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Autore: EOW    14/03/2015    4 recensioni
Nove pony.
Non sanno dove sono. Non sanno perché sono lì.
Ma hanno solo Nove ore per fuggire, o sarà Game Over.
La sola salvezza è oltre la porta numero Nove.
Genere: Introspettivo, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Twilight Sparkle
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Tic.

Tic.

 

Tic.

 

L'incessante ticchettare dell'orologio entrava dentro la testa di Twilight come un martello.

Secondo dopo secondo il suono le sollecitava i nervi, portandola sempre più vicina all'esasperazione.

 

7:10

 

Eppure, dopo un minuto e cinquanta secondi, era ancora lì, ferma davanti alla porta.

Il sudore scendeva copiosamente dalla sua fronte, mentre la sua testa non era capace di processare la situazione.

Un sonoro “bip” annunciò la fine del secondo minuto, prima che sopraggiungesse una morte.

Twilight iniziò a lasciarsi andare, sedendosi a terra.

“Andiamo, non può certo ucciderti così a distanza...” pensò “E' di sicuro un qualche test di resistenza allo stress creato dalla principessa! Deve... Deve esserlo!”

Si mise a guardare il timer, che scendeva inesorabilmente.

6:36

Non fece nulla di nulla, arrendendosi al proprio destino.

Poi sentì una voce, provenire dall'alto. Una voce metallica e alterata, impossibile da definire. Non si capiva nemmeno se fosse maschile o femminile...

'Concorrente numero Cinque, mettiamo in chiaro una cosa...' disse '..se non giochi non ti diverti, questo lo capisci?'

Suonava come un rimprovero.

Twilight si alzò, asciugandosi le lacrime e guardando verso il soffitto.

'Chi sei? Perché lo fai?' urlò.

'Le istruzioni per uscire dalla stanza le hai lette, devi trovare la chiave, seguendo gli indizi che ho lasciato.'

'DIMMI CHI SEI!!!!' rincarò la dose.

'Se il tempo scade sarà Game Over. Morirai. Il bracciale è programmato per iniettarti un potente veleno quando il timer arriverà allo Zero.' poi rise 'Ma non preoccuparti, sarà indolore.'

Il cuore sobbalzò per l'ennesima volta nel suo petto.

Non l'aveva calcolato.

Cercò nuovamente di sfilarselo, mentre il terzo “bip” annunciò che mancavano solo sei minuti al Game Over. Strinse i denti e guardò verso l'alto.

Voleva vivere.

Ma non sapeva cosa fare.

La sua testa era troppo confusa, troppo agitata per anche solo comprendere cosa stesse succedendo. Era come in preda al puro istinto, alla voglia di sopravvivere.

Si alzò di scatto e provò a ribaltare ogni cosa.

Invano, perché la sua forza fisica non era granché e soprattutto non era abituata a fare le cose senza magia.

Il problema di molti unicorni era proprio questo: il non essere abituati ad usare il corpo. E per quelli come Twilight, che la usavano per ogni minima cosa, era un grande handicap.

Prese il comodino e lo buttò in terra, provando a spaccarlo a zoccolate. Non riuscendoci guardò verso il letto e tirò via il materasso, schiaffandolo violentemente contro una parete.

Urlò e si dimenò, disperata.

'DOV'E' LA CHIAVE?!?!?!' gridò, con tutto il fiato che aveva in corpo. Nella sua testa già si formavano immagini in cui delle guardie reali facevano irruzione e la portavano via, mentre Celestia puniva il rapitore.

Fallaci illusioni che le davano un vago senso di sollievo, mentre la scarsa ma preziosa mobilia della stanza veniva devastata.

'Ehm, ti invito a calmarti, Numero 5.' disse la voce dall'altoparlante, senza più usare un tono formale.

Twilight subito sollevò un cuscino e lo tirò contro di esso.

'Stai zitto!' urlò 'Vuoi che io trovi quella chiave, vero? Non farmi deconcentrare!'

'Così non otterrai nulla!' fu rimproverata 'E inoltre mi stai costando un occhio della testa, quella roba costa più di te, cocca. Comunque... calmati, ti prego!'

Un altro “bip” segnò la fine del quarto minuto.

'Come faccio a calmarmi se sto per morire!?!?!?' rispose istericamente, mentre continuava a controllare ovunque potesse, nei cassetti, sotto il letto, sulla mensola.

'Solo con gli occhi non ne uscirai, sappilo. Cioè... cerca di calmarti. Se non vuoi farlo per te, fallo per le tue amiche!'

Twilight, a quell'ultima parola, si fermò.

Si girò lentamente verso l'altoparlante.

Il suo sguardo era indefinibile, la sua fronte corrugata e la palpebra inferiore sinistra stava esibendo diversi tic dovuti allo stress.

'Cosa... cosa hai detto?'

'Che se non ne esci le tue amiche non avranno modo di salvarsi. Non senza la tua leadership.'

'STAI DICENDO CHE HAI PRESO ANCHE LORO?!?!?!?!'

'In un certo senso, più o meno si...'

'PERCHE'?!?!?!?!?'

'Tu calmati e rifletti sugli indizi. Il tempo a tua disposizione è già dimezzato e non hai fatto nulla, ma se ti tranquillizzi forse ce la fai. Forse... Ora mi congedo, buon divertimento.'

Poi staccò, ignorando gli insulti particolarmente acuiti della giumenta, la quale tirò un fortissimo colpo sul pavimento al quinto “bip”, sperando di poter rompere quell'infernale attrezzo.

Si ricompose e si sistemò la criniera.

Davanti a lei si palesava il puro disordine, causato dalla sua sfuriata.

Ma non le importava in realtà, anzi, voleva in qualche modo “vendicarsi” del suo carceriere e quello le sembrava il modo più rapido e vicino a lei.

Poi si fece strada il dubbio di aver potuto rompere qualcosa che le avrebbe impedito la fuga.

Ma decise di rilassarsi e prese un profondo respiro.

Si guardò intorno, con calma. Dopotutto, per quanto pazzo, il pony misterioso aveva ragione.

La cosa che per prima attirò la sua attenzione e che, miracolosamente, aveva evitato la sua furia distruttrice di poc'anzi fu una strana statua, molto.... particolare.

Si avvicinò ad essa e provò un po' ad esaminarla. L'aspetto era strano... anzi... più la guardava e più la inquietava.

Si trattava di una testa di mucca stilizzata, con un lungo e stretto cilindro ben calcato in testa. La faccia era immobilizzata su uno strano ghigno malefico, stampato su una bianca faccia dalle gote rosse, molto simile a quella di un mimo.

Due strisce blu invece scendevano dagli occhi, come fossero lacrime e, sulla fronte, vi era impressa a fuoco una margherita.

La testa infine era collegata al busto da un sottile paletto di metallo, collegandola ad un mezzo busto privo di braccia con indosso un vestito elegante e cravattino. La camicia aveva sei bottoni, quattro grandi e due piccoli.

Infine la testa, se toccata, dondolava un po' per poi tornare a posto.

Era così strano quel pezzo di arredamento, era così fuori luogo in quel posto così finemente arredato... che fosse una parte dell'enigma?

La esaminò a lungo, ma non trovò fessure, interruttori o meccanismi di sorta, era un semplicissimo ed eccentrico soprammobile di legno.

Però... in effetti sembrava guardare qualcosa.

Notò quindi uno strano poster, di piccole dimensioni, appeso alla parete opposta. Avvicinandosi realizzò che non era un poster, ma un disegno su carta, fatto probabilmente da un puledro.

I tratti erano molto stilizzati, ma si poteva capire cosa rappresentava.

Il pony aveva una criniera coi colori dell'aurora e intossava una corona. Non le servì notare che aveva anche ali e corno per capire che era Celestia.

Ciò che era strano era il resto del disegno.

Perché Celestia era seduta su... un baccello? Quella cosa verde allungata sembrava proprio un baccello.

Twilight arrossì un po', con la sua testa che faceva analogie e fantasie sulla sua mentore poco pulite.

Ma cosa poteva significare?

Un disegno del genere era troppo “strano” messo in una stanza arredata con mobili preziosi, soprattutto era strano messo lì, leggermente nascosto dietro lo schienale del letto.

Rifletté, con un po' di calma.

Il sesto “bip” interruppe per un secondo i suoi pensieri. Mancavano tre minuti al Game Over.

Scrollò il capo e provò a considerare ciò che vedeva.

La Principessa su un baccello di piselli.

Possibile che si riferisse alla storia della principessa sul pisello? Quella dove una principessa fu fatta dormire su sette materassi e in fondo ci fu messo un piccolo pisello, per testare la sensibilità della sua pelle? Era una delle sue favole preferite (perché era la prova della sensibilità delle Principesse per lei) e sua madre gliela leggeva spesso. Ma possibile che fosse correlata al puzzle?

Tutto ciò era assurdo, ma poteva avere una sua logica nella mente malata del carceriere.

Prese il materasso, piegato contro una parete e provò ad esaminarlo.

Non le ci volle nulla a trovare una cerniera e ad aprirla. Si mise subito a cercare all'interno, svuotandone l'imbottitura rapidamente, ma facendo attenzione a trovare la chiave.

E, mentre l'orologio segnava 2:29, la trovò.

Si concesse un gemito di gioia e subito corse disperata verso la porta chiusa.

Prese la chiave e la piantò nella serratura.

Girò.

Sorrise.

Guardò verso l'altoparlante.

'Ti ho fregato!' disse. 'Ci vuole di più di uno stupido enigma come questo per fermarmi!'

Prese la maniglia e la tirò giù.

 

Bip.

 

Due minuti rimanenti.

La porta non si apriva comunque.

 

Il sorriso dell'unicorno presto cadde, tramutandosi in una smorfia di angoscia.

Batté le zampe sulla porta, violentemente, portando le sue corde vocali al limite più estremo, mentre lacrime enormi le gocciolavano sulle guancie.

Come a sfotterla, dalla porta cadde un bigliettino.

La chiave è sbagliata. Riprova.

 

Non ne poteva più.

Era una tortura mentale, oltre che fisica.

I suoi zoccoli dolevano mostruosamente a causa del continuo impattare sulla porta e la sua testa era un ammasso di pensieri incoerenti.

A peggiorare la situazione ci si metteva il continuo ticchettare dell'orologio, il cui rumore perpetuo e costante la spingeva ancora di più nella follia.

All'improvviso si tirò uno schiaffo e si impose di calmarsi.

“Forse...” pensò “...il biglietto è un indizio.”

Quindi lo prese e, con immensa gioia, constatò che dietro c'erano alcuni simboli strani, dall'alto verso il basso. Un ovale nero, un cerchio blu, un triangolo rosso, una luna grigia rivolta verso l'alto e un quadrato giallo. Il più grande di tutti era l'ovale con sopra scritto “AKASHA”.

'Cosa diavolo..?' si chiese, stranita, rendendosi poi conto che le mancavano meno di due minuti.

Si guardò devastata intorno, cercando con gli occhi qualcosa che potesse avere a che fare con ciò che avesse a che fare con quei simboli.

La camera era totalmente sottosopra, a causa del disordine che aveva causato prima e non riusciva a vedere nulla di particolare.

E se avesse rotto il dispositivo che doveva cercare?

E se a causa di ciò non le fosse stato più possibile recuperare la chiave?

Non sarebbe potuta scappare...

E....

E....

...sarebbe morta.

Il solo pensiero le iniettò in corpo un'adrenalina enorme, tale da fiondarla verso il mucchio di roba ed iniziare a rovistare furiosamente, per cercare qualunque cosa potesse aiutarla.

Trovò infine una scatola con uno strano foro sopra.

Una cosa che stranamente le era familiare, anche se l'aveva vista in uso poche volte.

Era una serratura magica, che poteva essere aperta inserendovi il corno di uno specifico unicorno. La serratura quindi avrebbe letto la frequenza magica e la traccia digitale del corno.

Ma era senza magia!

Tuttavia sembrava la sola cosa utile in quel momento.

E il bip che indicava l'ultimo minuto rintoccò.

Senza perdere tempo schiaffò il suo corno all'interno e si sforzò più che poté per richiamare tutta la magia che aveva in corpo, senza però riuscirvi.

Eppure la scatola sembrò aprirsi comunque.

La appoggiò per terra e ne osservò il contenuto. All'interno c'era un altro pannello, con sopra vari bottoni con diverse forme e colori. Erano nove pulsanti per la precisione, messi intorno ad un piccolo buchetto.

Non le fu difficile capire cosa fare, tirò fuori il bigliettino di prima e, ritrovandosi con la zampa e la fronte sudatissime, premette i bottoni nell'ordine che si vedeva nel biglietto.

'Dai... dai!'

Ma non andò.

'CACCHIO!' esclamò, infuriata.

Ne premette alcuni a caso, in prenda all'esasperazione, poi pensò di premerli in ordine contrario.

Quadrato Giallo.

Luna Grigia.

Triangolo Rosso.

Cerchio Blu.

Ovale Nero.

'YAAAAAAAAY!!!!!' la scatola emise un urlo tremendo, che la fece sobbalzare, facendole così scivolare la scatola dalle zampe.

'Dannazione!' esclamò, temendo potesse rompersi, ma fortunatamente nella caduta uscirono una chiave con un nove rosso sopra e un bigliettino.

Affannosamente prese la chiave, mentre il timer sempre di più si avvicinava allo zero, poi afferrò anche il foglietto senza curarsi della sua integrità, spiegazzandolo nel fare ciò e corse alla porta.

Sorrise nuovamente, questa volta DOVEVA essere quella giusta.

Se non lo era... non avrebbe materialmente potuto trovare un'altra chiave, il tempo sarebbe finito.

Deglutì, con i nervi a fior di pelle e scattò nuovamente verso la porta, cercando di infilare la chiave. Tuttavia, a causa della fretta e della tensione, le ci vollero tre o quattro tentativi per inserirla correttamente.

Nel momento in cui la girò i bip del bracciale si fecero più intensi e allarmanti.

Una lucina sulla maniglia si illuminò di verde e subito al tirò giù, urlando.

 

Venti secondi rimanenti.

E la porta....

 

...niente. Tutte le speranze che le si erano formate in quei brevi, ma intensissimi, minuti si frantumarono istantaneamente.

Non... non ce l'avrebbe fatta.

Anzi, era possibile che sin dall'inizio non ci fosse un modo di uscire, era stata rinchiusa lì dentro solo per poter sollazzare un maniaco, che godeva nel vedere la gente impazzire... Forse tutti gli indizi erano solo un modo di farla affannare inutilmente...

I suoi denti si strinsero fino a quasi rompersi, la sua gola iniziò a sussultare ritmicamente, singhiozzando dolorosamente, mentre le lacrime si mischiavano al sudore. La zampa abbandonò lentamente la maniglia.

Gli occhi furono strizzati così tanto che non riusciva a più vedere più niente.

La stanza era vuota, silenziosa.

Gli unici rumori erano i suoi gemiti di disperazione.

E quel ticchettio incessante.

0:15.

“E' proprio come dicono....” iniziò a parlare con sé stessa, avendo perso ogni speranza di uscirne viva. “...quando sei in punto di morte il tempo rallenta. Ti da il tempo di gustare il terrore. Alla morte non piace annoiarsi. Ti fa pregustare l'amaro momento e....”

Davanti a lei iniziò a scorrerle la vita davanti agli occhi.

Tutti i momenti felici con le sue amiche, tutti quei momenti che per quei nove minuti l'avevano spinta a non arrendersi.

Vide ogni cosa per cui era bello vivere.

“...e il tutto diventa ancora più amaro...”

In un qualunque altro momento si sarebbe auto-lodata per questo filosofeggiare, ma in quel momento semplicemente non poteva.

Riusciva solo a pensare alle sue amiche e a quanto si sentisse in colpa con loro per non poterle assistere.

Le sue amiche.

 

Si alzò di scatto.

Si buttò sulla porta e iniziò nuovamente a sbatterci contro, disperatamente.

0:09.

'FATEMI USCIRE!!!! VI PREGO FATEMI USCIRE!!!!!' tentò di gridare, tra le lacrime e i singhiozzi, non rendendosi conto che non usciva quasi nessuna voce dalla sua bocca.

'AIUTOAIUTOAIUTOAIUTO!!!!!' boccheggiò, mentre i suoi polmoni supplicavano per avere dell'aria.

Si accanì sulla maniglia, muovendola numerose volte, con furia e insistenza, sperando invano che si aprisse.

'APRITI!!!!!'

E tirò giù.

'APRITI!!!!!'

E tirò giù.

'APRITI!!!!!'

E tirò giù.

'APRITI!!!!!'

E tirò giù.

0:06.

Si fermò, guardando il bracciale.

5... 4... 3...

Il momento si avvicinava...

'Ma... maledizione...' mormorò.

Chinò il capo.

'Zero... Zero, dammi un'indizio, ti prego....'

Nessuna voce rispose dall'altoparlante. Non l'avrebbe più aiutata.

L'unica cosa che vide in quel momento fu quella dannata statua di legno che sembrava guardarla sorridendo sadicamente del suo destino.

'MALEDIZIONEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!'

Il ticchettare del timer passò ad un ancor più rumoroso e angosciante “BLIP”, nel momento in cui scese a 3 secondi.

Le cifre erano diventate rosse e sotto era apparso un teschio.

'AAAAAAAAAAAAH!!!!!!'

L'urlo agghiacciante fece tremare la stanza, mentre la giumenta abbassò la maniglia un'altra volta, sempre sperando che la porta si aprisse.

 

Non accadde nulla.

 

Però...

Il tempo sembrò come fermarsi.

Tutti i suoi sparirono.

I suoi singulti, l'orribile “blip” che preannunciava la morte. Ansimando, gli occhi di Twilight tornarono sul display.

Il teschio era sparito e il timer era tornato a 9:00.

Sopra era apparsa una scritta, in un allegro celeste lampeggiante.

You found it.

La porta cigolò debolmente, aprendosi, rivelando il corridoio dietro di essa.

Twilight, essendoci appoggiata, perse l'equilibrio e cadde in avanti, sbattendo poco elegantemente il muso sul pavimento.

Rimase ferma qualche secondo, mentre sentiva il muco scenderle dal naso.

Così come i rumori cessarono, anche lo straripamento di pensieri cessò così come era iniziato. All'improvviso non sentiva più la morsa del tempo limite su di sé.

Le ci volle un minuto pieno per realizzare di essersi salvata e di non essere in una specie di sogno post-morte. I lati della sua bocca si contrassero, assumendo sempre di più una forma ad U.

Sorrideva.

Senza accorgersene cominciò a ridere, felice di essere viva.

Si girò verso la porta, la quale intanto si era richiusa, per mai più riaprirsi. Comunque, non sarebbe certo voluta ritornarci, lì dentro.

Rimessasi sulle sue zampe provò ad osservare i dintorni, per capire dove potesse trovarsi.

Dava l'aria di essere in tutto e per tutto una delle stanze del castello, nella sala degli ospiti. Tuttavia non le era per niente familiare... c'era qualcosa di... diverso. Quindi, di che... “Edificio” si trattava?

Notò anche che sopra la porta da cui era appena uscita recava una targhetta, sopra di essa.

Twalot Spurgle”.

C'era scritto proprio così.

“Che diavolo significa?” si chiese, intontita. “Il mio nome non si..”

Prima che potesse pensarci partì una musichetta gioiosa dal suo bracciale, simile ad una fanfara.

Sul display apparve in diretta video il volto di Zero, rivolto verso un altro monitor. Sembrava dovesse parlare, ma appariva come distratto da qualcosa. Una lucina accanto a lui iniziò a lampeggiare, lui la notò e poi guardò verso Twilight.

Sobbalzò e si avvicinò, sistemando la telecamera.

'Ah! Ce l'hai fatta. Me lo devo essere perso...' iniziò a parlare. '...Dunque, cominciamo la valutazione!'

'Va... valutazione?' provò a dire l'unicorno, senza però emettere alcun suono. La sua gola era ancora profondamente sforzata.

'Si, devo valutare come sei scappata, anche se ammetto che mi ero distratto per guardare cosa combinava un'altra concorrente... l'ha risolto brillantemente in due minuti, non come te, eh! Su, su, potevi fare di meglio, dai, oltre al fatto che mi hai spaccato tutto. Ma ammetto che è abbastanza lodevole che tu l'abbia risolto in tre minuti nello stato in cui ti sei trovata. Aspetta qui le altre due concorrenti di questo blocco e poi potrete uscire dalla porta più grande.'

Notò solo in quel momento una porta di spesso metallo, con sopra una grande B dipinta in vernice rossa. Vedendola sentì qualcosa aggrumarsi nello stomaco.

Più che vernice sembrava sangue...

'Dov'ero rimasto..? Ah, sì, ci hai messo davvero tanto, eh? E l'hai risolto per pura fortuna, non penso tu avessi capito che dopo aver messo la chiave dovevi girare la maniglia nove volte... uhm... penso che potrei darti un... uhm... dai, su, sono generoso, ti do 9 punti. Comportati bene nel corso del gioco e riceverai altri punti. Sono abbastanza inutili, ma potrebbero... facilitare certe cose, ecco... Detto questo mi congedo, buon divertimento!'

E il display tornò nero, così come lo era prima, con solo il timer fermo a 9:00 e il numero 5 con delle liniette accando in alto. In basso tuttavia, alla dicitura “punti” vi era ora scritto 009.

 

Passarono quindi un paio di minuti silenziosi e Twilight li spese guardandosi intorno.

Oltre alla sua e a quella con la B, c'erano altre nove porte, ognuna con diverse targhette scritte sopra. Alcune erano strane, come “Ritalin”, mentre altre erano offensive come “Lesbicona” o “Puledra allegra”. L'ultimo invece, in fondo a destra, recava la scritta “Orfanella”.

Provò a pensarci, supponendo che dietro cinque di quelle porte ci fossero le sue amiche. Però non le tornava una certa cosa...

Zero aveva detto “quando sarete in tre”. Quindi solo altre due potranno uscire da lì? E le altre?

Subitò andò nel panico.

Si avvicinò ad una porta, con scritto “Texana”, convinta che ci fosse Applejack dall'altra parte.

Ci sbatté sopra lo zoccolo un paio di volte, con forza.

'Applejack, Applejack, ci sei tu dietro?' provò a gridare.

Non ricevette risposta alcuna.

Provò anche ad appoggiare l'orecchio, ma non riuscì ad udire nulla dall'altra parte, come se non ci fosse assolutamente niente.

Non è che forse Applejack... aveva fallito?

La paranoia prese presto il sopravvento, mentre pensava alle sue amiche. Se fossero state lì avrebbero trovato un modo di salvarsi. Anche senza gli elementi e senza i loro poteri... si sarebbero potute salvare con la forza della loro amicizia.

Sospirò, sconsolata e si allontanò dalla porta, riprovandoci con le altre.

Provava ad aprire, bussava, gridava e puntualmente non riceveva risposta.

Ritentò un paio di volte, soprattutto sulle porte che potevano avere nomignoli riferiti alle sue amiche, come “Zoofila” o “Arcobaleno”.

Non le piacevano per niente quei “soprannomi”. Erano tutti quanti offensivi o stupidi, come se già il gioco in sé non fosse una tortura mentale.

Chiunque fosse questo Zero di sicuro non era un pony sano di mente, anzi, sembrava uno di quegli assassini psicopatici di cui si legge nei thriller.

Twilight, dopo almeno cinque o sei minuti di tentativi andati a vuoto, si arrese, sperando che prima o poi una delle sue amiche facesse capolino.

Decise quindi di continuare l'esplorazione, avvicinandosi alla porta con sopra dipinta una grande B.

La sua prima impressione non l'aveva ingannata, quella vernice rossa e secca sembrava DAVVERO sangue, anzi, probabilmente lo era. Non se ne sarebbe certamente stupita.

Provò quindi un paio di volte a aprirla, ma non ne voleva saperne di muoversi. Nel mentre, notò che il bracciale segnava ancora 9:00, quindi il fatidico timer non era ancora partito.

“Almeno questa è una buona notizia...” constatò tra sé e sé

Dopodiché tornò ad osservare l'uscita, stavolta spostanto la sua attenzione sul dispositivo a sinistra.

Era un macchinario strano, una scatola con un grosso spazio nero a forma di ferro di cavallo (su cui presumibilmente ci si poteva appoggiare la zampa), un mini-display e una leva.

Incuriosita e con un po' di timore provò ad appoggiare la zoccolo destro sopra. La macchinetta emise un leggero “blip” di conferma e un asterisco rosso apparve sul display.

Provò infine a tirare la leva, mandando giù un bolo di saliva prima di farlo.

Ma non successe nulla.

Probabilmente, dedusse, dovevano essere almeno in tre per passare... almeno stando a ciò che diceva Zero.

Guardò nuovamente verso il corridoio.

“Chissà se stanno tutti bene...” pensò. “...non solo le mie amiche, ma... la mia famiglia? Proprio ieri, sempre che Zero mi abbi catturata ieri, avevo promesso di tornare a Canterlot per una bella cena insieme, con anche mio fratello e Cadence....”

A ripensarci si sentì male, molto male..

Poteva fare solo una cosa...

Vincere.

Uscirne viva, ad ogni costo.

 

Poi si ricordò di una cosa. Il bigliettino che era uscito insieme alla chiave da quella specie di cassaforte magica. Lo cercò e lo trovò incastrato tra il bracciale e la zampa. Lo estrasse e lo aprì, leggendolo.

COW-FACE IS WATCHING YOU.”

Leggendolo sussultò.

Cow-Face? E chi era..? Forse... forse quell'inquietante statua di mucca presente nella stanza?

Quella cosa era..... sbagliata.... Inoltre non era nemmeno servita alla soluzione del puzzle...

Mentre cercava di non pensarci qualcosa fortunatamente attirò la sua attenzione.

Il rumore di una porta cigolare, seguito poi da una fanfara vittoriosa. La stessa che aveva accompagnato la sua “riuscita fortuita” poco prima.

Quando si voltò per controllare vide un sacco di fumo e sentì qualcuno tossire.

Lì su momento pensò – e sperò – che fosse una delle sue amiche...

Invece...

Era Scootaloo.

La piccola pegaso arancio si fece strada nel corridoio, in lacrime, mentre dietro di lei la porta si chiudeva.

'Complimenti!' tuonò la voce di Zero 'Risoluzione rapida e brillante, ci hai messo solo trenta secondi per capire che dovevi far scattare l'allarme anti incendio.... un po' di più ci hai messo a strapparti le penne per darle fuoco... Comunque, sei stata brillantissima, 29 punti tondi tondi! Comportati bene nel corso del gioco e riceverai altri punti. Sono abbastanza inutili, ma potrebbero... facilitare certe cose, ecco... Detto questo mi congedo, buon divertimento!'

Ripeté l'ultima parte come fosse una macchinetta e poi chiuse la trasmissione.

In un altro momento si sarebbe sentita un pochino sconfitta sapendo che una puledrina l'aveva battuta in una gara di intelligenza, ma in quel caso non ne ebbe il tempo e subito andò vicino alla nuova “concorrente”.

Scootaloo tossiva e lacrimava copiosamente.

Le sue già piccole ali erano spennate, si poteva quasi vedere il rosa della pelle e anche numerosi rivoli di sangue. Gemeva sommessamente.

'Scoo.. Scootaloo...' bofonchiò l'unicorno, con ancora la gola che le faceva male.

La piccoletta, trovandosela davanti, spalancò gli occhi, incredula.

Si fissarono per qualche istante, l'una con l'altra.

'TWILIGHT!!!!!' urlò, piena di gioia, saltandole al collo.

Anche la giumenta non poté trattenere qualche lacrima di gioia nel vedere un volto familiare. Ma, passato l'iniziale idillio, subito un'altra amara verità si palesò nella sua testa: “Zero era così malato da rapire una bambina...”.

Doveva fare qualcosa, doveva proteggerla in qualche modo...

Scootaloo piangeva, non era chiaro se per gioia o per paura.

'Twilight... Twilight... ne usciremo, vero?' singhiozzò.

Ovviamente non poteva mostrarsi dubbiosa davanti a lei. Imitando il modo di fare di sua madre si avvicinò a lei, parlandole con voce bassa e dolce.

'Si,si, ne usciremo... Ora però sistemiamo queste ali...' senza accorgersene provò a incanalare magia nel corno, scordandosi che non funzionava. Sbuffò e guardò la puledrina. 'Fa male?'

'M... molto...' mormorò.

“Bastardo Zero... non solo rapisci una puledrina, ma la costringi anche a fare cose del genere?”

Dal profondo del cuore stava maledicendo quel pony che le aveva imprigionate e costrette a giocare a quel gioco perverso. E, ancora di più, non riusciva a capacitarsi del perché... O, sempre di più, perché LORO?!?

Forse non avrebbe nemmeno ricevuto una risposta in merito, ma non le importava...

Se poteva uscire e salvarsi era un bene...

Le bastava quello.

 

E, poi, mentre Twilight teneva stretta a sé Scootaloo, si sentì cigolare un'altra porta.

Si girarono subito entrambe, era la porta con su scritto “Lesbicona”. Senza che potesse aspettarselo – perché era certa al 100% che la giumenta in questione fosse etero – vide Rainbow Dash.

La fanfara suonò puntuale e Zero cominciò a dare il suo voto.

'Allora, magnifica Lesbicona, hai risolto l'enigma senza ricorrere alle ali, usare i mobili e le sedie come scala per raggiungere il lampadario non sarebbero venuti subito in mente a una pegaso abituata a volare. Ti do 19 punti, contenta?'

Seguitò quindi a spiegare la solita cosa dei punti, per infine congedarsi con un “buon divertimento”, come se la stesse sbeffeggiando.

Ma mentre spiegava la pegaso celeste già non gli dava peso.

Stava osservando allibita la sua amica e la piccola puledrina.

'V... voi?' riuscì a dire solo questo.

Senza preavviso, venne assalita, afferrata per una zampa da Scootaloo e stretta al collo da Twilight.

Si dimenò un poco, soffocando, per scrollarsele di dosso. Era ancora incredula, sia per la situazione, sia per il trovarsi tutte e tre assieme.

Tuttavia non poté non sorridere... Erano tutte e tre assieme.

 

'Accidenti, è davvero una brutta ferita...' commentò, osservando le penne strappate sulle ali di Scoot. Come pegaso se ne intendeva molto meglio di Twilight e aiutò la piccola a lisciarsi le membra spennate con la bocca, come fanno spesso i pegasi per tenere le ali in ordine.

La saliva aveva anche proprietà disinfettanti e, in carenza di alternative, permetteva un po' di alleviare il dolore.

'Rainbow, tu come stai?' domandò l'unicorno.

'Io? Bene, per fortuna l'enigma che mi è toccato è stato semplice... Però... Sono confusa...'

'Posso immaginare...' disse Twilight. 'Tu ricordi qualcosa di prima del rapimento?'

'No...' rispose, mentre aiutava Scootaloo ad arrivare coi denti sulle ali. '...ho solo un vago ricordo di quel pony con la maschera antigas e basta...'

'Anche io...' disse, appoggiandosi al muro.

La puledrina non rispose, rimanendo con gli occhi verso il basso, terrorizzati.

Rainbow Dash e Twilight si lanciarono un'occhiata, comprendendo quanto la situazione potesse essere drastica per lei.

L'unicorno si avvicinò e le accarezzò la testa, cercando di tranquillizzarla. Era un gesto che spesso le facevano suo padre e suo fratello quando era triste e la tirava sempre su di morale.

Dash invece la abbracciò, stringendola a sé.

'Su, su, fatti forza, c'è la tua sorellona qui con te...' mormorò.

Scootaloo riuscì a sorridere, ma si poteva capire chiaramente quanto in realtà fosse ancora profondamente turbata dentro.

Da quando era uscita aveva parlato pochissimo e, anche se provavano ad indurla a parlare, non rispondeva. Doveva aver vissuto qualcosa di tremendo...

Solo allora Twilight vide la targhetta con su scritto “Orfanella” sopra.

'Ma... ma i genitori di Scoot non erano vivi?' chiese, allibita.

'Si, me li ha pure fatti incontrare una volta.' rispose Rainbow Dash.

Scootaloo, all'improvviso, scoppiò in lacrime, terrorizzata.

'Loro... loro... volevano salvarmi... ma lui....' singhiozzò e balbettò, ma si poteva capire cosa fosse successo... Era più che palese.

Le due amiche si scambiarono uno sguardo.

'Ancora non ho dato di matto, ma solo un altro po' e poi...' Dash era sull'orlo di alzarsi in piedi e spaccare tutto ciò che le si parava davanti.

Abbracciò ancora più forte la puledrina dal manto arancione, come solo una sorella saprebbe fare. Twilight era stata informata di cosa accadde quella sera, durante un campeggio, quando Dash formò un legame di grande fiducia con Scootaloo.

Poteva sentire nell'aria l'affetto che provavano.

Paragonabile a quando Shining la cullava tra le sue zampe da piccola.

 

'Hai idea di cosa ci sia oltre le altre sei porte?' fu la domanda della pegaso celeste.

'No, purtroppo, ho provato ad aprirle, a bussare, ma nulla...'

'Non dovrebbero esserci gli altri nove concorrenti? Oppure...' si fermò un istante '…hanno fallito?'

'Non... non lo so... non credo... spero di no! Diamine...' esclamò 'Zero ha detto che TRE di noi dovranno passare per la porta B.'

'Tre? E le altre porte?' fu la legittima domanda di Dash.

'Non lo so, lo ignoro... Ma dubito che possiamo fare molto oltre a seguire le regole. Se... se vogliamo uscirne vive...'

'…e lasciare gli altri possibili sei pony là dentro? Anche se sono mor... ehm... se non ce l'hanno fatta meritano di essere identificati!'

Aveva un tono molto alterato, quasi minaccioso nei confronti di Twilight. Ma l'unicorno poteva comprenderla, dopotutto non era una situazione facile per nessuno.

Fece un passo indietro, poi si fece forza.

'No!' esclamò. 'Non voglio lasciare nessuno indietro. Ma per quanto proviamo e riproviamo non potremo aprire quelle porte. Non senza magia...'

'Vuoi dire che non ti funziona il corno?!'

'E a te non funzionano le ali, suppongo...'

'Già....' chinò la testa. Cambiò discorso: 'Scootaloo, come stai ora?'

La puledrina si liberò dall'abbraccio.

'Io... bene... abbastanza.' rispose, con una voce così bassa da sembrare Fluttershy. Non ci voleva uno psicanalista per capire che mentiva.

Ma visto cosa si supponeva le fosse accaduto... preferirono entrambe tacere.

'Cos'altro ti ha detto Zero di questo gioco? Nella mia lettera c'era solo scritto “Hai 9 minuti per uscire o morirai. Dopo aver passato il test avrai nove ore per trovare la porta numero nove”... poi altra roba varia.'

Twilight provò a ripensare a ciò che aveva letto nella sua lettera, presa dall'adrenalina aveva scordato parte del testo, ma più o meno ricordava che “c'era la possibilità di salvarsi per tutti”.

Parlarono un po', scambiandosi informazioni, soprattutto notando come in tutte e tre le stanze vi si trovava questa misteriosa Cow-Face. Twilight mostrò anche il bigliettino che aveva trovato.

Per qualche ragione quella statua doveva essere importante, nonostante non fosse servita a nulla nel corso degli enigmi.

Scootaloo, anche se pesantemente demoralizzata e pallida come un fantasma, sembrò ascoltare tutto quello che si dissero, limitandosi solo ad annuire o negare con la testa.

Poi l'altoparlante si avviò di colpo e la voce di Zero invase il corridoio.

'Tizie, muovetevi!' sentendola la piccola puledra trasalì di terrore, rivivendo gli ultimi momenti del rapimento. 'Gli altri sei sono già giunti nella sala e stanno aspettando solo voi! Passate per la porta B, per favore! Appoggiate le vostre zampe sul dispositivo, tutte e tre e poi tirate la leva. Mi raccomando, attraversatela tutte e tre, perché se una rimane indietro ci rimarrà fino alla fine del tempo e poi... BUM! Mi congedo, buon divertimento.'

Rapido e conciso come al solito, col suo solito tono eccessivamente colloquiale, Zero spiegò rapidamente cosa dovevano fare.

Entrambe rincuorate dalla notizia che “gli altri sei sono sani e salvi” decisero di avviarsi per la porta. Probabilmente, pensarono, le sei altre porte erano state le “prigioni” di altri pony durante ipotetiche “edizioni” passate del “gioco”.

E questa era l'idea meno macabra che pensarono, delle tante, ma, per quanto possibile, volevano un po' di pace interiore.

Si avvicinarono al dispositivo e subito Twilight e Dash appoggiarono la zampa sul dispositivo, che emise due “blip” di conferma, mentre due asterischi apparivano sopra.

Scootaloo esitò, lanciando un'ultima occhiata dietro di sé. Si toccò le ali, ancora sanguinanti e rimase ferma in attesa di qualcosa.

Prima che Twilight potesse realizzare cosa, Dash la sollevò e la aiutò a raggiungere lo scanner.

Anche lei si convalidò e il terzo asterisco apparve.

L'unicorno si sentì come qualcosa attorcigliarsi nel ventre.

Non aveva idea di cosa le sarebbe accaduto mentre spostò la sua zampa sulla leva. Dash, notando l'incertezza, appoggiò il suo zoccolo su quello di Twilight e annuì.

'Non ti preoccupare...' disse 'Insieme ne usciremo.'

Vedendole così decise anche Scootaloo trovò un pochino di speranza.

Non disse nulla, ma si limitò ad essere contenta per l'avere due amiche vicine.

Forse doveva dire loro quanto aveva letto nella lettera, che conteneva molte informazioni sul gioco, più di quante ne avevano le altre due giumente.

Poiché sei piccola, ti do questi consigli extra che miglioreranno le tue capacità di sopravvivere. A te la scelta se rivelarli o meno, ma sappi che se lo fai... qualcosa di brutto capiterà.

Aveva troppa paura di quella “cosa brutta”, ma sentiva che parlarne era la chiave per salvare tutti quanti...

Forse... avrebbe aspettato un momento migliore, più sicuro...

E, mentre pensava a cosa farne di quelle info, la leva si abbassò.

 

La porta si aprì lentamente, facendo grande rumore e un timer apparve sul dispositivo.

Nove secondi.

'Ehi, se non vi sbrigate la porta si chiude... e mai più si riaprirà!' la voce di Zero gli fece capire che non avevano tempo da perdere.

Con uno scatto felino varcarono la soglia.

La porta si richiuse pesantemente dietro di loro.

 

Nella stanza in cui si ritrovarono, c'erano gli altri sei concorrenti...

  
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