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Autore: Clairy93    14/03/2015    10 recensioni
Si sa, il successo dà alla testa.
Per non lasciarsi ingannare dalla seducente e pericolosa luce della fama, il Detective Sara Carter dovrà ben ponderare le sue mosse per risolvere un caso di omicidio nel quale capire chi recita e chi no sarà indispensabile.
Sara è giovane, ma è intraprendente e sicura di sé.
Forse fin troppo.
Aggrapparsi alle proprie certezze può rivelarsi controproducente. Soprattutto quando dietro l'angolo, è appostato un affascinante attore inglese, pronto a smentirle.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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  It’s only a storm in a teacup – E’ solo una tempesta in una tazza di té


La voce irritante della tipa del navigatore, mi segnala di aver raggiunto la meta: 41 Buckingham Palace Road, Westminster.
Solo adesso mi rendo conto di trovarmi davanti ad uno degli alberghi più eleganti ed esclusivi di tutta Londra.
Contemplo per un istante la maestosità dell’edificio, sollevando il bavero del cappotto per ripararmi dall’aria gelida della notte.  
Raggiungo rapida l'ingresso ed esibisco prontamente il mio distintivo al custode il quale, con fare galante, mi apre il portone.
Entrando nella hall, i miei occhi hanno bisogno di un attimo per abituarsi allo sfavillio delle luci provenienti dagli spettacolari lampadari.
Pensavo di trovare il delirio, a dire il vero.
Sapete no, uomini che corrono agitati da una parte all’altra e signore intente a spettegolare con la vicina sull’accaduto.
Tuttavia la situazione che mi si presenta è inspiegabilmente calma.
“Detective Carter?” mi chiede un uomo distinto, dai capelli lisci e lucidi per il troppo gel.
Annuisco e mi fa cenno di seguirlo verso l’ampio ascensore a specchio.
“Perdoni la mia premura Detective, stiamo cercando finché è possibile di non allarmare gli ospiti e non coinvolgere la stampa. Sarebbe un grave colpo per la nostra attività...”
“Lo capisco. E…lei sarebbe?”
“Stephen Bradford, il direttore del Buckingham Palace Hotel.”
Mi offre la mano guantata e la stringo.
“Conosceva la vittima, signor Bradford?”
“Non di persona.”
Aggrotto le sopracciglia, in attesa che abbia modo di spiegarsi.
“Era un’attrice. La conoscevo solo per i suoi film. Quando è arrivata questo pomeriggio, è stata accompagnata da due guardie del corpo e ha voluto una delle suite più costose.”
“In passato si è mai verificata una situazione simile?” gli domando.
“Santo cielo no! E’ la prima volta!” ribatte sdegnato Bradford, strabuzzando gli occhi “Sono davvero sconvolto Detective…L’assassino potrebbe essere ancora qui e rappresentare una minaccia per i miei ospiti!”
“Signor Bradford, non deve preoccuparsi. La sicurezza dei suoi clienti è una nostra priorità.”
“La sua fiducia mi conforta, Detective Carter.”
Tuttavia il suo non mi pare un sorriso convinto, piuttosto un modo per assecondarmi.
“Signor Bradford è stato lei a rinvenire il cadavere?”
“No Detective, io ero bloccato alla reception. Sa, durante il periodo natalizio il lavoro incrementa in modo considerevole. E’ stato un mio dipendente a trovarla. La nostra ospite aveva espressamente chiesto di ricevere la cena in camera e quando il ragazzo ha raggiunto la suite, ha trovato la porta socchiusa e il corpo a terra...”
Le imposte dell’ascensore si aprono dopo un lieve sussulto e percorriamo un lungo corridoio, adorno di una sontuosa moquette e soffitti stuccati, fino a raggiungere la stanza 520.
“Detective, mi rincresce ma devo tornare alla hall. In un momento come questo, dabbasso saranno persi senza di me.” dichiara Bradford, con giusto un pizzico di presunzione nella voce “Ma per qualunque necessità, sono a sua completa disposizione.”
Accenno un sorriso, fintissimo.
Lego i capelli in un’alta coda, scavalco il nastro giallo e appena entro nella suite…rimango a bocca aperta.
Favolosa.
Completa di ogni confort e con un soffitto in vetro da togliere il fiato.
Al saluto dell’agente all'ingresso, serro la mascella. Dal suo sguardo sollazzato, credo abbia assistito al mio imbarazzante momento di estasi. Ma subito mi ricompongo, ostentando sicurezza ed impassibilità.
L’uomo m’indica di raggiungere la camera da letto nella quale, su una moquette dalla fantasia bianca e nera, giace in posizione prona il corpo di una giovane donna, con il volto coperto da folte ciocche bionde e insanguinate.
“Sara, finalmente!” Richard mi viene incontro baldanzoso, sventagliando un paio di guanti in lattice che afferro rapida.
“Di nuovo insieme per un altro, allettante caso!” rispondo io “Non avrei potuto sperare in una notte migliore.”
Di fronte alla punta d’ironia nella mia voce, gli occhi di Rick si riducono a due fessure. Ma il suo volto si rilassa non appena gli scocco un sonoro bacio sulla guancia.
“Cosa mi sono persa?”
“La vittima è Amanda Seyfried.” dichiara lui “Ventinove anni, nata in Pennsylvania. Si trovava a Londra per lavoro.”
“Sono salita in ascensore con il direttore poco fa. Mi ha riferito che la ragazza era un’attrice.”
“Il Signor Testa-immersa-nella-brillantina ha detto bene.” risponde Richard, con un evidente riferimento all’improponibile chioma del direttore Bradford “E un’attrice piuttosto conosciuta. Soprattutto per alcune sue…scene osé.”
“E qualcosa mi dice che Rick se ne intende!” asserisce con tono squillante Keira, la nostra fidata coroner nonché mia cara amica, chinata ad analizzare con cautela il cadavere.  
Richard sbuffa sonoramente, prima di inginocchiarsi accanto al corpo esanime della bionda.
“Come siete prevenute voi donne…”
Keira scosta dal viso un’ondata di scurissimi ricci afro e mi rivolge un sorriso ammiccante.
Mi avvicino, evitando di calpestare i cocci di vetro disseminati sul pavimento e sui capelli della vittima.
“E’ stata uccisa con una bottiglia?” chiedo.
“Esatto. Per la precisione con una di Dom Pérignon Rosé del 2001. L’assassino l’ha letteralmente frantumata sul cranio della ragazza.”
Con precisione chirurgica, Keira estrae una scheggia dalla gola.
“Vedi questo? Si è introdotto nella carotide interna ed è morta dissanguata.” dichiara, portando il frammento a un palmo dal suo naso e scrutandolo in controluce.
“Non sono presenti segni di lotta.” riprende Keira, riponendo il pezzo di vetro in una busta trasparente “E’ stata colpita di spalle, non ha nemmeno avuto la possibilità di difendersi.”
“Bisogna raccogliere tutti i cocci della bottiglia.” ordino ai due agenti alle mie spalle “Se siamo fortunati, troveremo qualche impronta.”
Torno ad esaminare la ragazza: la vestaglia di seta viola che indossa, la pelle bianca e curata, le unghia laccate di rosso.
E poi percorro con lo sguardo la suite.
Luculliana, sontuosa, disgustosamente eccessiva.
Insomma, perfetta per le occasioni speciali.  
“Mmh… La mia allieva è già in piena modalità pensante.” dichiara Rick compiaciuto, mentre il flash accecante della sua digitale immortala per un ultima volta la signorina Seyfried “Quante ipotesi ti frullano per la testa Sara?”
“Per il momento soltanto una. Delitto impetuoso, non premeditato.”
“Passionale magari?” aggiunge lui.
“Probabile.”
Mi rivolgo subito verso Keira.
“Hai già stabilito l’ora del decesso?”
“Non più di tre ore fa.” risponde lei, solerte “Dal sangue e dalla temperatura della ragazza direi tra le 22:00 e le 22:30.”
M’inginocchio, rimuovendo alcune ciocche dal volto di Amanda, incuriosita da un segno rosato e lievemente sfumato sulla guancia sinistra.
“Credi che questa macchia sia sangue?” chiedo dubbiosa a Keira.
Dal modo in cui esamina la traccia, pare condividere il mio sospetto.
“Non mi sembra Sara. Non ne ha né il colore né la consistenza. Ma per esserne sicura, dovrò fare qualche accertamento in laboratorio.”
Dilato le palpebre della vittima e, nonostante la luce soffusa presente nella stanza, sono evidenti le pupille a spillo e gli occhi velatamente lucidi.
“Ha assunto droghe prima di morire. Ne faceva un uso frequente?”
“E’ stata arrestata tre anni fa per possesso illegale di sostanze stupefacenti.” mi conferma Richard.
E purtroppo, la notizia non mi sorprende.
“Qualcosa di più recente?”
Rick scuote il capo.
“Sto aspettando una chiamata dalla centrale per avere maggiori informazioni…”
Proprio in quell’istante, irrompe ad alto volume la colonna sonora di Star Wars.
Richard, ignorando gli sguardi divertiti (e non sorpresi) dei presenti, infila una mano nella tasca del giubbotto e vi estrae il suo telefono malandato.
Facendomi cenno che la chiamata proviene dal distretto, ghermisce un taccuino che inizia a compilare freneticamente.
Io nel frattempo mi dirigo verso il bagno della suite.
Le mensole e i ripiani sono disseminati di cosmetici ed accessori. Alcuni asciugamani sono sparsi sul pavimento insieme alla preziosa lingerie della vittima.
Spalanco gli armadietti ai lati dello specchio e resto basita da ciò che vi trovo all’interno.
Barattoli di pillole e confezioni di medicinali in quantità allarmanti, sono collocati con particolare accortezza sui ripiani.
Amanda Seyfried faceva un uso sregolato di farmaci e, leggendo le etichette, direi anche di droghe alquanto pesanti.
Rick entra nel bagno, con il telefonino incastrato tra l’orecchio e la spalla e il suo fedele blocco note in mano.
Quando gli indico il contenuto degli armadietti, lui spalanca gli occhi esterrefatto.
“Sì capo, sono ancora in linea…”
Richard percorre febbrile e a grandi falcate la superficie del piccolo locale, annuendo con decisione alle istruzioni della voce gracchiante proveniente dall’apparecchio.
“Che novità abbiamo?” chiedo, una volta terminata la chiamata.
Lui sospira avvilito.
“La signorina Seyfried si era guadagnata una certa fama nel mondo hollywoodiano. Attrice, cantante e modella, figlia di una rispettabile famiglia, ma con numerosi problemi di alcool e droga.”
Chino lo sguardo, corrucciandolo alla vista di una confezione vuota di profilattici accartocciata sul pavimento.
“Cosa sappiamo della sua vita privata?” domando a Rick “Avrà avuto un fidanzato. O un amante.”
“Si era lasciata da poco più di un mese con un certo…” Rick lascia scorrere il pollice sullo schermo del cellulare “…Benjamin Thomas Barnes! Wikipedia dice che è un attore.”
Rifletto su quel nome, ma proprio non riesco ad associarlo ad un volto.
“Non hai la più pallida idea di chi sia, vero?” afferma lui, divertito.
Io sfodero un sorriso impacciato.
“Beh, a questo possiamo rimediare.” mi rassicura “Alcuni uomini sono già stati avvisati. Andranno a prendere Barnes domattina presto e lo condurranno in centrale per l’interrogatorio.”
Richard si curva a raccogliere un paio di mutandine, ma capta all’istante l’occhiata perplessa che gli sto indirizzando.
Per tutta risposta, lui alza le spalle con fare innocente.
“Che c’è?! E’ una prova.”
Roteo gli occhi al cielo.
“D’accordo. Io intanto scendo nella hall. Voglio scambiare altre due parole con il direttore.”
“Vengo anch’io!” scatta entusiasta Richard.
Salutiamo Keira, accordandoci per risentirci non appena svolgere l'autopsia in laboratorio, e raggiungiamo l’ascensore.
Incrocio le braccia al petto e sposto sfinita il peso da una gamba all’altra, reprimendo uno sbadiglio.
Tra l’altro il ripetitivo e alquanto irritante picchiettio dei polpastrelli di Richard sul palmare, pare farmi sentire ancora di più la stanchezza.
Pochi secondi e la spia del nostro piano si accende e, in un gioco di perfetta sincronia, le porte si spalancano al suono di un lieve scampanellio.
Guardandomi nell’ampia e luminosa specchiera dell’ascensore, sciolgo la coda e provo a domare i miei capelli elettrici con le dita.
“Ehi Sara! Due dei nostri stanno trattenendo la migliore amica della Seyfried.” dichiara Rick, sollevando finalmente lo sguardo dallo schermo del cellulare “Cosa dici, andiamo a farle qualche domanda?”
Tramite il riflesso dello specchio, i nostri sguardi s’incrociano, complici.
“Non aspettavo altro.”



Angolino dell'Autrice: Ciao mie goccioline di rugiada fresca!
Vi ringrazio all'infinito e oltre per il già immenso ed inaspettato supporto che mi avete dimostrato con il primo capitolo.
Siete fantastici, semplicemente vi adoro! Il vostro incoraggiamento è una grande forza e non posso che dirvi grazie, di cuore. <3
Come avete notato, ogni capitolo ha un titolo in inglese con la relativa traduzione. Sono in realtà dei tipici modi di dire e proverbi anglosassoni, mi piaceva l'idea di usarli per nominare i capitoli.
Vi auguro una serena domenica! Un bacione e un abbraccio grandissimo! Ve amo 'na cifra!
Clairy
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