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Autore: Dregova Tencligno    14/03/2015    0 recensioni
La ragazza scende dal letto, i capelli lisci che le ricadono sulle spalle come una leggera pioggia rossa, gli occhi verdi lucidi per il conflitto di emozioni che si agita all’interno del suo corpo compromettendo il delicato equilibrio tra cuore e mente. Non è ancora sicura di quello che andrà fatto ma le voci del suo passato la chiamano, grazie ad esse è certa che è giunto il momento giusto per riavviare il circuito della loro esistenza. Ogni volta è uno strazio ma se vuole che loro due continuino a vivere in pace sa che deve farlo, anche se il dolore è straziante.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza scende dal letto, i capelli lisci che le ricadono sulle spalle come una leggera pioggia rossa, gli occhi verdi lucidi per il conflitto di emozioni che si agita all’interno del suo corpo compromettendo il delicato equilibrio tra cuore e mente. Non è ancora sicura di quello che andrà fatto ma le voci del suo passato la chiamano, grazie ad esse è certa che è giunto il momento giusto per riavviare il circuito della loro esistenza. Ogni volta è uno strazio ma se vuole che loro due continuino a vivere in pace sa che deve farlo, anche se il dolore è straziante; ha già provato una volta a remare contro la corrente della maledizione ma è stato peggio che assecondarla, ha assistito alla morte del suo amato a causa di una malattia che ha ridotto le sue membra ad uno spettro di ossa e pelle, gli occhi persi nel vuoto dell’oscurità e le labbra secche per tutte le volte che ha urlato durante la notte per il dolore che lo ha trascinato via, pezzo dopo pezzo, lasciando per ultima l’anima, la parte più importante che ha torturato fino al punto di rottura senza mai romperla davvero e non può permettersi di farlo soffrire ancora una volta come venti vite fa.
Va in cucina e versa il latte in un brik che mette sul fuoco per riscaldarlo, prepara anche la caffettiera. Fa come se fosse un giorno normalissimo, come tanti altri, ma non è per lei che costruisce quella falsità, è per lui, per fargli credere che tutto è a posto anche se non lo è per niente. Prende una forbice e apre un pacco di biscotti e lo posa sul tavolo bianco, ravviva le orchidee nel vaso con un po’ d’acqua e quando latte e caffè sono pronti versa un po’ di entrambi in una tazza, il buon odore si espande presto in tutta la casa e un mesto brusio le fa capire che si è svegliato. Chiude gli occhi e si immagina lui, pigramente, ancora addormentato, che allunga il braccio in cerca di lei nel letto, ma la mano tocca solo un’ombra tiepida, quello che è rimasto del suo corpo, ma non c’è nessuna ansia, nessun terrore, sa che è in cucina e respira tranquillo, il cuore non ha avuto nessun tentennamento, la mente è serena come il nome che prima di addormentarsi sussurra a denti stretti, per non farlo scappare e perdere nell’aria. Ne è così geloso che ogni volta sembra assaporarlo lentamente per non consumarlo e quando inevitabilmente accade lo ripete e lei sorride per questo suo modo di fare che la fa sentire come una ragazzina innamorata e stupida, ma forse lei è proprio questo anche se cerca di non mostrarlo.
Ancheggia nel pigiama sottile e turchese fino alla finestra che mostra il resto del mondo e la apre assaggiando l’aria mattutina che odora di pioggia e di promesse, di rimpianti e di rinascite.
Rivolge un breve sguardo all’orologio a forma di girasole, sono quasi le sette, mancano tre minuti, vorrebbe farlo adesso, ma ancora è troppo presto, la porta si aprirà solo quando quei minuti scomodi saranno trascorsi. Respira piano mentre cerca di mettere in ordine i pensieri e tenta di convincere il cuore a rallentare, sa che non può permettersi alcuna indecisione, altrimenti dovrà vivere nuovamente un incubo che in tutti i modi cerca di evitare.
Torna ad osservare l’orologio, com’è brutto essere legati al tempo, è tiranno e non sembra mai voler assecondare le volontà degli uomini e di chi lo sono stati un tempo.
Anno mille, un desiderio espresso, la volontà di rimanere per sempre insieme, attraverso il tempo, una maledizione di cui loro stessi erano stati gli artefici. Una lacrima le scorre lungo il viso e stizzosamente se l’asciuga. No, non è il momento di essere deboli, deve essere forte come le maree che distruggono rocce e civiltà quando sono capricciose, deve essere resistente come le torri di ghiaccio che si alzano dagli abissi e letale come le loro lame che distruggono le navi. Per adesso deve smettere di essere gentile come la brezza primaverile, serena come il nome che si porta dietro dalla notte dei tempi; non è il momento di essere umani, deve abbandonare le sue spoglie mortali per abbracciare una natura che gli è così estranea quanto familiare nonostante l’abbia adottata sempre quando arriva questo giorno.
Prende il coraggio non a due mani, ma a quattro e apre la porta che la condurrà nel luogo dove dovrà affrontare la prova finale. Disegna  una croce davanti a sé con le dita e la finestra si trasforma in una porta di legno scheggiato verniciato di bianco con un pomello a forma di testa di lupo con diamanti neri al posto degli occhi. La afferra, la mano sudata che trema, il passo lento mentre la porta di apre cigolando e il cuore che manca dei battiti mentre la chiude alle sue spalle.
L’oscurità la circonda, è fredda e scomoda, densa ed umida, la fa sentire male. Volti viola l’attraversano velocemente, sono tutti quelli che ha avuto nelle sue vite, sempre uguali, ma con uno sguardo diverso ogni volta che rinasce.
Muove qualche passo nell’ombra non vedendo nemmeno dove mette i piedi, ma piano piano si sente più sicura e si reca spedita verso quello che le sembra essere il centro di quel mondo senza colori, forme, oggetti e appena si ferma posa le mani sul mio petto ed una luce calda e fioca si accende mentre una rapsodia si dirama dal profondo della sua anima, una sinfonia che si espande, una melodia che fa sprofondare le sue radici in tutte le epoche, un’armonia  capace di contorcere lo spazio fino a ridurlo in una colata di acqua fresca e trasparente, o in una pioggia di fiocchi di neve che danzano nel buio rischiarandolo come piccole luci che segnano il suo cammino.
Allarga le braccia e il mondo intorno a lei si distorce come una superficie liquida mossa da una goccia che si posa su di essa, per divertimento, per sperimentare quello che accade. L’oscurità viene scacciata dalle mille luci che si sono formate con il suo semplice gesto e si trova ad essere sospesa sopra acqua cristallina, profonda ma non abbastanza da impedirle di vedere quello che si cela in essa: nubi di ricordi, fili d’inchiostro che danno forma ad esperienze passate che le sono rimaste impresse per la loro forza emotiva, come uragani o tuoni.
Passo dopo passo ecco il luogo segreto.
Respiro dopo respiro si accende l’anima.
Battito dopo battito si apre il cuore.
Lacrima dopo lacrima il fiore appare.
Un’orchidea rosa sboccia dal suo petto, è la sua reale essenza, quello che il suo vivere l’ha portata ad essere, un bellissimo fiore che soffre perché nessuno potrà mai sapere quello che si nasconde dietro il suo delicato aspetto. Ma è forte e adesso è giunto il momento di schiudere completamente i suoi petali per mostrare dove si nasconde il frutto che tutti vorrebbero avere ma che pochi hanno.
Fili d’acqua di levano dalla superficie del lago e la circondano, scivolano lungo il suo profilo, entrano facendosi largo nelle sue ferite. L’urlo che si leva si perde mentre la metamorfosi viene completata.
L’abito da umana viene abbandonato per indossare quello che più si confà a lei, a quello che ogni volta è costretta a sopportare, all’animale che le si agita dentro cercando di liberarsi una volta per tutte, alla guerriera che deve impersonare nell’ultimo giorno di ogni sua esistenza.
Le orecchie si allungano finendo in una punta, i capelli si fanno più lunghi diventando neri come il mondo che l’ha accolta, gli occhi verdi splendono come smeraldi, i lineamenti diventano più sottili ed eleganti, le labbra due petali di rosa, la pelle candida priva della stanchezza e decorata con qualche disegno: una farfalla, un fiore, due ali, un cuore, un nome dietro la nuca costituito dalle rune che le danno forza. Il pigiama si dissolve trasformandosi in una bianca veste fresca e sottile, davanti a lei, a mezz’aria, fluttua una spada enorme, sembra impossibile che lei possa brandirla, ma quando afferra l’elsa e la gravità torna a regnare sull’arma essa è leggera come una foglia.
Prendendo l’arma l’incantesimo giunge a conclusione e appare il mostro che ogni volta deve sconfiggere per impedirgli di far del male alla persona che ama, per dare inizio ad una nuova storia che sarà scritta chissà quando.
   
 
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