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Autore: LadyIce9    15/03/2015    5 recensioni
Cosa sarebbe successo se il giovane Tom Riddle, invece di essere nato negli anni quaranta, fosse nato negli stessi anni dei suoi mangiamorte più famosi? Se avesse conosciuto fin da bambino Bellatrix Black, Rodolphus Lestrange, Lucius Malfoy e anche Severus Piton, Lily Evans e i malandrini? Sarebbe cambiato qualcosa in lui o sarebbe comunque diventato il mago più cattivo e spietato di sempre? Questa storia si propone di spiegarvelo, senza modificare nessun personaggio e nessun contenuto della storia originale....
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mangiamorte, Severus Piton, Sorelle Black, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Dolore, dolore e ancora dolore.

Una creatura infima, debole e simile a un neonato, era abbandonata al suolo, sotto la panchina di una stazione

Tremava ed era disgustata da se stessa, ma non poteva farci niente: quella era la sua condizione, se l'era cercata.

La stazione immacolata era calma e pacifica, ma la creatura era a dir poco agitata, continuava a contorcersi spasmodicamente, voleva guardare, alzarsi, gridare! Ma non poteva fare nulla di tutto ciò. Le sue mani erano anchilosate, le gambe ridotte a due moncherini e la voce afona, inesistente.

Avrebbe voluto urlare, piangere e chiedere perdono, ma tutto ciò che poteva fare era solo dolersi e accecarsi davanti al chiarore bruciante del cielo e delle colonne, e poi davanti ai suoi occhi comparve un ragazzo sconosciuto, etereo come un angelo, con gli occhi verdi e colmi di commiserazione per lui...

Aiutami, ti prego”

Però, improvvisamente, quel ragazzo scomparve, velocemente com' è arrivato.

Al suo posto una voce femminile, lontanissima ma famigliare, giunse e strappò un fremito all'essere sotto la panchina, facendolo agitare ancora di più. Voleva sentire bene quella voce, avrebbe voluto risponderle e implorarle di non andarsene e, incredibilmente, questa si fece più forte, quasi avesse sentito i suoi pensieri, diventò sempre più forte, sempre più forte, lo chiama...

 

 

Tom si svegliò di soprassalto, tremante e con il cuore che batteva furiosamente. Aveva i capelli appiccicati alla fronte, il respiro affannoso e gli occhi talmente brucianti che gli lacrimavano.

Di nuovo quella cosa, quella orrenda, terrificante, disgustosa cosa.

Si portò una mano alla tempia, questa volta gli incubi l'avevano tormentato più del solito. Infatti, da quando aveva creato il suo primo Horcrux, dormire sogni tranquilli era diventata una specie di utopia, una speranza vana che sfociava molto più spesso nell'insonnia che nel riposo, ma mai in vita sua aveva fatto un incubo così credibile e pregnante, così angosciante.

Sarebbe diventato così da morto?

Era talmente scioccato che non si era accorto che Bellatrix lo stava fissando dal basso, accucciata al lato destro della poltrona. Appena la vide, sussultò.

“Che cosa ci fai tu qui!?” le disse bruscamente, stupito e confuso insieme “Vattene via subito!”

“Scusami” balbettò Bellatrix, alzandosi subito in piedi “Non volevo entrare o svegliarti, ma ho sentito... credevo che tu...”

Una rabbia folle gli montò nel petto, nessuno avrebbe dovuto vederlo in quello stato, lei a maggior ragione.

“Che cosa?” la anticipò tagliente “Che volessi essere svegliato in piena notte? Per una volta che mi ero addormentato... Vattene via, Bellatrix”

Lei però esitò, guardandolo timidamente da sotto le lunghe ciglia. Tom capì subito cosa voleva, e un sorriso gli spezzò il viso in due come una crepa.

“Ho detto che non succederà mai più” le disse calmo “Smettila di pensarlo”.

Bella fece un'espressione corrucciata, di insofferenza e rabbia insieme.

“Ma perchè?” sussurrò impotente “Perchè no? Che cos' ho fatto di sbagliato?”

“Niente, Bella. Semplicemente io ho deciso così” le rispose beffardo “Sono sicuro che troverai qualcun altro, sei talmente deliziosa...”

Bella lo guardò implorante. Naturalmente la stava prendendo in giro, come sempre.

“Per favore...”

“Esci”

Lei a quel punto se ne andò, trascinandosi verso la porta con un'andatura strisciante, ben diversa dall' incedere maestoso che aveva da sempre avuto, sia da bambina che da ragazza.

Tom sorrise, adorava la soggezione di Bella, gli ricordava che presto tutti i purosangue sarebbero diventati come lei, sottomessi e dipendenti. Era rassicurante, in un certo modo.

Infatti, malgrado si fosse guadagnato il loro rispetto e suscitasse un certo timore, capiva che non aveva ancora ottenuto il pieno controllo su di loro, che molti erano scettici e che alcuni si reputavano più meritevoli o perfino migliori di lui, come quel damerino sprezzante di Rodolphus Lestrange, ad esempio. Sì, Bella avrebbe avuto un posto privilegiato tra le sue schiere, anche se, probabilmente, non l'avrebbe mai saputo.

Guardò la porta, sentendo il vago, strano impulso di richiamarla indietro...

Ma lo soffocò subito, non poteva più permettersi di ricadere in quell'errore. Già aveva sbagliato la notte in cui era tornata, lasciandosi sopraffare dai suoi istinti come un qualsiasi schiavo del proprio corpo, senza resistere, senza ragionare. Ed era stato orribile. Troppo intenso, troppo incontrollabile, mai aveva provato delle sensazione così forti, dei sentimenti così vivi e umani... Ed era proprio quel genere di intensità che doveva evitare come la morte, se voleva diventare davvero Lord Voldemort, il mago immortale più forte del mondo. Infatti, quanto più è salda la struttura caratteriale di un individuo, tanto più gli riuscirà di governare le pulsioni istintuali, di frenarle, di metterle a tacere una volta per tutte. E Voldemort era questo, padrone non solo degli altri, ma anche di se stesso.

Non l'avrebbe rifatto mai più con lei, di questo ne era certo. Peccato solo che l'idea lo inquietasse non poco, procurandogli una specie di fastidio all'altezza dello stomaco...

Si sforzò quindi di pensare ad altro, di pensare a se stesso. Oggi avrebbe incontrato di nuovo quella povera illusa di Hepzibah Smith, e se tutto andava secondo i suoi piani, finalmente avrebbe avuto il suo medaglione e la coppa di Tassorosso.

Dopodichè avrebbe fatto il terzo e il quarto Horcrux, con la speranza di non dover soffrire le pene dell'inferno come era accaduto con i primi due, il diario e Nagini.

Il peggiore però era stato sicuramente primo, ricordava ancora il dolore lancinante che aveva provato, come se degli artigli gli avessero strappato brutalmente una parte del corpo e se la fossero mangiata, inghiottita per sempre nell'oscurità.

Ma questo non gli importava, l'immortalità aveva un prezzo che lui era disposto a pagare, costi quel che costi. E poi era sicuro che, più Horcrux avesse creato, meno vulnerabile sarebbe diventato in futuro, non avrebbe più sentito il dolore fisico, la fame, il sonno o gli altri stupidi bisogni che lo accomunavano ai babbani.

Non avrebbe mai più pensato o desiderato Bellatrix, finalmente.

Tom sorrise, quella sì che sarebbe stata una liberazione, valevole più di qualsiasi dolore. Chissà poi se lei avesse continuato a desiderare lui, dopo sette Horcrux...

Il mago si scosse, confuso dai suoi stessi dubbi. Che razza di domanda era? A lui non sarebbe cambiato nulla, anzi! Sarebbe stato molto meglio se lei si fosse levata dalla testa certe pretese, rimanendo al suo posto come gli altri.

...E comunque la risposta è sì.”

 

Quale risssssposta, mio Padrone?”

 

Nagini il serpente strisciò lentamente ai suoi piedi, per poi salire sinuosamente sullo schienale, per raggiungere il suo viso.

“Niente mia cara, solo stupidi pensieri” mentì lui, guardandola negli occhi

 

Padrone, c'è la ssstrega dietro alla porta, osa origliarvi”

 

Tom si accigliò, concentrandosi per sentirla. Percepì subito la sua presenza, la donna era rimasta davvero lì, seduta per terra con la schiena appoggiata alla porta.

Strano che non l'avesse sentita.

“Ribelle come sempre” sussurrò compiaciuto “Non importa Nagini, lasciala lì”

 

Ma padrone, vi disobbedisce e io sssono affamata...”

 

“Con ciò?” le sibilò sorpreso ma divertito “ Ti vorresti mangiare Bellatrix, mia Nagini?”

 

Quale altro scopo può avere, mio sssssignore? È debole e disturbata, sssento che vi creerà solo problemi, mio padrone”

 

“No, mia cara, devo dissentire” le rispose placido “Bella è la mia serva più fedele, ci verrà molto utile”

 

Vi credo, mio sssignore”

 

Tom guardò il rettile allontanarsi e acciambellarsi davanti al camino, silenzioso e... offeso. Nagini era palesemente infastidita dal suo comportamento, questo gli era chiaro.

Ma d'altronde non poteva accontentarla. Dire che avrebbe fatto a meno di Bella sarebbe stata una menzogna, soprattutto ora che era appena tornata e che gli era diventata inspiegabilmente più dipendente e sottomessa. Doveva ammetterlo, quella donna era un bel rebus, di difficile comprensione perfino per lui, che da sempre si era ritenuto il signore degli enigmi. Insomma, come poteva non odiarlo, dopo che aveva passato tutti quegli anni ad Azkaban a causa sua? Perchè non si era vendicata in modo avventato e violento, come si era aspettato che facesse? L'avrebbe uccisa in quel caso, duramente e senza indugio. Ma, per quanto gli dolesse ammetterlo, era stata proprio questa la motivazione che più l'aveva trattenuto dal liberarla, in tutti quegli anni di omicidi e riflessioni.

Negarlo sarebbe stato da deboli, 'illusioni da anime belle', come aveva letto in chissà quale libro.

In qualche modo sapeva che avrebbe convissuto con lei e che, volente o nolente, l'avrebbe avuta tra i piedi per tutta la vita, come un cane tenacemente affezionato.

Ma il problema più gorsso era la consapevolezza di esserne felice, come il fatto di continuare a desiderarla anche così, dopoche era stata distrutta e avvilita da Azkaban.

Perchè?

Perchè doveva reagire così? Che significato aveva tutto ciò? Non sapeva rispondersi.

Sibilò frustrato, Lord Voldemort l'avrebbe sicuramente saputo al suo posto, e comunque non si sarebbe certo abbassato a faccende così insignificanti da diventare stupide. Ma lui non era Voldemort... Sapeva dentro di lui di essere ancora Tom, schifosamente e vergognosamente Tom, e tali pensieri ne erano la prova, così come il suo integro viso da babbano.

Due Horcrux non sarebbero bastati per farlo diventare il più grande mago del mondo, doveva agire subito e bene, non poteva più sopportare di essere così vile.

Era deciso: Hepzibah Smith avrebbe avuto una bella sorpresa, e lui non avrebbe più pensato a quella voce...

 

 

Ministero della magia, secondo livello: Ufficio applicazione della legge sulla magia.

 

Andromeda tossì forte, il liquido denso che era stata costretta ad ingerire le procurò dolorosi conati di vomito e un mal di testa tanto improvviso da farle sanguinare il naso. Si dimenò nella sedia dov'era magicamente legata, domandandosi se era lecito trattare così un civile che non era neppure indagato sui fatti.

La sua vista cominciò ad annebbiarsi, come se qualcuno le avesse messo un velo di tulle intorno agli occhi, ma ciò non le impedì di riconoscere suo cugino Sirius, il suo migliore amico occhialuto e a debita distanza Lucius Malfoy, seduto con una cartelletta in mano per trascrivere il verbale dell'interrogatorio.

“Allora ci diamo una mossa?” domandò bruscamente un auror con il viso deturpato dalle cicatrici “Ne abbiamo altri tre da interrogare, di questo passo facciamo notte”

“Solo dieci minuti, Malocchio, attendi almeno che la pozione faccia effetto...”

Andromeda trasalì, chiedendosi che diavolo di pozione le avevano somministrato questi maghi bianchi.

Guardò Sirius, l'unico parente con cui era rimasta in contatto, ma questo scosse la testa, impotente e dispiaciuto al tempo stesso.

“Qual è il tuo nome?” le domandò improvvisamente Malocchio Moody, a un palmo dal suo naso.

“Andromeda Black in Tonks”

L'auror sorrise “Che lavoro fa signora Tonks?”

Andromeda avrebbe voluto tacere, ma un impulso irrefrenabile la costrinse subito a rispondere, con voce forte e chiara.

“La curatrice al San Mungo, nel reparto Dementi e Lesionati da Incantesimo”

“Ti piace il tuo lavoro?”

“Sì, anche se rispetto alle mie competenze sono decisamente sottopagata”

La donna spalancò gli occhi cerulei, interdetta. Aveva davvero detto così!?

“È pronta” dichiarò l'auror ridacchiando, e, improvvisamente, fu tutto chiaro: Le avevano veramente somministrato la pozione Veritaserum.

 

 

 

N.d.a

Per il ciclo: A volte ritornano.

Mi dispiace non aver aggiornato per tutti questi mesi, solo che ho avuto il famigerato blocco dello scrittore, per cui ogni cosa che scrivevo o mi faceva schifo o non riuscivo proprio a stenderla in italiano...insomma, 'na tragedia. Inoltre mi rendo conto che questo non è neanche un vero e proprio capitolo, è più uno 'stream of consciousness' di Tom Riddle, con annessa anticipazione di quello che accadrà in futuro... Però ho voluto pubblicarlo lo stesso, un po' per ripresentare timidamente questa storia, un po' perchè ritengo che sia utile capire cosa pensa (per me) Mr. Enigma, per una volta... Anzi, a proposito di questo, so già che molti di voi grideranno all' OOC, che Tom è troppo sentimentale o simili, però posso dire in mia discolpa che ciò che ho descritto sono i suoi pensieri più profondi e segreti, suscettibili come tali di molte interpretazioni (soprattutto con un soggetto complicato come lui!), l'OOC è proiettato soprattutto all'esterno, rispetto ai rapporti con gli altri personaggi, almeno secondo me.

Detto questo accetto qualsiasi crtica, posso tranquillissimamente sbagliarmi! :)

Avrei tantissime altre cose da dire, tipo sul rapporto Tom-Voldemort e sulla rivalità tra Nagini e Bella (sì, qui la gelosia è reciproca! come mi diverto xD) però non voglio fare delle note troppo lunghe, anche se, inesorabilmente, finisco per farlo sempre. Quindi basta, vado via e ringrazio di cuore chi ha recensito e voi tutti che avete pazientemente aspettato!

A presto,

LadyIce :)

 

  
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