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Autore: Jiuliet    14/12/2008    3 recensioni
Che ci fa Bo Duke ad Atlanta? La famiglia Duke: errori, malintesi e litigi, ma anche affetto, buone intenzioni e legami indissolubili. Il sommario, decisamente, non è il mio forte; la storia è migliore (almeno spero!!!) Read, enjoy and review!!!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bo Duke, Daisy Duke, Jesse Duke, Luke Duke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7: La lite.
How can I try to explain
When I do he turns away again
And it's always been the same
Same old story
From the moment I could talk
I was ordered to listen
Now there's a way and I know
That I have to go away

Come posso provare a spiegare,
quando lo faccio, si volge altrove di nuovo
È sempre la stessa vecchia storia
Dal momento in cui potevo parlare,
mi fu ordinato di ascoltare
Ora c'è una strada e so
che devo andarmene
(Cat Stevens -  Father and son)

Hazzard - Settembre
Appena arrivati a casa i ragazzi Duke si stupirono, quasi, di trovarla vuota e silenziosa.
Sapevano che lo zio Jesse era l’anima della casa e della famiglia, ma vedersi quasi sbattere in faccia la sua assenza era tutt’altra cosa.

Luke era scuro cin viso e Daisy chiusa in un ostinato silenzio.
Bo sapeva che ce l’avevano con lui.
“Ok – considerò – tanto vale che affronti subito la cosa. Aspettare non cambierebbe assolutamente nulla”

“So che siete arrabbiati. Mi dispiace per quello che è successo. Non volevo fare del male a nessuno. Era una cosa che riguardava solo me” disse, guardando i cugini.
“Siamo una famiglia. Quello che ti succede riguarda anche noi!” dichiarò Daisy.
“Non questa volta…” mormorò Bo.
“Perché? Perché l’hai fatto Bo? Io davvero non capisco…” rispose lei
“Vuoi la verità? Eccola! Qualche giorno fa due tizi mi hanno proposto una corsa clandestina ed io ho rifiutato, ma poi sono tornato a casa e zio Jesse mi ha detto che Boss Hogg ha aumentato la rata della nostra ipoteca e la vuole in anticipo. Il premio per quella corsa erano tremila dollari. Ho pensato che potevo offrire un po’ di tranquillità allo zio facendo la sola cosa che mi riesce veramente bene” spiegò Bo.
Daisy spalancò la bocca, sorpresa.
Certo Bo aveva fatto un’enorme, colossale sciocchezza, ma aveva agito a fin di bene, le sue intenzioni erano buone.
La ragazza sentì il proprio cuore sciogliersi e la rabbia cedette immediatamente il passo al dispiacere.

Luke non la pensava allo stesso modo.
Sino ad allora si era limitato ad ascoltare lo scambio di battute tra i cugini, ma in quel momento decise d’intervenire
“Tu non hai pensato!!! Nemmeno per un  minuto!!! – gridò al cugino – perché se l’avessi fatto ti saresti reso conto che stavi per fare un’idiozia! Come ti è saltato in mente? Sai che se la polizia ti avesse scoperto saresti finito dritto in prigione?! Devi saperlo! Siamo in libertà vigilata… di cosa’altro hai bisogno, eh? Boss e Rosco non aspettano altro che sbatterci dentro, ci provano ogni giorno con in ogni modo e tu stavi per servirgli la tua testa su un piatto d’argento! Devi essere pazzo per fare una cosa del genere!”
“Luke…Io sono certa che Bo abbia agito in buona fede….”
Daisy provò a calmare il cugino più grande.
“Non è una giustificazione!” ribatté Luke.
“Forse ti sfugge il punto: io non devo giustificarmi con te! Non ti devo nessuna spiegazione! Ti ho tenuto fuori da questa storia appunto per questo, sapevo che non avresti capito!” dichiarò Bo.
“Non c’è nulla da capire. Ti sei comportato da sciocco irresponsabile! Non c’è niente da aggiungere!”
“In ogni caso non ti riguarda!”
“Mi riguarda eccome! Hai visto cosa hai combinato? Zio Jesse è in ospedale e ha rischiato sul serio! Sta male ed è solo colpa tua!”

Daisy capì che la situazione stava precipitando; i suoi cugini non avevano mai litigato così prima d’allora.
“Ragazzi io credo che sia meglio parlarne domani mattina, quando saremo tutti riposati. Dormirci su ci farà bene” disse, ma nessuno dei due le prestò attenzione.

“Non volevo certo fare del male a zio Jesse. Sai che non lo farei mai!!!”
“L’hai fatto! Io non so davvero come tu abbia potuto, ma l’hai fatto…..Come hai potuto non fermarti a riflettere per un minuto?! Un minuto solo!?”
“Ora basta Luke, non hai il diritto di parlarmi in questo modo!”
“Ce l’ho eccome! Se tu ti comporti da ragazzino immaturo e irresponsabile devi aspettarti che gli altri ti trattino come tale!”
“Si dà il caso che io non sia un ragazzino!”
“Allora comportati da uomo!”
“Vuoi fare a pugni con me Luke?”
“Sai che non ti conviene”
“Andiamo fuori” sibilò Bo. Non avrebbe mai permesso a nessuno, nemmeno a Luke d’insultarlo in quel modo.

Daisy sentì che i presentimenti di qualche attimo prima si trasformavano in certezze e la prospettiva di una lite tra cugini la terrorizzava.
Conosceva Luke: testardo, introverso, a tratti persino scontroso e sapeva che vedeva le cose bianche o nere, senza nessuna sfumatura intermedia. Luke, intransigente prima di tutto con se stesso, non avrebbe mai perdonato chi , anche involontariamente, avesse fatto del male allo zio Jesse, nemmeno se quel qualcuno fosse stato Bo, di questo Daisy era assolutamente certa.
Ma Daisy conosceva Bo altrettanto bene: impetuoso, temerario e ostinato, agiva d’impulso, senza fermarsi a rifletterci su, nemmeno per un attimo.
Era sicura che Bo si sentisse tremendamente in colpa per ciò che accidentalmente aveva causato, che fosse convinto che la colpa fosse interamente sua, ma non l’avrebbe mai ammesso, non davanti a Luke che lo aggrediva in quel modo.
La situazione le appariva senza via d’uscita; anche volendo non sarebbe mai riuscita a fermare i suoi cugini; ognuno era evidentemente convinto di avere ragione e non avrebbero smesso fino quando l’altro non avesse ammesso di avere torto.
Non succederà mai! Finiranno col farsi male sul serio e continueranno finché avranno un filo di fiato” considerò tra sé, desiderando ardentemente che quello non fosse che un brutto sogno da cui si sarebbe svegliata al più presto.
Daisy corse fuori appena in tempo per vedere i primi pugni.
Benché non fossero dei santi era capitato raramente, anche in passato, che Luke e Bo arrivassero alle mani, vuoi perché, quando erano bambini, bastava uno sguardo della zia o un rimprovero dello zio a raffreddare gli animi,  vuoi perché Luke aveva parecchi anni più di Bo e riusciva a tenergli testa con le parole o  perché il loro era un rapporto speciale e, solitamente, non c’erano gravi motivi di scontro fatto sta che quella era la prima volta che li vedeva  litigare in quel modo.
“Ricorderò questa scena finché vivrò, ne sono sicura” pensò Daisy che, senza nemmeno rendersene conto, piangeva e gridava ai ragazzi di smetterla.

Luke e Bo si fermarono, ma solo quando non avevano più fiato e nessuno dei due riusciva a rialzarsi in piedi, e rimasero stesi sull’erba, davanti a casa.

“Spero che ora sarete fieri di voi stessi. Siete davvero un bello spettacolo! Complimenti! - disse loro, quando li raggiunse. La luna piena le permetteva di vedere che entrambi erano conciati piuttosto male - Zio Jesse sarà davvero fiero di voi due quando vi vedrà. Darvele come due bambini mentre lui è in ospedale….Non ho parole, ragazzi! Dovreste vergognarvi!”

Bo non rispose. Non aveva neppure la forza di aprire gli occhi. Si sentiva come se fosse stato investito da una mandria di bufali.
Il famoso destro di Luke gli era arrivato dritto nello stomaco, e ora il dolore gli impediva quasi di respirare, figurarsi se poteva pensare o addirittura rispondere alla cugina!

“È colpa sua se zio Jesse è in ospedale” borbottò Luke.
Gli ci volle tutta la sua forza di volontà per riuscire ad articolare le parole in  maniera comprensibile.
Non avrebbe mai immaginato che suo cugino picchiasse tanto forte.
Aveva male dappertutto…

“Smettetela subito! – ribatté Daisy che era furiosa con loro e non cercava certo di nasconderlo – Io me ne vado a letto e voi fareste bene a fare altrettanto!  Sapete dove sono cerotti e disinfettante o qualsiasi altra cosa vi possa servire! Buonanotte.”


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Luke non aveva nessuna intenzione di passare la notte all’addiaccio, ma dovette provarci diverse volte prima di riuscire ad alzarsi e ad incamminarsi, barcollante, verso casa.
Daisy aveva lasciato le luci accese.
Almeno eviterò di inciampare in qualcosa!” pensò, mentre andava in bagno.
Si tolse la camicia e lo specchio, casomai ce ne fosse stato bisogno, gli confermò che era ridotto piuttosto male: oltre al labbro spaccato aveva diverse escoriazioni sul torace e sulle braccia e parecchi lividi.
Prese il disinfettante dall’armadietto e provò a sistemare un po’ le cose, prima di andare a letto.



Bo aspettò che le luci fossero spente, prima di alzarsi.
Non voleva vedere nessuno ed era certo che Luke non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione di attaccarlo di nuovo se si fossero trovati faccia a faccia.
Seduto sull’erba, con i grilli e la fresca brezza della sera come unica compagnia cominciò a pensare.
Che cosa ho fatto? No, come ho fatto ad arrivare qui? Zio Jesse è in ospedale….Si è sentito male vedendo il salto sulle fiamme…..Come ha fatto ad arrivare là? Nessuno avrebbe dovuto sapere niente……E Daisy è furiosa con me, per quello che ho fatto allo zio e per la rissa con Luke…..Luke, già, Luke…..So che non mi perdonerà mai per tutto quello che è successo……”



Atlanta – Dicembre
“Questo è tutto – disse Daisy a Meg – La mattina dopo di Bo non c’era più alcuna traccia. Ha lasciato solo un biglietto per lo zio in cui diceva di avergli fatto già abbastanza male, anche se involontariamente e che quindi preferiva evitare di fare altri danni. Due stupidissime righe, capisci? Se n’è andato senza nemmeno provare a spiegare e a chiarire le cose….”
“E tuo zio? Tuo cugino? Come mai non l’hanno cercato?” chiese Meg.
“La convalescenza di zio Jesse è stata più lunga del previsto; il fatto che Bo se ne sia andato non l’ha certamente aiutato, credimi. E Luke…Bhè, Luke è Luke…...Se lo conoscessi capiresti perché ha agito così. È un uomo buono, ma vede tutto bianco o nero. Per lui una cosa è giusta o sbagliata, non conosce mezze misure e far ammalare zio Jesse è il peggior crimine che chiunque possa commettere, per lui.
Vedi i miei cugini sono bravi ragazzi, ma niente può fermarli, non accettano di rendere conto a nessuno, eccetto lo zio Jesse…Non so se riesco a spiegarmi…” rispose Daisy.
“Ho capito perfettamente, credimi. Ma ora dobbiamo trovare un modo per riunire la tua famiglia. Anche Bo sta male, senza di voi” ribatté Meg.
Daisy capì di aver trovato un alleato nel cuore generoso e romantico di quella donna gentile e generosa.
“Tu…conosci bene mio cugino?” le chiese
“Franck l’ha aiutato a trovare casa e lavoro e io non so resistere ai cuccioli smarriti, così abbiamo fatto il possibile, ma Bo non permette a nessuno di avvicinarsi troppo a lui. Noi abbiamo un figlio, Peter, che ha dieci anni, una volta gli ha costruito un aquilone e gli ha insegnato ad usarlo ed è l’unico con cui tuo cugino sembra parlare volentieri.
Alcune volte riesco a convincerlo a mangiare qualcosa qui o gli mando qualcosa, ma, ti ripeto, tiene tutti a distanza…bhè quasi tutti, perché, sai….c’è una processione praticamente ininterrotta di donne che entrano ed escono da casa sua…..ma non penso che si confidi con loro, sai, è davvero raro vedere la stessa ragazza per due volte di fila…” raccontò Meg
Daisy era un  po’ imbarazzata. Sapeva che i suoi cugini avevano sempre riscosso i favori dell’altro sesso, ma avevano mantenuto una certa discrezione…evidentemente ora, Bo non si preoccupava più di farlo.
“Mi spiace dirti queste cose, evidentemente ti infastidiscono.....lo faccio solo perché, vedi, io come ti ho detto ho un figlio.....e penso che se tra dieci anni capitasse la stessa cosa a Peter mi piacerebbe che ci fosse qualcuno disposti ad aiutarlo…..So che Bo è convinto di essere perfettamente in grado di badare a se stesso, ma io sono convinta che se stesse bene non avrebbe quell’aria smarrita ed i suoi occhi non avrebbero quell’espressione turbata . Mia madre mi ha sempre detto che gli occhi sono lo specchio dell’anima e quelli di tuo cugino raccontano cose che cerca di nascondere con troppa cura”
“È la stessa cosa per noi credimi. A nessuno piace questa situazione: io, zio Jesse che ha sempre ripetuto che i ragazzi non vanno tenuti nella bambagia e che un uomo dev’essere libero di fare le proprie scelte, anche se commette degli errori e poi si strugge per la mancanza di Bo e soprattutto Luke che, da quando Bo se n’è andato, è cambiato completamente” disse Daisy
“Troveremo un modo per aggiustare le cose, te lo prometto” dichiarò Meg, posando una mano sulla sua.
“Già, lo troveremo. Ora non sono più sola” ribatté Daisy, con fiducia.




Come avevo promesso ho postato velocemente il 7° capitolo.
Spero vi piaccia.
Grazie a chi recensisce puntualmente questa storia, ma anche a chi la legge semplicemente.
  
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