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Autore: cherfifina96    14/03/2015    1 recensioni
Dal testo:
"La prima cosa che ricordo di quel giorno, è l'odore della macchina dell'assistente sociale che mi stava accompagnando per l'ennesimo primo giorno, nell'ennesima nuova scuola. Quell'odore di libri nuovi, che nessuno ha mai aperto e di caramelle alla menta."
Un assassino da scovare, una ragazza speciale.....
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 10

 

Il giorno seguente, nonostante le forti resistenze da parte di Donna, decisi di andare comunque a scuola.

<< Non succederà niente. Sarò in un posto pieno di persone! >> dissi per la centesima volta, cercando di calmare la mia tutrice. Le sue mani tremavano sul volante e continuava a guardare a destra e a sinistra.

<< D'accordo. Ma se succedesse qualunque cosa, vai dal preside e chiamami subito! >>

Annuii e scesi dalla macchina, salutando Donna con un cenno della mano.

Guardai la vettura scomparire dietro l'angolo e sospirai.

In realtà, non mi sentivo sicura nemmeno io. Ok, ero letteralmente terrorizzata.

Per quello decisi che, quel giorno, avrei lasciato scoperto l'occhio. Ovviamente mi ero attrezzata per trovare una lente a contatto per coprire il colore dell'occhio. Non si può mai sapere. Nesso sapeva com'ero fatta. Quante persone affette da eterocromia puoi trovare in giro? E quanti di questi leggono nel pensiero?

Tolsi la benda e misi la lente a contatto mentre entravo a scuola.

<< Aida! >>

Sobbalzai, sentendo il mio nome.

<< Che c'è? Perché così spaventata? >> Jay mi si avvicinò. << Ti ho solo chiamata! >>

<< Scusa. Oggi sono un po' nervosa... >>

Lui sorrise e indicò il mio occhio destro.

<< Se è normale così, perché lo tieni coperto di solito? >>

<< E' una lente a contatto... >> sussurrai, per non farmi sentire, abbassando lo sguardo.

Jay mi guardò confuso, ma non lo feci continuare, tirandolo per la manica.

Che cos'ha? Sembra preoccupata.... Beh... Trovo che sia adorabile anche in questo stato!”

Questi erano i pensieri di Jay, e mi mandarono in confusione.

**

 

La prima ora passò, senza troppi intoppi, a parte un lancinante mal di testa a causa di tutti i pensieri che ero costretta a leggere.

Le parole che Jay aveva pronunciato nella sua mente ancora rimbombavano nella mia. Che voleva dire?

Nonostante ciò, però, mi costrinsi a non pensarci fino al mio arrivo a casa.

Alla terza ora, Lisa mi si avvicinò.

<< Come mai non porti la tua benda, oggi? >> chiese con un tono tra il “te lo chiedo ma non lo voglio sapere” e il “perché sono qui?”

<< Fatti miei >> risposi guardandola. Me ne pentii all'istante.

Uffa... Non lo capisce nessuno che non sono così. Io vorrei andare d'accordo con tutti. Però ho paura di restare sola e per questo..... Ora non devo pensarci! Devo mantenere la mia facciata da ragazza snob. In realtà mi spiace vedere questa ragazza sempre sola. Mi sembra me quando....”

 

Distolsi lo sguardo.

<< Allora? >> incalzò lei

Feci un respiro molto profondo, prima di parlare.

<< Se non vuoi comportarti così, allora sii te stessa. Non ascoltare ciò che dice la gente. Vivi meglio. >> detto questo, feci per alzarmi ma Lisa mi fermò.

<< Come....? >> sussurrò. Il suo sguardo era spaesato. Forse, mi dissi, con le mie parole l'avevo scossa.

Mi liberai con gentilezza dalla presa della ragazza e uscii dalla porta dell'aula, trovandomi in un corridoio silenzioso e, in qualche modo, cupo.

 

 

La giornata passò in un battito di ciglia e, in men che non si dica, fu già ora di tornare a casa.

All'uscita, incrociai il preside Hamilton e lo salutai per rispetto, ottenendo solo uno sguardo e un sorriso appena accennato.

Avevo avuto a che fare con quell'uomo una volta sola, eppure mi dava una sensazione strana. Non riuscivo a capire che carattere avesse.

Feci spallucce e mi sedetti su una panchina, aspettando Donna.

<< Che fai tutta sola? >>

A queste parole, alzai lo sguardo, sorpresa. Non mi ero ancora abituata al fatto che mi venisse rivolta la parola.

Davanti a me stava Lisa, con un sorriso tranquillo. Non sembrava animata da cattive intenzioni.

<< Aspetto >>

Lei sorrise ancora e si sedette accanto a me.

<< Capisco che tu sia diffidente verso di me. Sono stata una vera serpe con te, fin dal primo istante. Sono venuta per scusarmi e per ringraziarti. Sei l'unica che abbia capito che dentro sto da schifo. >>disse poi mesta.

<< Non l'ho capito. Io.... Se posso, vorrei chiederti una cosa. >>

Lisa si voltò verso di me, sgranando gli occhi.

<< Certo...? >>

Prima di parlare, decisi di vedere ciò che pensava.

Chissà che vorrà chiedermi.... Certo che sono egoista. Non voglio che mio padre.... No! Non devo pensarci!”

 

<< Che ha tuo padre che non va? >> chiesi, tutto d'un fiato.

Lei mi fissò sbalordita e boccheggiò per qualche istante.

<< Come sai di mio padre? Te lo ha detto Jay? >>

Scossi la testa in segno negativo.

Ero combattuta. Rivelarle o no le mie capacità? Dai suoi pensieri, riuscivo a scorgere il suo desiderio di fare amicizia con me. Ma può esistere un'amicizia, quando di fondo ci sono dei segreti inconfessabili?

<< Senti. Se io ti dico, e ti dimostro, come so di tuo padre, tu mi dirai che c'è che non va?. >>

<< Ok... >> rispose lei, titubante.

Sospirai e mi alzai, facendo cenno a Lisa di seguirmi. Andammo nel retro della scuola e lì tirai fuori il mio astuccio e lo poggiai a terra.

Fatto questo, tolsi la lente a contatto, rivelando il vero colore dell'occhio.

<< Cosa? Il tuo occhio destro è giallo! >> esclamò Lisa.

Strinsi le labbra. L'astuccio cominciò a fluttuare sotto gli occhi sbalorditi della ragazza, che mi fissò a bocca aperta.

<< Come ci riesci? >>

<< Non lo so. Ma non so fare solo questo. Riesco a leggere nel pensiero. Per questo non posso mentire. >> dissi indicando il mio occhi giallo.

Lisa mi guardò confusa e io feci ciò che avevo fatto con Jay, mentii davanti a lei e le feci vedere gli effetti di quell'azione su di me.

Solo una cosa fu diversa. Lei diede voce ai suoi pensieri.

<< Ok, ti credo! Come si fa a farlo smettere? >> esclamò nel panico.

Dopo che ritrattai la bugia che avevo detto e l'emorragia all'occhio si fu arrestata, entrambe tirammo un sospiro di sollievo.

<< Quindi è per questo? Che tieni l'occhio coperto... E che sapevi di mio padre >>

Io annuii e lei riprese << Perché oggi l'hai lasciato scoperto? Ho sentito che in piscina è arrivato un pacco dall'assassino che è in circolazione e... Gli occhi.... Gli occhi nel pacco! Tu centri qualcosa, vero? >>

Annuii di nuovo.

Lisa si coprì ma bocca con la mano. << Mi dispiace. >> disse con la voce incrinata.

<< Collaboro con la polizia. È per questo che sono qui. Non è colpa tua. Comunque mi devi ancora una spiegazione >> dissi mettendo la benda sull'occhio. Non volevo rimettere la lente a contatto.

<< Beh... Mio padre è un tipo molto violento e quando avevo quattro anni se ne andò di casa. Non lo vedemmo più per tre anni e allora pensammo di essere al sicuro. Presi perfino il cognome di mia madre. Ma poi.... Lui ricomparve, pretendendo di passare del tempo con me. La prima volta, avevo sette anni. Passammo l'intero pomeriggio seduti al tavolo della cucina, l'uno di fronte all'altra, e fui costretta a sentirgli dire ogni genere di oscenità su mia madre e su di me, troppo spaventata per reagire. >> fece una pausa e io mi avvicinai a lei, cercando di confortarla.

<< E oggi >> riprese poi << Oggi verrà a prendermi per ripetere per l'ennesima volta quella scena. >>

Dopo la sua rivelazione, Lisa mi abbracciò e io, un po' titubante, ricambiai la stretta, mentre lei piangeva sulla mia spalla.

 

  
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