa del genere. Lo sai che ci sono ben venti chiese qui? La gente è molto superstiziosa e fanatica della religione, l’ho letto sempre su internet. Quindi è pieno di credenze popolari..
-Pensi che sia un…-abbassò leggermente la voce, mentre la cameriera portava le loro ordinazioni-pensi che sia un Tulpa? Magari qualche leggenda del posto troppo alimentata.
-Potrebbe essere, non lo dobbiamo escludere. Bene, questo su internet non c’era scritto..-mormorò Sam, sfogliando due dei fascicoli e confrontandoli.
-Co’a?-biascicò Dean dando un enorme morso al panino, che era veramente buono. Non finì di masticare e prese anche una manciata di patatine.
-Le vittime sono tutte donne, da sempre. E tutte all’incirca della stessa età. Non può essere una coincidenza..sono morte tutte il due novembre. Com’è possibile che nessuno giudichi questa cosa strana?
-Forse l’hanno fatto ma non sono mai riusciti a risolverla perché è un qualcosa di sovrannaturale.
Sam annuì afferrando distrattamente il frullato e sorseggiandone un po’. Guardarono i fascicoli ancora per un po’, decidendo che la mattina dopo sarebbero andati sul luogo dell’omicidio per scoprire qualcosa di più.
 
 
La scientifica aveva rilevato soltanto tracce della vittima, come se fosse stata sola. Un serial killer molto pulito?
Mentre andavano al luogo del delitto Dean pensò che non aveva mai visto così tante chiese in tutta la sua vita. Ad ogni angolo che svoltavano a piedi, con Sam, ne aveva una. Probabilmente per quei pochi abitanti ne sarebbero bastate meno della metà. Una folla di curiosi circondava la zona come se ci fosse qualcosa di estremamente interessante nella macchia di sangue:-Ma questa gente non ha nulla da fare?-mormorò Dean a denti stretti mentre si sistemava la giacca di pelle. Aveva freddo.
Ma Sam non lo ascoltava, era avanzato un po’ più avanti raccogliendo qualcosa che si mise distrattamente in tasca. Poi facendo un cenno della testa a Dean si allontanarono per un altro vicolo stretto.
-Che hai trovato?-chiese il maggiore, e Sam tirò fuori dalla tasca una perlina verde, non molto luccicante, piuttosto sbeccata e malconcia:-Sam, ora ti metti a raccogliere perle dalla strada? Se vuoi ti compro una collana, non c’è bisogno che..
Sam lo interruppe:-Dean, questa perla è antica. E’ un tipo di materiale che si usava per i gioielli nel 1900, non pensi che sia strano che fosse lì?
-Magari una nonnina che andava a fare la spesa l’ha persa. Non lo so Sam, ma ti pare che ne sappia qualcosa di gioielli del ‘900? Quello strano qui sei tu, non io.
Sam guardò oltre lui, indicandogli un cartello:-Guarda. “Archivio storico”. Forse potremmo dare un’occhiata per vedere se ci sono strane storie passate. Non è una grande città, non dovremmo metterci molto..
L’ingresso dell’archivio non fu molto difficile da trovare, e più volte provarono ad aprire ma nonostante avessero provato sia a tirare che a spingere la porta, non si apriva.
-Dovete suonare il campanello-disse una voce femminile dietro di loro- si vede che non siete del posto, l’avevo capito già da ieri.
I fratelli si voltarono, e Dean la guardò accigliato:-E tu saresti?-la ragazza in un primo momento sembrò offendersi, ma poi quasi rassegnata disse:-La cameriera che vi ha servito ieri. Va bè, ci sono abituata a non essere notata.- accennò un sorriso e si mise davanti a loro, suonando a un campanello che i due non avevano notato:-Sono Alex-disse al citofono- ho due utenti con me.
La voce di una donna farfugliò qualcosa come “apro” e con uno scatto della serratura la porta venne aperta. La ragazza li precedette e loro la seguirono, scambiandosi uno sguardo.
-Alex, giusto?-chiese Sam per rimediare alla figuraccia del fratello di poco prima, anche se lui l’aveva riconosciuta-tu lavori qui?
La ragazza non rispose subito, perché i suoi occhiali da vista a contatto con il caldo della stanza si erano tutti appannati, e dovette toglierli per pulirli con la sciarpa. Alcune ciocche di capelli ai lati del viso si drizzarono sulla coda che aveva accuratamente fatto, dandole ora l’aspetto di chi aveva preso la scossa.
-Faccio il tirocinio per l’università, il che significa che mi sfruttano per farmi lavorare gratis. Però se intendi dire che faccio ciò che farebbe una persona che lavora qui..la risposta è sì. Allora cosa siete, giornalisti?- salirono delle scale che portavano a un piano superiore. L’archivio vero e proprio era preceduto da una sala conferenze buia, a cui lati c’erano delle teche con oggetti che sembravano vasi antichi o altri pezzi da museo. Sam per un momento si distrasse a osservarli, Dean nemmeno ci badò.
-Perché pensi che siamo giornalisti?-chiese Dean, ma furono interrotti nella conversazione dall’ingresso a una saletta con banchi e sedie da ufficio. La sala consultazione dell’archivio.
Una donna sui cinquant’anni si stava mettendo il cappotto:-Oh Alex, meno male che sei arrivata! Io scappo, ci diamo il turno dopo pranzo!- e subito fuggì, senza nemmeno salutare Sam e Dean.
Alex si tolse la sciarpa e rise:-Lei approfitta del fatto che ci sia io per andare dall’amante. Non sa che io lo so.
Dean e Sam si guardarono a disagio mentre lei rideva, per poi farsi nuovamente seria:-Ma perché vi sto parlando di queste cose?
-Senti noi avremmo fretta e..-esordì Dean maleducatamente, ma Sam lo interruppe con tono più dolce:-Alex, non siamo giornalisti..siamo dell’FBI- e mostrarono i finti distintivi. La ragazza subito sbarrò gli occhi e il suo viso sembrò andare a fuoco. Divenne completamente paonazza:-Oh Dio..e io vi ho dato del tu! Ma perché non me lo avete detto? Oh che vergogna, non è possibile! Prego agenti, accomodatevi- non si era nemmeno tolta il cappotto che stava già scostando le sedie dai tavoli di lettura.
Sam le fece un cenno distratto con la mano:-Non ti preoccupare, probabilmente abbiamo la stessa età. Come tu sei tirocinante noi siamo…
-…apprendisti- finì Dean per lui, e Sam annuì:-Apprendisti, ecco. Non siamo ancora al grado massimo dell’FBI..Io sono Sam, e lui è Dean -aggiunse poi, indicando prima se stesso e poi il fratello.
-Come volete-sospirò Alex, riprese a respirare normalmente e tolse finalmente il cappotto, mostrando solo un semplice maglioncino nero sopra dei jeans- scusate è che sono abbonata alle figure di merda. Ma che faccio ora dico anche parolacce davanti a due agenti?
Dean era sempre più spazientito da quella ragazza. Qualunque cosa fosse che uccideva quelle persone anche se non andava al di fuori dello scherma dei sette anni poteva impazzire da un momento all’altro e diventare pericoloso. Sfruttò la sua finta autorità per metterle paura:-Senti, sbrigati, o ti arresto per intralcio alla giustizia. Ci servono i documenti dei casi di omicidio dalla prima guerra mondiale a oggi, pensi di farcela in giornata?
Alex si ammutolì e annuì, andando oltre una porta. Sam diede una pacca forte sulla nuca di Dean:-Ehi!
-Sii più gentile, non vedi che l’hai spaventata?
-Era quello il mio obiettivo!- Dean gli fece l’occhiolino, si misero a sedere e dopo una decina di minuti Alex tornò con dei fascicoli grossi e dall’aspetto antico e consunto. Li posò davanti a loro senza una parola e tornando nella stanza accanto li lasciò soli. Dean era contento che la ragazza avesse perso la sua parlantina, mentre Sam ancora era mortificato. Si misero a lavoro. Dalla pila di omicidi di “routine” (mariti gelosi, rapine finite male) trovarono i casi che cercavano. Le ragazze uccise ogni sette anni, e tutte sgozzate, tutte il due novembre. I casi poi venivano archiviati, come se finissero nel dimenticatoio, come se nessuno ci badasse più di tanto. E questo era strano.
Ma i fascicoli non dicevano molto di più, quindi ben presto si dovettero arrendere. Sam si sedette scomposto , mise le mani nelle tasche e ritrovò, quasi distrattamente, la perlina che aveva trovato. La mise sul tavolo, ragionando sul da farsi. Alex, che era lì vicino a sistemava dei libri, leggermente indiscreta si ritrovò a fissare quel piccolo oggetto.
-Posso vedere?-chiese, avvicinandosi.
Sam alzò un sopracciglio:-Sarebbe una prova in realtà.
-E allora perché non l’avete messa nell’apposito sacchetto? Guardo un sacco di telefilm polizieschi, sapete?
Sam arreso le fece un cenno con la mano come a dire “fai pure”, e Dean cercò di ignorarla alzando gli occhi al cielo dietro un fascicolo.
Alex si sedette esaminando la pietruzza per qualche istante:-Non mi è nuova. Mi ricorda qualcosa…
Si alzò e cominciò a guardare, inclinando la testa, i titoli di vari libri. Alla fine ne prese uno, soffiò via la polvere e lo sfogliò:-Ecco, guardate.
Dean e Sam si sporsero sulla foto del libro, e videro un antico fermaglio per capelli tempestato di pietruzze come quella che avevano sottomano, scheggiata allo stesso identico modo. Ne mancava solo una, tutte le altre erano perfettamente incastonate.
-Di che libro si tratta?-chiese Dean incuriosito, trovando finalmente utile quella ragazza.
 -E’ un antico fermaglio che ci è stato donato per il museo della città. Risale probabilmente ai primi del ‘900 e appartiene ad una famiglia ricca, ma se non sbaglio..
Si alzò nuovamente, andando ad aprire un cassetto. Tolse una cartellina e dopo un po’ estrasse un foglio:-Ecco, come ricordavo. Questo pezzo è sparito dalla collezione da decenni. Lo ricordo perché ho studiato le donazioni fatte dal ‘900 a oggi.
-Cosa studi?-le chiese Sam alzando lo sguardo dal libro- all’università intendo.
-Storia e folklore- rispose Alex con un sorriso, visibilmente fiera del suo corso di studi- per questo faccio il tirocinio qui. Ma l’università si trova in una città qui vicina.
Sam si mostrava interessato:-Si vede infatti che sei una persona curiosa! Quindi studi anche le leggende locali?
Alex stava annuendo e aveva aperto la bocca per rispondere, ma Dean scosse la testa e li interruppe dando un colpo al banco:-Ehi per caso volete anche un tè? Siamo qui per lavorare!
Sam lo fulminò con lo sguardo, contraendo le labbra in una linea sottile. Alex si ammutolì come una bambina rimproverata, e arrossendo lasciò loro il libro e il foglio sul tavolo:-Sì scusa, hai ragione. Vi lascio questi, se avete bisogno sono là..-lo disse con voce flebile e li lasciò nuovamente soli.
-Ma sei stupido, Dean? Le stavo chiedendo se conosceva le leggende del posto e mi stava rispondendo di sì, poteva esserci d’aiuto!
-Non abbiamo ancora constatato se si tratta di qualcosa di sovrannaturale o no-rispose Dean bisbigliando, sotto lo sguardo di rimprovero del fratello- non ci servono le chiacchiere di una secchiona.
Si immersero di nuovo silenziosamente nella lettura.
Un’ora dopo circa salutarono Alex (in realtà l’aveva salutata solamente Sam, ma la ragazza sembrò non farci caso) e tornarono in motel mettendo insieme tutte le varie informazioni.
-Bene, il fermaglio quindi era stato donato alla città da Margaret Brown, una donna che ora ha la bellezza di 98 anni. Pare appartenesse alla famiglia per cui lavorava come governante negli anni ’30, ma qui non dice altro- disse Sam, spostando lo sguardo tra gli appunti presi all’archivio e il computer, che mostrava una scarna pagina sull’archivio della città e non aveva molte altre informazioni- è ricoverata alla casa di riposo, vai tu a parlarci? E’ ancora presto.
Era pomeriggio infatti. Avevano mangiato un panino al volo in un fast food d’asporto e si erano rimessi subito a lavoro:-No Sam vai tu, sai che non so rapportarmi con gli anziani, devo alzare la voce per farmi sentire e…
Sam lo interruppe prendendo il necessario:-Perfetto allora vai a parlare con Alex. Su internet non ci sono abbastanza informazioni e lei è informata in storia e folklore. Potrebbe avere informazioni utili..e cerca di scusarti per come ti sei comportato -aggiunse poi, quando vide che Dean aveva aperto la bocca per protestare. Uscì dalla stanza e Dean non poté rifiutarsi ormai quindi sbuffando prese il giubbotto in pelle.
 
Era appena arrivato all’archivio e stava per suonare quando vide proprio Alex uscire dalla porta:
-Ehi.-gli disse, con un po’ di sorpresa nella voce.
-Ehi..stavo cercando proprio te.-disse Dean preso alla sprovvista, e Alex non rispose, semplicemente guardandolo.
-Senti mi volevo scusare, sai quando sono immerso dal lavoro divento nervoso e rispondo sgarbatamente a tutti.
Alex annuì e alzò le spalle, sorridendo leggermente:-Non c’è problema. Capita anche a me soprattutto quando preparo gli esami dell’università e sono sotto stress.
Dean annuì sfregandosi le mani, sfoderando il suo sorriso migliore:-Ecco sì, ti volevo chiedere…saresti disponibile a darmi qualche notizia sul folklore?
Alex rise leggermente in modo amaro, scuotendo la testa:-Mi hai chiesto scusa solo perché hai bisogno di aiuto? Dai, andiamo al locale dove lavoro. Ne discutiamo al caldo.
 
 
Note autrice: Sì lo so, il 90% delle mie fan fiction sono delle Destiel, quindi come mai questa scelta? Io ho amato supernatural fin dall’inizio, per i suoi temi, per la sua trama, a prescindere dalla coppia Dean-Castiel. Ho scritto questa storiella un bel po’ di tempo fa con una vaghissima intenzione di pubblicarla ma ho deciso di farlo per dare un po’ di varietà alle mie storie e non essere monotematica (qui Castiel non è nemmeno nei pensieri dei Winchester). Che altro dire, vi propongo questa storia con un po’ di nostalgia per le prime stagioni (anche se per me sono bellissime anche le ultime) e spero vi piaccia, se recensirete sarò felice di continuare a pubblicare : ) Un bacio
 
 
Heavensent
 
 
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