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Autore: cherfifina96    14/03/2015    2 recensioni
Dal testo:
"La prima cosa che ricordo di quel giorno, è l'odore della macchina dell'assistente sociale che mi stava accompagnando per l'ennesimo primo giorno, nell'ennesima nuova scuola. Quell'odore di libri nuovi, che nessuno ha mai aperto e di caramelle alla menta."
Un assassino da scovare, una ragazza speciale.....
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 11

 

 

 

Una volta che si fu calmata, Lisa mi guardò e si scusò per, parole sue, quella scenetta patetica.

 

<< Non c'è problema. Anzi. Se vuoi, puoi venire da me, oggi. La mia tutrice è l'ispettrice Braden e non credo che tuo padre verrà a casa mia per portarti via. Se ci provasse gli tirerei un tavolo. >>

 

<< Davvero? >>

 

<< Ovvio >>

 

Lisa sorrise << In realtà, anche tu hai una maschera. Sembri così distaccata e fredda, ma in realtà sei una tenerona >>

 

<< Lo so. >> risposi << Tutti abbiamo le nostre cicatrici e tutti abbiamo paura che possano riaprirsi e ferirci di nuovo >>

 

 

 

 

 

Nonostante qualche titubanza iniziale, Donna non si oppose alla presenza di Lisa.

 

Passammo un pomeriggio tranquillo, ma, non avendo argomenti di conversazione comuni, a volte si crearono silenzi imbarazzati.

 

“Beh. Questa è la riprova che ogni persona può avere un lato buono.” pensai dopo che avemmo riaccompagnato a casa Lisa.

 

<< Allora.... E' una tua amica? >> chiese Donna sulla strada dei ritorno.

 

<< Non direi.... Non esattamente. Si è solo aperta con me.... Credo avesse solo bisogno di qualcuno con cui parlare: e poi l'avevi già vista. >>

 

Lei annuì e sorrise.

 

<< Direi che è un inizio per un'amicizia! >>

 

Annuii a mia volta e ripresi a fissare il panorama fuori dal finestrino.

 

<< Piuttosto.... Com'è andata oggi, a scuola? >>

 

<< Bene..... Solo molto mal di testa. >>

 

Donna mi squadrò, come per accertassi che non stessi mentendo e io sbuffai in risposta indicandomi l'occhio.

 

<< Novità sul caso? >> chiesi per cambiare argomento

 

<< No.... Siamo a un punto morto... >>

 

<< Sai che se dovesse servire, ci sono, vero? >>

 

<< Certo. Però..... Preferirei non esporti... >>

 

<< Tanto conosce già il mio aspetto... Che problema c'è? >>

 

**

 

 

 

Appena giunte a casa, io mi lasciai cadere sul divano, mentre Donna si diresse verso il bagno.

 

<< Vado a farmi una doccia. Se il telefono dovesse squillare, sentiti libera di rispondere, va bene? >>

 

Biascicai un << Sì >> in risposta, giochicchiando con i lacci della felpa.

 

Ripensando alla giornata appena trascorsa, al pericolo che probabilmente avevo corso, sentii il mio petto stringersi e farsi pesante.

 

Avevo iniziato a lavorare a casi di questo genere da quando avevo dieci anni, tuttavia non mi ero mai ritrovata a provare una paura simile. Solo in quel momento, forse, mi stavo rendendo conto di quanto la situazione fosse rischiosa. Mi sdraiai per cercare di calmarmi, ma non sembrò servire a molto.

 

Quando, dal bagno, sentii il rumore dell'acqua fermarsi, mi rimisi a sedere velocemente, temendo che Donna potesse sfoderare nuovamente il suo sguardo apprensivo.

 

In quell'istante, il telefono prese a squillare con una suoneria molto allegra, vivace, che in quel momento mi sembrò completamente fuori luogo. Nella mia testa, avrebbe dovuto essere come nei film: asettica, monotona e inquietante; soprattutto in un momento del genere.

 

Mi alzai controvoglia e, raggiunto l'apparecchio, sollevai la cornetta.

 

<< Sì? >> dissi, cercando di sembrare convincente.

 

<< Salve. È la segreteria della scuola Wellington. C'è la signorina

 

Braden o la signorina Steuben? >>

 

<< Sì, sono Aida Steuben. >> risposi titubante alla voce un po' seccata della donna dall'altra parte della cornetta.

 

<< Bene. Il preside la vorrebbe vedere domani, nel suo ufficio, all'ora di pranzo. >>

 

Che cosa?

 

<< Posso chiederle il motivo? >>

 

<< Ha detto che è una cosa molto importante, ma non ha aggiunto dettagli. >>

 

<< Va bene. Ci sarò >>

 

Detto questo, e senza nemmeno salutare, la donna riagganciò.

 

<< Chi era? >>

 

Il suono improvviso della voce di Donna mi fece sobbalzare, facendola ridere.

 

<< Era la scuola. Il preside vuole vedermi domani. >> risposi, voltandomi. << Dovresti andare a vestirti, o prenderai freddo >> aggiunsi, vedendo che indossava solamente l'accappatoio.

 

<< Non mi sorprende che abbia richiesto un colloquio con te. Il signor Hamilton è a conoscenza del tuo coinvolgimento nelle indagini. Immagino voglia assicurarsi che tu non corra rischi troppo alti e che la tua presenza non metta a rischio altri studenti. >>

 

<< Oh >> riuscii solo a dire.

 

In pratica, il preside voleva accertarsi che l'avermi accettata nella scuola non fosse un problema. Credevo che la mia presenza non fosse più d'intralcio agli altri, ma forse mi ero solo illusa.

 

<< Vado a dormire >> dissi, lasciando trapelare troppo il mio stato d'animo.

 

<< Che succede? >>

 

<< Niente >> mentii, pentendomene subito.

 

L'occhio destro, come di consueto, cominciò a far male e a sanguinare copiosamente.

 

<< Qualcosa mi dice che stai mentendo >> disse Donna, cercando di sdrammatizzare.

 

<< Ok, sì. C'è qualcosa, ma non mi va di parlarne. >>

 

L'emorragia si fermò e mi ripulii il sangue dal viso con la manica della felpa.

 

<< Sai che se me ne vorrai parlare, ci sarò, non è vero? >>

 

Annuii mestamente e mi avviai in camera, con la speranza che i miei ricordi d'infanzia non tornassero a galla nemmeno quella notte.

 

 

 

 

 

 

La mattina seguente mi svegliai con un peso sullo stomaco. Avevo la netta sensazione che qualcosa non sarebbe finito bene, quel giorno. Come se fossi stata messa all’angolo, come in trappola.

 

Cercai di ignorare quella sensazione, cercando di convincermi che fosse solo una suggestione derivata dal pericolo che avevo appena scampato.

 

Conoscendo la natura di bradipo incallito di Donna, mi accinsi a svegliarla. Dopo la telefonata della sera prima, aveva insistito molto sul volermi accompagnare a scuola, mettendomi nella posizione di non potermi rifiutare, anche perché mi aveva svegliata dal mio sonno e presa in contropiede. Quando si impegnava aveva un grande potere persuasivo.

 

Appena entrata nella stanza, presi a scuotere la figura dormiente nel letto con forza, cercando di destarla dal suo stato di coma apparente.

 

<< E’ presto…. >> mugugnò Donna, cercando di impietosirmi.

 

Sospirai forte. A mali estremi, estremi rimedi!

 

Mi buttai su di lei a corpo morto e, solo allora, ci fu segno di vita da sotto le lenzuola.

 

<< Scendi! Mi schiacci! >> protestò lei, ormai sveglia.

 

Mi spostai sull’altra sponda del letto e la guardai.

 

<< Ora ti alzi? >>

 

<< Arriverà il giorno in cui ti sveglierò anche io così…>> rispose lei, alzandosi. << Io ti ho svegliata gentilmente, ieri sera! >>.

 

  
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