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Autore: Sly thefc    15/03/2015    0 recensioni
"Arrivarono lettere d’infiniti dettagli sui luoghi, ma soprattutto dei loro abitanti. Descritti a volte come alati, a volte come enormi, ma sempre come paurosi e possenti, queste creature governavano le terre sconosciute.
I capi si armarono di forza e buona volontà e istituirono delle scuole per cacciatori esperti.
I più bravi erano scelti e mandati insieme sul campo, in missioni pericolose di pura caccia, mentre i più deboli erano scartati e mandati sul campo solo in ricognizione.
La conquista dei nuovi territori ebbe inizio."
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 2- Il coraggio che illude

Laodra non era un tipo di troppe parole. A lui piacevano i fatti e amava la solitudine.
La sua punizione, inizialmente, non fece altro che aumentare questo suo desiderio d’isolamento.
Mancava solo una settimana e poteva tornare a fare esperienza sul campo di battaglia.
Il ragazzo biondino e pieno di sé non faceva altro che imprecare, destando l’attenzione dei lavoratori, persino quella di Laodra, che gli chiese cortesemente di evitare quegli insopportabili e continui lamenti.
A quel punto il giovane avvicinò il solitario e si presentò.
“Tu sei il primo ad avermi risposto. Finalmente qualcuno con un minimo di coraggio! Il mio nome è Keura e sono il cacciatore più giovane e abile di tutta Haus!”
Laodra rise leggermente, gli strinse la mano e disse il suo nome, poi tornò a lavorare.

Keura era il figlio di uno dei capi del villaggio. Era davvero incredibilmente abile con le armi, soprattutto con l’arco che suo padre gli aveva donato anni prima, ma aveva un difetto abbastanza rilevante: la presunzione.
Questa l’aveva portato vicino alla morte più volte eppure era sempre riuscito a sfuggirle.
Quel giorno era l’ultimo della sua punizione e poi sarebbe tornato nelle terre di nessuno a cercare di cacciare senza fare la stessa fine delle bestie sue vittime.
La sua era una posizione relativamente sicura. Infatti, col suo arco, era sempre dietro la linea degli spadaccini e infliggeva danni a distanza.
Prima di rientrare nel campo di battaglia, abbandonando il coltivare forzato, diede una pacca sulla spalla a Laodra e disse lui che sperava si sarebbero rivisti in missione.
Anche il giovane prodigio si stava stancando della situazione e non voleva altro che stare in prima linea nel prossimo incarico. Non volveva fare esperienza solo guardando, lui voleva agire, aiutare.

Quando alla sera tornava a casa dai suoi genitori ricognitori, essi gli raccontavano di aver visto quasi tutti i mostri e ogni sera parlavano di una creatura diversa.
Era anche grazie a loro se si sapevano punti deboli e caratteristiche di quelle bestie.
Laodra era davvero molto fiero del loro lavoro e li ammirava moltissimo nonostante non fossero cacciatori e queste loro “lezioni” aumentavano in lui la voglia di cacciare ogni giorno di più.

La punizione terminò e il giovane non vedeva l’ora di mettersi in gioco, ma quando andò da uno dei capi a chiedere di essere assegnato alla missione, quest’ultimo glielo vietò, rimandandolo all’accademia.
Inutile dire quanto fosse furioso l’aspirante cacciatore.
La scuola era ogni giorno più noiosa e Laodra non riusciva a vederne l’utilità.
Si chiedeva a cosa servisse studiare debolezze e fragilità dei mostri senza poterle mettere in pratica.
Era arrivato al limite della sopportazione e fece una pazzia. Si assicurò di non essere visto e, con tanto di armatura e katana, si tuffò in acqua, raggiungendo un traghetto in moto. Fu issato su da due cacciatori che, stupefatti ma anche molto arrabbiati, lo portarono dal comandante della missione.
Zuppo dalla testa ai piedi e anche infreddolito, fece conoscenza del capitano che, tolto l’elmo, si rivelò essere Keura.
Quest’ultimo, sempre più fiero del disobbedire da parte di Laodra, decise di arruolarlo, con il completo disappunto dell’equipaggio.
“Credo che ora il titolo di cacciatore più giovane di Haus spetti a te, ma scordati di avere quello del più abile. Quello rimango e rimarrò per sempre io.”

Approdarono in un posto mozzafiato, colline e mari erano le regine e i re del posto. Per Laodra era qualcosa di mai visto e di meravigliosamente inaspettato.
Ma il loro obiettivo non era quello di ammirare tutta quella bellezza, bensì era di cacciare il cosiddetto “segugio della vampa”, un enorme cane dotato di corna e con la capacità di alimentare fiamme distruttive dalla bocca.
Il suo punto debole, a detta dei ricognitori, dovevano essere le zampe.
Keura si posizionò dietro una roccia e prese dalla faretra delle frecce con la punta racchiudente acqua, che esplodevano al contatto.
Il cacciatore col martello ingaggiò la lotta, cogliendo di sorpresa il segugio, colpendolo diretto sulle zampe posteriori. Il cane esitò per un momento, ma non bastò a fermarlo, infatti, colpì con gli artigli l’armatura resistente dell’avventuriero.
Intervenne subito il compagno con lo spadone, approfittando dell’istante d’indugio del segugio. Un colpo potente non era sufficiente a fargli troppo male.
Laodra notò subito lo stile di combattimento. Era la “toccata e fuga” che aveva studiato giorni addietro. Consisteva nel colpire e scappare uno per volta e solo in un secondo momento intervenire tutti insieme, cogliendo impreparato il mostro.
Era una tattica diffusa specialmente quando in squadra c’era un tiratore con l’arco, che poteva attaccare incessantemente senza essere notato dalla creatura che doveva occuparsi degli spadaccini.
Era giunto il turno di Laodra che, dopo uno scatto fulmineo, sguainò la sua spada lunga e colpì ripetutamente la creatura, schivando i colpi della belva con grazia. Il segugio era affaticato e come ultima risorsa usò il fuoco, che uscì irrefrenabile dalla sua bocca.
Il giovane l’evitò con facilità e notò che le sue corna s’illuminavano leggermente al lanciare la fiamma, come se fossero loro ad alimentarla.
“Keura, devi colpire le corna!”
Urlò con tutto il fiato che aveva.
“Lao, è inutile!”
E aveva ragione, giacché le frecce dell’arciere rimbalzavano su di esse.
Era arrivato il momento di raggrupparsi e finire la bestia infernale. Laodra però voleva dimostrare il suo valore ed evitando ancora una mossa del cane, saltò con potenza e colpì in pieno entrambe le corna del segugio, che si spezzarono senza opporre resistenza.
A quel punto, la belva provò a sputare il fuoco, senza riuscirci. Il giovane aveva trovato il suo vero punto debole.
"Finalmente qualcuno con un minimo di coraggio!"
Gridò fiero Keura.

Tuttavia non era ancora finita. Mentre Laodra chiamava l’aiuto degli altri, fu colpito da una zampata del segugio, che lo stese. La sua armatura non era resistente come quella dei suoi compagni e cominciò a sanguinare dal petto.
I suoi colleghi corsero verso la bestia e la uccisero senza pietà.
In quel momento, Laodra si chiese come mai i suoi compagni non fossero intervenuti. Era davvero così importante la prima regola? Era davvero necessario aspettare che lui fosse colpito prima di attaccare?
Questi pensieri accompagnarono il cacciatore nella sua discesa verso il sonno. Un sonno che poteva anche essere eterno. 
   
 
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