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Autore: AlexRae00    15/03/2015    2 recensioni
Questa sarà l'ultima long della serie. Siamo quindi giunti alla fine, o quasi.
Ringrazio chi mi ha seguito fin ad ora e continua a farlo, sperando che la FF sia all'altezza delle aspettative.
"Il cuore accelerò i propri battiti, facendo temere al mago che lei potesse udirli.
Il desiderio di correre verso di lei e stringerla tra le braccia superò ogni cosa, ma facendosi forza si avvicinò lentamente.
Occhi negli occhi. Rosso nel verde. Jake non potè che perdersi in quello sguardo rubino, più incandescente del fuoco stesso.
Nessun colore sarebbe mai riuscito a rendere perfettamente la sua essenza come quello.
Nessuna tonalità al di fuori di quella avrebbe potuto appartenerle.
Paragonandolo all’azzurro, sfruttato per mascherare quegli occhi, avvertì chiaramente la differenza.
Alexandra era il rosso. Incarnava il fuoco. Ed era tutto ciò che desiderava.
E quando le loro labbra si unirono Jake avvertì quanto tutto fosse perfetto con lei."
Buona lettura. AlexRae00.
Genere: Azione, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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- Questa storia fa parte della serie 'Through the years'
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Sfiorò la fronte liscia del ragazzo ancora addormentato, scostando un ricciolo ribelle dal suo volto.
Il diciottenne continuò a riposare, ignaro della ragazza intenta ad osservarlo con dolcezza e una lieve preoccupazione.
Sobbalzò nel momento in cui il suo telefono vibrò e lo afferrò alla svelta, cercando di non svegliare il giovane.
“Ehi. Come va ? Si è svegliato ?”
“ No, sta dormendo. Il dottore mi ha detto che lo faranno restare solo per oggi e poi potrà tornare a casa, a patto che non compia sforzi.”
“Menomale. Beh, adesso ti devo lasciare. E’ arrivato Steve per discutere della mia moto. Sembra ci siano stati alcuni intoppi nelle riparazioni.”
“Va bene. Ci sentiamo dopo.”
 
Non appena ebbe chiuso la chiamata, rimase per qualche secondo ad osservare lo schermo del cellulare.
Il ricordo di quanto successo il giorno prima, con le due Titans, continuava a riaffiorare, come se stesse cercando di comprendere qualcosa dietro a quell’avvenimento.
Il volto completamente scioccato della vigilante, lo sguardo vitreo e il tremore che la scuotevano.
Avrebbe continuato a rimuginare su quei particolari per il resto della giornata se non fosse stata chiamata dalla voce lieve di Matteo.
- Alex.. Non dovresti essere a lavoro ?
 
La sorella addolcì la propria espressione dinanzi alla preoccupazione del diciottenne, che intanto cercava di mettersi a sedere, nonostante le numerose fitte dovute alle lesioni riportate.
- Non preoccuparti. Io e Paolo abbiamo deciso che stamattina sarei venuta io mentre lui risolveva alcune faccende.
- Si, ma..
- Niente ma. Oggi mi occupo di te!
 
Il moro sorrise lievemente e la solita fossetta comparve sulla guancia, anche se per poco a causa dell’ennesima fitta di dolore.
- Come ti senti oggi ? Il dottore mi ha detto che sei riuscito a dormire senza assumere alcun farmaco.
- Mi sento ammaccato ma sto bene. Anche se..
- Cosa ?
- Stavo ripensando a quello che è successo ieri.
 
Un espressione corrucciata prese posto sul suo volto angelico, incorniciato dai ricci scuri. Con una mano si sfiorò il costato, carezzando il punto leso da sopra le fasciature.
Alexandra si mordicchiò il labbro inferiore, mentre si sedeva sulla sedia di plastica bianca accanto al letto.
- Lo so.. Anche io ci ho pensato. Però non credo che sia qualcosa di cui dovremmo davvero preoccuparci.. Forse ha avuto un mancamento a causa della stanchezza.
So che è rimasta qui dopo lo scontro solo per poterci rassicurare sulla situazione.
- Forse hai ragione. Ho visto in parte ciò che è successo ed è stato… Non ho parole, sul serio. Ho sempre voluto assistere in modo ravvicinato ad uno scontro dei Titans! Anche se ne avrei preferito uno un po’ meno ravvicinato.
 
La risata cristallina, leggermente soffocata per la sua situazione, invase la stanza, trascinando anche la giovane in quel momento di allegria.
Lei l’osservò con il sorriso sulle labbra, afferrando la sua mano e stringendola, ricevendo una seconda stretta in risposta.
Rimasero così per alcuni secondi, apprezzando la tranquillità di quella situazione, interrotta dall’arrivo del dottor Carson con la solita espressione stizzita sul volto.
 
 
Uno sbuffo di fumo uscì dalle labbra della ragazza, intanto che allontanava la sigaretta dalla bocca. Il vento continuava a muoverle i capelli, spostandoli davanti al viso.
Chiuse gli occhi infastidita, voltandosi dalla parta opposta, e aspirò l’ennesima boccata di fumo.
Gli occhi nero pece si soffermarono sulle rocce, su cui le onde continuavano ad infrangersi, e avvertì una lieve vertigine a causa dell’elevata altezza della torre.
A quella vista però, l’ennesimo ricordo riaffiorò nella sua mente e lei tento di ricacciarlo, iniziando a battere ritmicamente il piede sul pavimento della terrazza.
La sigaretta finì senza che lei se ne rendesse conto, arrivando a scottarle le dita.
Inconsciamente la lasciò cadere, portandosi alle labbra la parte lesa, mentre con lo sguardo seguiva la caduta di quell’insignificante mozzicone.
- Sai che il fumo fa male ?
 
Un sorriso increspò le labbra sottili della ragazza che si voltò verso l’uomo dai ricci corvini e la pelle scura.
Michael rimase fermo per alcuni secondi prima di affiancarla, spostando lo sguardo verso ciò che poco prima lei guardava.
- Penso che questa frase sia la più inutile del mondo.. Di certo tutti sanno che è così.
- Ma alcuni scelgono di farlo comunque.
- A mia discolpa posso dire che non sono una fumatrice. Però ogni tanto mi lascio andare e commetto un tale increscioso peccato.
 
Lo Stone sorrise scuotendo il capo, per poi voltarsi, in modo da poggiare la schiena contro il muro del parapetto.
Valèry si portò una mano alla tasca dei jeans scuri, estraendo il pacchetto di sigarette per prenderne un’altra.
Afferrata, avvicinò la mano al ragazzo che, dopo un momento di esitazione, ne estrasse una.
- Come mai fumi ?
- Non c’è un vero e proprio motivo. Diciamo che per un periodo ho particolarmente apprezzato il sapore del fumo.
 
Le sue stesse parole la fecero sorridere ironicamente, intanto che un altro sapore, amaro e orribile, le invadeva la bocca.
Prese una boccata di fumo, trattenendolo maggiormente, come per liberarsi da quel gusto fantasma.
Lo sguardo di Michael si soffermò sul profilo della ragazza. Il naso sottile e le sopracciglia fini e lievemente arcuate. I capelli, lunghi e scuri come il petrolio,le cadevano sul viso, facendola apparire in disordine ma non in modo sgradevole.
Quando il suo sguardo color miele incontrò quello di lei, nero come l’onice, avvertì uno strano sentimento, quasi come se quegli occhi fossero un baratro troppo profondo per poter arrivare al fondo.
- Sei un ragazzo silenzioso, Mike.
- Anche tu non parli molto. Nonostante sembri il contrario.
- Stai provando a leggermi dentro ? Beh ti avviso che non è semplice.
- Nessuno è semplice.
- Bella risposta.
 
Rimasero sul tetto ancora un po’, finendo le sigarette che avevano iniziato insieme.
Non parlarono più e quando Valèry decise di rientrare lo salutò con un sorriso divertito, mentre Michael compì un cenno con il capo, lasciando cadere l’ennesimo mozzicone verso gli scogli.
 
 
Lo schermo del computer si illuminò, segnalando l’arrivo di un messaggio.
Il ragazzo si fermò dinnanzi alla porta della stanza, cercando con lo sguardo Jake per avvertirlo.
Quando non lo vide si avvicinò alla scrivania, aprendo la comunicazione, per poterne controllare il contenuto.
Lesse stranito il nome del mittente, chiedendosi cosa avesse spinto quella persona a contattare Jake.
Le prime frasi erano solo forme di cortesia ma, quando arrivo al vero motivo del messaggio, rimase interdetto.
 
“Jake, volevo chiederti di tenere sotto controllo mia sorella. Ho saputo dai miei genitori che vi sta aiutando durante li scontri e sono preoccupata.
Non dubito delle sue capacità ma Valèry ha un carattere molto particolare..
Oltretutto ha superato da poco una situazione particolarmente difficile e temo che commetta qualche sciocchezza.
Ti chiedo per favore di tenermi al corrente su ciò che le succede e di non riferirle nulla di questo messaggio.
Se ne venisse a conoscenza non sarebbe per niente d’accordo e si arrabbierebbe con entrambi.
Grazie comunque per la tua ospitalità nei suoi confronti.
Ti salutiamo, sia io che Stephan.
Cleo”
 
Continuò a riflettere per qualche secondo sulle parole di Cleo, cercando di capire cosa fosse accaduto per poter spingere la ragazza a preoccuparsi così tanto.
Nel momento in cui Jake tornò nello studio, Drake lasciò il posto all’amico e portò la sua attenzione sul messaggio.
Lo sguardo verde giada del giovane leader si corrucciò dinanzi alle parole contenute nella mail, mentre un sopracciglio scuro si sollevava.
Il rosso si poggiò alla scrivania, scompigliandosi la chioma color fuoco, in attesa  di un responso dal compagno.
- Questa cosa mi fa preoccupare.. Però non penso che Valèry possa davvero arrivare a compromettere uno scontro.
- Senza dubbio. Nonostante tutto penso sarebbe meglio parlarle. Forse ci chiarirà la situazione.
- Cleo mi ha chiesto di non metterla al corrente. Non posso dirle del messaggio.
 
Il Logan si alzò dalla sedia, incrociando le braccia sul petto muscoloso, fasciato dalla maglia nera che indossava in allenamento.
L’amico lo guardò per un po’, aspettando che dicesse ciò che in quel momento stava pensando.
- Non dire del messaggio a nessun’altro. Forse i timori di Cleo sono infondati.
- Sono d’accordo ma continuo a pensare che dovresti parlarle.
- Aspettiamo. Se succede qualcosa di preoccupante andremo direttamente da lei.
 
I due eroi lasciarono la stanza, percorrendo i corridoi della T-Tower fino alla palestra, intenzionati ad allenarsi.
Rimasero in silenzio per tutto il tempo, finchè non entrarono nella struttura adibita a stanza di allenamento.
Il mago raggiunse un lato della stanza, venendo prontamente fronteggiato dall’altro che si liberò della felpa, rimanendo con una maglia leggera di colore bianco.
Drake piegò lievemente le ginocchia, mentre attorno alle sue mani iniziava a formarsi il tipico alone luminoso, dovuto alle sfere di energia.
Gli occhi del ragazzo metà alieno brillarono di un azzurro intenso, una luce piena del potere del sole.
Jake sogghignò divertito prima di aprire i palmi, avvolti in fasci di energia nera,  da cui lievi scariche di materia si dipanavano.
Le sue iridi assunsero il tipico colore nero e la gemma smeraldina scintillò sulla fronte.
Entrambi avvertirono la forza che proveniva dall’avversario e sorrisero, prima di lanciarsi all’attacco verso l’altro.
 
 
I bambini giocavano a rincorrersi nel parco, ridendo e urlando tra di loro.
Il prato, di un verde brillante, ospitava numerose persone nonostante il vento particolarmente insistente.
Si lasciò andare con la schiena contro la grande quercia, ascoltando le tante voci e avvertendo i molteplici odori.
Il frusciare delle foglie l’aiutò a fermare i troppi pensieri che le stavano facendo scoppiare la testa.
Incrociò le gambe e socchiuse gli occhi, godendosi il lieve calore che il sole stava fornendo al suo volto pallido.
Con la lingua passò più volte sulle punte dei suoi canini, più appuntiti di una normale persona, e con le unghie scavò delicatamente il terreno.
Quella mattina aveva lasciato la torre appena svegliatasi, cercando una via di fuga dai suoi pensieri e un modo per allontanarsi dall’empatia del fratello.
Il giorno prima era riuscita miracolosamente ad evitare che il gemello percepisse i suoi turbamenti, grazie anche alla momentanea confusione che lo aveva colto.
Afferrò la borsa che si era portata assieme e ne estrasse un portatile, iniziando a cercare alcune informazioni sulla famiglia Leoni.
L’immagine che più spesso appariva era quella del fratello maggiore, in quanto motociclista talentuoso all’inizio di una carriera molto promettente.
Chiudendo l’ennesima pagina inutile, decise di usufruire dei vantaggi del suo ruolo di vigilante ed entrò in un server privato, dove venivano conservate la maggior parte delle informazioni sugli avvenimenti di Jump-city.
Selezionò l’archivio dell’ospedale e, dopo alcune notizie di poco conto, qualcosa attirò la sua attenzione, gelandole il sangue nelle vene.
Aprì in fretta la cartella, rimanendo interdetta davanti a ciò che era scritto al suo interno.
Alexandra. Trovata da una famiglia in gravi condizioni. Unici ricordi in suo possesso, il suo nome. Perdita di memoria provocata da una ferita quasi letale alla testa, causata da un colpo molto violento.
Numerose lesioni di vario genere sul corpo, le quali non comportano alcun rischio per la vita della paziente.
La situazione rimane stabile e la ragazza non sembra riporterà danni fisici permanenti.
Dottor Madison”
 
Attese qualche secondo prima di chiudere il fascicolo, rileggendo ciò che quel dottore aveva scritto ormai cinque anni prima.
Uscì dall’archivio medico, entrando in quello della polizia, per aprire una notizia in particolare di quello stesso anno.
Scorse la lista alcune volte prima di riuscire nel suo intento, selezionando l’articolo che cercava.
Oltre alle parole riferite durante la discussione con il commissario, erano allegati tre fascicoli che lei e gli altri avevano stilato insieme.
“Tre morti nel crollo causato dallo scontro dei vigilanti e dei criminali. Catturato il soggetto conosciuto come Slado. L’uomo è stato rinchiuso in una clinica psichiatrica, a causa dello stato in cui è stato rinvenuto.
Tra i tre deceduti, uno è identificato come criminale e alleato del precedentemente citato Slado, conosciuto con il nome di Ice.
La seconda vittima dello scontro corrisponde al nome di Shadow, vigilante caduto durante la missione.
La terza persona perita è identificata con i nome di Alexandra Shephard ed è riconosciuta come vigilante infiltrata nel covo nemico.”
 
Una stretta allo stomaco la colse leggendo quelle parole, scelte per preservare la memoria di quella ragazza che non aveva avuto una reale possibilità di redimersi.
Ricordò come se fosse ieri il momento in cui suo fratello aveva riferito alcuni dettagli sulla vita della ragazza, omettendo molte informazioni nel tentavo di lasciare di lei un ricordo migliore.
Asia non avrebbe mai dimenticato, gli occhi verde giada del gemello farsi lucidi e brillare a causa delle lacrime che non poteva lasciar cadere.
Il ragazzo aveva stretto i pugni per tutto il tempo, tentando di non intaccare la sua maschera di serietà, necessaria dinanzi alla gente.
Dopo quel momento, Jake aveva impedito a chiunque di avvicinarsi, nascondendosi sempre di più dietro alla stessa maschera di fredda severità.
Scosse il capo per tornare in sé, colta da un improvvisa sicurezza che fino a poco prima non la pervadeva.
Cliccò sul nome di Slado ed inserì il codice che la identificava come eroina, intenzionata ad assimilare più informazioni possibili.
Lesse le informazioni che lo riguardavano fino all’ultima, soffermandosi particolarmente sui dettagli psicologici, redatti dalle due generazioni di Titani che lo avevano affrontato.
Sia suo zio, NightWing, che suo fratello, Darkus, affermavano la grande capacità riflessiva del criminale, pari alla  versatilità nella lotta dell’uomo.
Le considerazioni finali lo ritraevano invece come un uomo la cui sanità mentale era ormai sparita, privo di tutte le abilità precedentemente citate.
Il fascicolo si concludeva con la data della sua morte, avvenuta solo pochi mesi prima.
Sospirò, distogliendo lo sguardo dallo schermo, e rimase alcuni secondi ad osservare la gente che si dedicava tranquillamente alle proprie vite, senza sapere cosa volesse dire dover lottare ogni giorno per proteggere qualcuno che, da solo, non ce la farebbe.
 
 
Un ghigno apparve sul volto dell’uomo mentre a passo deciso percorreva i corridoi della palazzina semi abbandonata.
L’abito di alta sartoria, bianco come la neve, a contrasto con i muri fatiscenti e le porte semi divelte.
Passò una mano tra i fini capelli chiari e lanciò uno sguardo gelido all’uomo che si trovava nell’ultima camera, steso su un divano in pessime condizioni con una birra in mano.
Lo sconosciuto quasi cadde sul pavimento lercio davanti alla vista di quell’uomo.
Un brivido lo colse a causa dell’occhio azzurro come il ghiaccio che lo fissava attraverso la sottile fessura della maschera.
- Non scomodarti. Sono venuto qui per proporti un affare. So che hai una certa esperienza nel campo delle rapine.
 
L’uomo si alzò in piedi, tentando di sistemare i vestiti consumati e i capelli neri, lunghi e non curati.
Con le unghie sporche si gratto la punta del suo grosso naso, sorridendo lievemente nonostante il timore che continuava a pervaderlo.
Fece un passo avanti e lanciò uno sguardo all’intera figura di quello sconosciuto che non aveva mai visto prima di allora.
Il suo amore per il denaro però lo aiutò ad affrontarlo, spingendolo ad assumere un espressione di soddisfazione, che non celava la cupidigia nei suoi occhi scuri.
- Sei ben informato allora. Alcuni anni fa ho messo in atto un colpo che nessuno sarebbe stato in grado di compiere.
- Nonostante questo però, ti trovi in questo infimo appartamento semi distrutto. Cosa è accaduto alla tua fortuna?
 
Le parole pungenti dell’uomo mascherato lo colpirono all’orgoglio, convincendolo a fronteggiare in modo più spavaldo l’inquietante straniero dai capelli color argento.
- Sfortunatamente fuori da questa città le cose sono diverse. Ho lasciato Jump-city subito dopo il colpo, così come i miei compagni, ma ho scelto una meta sbagliata.
Mi sono ritrovato in una situazione particolarmente spinosa e ho dovuto dare via tutto per salvarmi la pelle. Ma non intendo rimanere così per molto.
 
L’albino si sistemò la giacca dell’abito, osservando quell’insignificante ladro che aveva scelto come pedina dei suoi giochi.
Avvertì la brina formarsi sui polpastrelli mentre faceva un passo avanti e osservò la confusione apparire nello sguardo dell’altro, sostituita poi dal terrore.
Non appena le gambe del ladro furono congelate, assieme alle braccia, si dedicò ad osservare la stanza dove l’uomo si era stabilito.
Ignorò le parole del rapinatore terrorizzato e, dopo alcuni attimi di riflessione, riportò la sua attenzione su di lui.
- Ho intenzione di utilizzarti per un colpo. Assieme a te ci saranno altri del tuo.. “settore”.. Compirete questa piccola missione per me ed in cambio avrete tutto il denaro che ruberete.
- Come ?! T-Tu v-vuoi farci r-rubare dei soldi s-senza volerli ?
- Esattamente. Non ho bisogno di denaro, voglio solo che facciate questo lavoretto e affrontiate i Titans.
- I T-Titans ?
- Non preoccuparti. Farò in modo che siate..adeguatamente equipaggiati.
 
Con nonchalance tornò sulla soglia della porta, intenzionato ad uscire da quel palazzo abbandonato.
Poco prima di uscire però, si fermò e voltò lievemente il capo per guardare l’uomo le cui labbra stavano divenendo cianotiche, mentre il corpo veniva scosso da forti brividi incontrollati.
- N-Non mi l-lascerai così !?
- No.. Altrimenti saresti inutile. Nel caso che tu accetti ovviamente.
- S-si !
 - Bene..Sarò io a farmi vivo. Fino ad allora, tu non mi hai mai visto.
 
Senza dire altro lasciò la stanza, portandosi con sé il ghiaccio e il freddo che avevano invaso la camera dell’uomo, ora libero.
Ancora tremante l’uomo cadde in ginocchio, raggomitolandosi su sé stesso come un bambino, scosso da tremiti violenti per il gelo che gli era entrato nelle ossa.
 
 
Il telefono vibrò e il nome di sua sorella comparve sullo schermo per l’ennesima volta.
Senza dire niente lo afferrò e chiuse la chiamata, conscia della frustrazione che sicuramente l’altra stava provando in quel momento.
Strinse il cellulare, guardando un punto indefinito del pavimento, prima di lanciarlo al centro del letto e lasciarsi cadere sul materasso.
Si sfiorò nervosamente la clavicola, dove si trovava il tatuaggio che aveva fatto alcuni mesi prima, dopo aver superato un periodo particolarmente difficile.
Percorse con le dita sottili il contorno dei petali, perdendosi tra i molteplici pensieri che le stavano attraversando la mente.
Tra tutti spiccava un senso di rottura che non riusciva ad eliminare né ad ignorare.
Una sorta di vuoto nello stomaco che la costrinse ad affondare il viso nel cuscino, per fermare le lacrime che sentiva premere per uscire.
Artigliò con forza il guanciale, spostando il volto in modo da guardare con un occhio la finestra.
Nonostante fossero solo le cinque del pomeriggio, il sole stava già tramontando e lei non riuscì a non provare una sorta di tristezza.
Rimase assorta nei propri pensieri, senza spostarsi di un millimetro, sentendosi priva della sua solita energia, finchè una voce familiare non la chiamò.
- Val, sono Asia. Sei sveglia ?
- Si, entra.
 
Rapidamente si sedette sul letto, tentando di sistemarsi i capelli con le dita, per poi darsi della stupida a causa di quell’azione.
La Logan entrò a passo felpato, gli occhi viola ancora pieni di preoccupazione, come il giorno precedente, e le sopracciglia scure corrucciate.
Si sedette al suo fianco, senza guardarla negli occhi se non per un attimo.
Valèry avvertì un groppo formarsi in gola a causa di quella vista e, per cercare di distrarla, pensò di convincerla ad uscire.
- Asia, perché non mi porti in città ? E’ ancora presto e possiamo andare a cercare un posto dove possa fare il tatuaggio.
 
Asia sollevò gli occhi, incontrando quelli neri come l’onice della compagna, intenta a sorriderle.
Capendo le sue intenzioni di distrarla asserì con il capo, ricambiando con affetto l’espressione di gioia che le aveva dedicato.
La mora si alzò di scatto, tirando la ragazza per sollevarla, e si avvicinò all’armadio spalancandolo.
Con una gioia che poco prima non provava, iniziò a cercare qualcosa da indossare, facendo del suo meglio per nascondere la crepa che dentro di lei sembra aprirsi sempre di più.
 
 
Quando ebbero raggiunto il centro, indossando una mise comune per non attirare l’attenzione, subito si recarono verso le vie di negozi che lo popolavano.
Asia si lasciò per un attimo alle spalle la sua seconda identità, i misteri e i problemi, fingendo di essere una comune ragazza, come tutte le altre.
Portò Valèry a visitare vari negozi di abbigliamento e simili, provando abiti che normalmente non avrebbero mai indossato, solo per divertirsi.
L’amica si dimostrò molto interessata e quando giunsero alla vetrina di un fotografo, rimase per alcuni minuti ad osservare le foto esposte.
La ragazza dai capelli corti sorrise dolcemente nel vederla così presa da quelle immagini. Scene di vita quotidiana, paesaggi e sogetti ignari di essere rappresentati.
Momenti catturati su pezzi di carta che non si sarebbero ripetuti più.
Trascorsero parecchio tempo a camminare senza meta tra le stradine poco illuminate, ridendo a battute senza senso.
Solo dopo un ora riuscirono a trovare un negozio di tatuaggi che riuscì a catturare lo sguardo della mora.
Varcarono la soglia in silenzio, rapite dai disegni affissi alle pareti e dall’aspetto del luogo, illuminato dalla luce artificiale generata dalle lampade.
- Scusi. Posso vedere qualche tatuaggio ?
 
Una donna sulla trentina con capelli rosso scuro e tatuaggi su entrambe le braccia le sorrise, emergendo da una porta dietro il bancone. Amichevolmente consegnò alle due ragazze un album su cui erano raffigurati alcuni disegni particolari.
Valèry sfogliò le pagine, cercando qualcosa che la colpisse, e quando lo trovò colpì la pagina con palmi, entusiasta per la scelta.
Volse lo sguardo verso Asia e le indicò il disegno, apparentemente infantile, che si trovava sul foglio.
Uno strano animale dalle lunghe orecchie e dagli immensi occhi scuri si trovava in cima, colorato di grigio e bianco. A seguire, sotto di lui, un secondo animaletto molto simile al primo, solo più piccolo e completamente bianco. Per ultimo un terzo strano coniglietto, più piccolo del precedente, sempre dal pelo bianco.
- Voglio questo. Può farmelo sull’avambraccio? Vorrei che partisse dall’incavo del gomito e finisse poco prima del polso.
- Certamente. La tua amica invece ??
 
Asia rimase interdetta per alcuni secondi, indecisa su cosa dire, finchè un disegno particolare tra quelli esposti non la colpì.
Senza pensare si sfiorò la spalla dove anni prima aveva subito una ferita da ustione, ormai cicatrizzata.
Convinta indicò il disegno che si trovava incorniciato alla parate affianco ad altri, anche se nessuno riusciva per lei ad eguagliarlo.
Un fiore di loto, dai colori rosso oro e nero, avvolto in parte dalle fiamme che sembrava parte stessa di quel fuoco.
I petali non ancora toccati dal furore di quell’elemento, pieno di distruzione e vita al tempo stesso, sfumavano delicatamente dal nero dei bordi al rosso, che caratterizzava il resto del disegno, man mano più vivido.
Al centro, il cuore del fiore, rappresentato  con il tipico colore giallo, quasi fuso con la sfumatura del fuoco.
- Ottima scelta. Ha già in mente il posto in cui farlo ??
- Si può tatuare su una cicatrice da ustione ?
- Beh, non è semplice ma si può.
 
La voce della ragazza non subì alcuna inclinazione, nonostante il ricordo di quello che il fuoco le aveva provocato a quel tempo.
Valèry sembrò avvertire il particolare sentimento che la stava pervadendo e le si avvicinò, per farle comprendere di essere lì, anche solo per starle accanto.
- Bene allora chi vuole iniziare ?
- Asia vai tu. É il tuo primo tatuaggio.
- Okay.
 
Entrarono in una stanza a parte, dove si trovava il lettino e la strumentazione per fare i tatuaggi.
La donna si avvicinò al tavolo e iniziò a preparare gli oggetti, mentre le ragazze raggiungevano il lettino e Asia si liberava della giacca scura.
Afferrò i lembi del maglione e lo sfilò con delicatezza, volgendo la schiena allo sguardo dell’amica.
Dalla spalla destra e per buona parte della schiena, una cicatrice spiccava sulla pelle perlacea della giovane, un marchiò originato dal fuoco.
Valèry osservò in silenzio ciò che le fiamme avevano fatto alla ragazza e con delicatezza, mentre la attuatrice usciva a recuperare l’immagine, sfiorò il braccio di Asia, spingendola a girarsi.
- È avvenuto durante uno scontro, cinque anni fa.  Se non fosse stato per mio fratello sarebbe stato molto più difficile. Mi ha curata senza dire nulla a nessuno su ciò che mi era successo, per rispettare una mia decisione.
- Perché..
- Perché non volevo che altri sapessero ? Beh non era un momento semplice, anzi era molto critico. Non volevo diventare un peso e costringere la squadra a preoccuparsi per me. Anche se con il senno di poi, penso di aver commesso un errore.
- Chi è stato ?
- La stessa persona che mio fratello ha amato più di ogni altra cosa..Anche se tutto ciò è avvenuto  prima che si conoscessero davvero..
 
La mora rimase in silenzio e la guardò negli occhi, trovandovi una malinconia che prima non le aveva mai visto dentro.
Non sapendo cosa fare, restò ferma e, quando la donna tornò per fare il tatuaggio, si sedette accanto al lettino, osservando l’ago marchiare quella pelle già segnata da innumerevoli scontri. Piena di testimonianze di ricordi che, nonostante tutto, sarebbero sempre rimasti impressi sulla sua pelle.



Salve a tutti! Scusate per il ritardo e i miei ritmi lenti. Spero che qualcuno segua ancora questa storia e sia felice dell'aggiornamento.
Il capitolo è stato pubblicato oggi a causa di una modifica necessaria che sono riuscita a fare solo questa mattina.
Grazie per chi legge ancora ciò che scrivo e a chi aprirà questa storia anche solo per caso o per noia.
Mi impegnerò a pubblicare prima il prossimo.
Baci AlexRae00
  
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