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Autore: cherfifina96    16/03/2015    2 recensioni
Dal testo:
"La prima cosa che ricordo di quel giorno, è l'odore della macchina dell'assistente sociale che mi stava accompagnando per l'ennesimo primo giorno, nell'ennesima nuova scuola. Quell'odore di libri nuovi, che nessuno ha mai aperto e di caramelle alla menta."
Un assassino da scovare, una ragazza speciale.....
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 12

 

Dopo la colazione, uscimmo di casa per dirigerci a scuola.

<< Allora, hai capito tutto? >> chiese Donna per l’ennesima volta.

<< Sì. Se dovesse succedere qualunque cosa, dovrò chiamarti immediatamente e andare nell’ufficio del preside. >> ripetei atona. Mi aveva fatto le stesse raccomandazioni per tutto il viaggio. Nonostante fosse già passato del tempo da quando mi ero trasferita a casa di Donna, ancora non riuscivo ad abituarmi alla preoccupazione che mostrava per me. Mi suonava ancora molto strana.

Il tragitto mi sembrò più breve del solito, e mi ritrovai a desiderare di non dover scendere dall’auto.

Scossi la testa lievemente, come per far uscire quella sensazione di panico che mi aveva attanagliata e scesi, affacciandomi sul marciapiede.

Dopo un’ulteriore raccomandazione, Donna scomparve dalla mia vista, mentre io mi avvicinai alla porta d’entrata.

Il peso allo stomaco col quale mi ero svegliata quella mattina non mi lasciava ancora, non importa quanto cercassi di distrarmi.

Le ore passavano monotone, il tempo scorreva lento, come per torturarmi. Non accadde nulla di straordinario, fino all'ora di pranzo.

<< Ehi >> fece Jay, avvicinandosi al mio banco << Ho saputo che devi andare dal preside! Ti accompagno, per sdebitarmi dell'altra volta. >>

Non risposi e lasciai che mi seguisse.

Camminavo con passo innaturalmente lento, con gli occhi fissi sul pavimento. Jay parlava, mi esortava ad aumentare il passo, forse. Non riuscivo a sentire la sua voce distintamente, come se fosse solo un brusio lontano.

Nella mia mente un solo pensiero: FUGGI.

 

 

Dopo pochi minuti, che a me parvero ore, giungemmo davanti alla porta della presidenza.

Esitai qualche istante prima di bussare, con la mano che tremava.

<< Prego. >> la voce del preside Hamilton, attutita dalla porta, mi raggiunse ed entrai, facendo cenno a Jay di aspettarmi fuori.

<< D'accordo. Quando avrai finito, però, ti riaccompagnerò in classe. Mi sembri strana >> disse per poi girarsi e appoggiarsi al muro di fronte alla porta.

Mi richiusi la porta alle spalle, ma rimasi ad aspettare sulla porta.

<< Si sieda, signorina. Non mordo. >>

A queste parole mi avvicinai lentamente alla sedia di fronte la scrivania.

<< So che questo è un periodo difficile per lei, ma voglio che sappia che qui è assolutamente al sicuro. >> disse Hamilton.

Annuii, cercando di sembrare convincente e meno spaventata di quanto non fossi in realtà.

<< E' per questo che le ho chiesto di parlare con me. Potrei avere delle informazioni sul vostro uomo. >>

Alzai lo sguardo sorpresa. << Come? >>

<< Ha capito bene. >>

<< Ma.... Perché non ne parla con la polizia? >>

<< Perché potrei divenire anche io un bersaglio. Se ne parlo con lei, invece, è solo una chiacchierata amichevole. >> disse sfoderando uno sguardo di chi la sa lunga.

<< Comunque, tornando alla nostra “chiacchierata”; credo che l'uomo che state cercando sia fissato con la mitologia, di qualunque cultura ed epoca. Sembra interessato soprattutto agli occhi. In particolar modo ai suoi. >> continuò, indicandomi.

<< So dai giornali che quest'uomo ha già ucciso venti persone e che nel primo omicidio di cui è accusato, ha lasciato un biglietto dove diceva che le sue vittime sarebbero state in tutto sessanta tre, scelte con un determinato criterio, che ancora non si conosce, per poter realizzare “l'occhio”. Fin qui come me la sto cavando? >>

Feci cenno di sì con la testa. Queste erano informazioni note a tutti, causate da una fuga di informazioni e reperibili ovunque.

<< Ed è questo che mi ha fatto sorgere un dubbio. Io ho studiato archeologia, e le posso dire che, secondo la mia teoria, il killer sta cercando di ricreare metaforicamente l'Occhio di Horo. Gli servono sessanta tre parti, che a quanto pare interpreta come vite umane, per poterlo completare, per poi donarlo ad un Horus idealizzato. Credo che si identifichi come parte integrante della mitologia. >> concluse.

Dopo aver ascoltato la sua teoria, realizzai che poteva essere quello il movente dell'assassino.

Un patito di mitologia che vuole compiacere qualcuno. Ma chi?

<< Beh... Queste sono mere supposizioni. Spero di non averla turbata. La nostra chiacchierata finisce qui. Buon proseguimento. >>

 

**

 

Uscii dall'ufficio del preside un po' frastornata.

<< Tutto bene? >> Jay, di cui mi ero completamente dimenticata, mi si avvicinò, con fare apprensivo.

<< Sì... >> risposi con un fil di voce. << Devo chiamare Donna >>

 

 

<< Questa teoria ha un senso. Lo sapevo che ci serviva un consulente fisso! >> Donna e io ci trovavamo in centrale. Dopo la mia chiacchierata con il preside, l'avevo avvertita dei sospetti dell'uomo. Ci eravamo recate alla stazione di polizia senza dire una parola.

<< Secondo voi, se il signor Hamilton ha ragione, chi sta cercando di impressionare, Nesso? >> chiese uno degli agenti.

<< Non ne ho idea. Forse qualcuno che ha a che fare con la sua infanzia. Il padre, forse. >> rispose un altro.

Di lì a poco la stanza si riempì di voci che si confondevano tra loro, creando un coro di ipotesi e supposizioni.

<< Quello che sappiamo è che c'è qualcosa che ha scatenato questa sua furia omicida. I motivi arriveranno dopo. Prima dobbiamo capire come sceglie i suoi bersagli >> disse Donna con tono autoritario.

Mi alzai dalla sedia e mi avvicinai alla lavagna dove tutti i dati in possesso della polizia erano collocati, senza un filo logico che li legasse.

Le vittime non avevano nulla che le collegasse. I loro nomi e i loro volti erano appesi alla lavagna senza un perché.

Dorothea Hedley

Derek McRae

Mira Harmann

Adelaide Kelley

Jared Garber

Dan Messner

 

Rifletti, mi dicevo, rifletti. Qualcuno fissato con la mitologia, cosa può cercare?

Poi, l'illuminazione.

<< Datemi un dizionario dei nomi! >> urlai all'improvviso.

<< Cosa? >>

<< Datemelo e basta! >>

Un agente corse nella sala d'attesa e tornò con il libro da me richiesto.

Lo aprii e cercai i nomi delle vittime e li scrissi su un foglio.

 

Dorothea = regalo di Dio

Derek = capo del popolo

Mira = mondo

Adelaide = nobile

Jared = discendenza

Dan = Dio è il mio giudice

 

 

 

<< Sceglie le persone in base ai nomi, ok, ma come? >> chiese Donna guardando il foglio.

<< Forse con l'elenco telefonico. >>

<< Questo non restringe il campo. Tutti possiedono una guida telefonica. >>

Di nuovo, un vociare assordante invase la stanza.

<< Farò da esca. >>

Non appena queste parole uscirono dalla mia bocca, un silenzio innaturale avvolse tutti i presenti e almeno venti paia di occhi mi fissarono basiti.

<< Non credo proprio! >> decretò Donna.

<< E' una buona idea, invece! Il mio nome significa “ritorno”! Potrebbe significare qualcosa per il killer! Mi ha già minacciata, sono già un suo bersaglio! >>

<< E' una pessima idea! >> insistette Donna

<< Ispettrice; la ragazza non ha tutti i torti. >>

<< E' una ragazzina! La ucciderà! >>

<< No, invece! >> urlai << Posso difendermi! Hai dimenticato che posso- >>

<< Non mi interessa se puoi spostare le cose! >>

<< Calmatevi tutti, ora! >> la voce potente e sconosciuta di un uomo risuonò, zittendo tutti.

<< Zio... >> sussurrò Donna, allibita, girandosi.

<< Ispettore capo... >> seguirono gli agenti.

 

  
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