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Autore: Fanie33    16/03/2015    6 recensioni
Baci, principalmente.
I paring classici intervallati da Ship di cui tutto si può dire tranne che si trovano spesso.
Dalle sorprese a quello che un po' ci si aspettava, ogni capitolo racconta una storia diversa.
Ogni capitolo, un bacio diverso.
[Wincest-Weecest-Destiel-Sabriel-Debriel-Sastiel-Lubriel-Crobby-Dean/Lisa-Megstiel-Wincestiel-Samifer-Gabriel/Kalì-Calthazar...]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Incest, Threesome | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Rating: Verde chiaro.
Genere: Fluff, a modo suo, e un po' malinconico anche se non era mia intenzione.
Contesto: Subito dopo lo scontro tra Lucifero e Gabriel, 5x19. Ma proprio subito dopo.
Note: Spoiler fino a quel punto della quinta stagione, e lievissimi accenni alla sesta, ma nemmeno si notanto. Il paring è una novità, lo scrivo nelle NdA se qualcuno volesse rovinarsi la sorpesa. OOC ovunque, mi sa che ho proprio cannato i personaggi, ma la mia beta non concorda quindi la pubblico così. Ci si vede giù.

 

Nonostante tutto





Un leggero fruscio accompagnò la comparsa dell'Arcangelo.
Gabriel si prese un lungo momento per guardarsi intorno, e ammirare il panorama. Intorno a lui, oltre il terrazzo del tetto su cui era appena atterrato, si stagliava il paesaggio di una città avvolta dalle tenebre ma illuminata dalla luce di migliaia di lampioni e fari di auto. Le strade si riconoscevano per le scie luminose lasciate dai fanali, e i pochi palazzi ancora illuminati si stagliavano contro il celo scuro in alte torri di luci. Soffiava un vento leggero, che quasi con pigrizia trascinava lontanto i rumori che si sollevavano dal basso.
Il tetto su cui Gabriel era comparso era di un palazzo alto, da cui si poteva facilmente osservare la città dall'alto senza essere visti. La tarda ora della sera rendeva l'aria fresca, ma all'Arcangelo non dava fastidio.
Con una lunga occhiata e un mezzo giro su se stesso si riempì gli occhi del panorama, poi sorrise.
«Los Angeles, davvero?» chiese, voltandosi a guardare la figura in piedi sul bordo della balaustra «credevo di essere io quello con il senso dell'umorismo in famiglia»
L'altro alzò le spalle, rimanendo voltato e con le mani in tasca «Mi sembrava appropriato» rispose.
Gabriel lo affiancò, puntando lo sguardo verso la città sotto di loro «Si, lo è» mormorò.
Rimasero per un lungo istante in silenzio a fissare le scie di macchine che si rincorrevano nella notte. Entrambi dovevano ancora realizzare cosa era successo quella notte, e nonostante lo avessero programmato in ogni minimo dettaglio con largo anticipo, farlo davvero era stata tutt'altra cosa. Si erano detti delle cose, si erano fatti delle cose, che appartenevano ad un passato ancora difficile da dimenticare, ed entrambi stavano ancora cercando di perdonarsi per quello che era stato.
«Stai bene?» chiese Gabriel, rompendo all'improvviso il silenzio e voltandosi verso l'uomo accanto a sè.
Anche lui voltò il capo, e le luci della città illuminarono i suoi occhi color ghiaccio, insieme alla pelle rovinata e bruciata del viso.
L'Arcangelo strinse le labbra, mentre il Diavolo sorrideva appena.
«Dovrei essere io a chiedertelo, fratellino. Ti ho ucciso, stasera» mormorò Lucifero, il capo inclinato e lo sguardo di nuovo fisso all'orizzonte.
Il minore sbuffò, scrollando le spalle «sto bene. Guarda» disse, scostando un lembo della giacca che gli copriva l'addome. Sotto, la camicia era squarciata e intrisa di sangue, ma la pelle sembrava illesa.
Lucifero fissò per un momento lo strappo sugli abiti del fratello, poi con un gesto della mano fece sparire il tessuto slabbrato della camicia, scoprendo del tutto la pelle e strappando a Gabriel uno sbuffo a metà tra l'infastidito e l'esasperato. Una lunga cicatrice che deturpava trasversalmente il suo corpo appena sotto al cuore, una linea bianchiccia e lucida che agli occhi del Diavolo parve quasi risplendere di Grazia.
«Perchè non la guarisci?» chiese, e prima che il fratello potesse rispondere, passò due dita sul profilo traslucido della pelle rovinata, e la cicatrice svanì al solo contatto con i suoi polpastrelli. Un tocco leggero, appena accennato, poi Lucifero ritirò la mano, accompagnato da uno sbuffo infastidito del fratello.
«Mi piaceva... Mi dava un'aria da cattivo ragazzo» mugugnò l'Arcangelo, passandosi una mano sul petto, dove un attimo prima brillava l'ultima traccia dello scontro con il fratello.
Il Diavolo ridacchiò sommessamente, scuotendo appena il capo «non ero io quello che doveva crescere?»
«L'ho detto, vero?» chiese Gabriel, sorridendo «beh, magari sarebbe d'aiuto ad entrambi»
Lucifero annuì, sovrappensiero, lo sguardo di nuovo perso all'orizzonte davanti a sé.

Rimasero per un lungo momento in silenzio, spalla a spalla, i dorsi delle mani che si sfioravano impercettibilmente.
Il minore si prese un altro istante per guardarsi intorno e stamparsi quell'esatto momento nella mente, l'ennesimo ricordo condiviso con il fratello dopo tutto il tempo che avevano trascorso lontani.
Da quando Lucifero era caduto, erano passati talmente tanti anni umani da dare le vertigini perfino ad un essere eterno come un angelo, e forse era stato proprio per quello che Gabriel aveva lasciato il Paradiso ed era fuggito sulla Terra: di tutti i suoi fratelli, l'unico con cui davvero avrebbe voluto condividere l'eternità era proprio quello che non era più con lui. E poi, quando la Gabbia era stata aperta, nonostante non condividessero le stesse idee e i loro scopi fossero diversi, nessuno dei due era ancora riuscito a dimenticare l'altro, e così si erano ritrovati.
Era sempre Lucifero a scegliere dove incontrarsi, chiamandolo dalla cima di un vulcano in eruzione in Islanda, o da una grotta nascosta nei ghiacci sul monte Himalaya, o da un'oasi nel deserto del Sahara. Poi c'era stata la Foresta Pluviale durante un monsone, le cascate del Niagara, e l'aurora boreale.
Erano sempre posti meravigliosi, certo, ma isolati, nascosti ad occhi indiscreti, solo loro e nessun altro.
Gabriel ci aveva messo poco a capire che non era la solitudine che il fratello cercava, quanto l'assenza di compagnia. Non voleva incontrare umani, né avere nulla a che fare con loro, perché nonostante fosse passato molto più tempo di quanto loro due potessero ricordare, lui non aveva dimenticato il suo odio e la Caduta. E suo fratello non aveva mai provato a parlargliene, o a convincerlo a mettere da parte il passato, perché sapeva di essere l'ultimo a poter dispensare consigli, anche se in cuor suo considerava gli umani molto più degni di esistere di quanto Lucifero avrebbe fatto mai.
Ogni tanto, quando era solo e dentro di sé sentiva nostalgia del Paradiso, si sedeva da qualche parte e osservava l'umanità, quelle piccole e insignificanti creature che si affannavano nelle loro insulse vite alla ricerca di qualcosa, di qualcuno. Nonostante la loro imperfezione, la loro limitatezza, l'Arcangelo aveva sempre trovato affascinante la loro esistenza, la loro determinazione, il loro coraggio.

In quel momento, in piedi sul tetto di un palazzo a guardare lo scorrere del tempo umano spalla a spalla con il Diavolo, Gabriel si rese conto che quella sera era tutto diverso, sia la scelta del luogo che suo fratello stesso. Lucifero aveva voluto dargli quello che desiderava, l'umanità, un posto da cui osservarla anche se lui non la poteva tollerare. Era il suo modo di dimostrargli che gli dispiaceva, per tutto, e che non gli importava di nulla che non fosse lui. Che l'umanità per lui non era niente in confronto a suo fratello, ma che se lui davvero l'amava tanto, allora gliel'avrebbe concessa.
Gabriel sorrise, impercettibilmente, e sfiorò con i polpastrelli la mano del maggiore, che si schiuse e accolse la sua in una stretta calda.
«Mi dispiace» mormorò il Diavolo «ma sai bene che era...»
«Necessario» Gabriel lo interruppe sorridendo «lo so. Ma guardami, sto bene. Non sono morto, e ora che finalmente anche i Winchester mi credono fuori dai giochi, puoi smettere di preoccuparti per me. E io posso iniziare a preoccuparmi per te»
Lucifero non rispose, limitandosi a stringere appena la presa sulla sua mano e a sorridere nell'oscurità.
«E poi, iniziavo ad annoiarmi. Trickster, Dio Pagano, Arcangelo. Era ora di cambiare»
«Davvero? E cosa vuoi fare adesso?»
«Non lo so. Magari me ne starò per un po' tra gli umani»
«Umani» sbuffò Lucifero «non capirò mai che cosa ci trovi in loro»
“Già, mai” pensò Gabriel, con una nota di malinconia.
«Forse un giorno riuscirò a spiegartelo. Per il momento... sta solo attento a non sottovalutarli. Molti di loro sanno essere... Combattivi»
«Fratellino» ghignò il maggiore «non è che ti stai rammollendo?»
Gabriel rise quietamente, scuotendo il capo «Si, certo, fingi che ti dispiaccia» mormorò.
Lasciò cadere il discorso, non voleva che il passato e il futuro rovinassero anche quel presente.
Lucifero, accanto a lui, ghignò passandosi la lingua biforcuta sulle labbra.
Il minore storse il naso «Smettila, è inquietante»
«Si, certo, fingi che ti dispiaccia» gli fece il verso il Diavolo, mentre Gabriel scuoteva ancora la testa.

Rimasero per un altro lungo momento in silenzio, mentre il vento si faceva più intenso e la giacca ancora aperta di Gabriel sventolava all'aria. L'Arcangelo respirò profondamente, riempiendosi i polmoni e allargando le spalle, come se volesse spiccare il volo. Gli sarebbe piaciuto, ma in quel momento non era sicuro di essersi ripreso abbastanza dallo scontro con il fratello che, seppur finto, lo aveva prosciugato di molta più energia di quanto gli piacesse ammettere.
Si sentì tirare appena per la mano, e un attimo dopo Lucifero lo teneva stretto a sè, baciandolo lentamente.
Gabriel si lasciò andare e rispose al bacio, sorridendo leggermente sulla bocca del fratello prima di mugugnare compiaciuto e schiudere definitivamente le labbra per lasciare al Diavolo libero accesso.
Dio, quel sapore era così inebrante, sapeva di casa e di condanna, di Inferno e di sangue, di ricordi e di futuro.
Lucifero si scostò da lui un attimo dopo, e Gabriel lo lasciò andare quasi controvoglia.
«Sai di fragola, fratellino» ghignó il maggiore sulle sue labbra «dovresti smetterla di ingozarti di caramelle»
Il più giovane sorrise, e stava per ribattere, ma vide lo sguardo di suo fratello sollevarsi e spegnersi appena.
«Quelle non posso guarirle» mormorò Lucifero, quasi con malinconia.
Gabriel voltò il capo per guardarsi alle spalle, e quando si rese conto che il maggiore stava parlando delle sue ali, se ne sorprese.
Le aveva lasciate andare senza accorgersene, e ora che aveva modo di osservarle si rese conto che erano spelacchiate, molte piume erano arruffate o spezzate, e a guardarle bene ricordavano più le ali di un avvoltoio che quelle di un angelo. Ma la cosa in assoluto più strabiliante era un'altra.
«Riesci a vederle?» chiese, con la sopresa impressa a fuoco negli occhi.
Lucifero sorrise, senza distogliere lo sguardo dalle ali del fratello «certo. Nonostante tutto, sono sempre un angelo, prima ancora di essere il Diavolo»
Gabriel chinò il capo, quasi dispiaciuto da quella risposta, ma il maggiore gli sfiorò il mento e lo baciò di nuovo, dolcemente, quasi volesse farsi perdonare qualcosa.
E forse lo voleva davvero, voleva chiedere perdono per la Caduta, per l'Apocalisse, per aver costretto suo fratello a fuggire sulla Terra, per averlo coinvolto in quella battaglia, per aver dovuto quasi ucciderlo, per essere quello che era.
Ma Gabriel non voleva le sue scuse, non gli servivano, lo aveva già perdonato, quindi gli morse il labbro inferiore e si godette il suo sussulto sorpeso, prima di prendere il controllo del bacio e sentirlo grugnire soddisfatto.
Quando una delle mani del fratello si intrufolò tra le piume delle sue ali sussultò appena per il dolore, e gli afferò il braccio, portandoselo con dolcezza e decisone intorno alla vita.
«Lucy, va bene. Sto bene, lascia stare» mormorò sulle sue labbra, ma suo fratello non parve convincersene.
«Ehi, non ha importanza. Sono solo due stupide ali. E poi, così arruffate sono molto più carine»
Lucifero sorrise, nonostante tutto, e Gabriel ne approfittò per baciargli le labbra, mentre la presa del fratello sui suoi fianchi si faceva più decisa.
«Sono contento che sia andata cosi. Voglio dire, se tu non fossi caduto, se io non fossi scappato, se non si fosse scatenata l'Apocalisse, noi non saremmo qui»
«Davvero, non rimpiangi niente?» chiese il Diavolo, guardandolo negli occhi.
«Niente» sorrise Gabriel.
Lucifero sbuffò una risata «va bene fratellino, basta caramelle per te»
Il minore sorrise, poi si strinse di nuovo a lui, mentre sotto di loro, nonostante tutto, l'umanitá continuava a scorrere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA
Per chi scendesse dalle note in alto, è una LUBRIEL (Lucifero+Gabriel)

Per gli altri, salve.
Non picchiatemi, vi prego.
Allora, intanto pubblico a quest'ora improponibile (00:12) perchè non so se ce la farei stasera, e oggi la mia beta è via, quindi o così o niente. Però, ehi, vi trovate un kiss alla mattina, cosa che non succede mai. Forse nevicherà, chissà.
Per il resto, OOC alla stragrande, o almeno temo, e l'idea originale era tutt'altra, ma alla fine si è scritta (?) così, e io così la pubblico.
È un paring che io amo, alla follia, ma che si vede raramente (Sabriel e Samifer monopolizzano il fandom), e quindi non poteva non comparire qua.
Spero che non sia male come sembra a me, fatemi sapere cosa ne pensate.
Ah, un'altra cosa. Non ho specificato molto le dinamiche del capitolo, ma penso si capisca abbastanza cosa è successo durante lo scontro tra Lucifero e Gabriel e perchè. Ma se così non fosse, fatemi sapere e vedrò di limare un po' di particolari.
Per il resto niente, grazie a tutti, vi amo un sacco e ci si risente lunedì.
Un bacio a tutti,
Fanie

   
 
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