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Autore: Dregova Tencligno    14/03/2015    0 recensioni
La ragazza scende dal letto, i capelli lisci che le ricadono sulle spalle come una leggera pioggia rossa, gli occhi verdi lucidi per il conflitto di emozioni che si agita all’interno del suo corpo compromettendo il delicato equilibrio tra cuore e mente. Non è ancora sicura di quello che andrà fatto ma le voci del suo passato la chiamano, grazie ad esse è certa che è giunto il momento giusto per riavviare il circuito della loro esistenza. Ogni volta è uno strazio ma se vuole che loro due continuino a vivere in pace sa che deve farlo, anche se il dolore è straziante.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La creatura si sveglia e, a passo lento esce dall’ombra in cui si è nascosta in attesa di questo momento, schiocca le fauci già affamata del sangue della ragazza che brandisce l’unica arma che può sconfiggerla. La spada triangolare è grande quanto la stessa ragazza che la tiene davanti a sé pronta alla guerra è, stata forgiata dal sacrificio di due anime innocenti, due amanti che, per pietà del destino di quei due ragazzi destinati a non potersi mai avere veramente, hanno rinunciato alla propria vita per donare alla loro causa qualcosa che poteva aiutarli.
La bestia fa un passo in avanti, lo zoccolo che infrange la superficie dell’acqua congelandola.
La punta della lama graffia il ghiaccio, la ragazza parte all’attacco disegnando un arco nell’aria, l’essere la evita saltando e atterrandole alle spalle.
Il vapore caldo che esce dal muso della bestia si condensa in una nebbiolina, assomiglia ad un minotauro con tre code, la pelle umana nera e segnata da profonde cicatrici, le corna scheggiate, il pelo rosso, l’odore di muschio che le arriva alle narici e che le ricorda lui. Il Minotauro stringe in una mano un’ascia bipenne con la quale cerca di affettarla, ma la metamorfosi l’ha resa veloce ed agile come gli elfi di cui legge quando è costretta a vivere, sono figure che l’attirano e che l’affascinano per la loro abilità di conoscere qualsiasi tipo di incantesimo e di riuscire a infrangerlo con uno schiocco di dita, capacità che vorrebbe avere lei.
Serena scatta di lato per evitare un fendente, la lama dell’ascia si incastona nel ghiaccio e con la spada colpisce la creatura, il suo sangue cola piano dal taglio e poi gocciola caldo sul terreno freddo. Si morde il labbro inferiore e cerca di non soffrire pensando a quello che ha realmente fatto. Possibile che il loro desiderio sia così mostruoso per meritare questa punizione?
Il Minotauro ruggisce di rabbia e dolore, lei è distratta e non vede il colpo arrivare, un manrovescio che la spedisce contro la parete rocciosa della grotta dove si trovano. La spada le scivola di mano, la lama tintinna mentre urta il ghiaccio, la schiena urla al posto suo, come le ginocchia quando incontrano il terreno.
È inginocchiata, priva di qualsiasi difesa, la creatura potrebbe farle tutto quello che vuole, ma rimane immobile, fermo ad osservarla attendendo che lo scontro ricominci. La maledizione impone che sia lei a sferrare il colpo letale, da quel luogo non si può uscire in nessun altro modo, anche il cercare di uccidersi da sola non funzionerebbe, l’ha già tentato e il massimo che è riuscita a farsi è stato un graffio sulla clavicola. Il suicidio non è contemplato.
Si mette in piedi e si avvicina alla spada, le dita elegantemente avvolgono l’elsa come l’abbraccio rassicurante che le ha sempre regalato chiedendo mai nulla in cambio.
I loro occhi si incrociano, i respiri sono simili come il battito dei loro cuori, sa che dietro le iridi rosse e le corna minacciose si nasconde la persona il cui nome è impresso sulla sua pelle.
La Bella e la Bestia. L’Elfa e il Minotauro.
Mentre schizza su di lui le lacrime le sgorgano dagli occhi, le lame si incontrano inondando tutto con scintille bollenti che sfrigolano a contatto con le superfici ghiacciate, i loro corpi si muovono rapidi. È ingiusto un combattimento dove solo lei deve uccidere, lui fa il prepotente, si fa odiare, nasconde la sua vera natura per essere ucciso, fa di tutto per arrivare al suo scopo e lei, a malincuore, è costretta ad accontentarlo.
La lama dell’ascia arriva silenziosa e letale, lei la devia con la sua spada e colpisce il ghiaccio alzando una nebbia sottile che li circonda, lei avanza con l’arma pronta a colpire, il Minotauro è veloce, ma questa volta non è abbastanza per schivare il suo colpo che lo sorprende al collo segnandolo con una piccola striscia rossa, salta su di lui e ruota la spada tranciandogli un corno.
Spera dentro di se che se lo fa infuriare per una volta, tanto attesa, sarà lui ad eliminarla. La creatura rimane immobile ad osservarla per un attimo prima partire all’attacco.
Si fa guidare dalla rabbia e ogni colpo, anche se dotato di una forza distruttiva immane risulta essere lento e impreciso, lei non fa nessuna fatica per schivarli e la sua lama assaggia un altro po’ del suo sangue.
La sofferenza si nota sul volto di Serena. Chi può essere il suo nemico se non la stessa persona a cui vuole più bene? Riconosce Nathan in tutti i movimenti del Minotauro, nel modo in cui la desidera, ma la maledizione lo rende incapace di assecondare i suoi veri desideri e lo trasforma in un animale che inscena solo il suo omicidio organizzato.
La creatura si alza e corre verso di lei che allunga il braccio davanti a sé e mormora ‘Tessitura di Orchid’, delle liane si alzano dal terreno, il Minotauro cerca di abbatterle ma questo sembra farle arrabbiare e si attorcigliano attorno al suo corpo muscoloso stringendogli la gola e immobilizzandolo.
Serena si trascina dietro la spada che, anche se leggera, adesso sembra pesare quintali, la lama stride sul terreno, il suo cuore prega di non farlo mentre la sua mente le dice che è l’unica cosa che può fare. A ogni passo che fa per ridurre la distanza che li separa sulle radici crescono dei boccioli che alla fine esplodono liberando una dorata nube di polline e orchidee di tutti i colori e specie.
Arrivata davanti a lui posa sul suo petto la mano e sente il sangue scorrere nelle sue vene, il battito del cuore e guardandolo negli occhi le sembra di scorgere Nathan, incatenato a quello che è stato il loro desidero; il Minotauro non fa niente, non cerca di liberarsi, anzi, lascia cadere a terra l’arma che si infrange in milioni di frammenti che mutano in farfalle dalle ali celesti e brillanti che si immergono nel ghiaccio sotto di loro.
Gli accarezza il muso e lo abbraccia prima di prendere le distanze.
La lama triangolare entra nel petto dell’enorme creatura trapassandolo da parte a parte, nessun lamento, abbassa solo il capo e anche l’arma di Serena si dissolve trasformandosi in piume che vorticano intorno alla figura di nuovo umana del suo amato.
Lo sorregge prendendolo da sotto le ascelle e comincia a chiamarlo, ma lui non risponde, i peli e la pelle del petto sono incrostati dal sangue che, senza fermarsi, gli esce dalla ferita che gli ha inferto. È pallido e le labbra stanno cominciando a diventare cianotiche. Lo stringe a sé sapendo che  non può fare nulla, gli prende una mano e le loro dita si intrecciano automaticamente.
Le urla e i pianti sconquassano il ghiaccio creato dal Minotauro che torna ad essere acqua cristallina e il sangue inizia a tingerla del suo rosso.
Un terribile dolore al petto e la grotta esplode cancellandoli, l’acqua si cristallizza e s’infrange in una pioggia di brillanti.
   
 
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