Author's note.- Ciao
a tutti! Sta volta ho davvero poco da dire. Con questo capitolo si
concludono i
Giochi, spero non restiate delusi. L'intervista e l'incoronazione
saranno nel
prossimo perché ho voluto chiudere questo con la fine
dell'arena visto mi
sembrava un finale migliore, anche se il capitolo è un po'
più breve degli
altri.
Detto
questo vi lascio alla lettura, grazie di continuare a seguire questa
storia! :3
The
Golden Girl
Capitolo
7 - Una nuova Vincitrice
I
raggi del sole lanciano riflessi cangianti sulla superficie del mare
limpido.
Pesci colorati nuotano tranquilli tra i coralli di tutte le sfumature
di rosso
e di rosa. Il rumore della risacca leggera che bagna la battigia
è l'unico
rumore che si sente. La sabbia è bianca e riscaldata dal
sole. Si estende per
alcuni metri, fin dove iniziano le palme che proiettano le loro ombre
allungate
sulla spiaggia.
Il
ragazzo esce dall'immensa distesa di palme e arranca fino al mare. Ha
ragione
di credere che quella sia l'unica fonte di acqua in tutta l'isola. Lui
e i suoi
alleati si sono divisi e hanno lasciato la Cornucopia, che si trova
esattamente
al centro dell'isola. Le loro scorte d'acqua sono quasi finite, ma non
sono
riusciti a trovare fiumi nelle vicinanze.
È
stata sua l'idea di dividersi per setacciare più zone
possibili nel minor
tempo, ma fino ad ora nessuno ha trovato traccia di acqua, potabile o
non. E
allora ha capito. Quel mare da cui si erano tenuti lontani è
l'unica distesa di
acqua presente nell'arena. Probabilmente non sarà nemmeno
così sconfinato come
sembra, sarà solo un'illusione.
Si
avvicina e riempie la sua borraccia, tenendosi il più
lontano possibile dai
pesci colorati che nuotano qualche metro davanti a lui. È
abbastanza sicuro che
non siano così innocui come sembrano. Assaggia l'acqua e
avverte un sapore
salino, ma non così forte da renderla imbevibile,
è appena un retrogusto.
Sta
per tornare sui suoi passi per dire agli altri di spostare
l'accampamento sulla
spiaggia, che ha finalmente capito come dissetarsi, quando qualcosa lo
butta in
acqua. Fa appena in tempo a vedere un'ombra su di sé che
l'altro lo spinge in
acqua, bloccandogli la testa. È più grosso di lui
e non gli dà modo di alzarsi
o scappare, lo tiene tiene fermo e aspetta semplicemente che lui smetta
di
vivere. Prova a trattenere il fiato e a pensare a come uscirne ma ha la
mente
annebbiata a causa della mancanza di ossigeno.
Non
vede via d'uscita e non riesce più a trattenere il fiato.
È più forte di lui.
Inspira e sente l'acqua che arriva ai polmoni. È come se
miriadi di spilli gli
trafiggessero il petto, che inizia a bruciare, mentre sente la vita
scivolargli
via...
Quando
apre gli occhi è così sudato che per un attimo
pensa davvero di trovarsi ancora
in quel mare tropicale. Ma la sveglia che suona gli ricorda che invece
si trova
nella sua stanza al primo piano della torre del Centro di
Addestramento. Fa
cessare il rumore e si passa le mani sulla faccia. Quei dannati incubi
sembrano
sempre così reali. Gli serve un attimo per ricordarsi di
aver trovato la forza
di colpire il suo avversario con la borraccia d'acqua che aveva ancora
in mano
e di essere fuggito sputando acqua mentre i pesci divoravano l'altro
Tributo.
Non sa quanto ci abbia messo a riprendersi, non ha mai voluto rivedere
i suoi
Giochi.
Va
in bagno e si passa un asciugamano sul viso. Non ha più
voluto avvicinarsi a
una spiaggia da allora. Si guarda allo specchio e si rende conto di
avere
ancora l'aria stravolta dall'incubo. Ruby bussa per dirgli che sta
andando al
Centro di Controllo. Da quando il giorno prima Trevor ha teso
quell'agguato a
Stella si parlano solo attraverso porte chiuse. Sapphire non la vuole
vedere e
lei si tiene alla larga. Dopo essersi alzato all'alba il giorno prima
perché il
suo Tributo stava per essere ucciso, Sapphire aveva sperato di riuscire
a
dormire almeno quel giorno, ma i suoi incubi hanno deciso di farsi vivi
di
nuovo.
Mentre
si veste fa qualche conto spicciolo. Siamo al tredicesimo giorno di
Giochi e ci
sono ancora tre Tributi. Gli Strateghi vorranno chiudere abbastanza in
fretta,
prima che il pubblico si annoi. Accende la tv, sperando non sia
successo nulla
mentre lui dormiva. E in effetti la situazione è tranquilla.
Stella si sta
avvicinando alla Cornucopia e i suoi avversari sono di guardia al loro
accampamento. Si dirige in fretta verso il Centro di Controllo. Non
vuole che
Brutus e Lyme portino troppi Sponsor dalla loro parte.
Sono
decisamente esausta. Ieri ho camminato tutto il pomeriggio, cercando di
orientarmi in questa maledetta giungla. Gli alberi sono così
alti che la luce
arriva a malapena quaggiù. E ho sempre paura che qualche
ibrido sbuchi dal
nulla per mangiarmi per colazione. Mi sono fermata a riposare solo sta
notte,
anche perché camminare col buio non aveva molto senso, e al
sorgere del sole mi
sono rimessa in cammino verso la Cornucopia. Sinceramente, pensavo ci
avrei
messo meno ad arrivare. Forse mi sono persa più volte di
quelle che penso o
forse i miei avversari mi braccavano da molto più tempo di
quanto pensassi.
Finalmente
vedo gli alberi diradarsi e lasciare spazio alla piazzola dove l'erba
è bassa e
si trova la Cornucopia. Mi nascondo dietro un albero cercando di vedere
qualcosa. Sembra tutto tranquillo. Dove sono i ragazzi del Due? Data la
loro
stazza vederli non dovrebbe essere così difficile. Sto
riflettendo se
avvicinarmi di più e tendergli un agguato quando qualcosa, o
meglio qualcuno,
mi afferra per la nuca e mi sbatte contro l'albero. Sento il sangue che
dalla
fronte mi scende sulla faccia e per qualche secondo vedo nero. Sento
ridere
Lydia, la ragazza del Due, prima di essere spinta di nuovo verso
l'albero. Il
suo compagno la incita a farmi fuori. Maschi, gli basta così
poco per
divertirsi.
Approfitto
di quei pochi secondi prima del terzo colpo per darle un calcio alla
cieca che
per fortuna va a segno. Ma serve solo a intontirla per qualche secondo.
Mi è di
nuovo addosso e mi inchioda a terra, sedendosi su di me. È
così pesante che
sento le mie costole scricchiolare sotto il suo peso e i polmoni
compressi.
Delle piccole lucine iniziano a passarmi davanti agli occhi, credo a
causa
della mancanza di ossigeno. Mi dà un pugno così
forte che penso l'occhio mi
debba schizzare fuori dall'orbita e sento il sapore ferreo del sangue
che mi
invade la bocca.
Penso
si sia divertita abbastanza perché mi stringe le mani
attorno alla gola per
farmi fuori definitivamente. Le mie mani annaspano per terra cercando
qualsiasi
cosa per fermarla ma tutto ciò che afferro è
terra. Ne prendo una manciata e
gliela tiro negli occhi. Questo la distrae per qualche secondo, il
tempo
necessario per me a riprendere fiato e vedere una pietra abbastanza
grande
attraverso le lucine che mi ballano davanti agli occhi. La afferro e,
quando
lei sta per buttarsi di nuovo su di me, le colpisco la testa
più forte che
posso. Continuo finché il suo sangue non schizza, il cannone
non spara e lei mi
cade addosso senza vita.
Grandioso,
sono sepolta sotto questa tizia di almeno novanta chili e il suo
compagno sta
venendo verso di me con aria minacciosa. Davvero grandioso. Quando
arriva
abbastanza vicino mi accorgo che ha in mano un coltello. Gli lancio
contro la
pietra ancora stretta nella mia mano e lo colpisco in faccia. Da come
si tiene
il naso penso di averglielo rotto. Lascia andare il coltello, che cade
a pochi
centimetri dalla mia faccia, e se ne va correndo verso la Cornucopia.
Almeno
per il momento sono salva.
Non
so quanto ci ho messo a togliermi Lydia di dosso, ma ora sto
strisciando verso
il mio zaino cercando di ignorare la fitta di dolore sulla fronte e il
sangue
che mi scorre fino al collo. Mi accascio contro un albero e frugo alla
cieca
nello zaino finché non trovo il panno alla lavanda. Mi
pulisco il sangue che mi
si è incrostato addosso e cerco di ragionare, ma il dolore
è troppo forte.
Ricordo
durante il training di aver studiato, se così si
può dire, delle piante con
proprietà antidolorifiche. Se riuscissi a trovarne una
sarebbe davvero di
aiuto. Non intendo mettere disinfettante sullo squarcio che ho in
fronte senza
qualcosa che lenisca il dolore.
Mi
guardo attorno cercando di ignorare il fatto di avere la vista
annebbiata.
Purtroppo tutte le piante che vedo non mi dicono nulla o mi sembrano
velenose.
Perfetto. Che cavolo ho passato tempo prezioso a studiare le piante se
poi non
mi serve a niente?! Sento il dolore alla testa diventare più
forte, ma mi
sforzo di concentrarmi. E la vedo. Una pianta dai piccoli fiori rossi a
un
centinaio di metri da me. Se non ricordo male, dovrebbe essere un
sedativo. Se
ricordo male e muoio, Sapphire viene qui e mi uccide una seconda volta.
Più che
camminare sbatto di albero in albero finché non raggiungo la
mia meta e
raccolgo alcuni fiori. Dopo aver fatto il percorso al contrario mi
siedo e
faccio un respiro profondo prima di mettermi in bocca una manciata di
fiori.
Fanno schifo. Credo di essermi esibita in una delle mie migliori
espressioni
disgustate. Li mando giù con qualche sorso d'acqua e
aspetto. Devo ammettere
che dopo poco mi pare di sentire la testa più leggera e il
dolore che diventa
più sopportabile. Ne approfitto per disinfettare la ferita e
applicarci quel
po' di pomata che mi rimane. Per sicurezza mi fascio la testa con la
garza e
decido di riposare un po'. I fiori schifosi stanno facendo effetto sul
serio e
io sento la testa sempre più pesante.
Al
Centro di Controllo le cose si sono mosse in modo assurdo. La mattina
è
iniziata in silenzio, tutti si chiedevano chi sarebbe stato il
cacciatore e chi
la preda. Ed è stato chiaro abbastanza presto che la preda
era Stella. Sapphire
ha creduto sul serio che quella fosse la fine di tutto, che il suo
Tributo
sarebbe morto con la testa fracassata contro un albero mentre Brutus si
vantava
dei suoi ragazzi. A detta sua, Lydia si allenava dalla tenera
età di dieci anni
nella difficile arte dell'uccisione brutale e senza rimorso. A quanto
pare al
Distretto Due iniziano presto. Forse al posto del sonaglino le hanno
messo in
culla una mazza chiodata, si è ritrovato a pensare il
Mentore. Lydia sapeva
maneggiare ogni tipo di armi ma il suo modo preferito di uccidere le
sue
vittime era tramite la forza bruta. La sua stazza di sicuro la aiutava.
Il
padre lavora come addestratore di Pacificatori, quindi
l'avrà probabilmente
cresciuta nel mito della gloria degli Hunger Games. E ora Stella le ha
aperto
il cranio a colpi di pietra.
Sapphire
esulta platealmente nella direzione dei Mentori del Distretto Due. Sa
che se il
ragazzo dovesse tornare lei non sarebbe pronta a combattere, ha bisogno
di
riposare e curarsi la ferita. Ma deve ostentare sicurezza davanti agli
Sponsor.
Probabilmente l'altro sarà a curarsi il naso rotto, per ora
Stella non ha
niente da temere.
"Sembra
che i Tributi del Distretto Due non siano poi così bravi
come dite,
quest'anno" ghigna, alzando il bicchiere verso Brutus e gongolando per
la
parità appena ristabilita.
"La
prossima volta la tua mocciosa non sarà così
fortunata, finirà con un coltello
nel petto e un bel colpo di cannone sancirà la nostra
vittoria" gli
risponde l'altro, sicuro del Tributo che ha addestrato .
"La
mia mocciosa tornerà qui e berrà ad altre cento
vostre sconfitte" rincara
Sapphire mentre si avvicina allo spazio bar a prendere qualcos'altro da
bere.
"Se
dovesse davvero tornare e provarci, sarò io a finire il
lavoro" sibila
Brutus minaccioso, mentre si avvicina al Mentore rivale. A quella
minaccia
Sapphire non ci vede più. Copre la poca distanza che li
separa e sferra un
pugno sulla mascella squadrata dell'altro. Brutus indietreggia di
qualche passo
a causa della sorpresa ma poi si scaglia sul collega dell'Uno. Servono
un paio
di Pacificatori aiutati da Ruby e Finnick Odair per separarli.
Sapphire
decide di tornare nella sua stanza e guardare i Giochi da
lì, almeno per oggi.
Prima che finisca di spaccare la faccia a quel pallone gonfiato pieno
di sé che
è Brutus.
Quando
accende la tv è felice di vedere che la situazione
nell'arena è rimasta
tranquilla e che Stella si sta curando la ferita. Spera vivamente che
sappia
quello che sta facendo e tira un sospiro di sollievo quando, dopo aver
mangiato
quei fiori, non cade a terra in preda agli spasmi. Lo schermo
è praticamente
diviso tra lei, il suo avversario che si tampona il sangue che gli esce
a
fiotti dal naso e Caesar Flickerman che commenta gli sviluppi. Sapphire
spera
che gli Strateghi si rendano conto che per oggi quei due ragazzi non
saranno
più in grado di combattere e li lascino riposare. E in
effetti la giornata
trascorre senza altri colpi di scena o invasioni di territorio.
È chiaro che i
due ultimi Tributi rimasti stanno recuperando le forze per lo scontro
finale.
A
sera, quando squilla il telefono, Stella sta già dormendo.
"Si
può sapere che ti è preso? Fare a pugni con
Brutus? Avete quindici anni per
caso?!"
"Ciao
anche a te, Eve. Io sto bene, grazie, e tu?" le risponde, sarcastico.
Sperava non lo sarebbe venuto a sapere.
"Stavo
bene finché Ruby non mi ha detto quello che era successo!"
risponde lei
con un tono stizzito, chiedendosi quando il marito perderà
quel temperamento da
adolescente. Probabilmente mai.
"Ah
quindi è stata la mia amica Ruby a fare la spia?
Interessante, prima prova ad
uccidere il mio Tributo e poi questo... Ricordamelo quando dovremo
prenderle un
regalo per il compleanno" commenta sarcastico mentre si versa del
whisky.
"Sapphire
la vuoi smettere di fare il ragazzino?! Ruby non c'entra niente con
quella
storia. E le avevo chiesto io di dirmi se succedeva qualcosa. Quindi,
per
favore, smettila di fare l'offeso" e dal suo tono gli fa capire che
l'argomento è chiuso.
Commentano
un po' i Giochi e anche Eve è dell'idea che il giorno
successivo sarà l'ultimo.
"Non
vedo l'ora che tu sia a casa" gli dice a denti stretti, con un tono che
gli fa intendere che non si è dimenticata della sua rissa.
"Anche
io non vedo l'ora di esserci" risponde lui, sincero, chiedendosi se
avranno una nuova vicina di casa al Villaggio dei Vincitori.
Vengo
svegliata dai raggi del sole. Qui gli alberi non sono così
fitti come lo erano
al mio vecchio nascondiglio quindi la luce arriva prima nel sottobosco.
Mi
stropiccio gli occhi e mi ricordo di avere ancora la testa fasciata.
Tolgo con
cautela la benda e tasto la ferita, trovando solo un segno leggero.
Bene, lo
aggiungiamo alla collezione. Faccio colazione con gli ultimi biscotti e
svuoto
la borraccia. Con oggi finirà tutto, quindi non
c'è motivo di lesinare sul
cibo.
Ho
un piano, credo. Se riuscirà, finirà tutto in
pochi minuti e io potrò tornare a
casa. Se non riuscirà, in pochi minuti sarò morta
e sarà stato tutto inutile.
Mentre mi lego i capelli penso che forse oggi potrò
finalmente fare una doccia.
I miei Preparatori dovranno farmi un triplo lavaggio dopo due settimane
qui
dentro. Il panno magico ha ancora qualche traccia di sangue e questo mi
fa
pensare che devo averne perso parecchio ieri, se neanche la soluzione
che c'è
qui dentro l'ha ancora cancellato del tutto.
Metto
zaino, bastone e faretra in spalla: visto che non so con esattezza cosa
succederà potrebbero sempre servirmi. Tengo in mano l'arco
con una freccia già
incoccata e mi avvicino silenziosamente alla Cornucopia. Spero che il
mio
avversario stia dormendo, coglierlo di sorpresa e assonnato sarebbe
perfetto.
Cerco di camminare piano e senza fare rumore. Da questa distanza
è impossibile
sbagliare. In fondo, so perfettamente quello che devo fare, l'ho
già fatto
altre volte. Prendere la mira, scoccare la freccia, centrare il
bersaglio. Sono
in una posizione favorevole, devo solo concentrarmi senza pensare
troppo a
quello che sto per fare.
Finora
ho ucciso solo per difendermi, mentre sta volta è diverso.
Sta volta l'ho
pianificato, non sarà istintivo o casuale. Questo ragazzo
è l'unica cosa che mi
separa dalla vittoria, è il mio biglietto per quel treno
maledetto che mi
riporterà a casa. Mi sono stancata di passare le giornate a
dormire per terra,
senza sapere cosa sta per succedere, con ogni cosa, animale o vegetale,
che
prova ad uccidermi.
Tendo
l'arco e mi preparo a mettere fine a questi Giochi.
"Maximus!"
Urlo
il suo nome e il silenzio intorno a me si rompe per qualche secondo.
Poi di
nuovo nessun rumore. Aspetto degli istanti che mi sembrano ore e poi
lui esce.
Ha un'espressione sorpresa sul volto, ma non particolarmente. Penso si
aspettasse un attacco o comunque aveva valutato questa
possibilità. Posso quasi
sentirlo, il suo cuore che accelera i battiti per la tensione e la
paura di
morire. Lo fa anche il mio. L'unica cosa che devo fare è
centrare quel cuore e
tutto sarà finito. Potrò finalmente andarmene da
qui. Rilasso le spalle,
abbasso il gomito, il pollice della mano destra che sfiora la bocca per
angolare bene la freccia. Scocco la freccia e lui non è
abbastanza veloce da
scansarsi. Ma è abbastanza veloce da tirare un coltello, che
si conficca nella
mia coscia sinistra.
Cadiamo
a terra insieme e sento il colpo di cannone, ma non è per
me. Questo dolore
lancinante mi ricorda fin troppo bene che sono viva. E quindi
è finita così.
Posso tornare a casa dopo quello che mi sembra un secolo qui dentro.
Non
dovrebbe esserci un annuncio o una cosa simile? Prima che mi dissangui
magari?
E in effetti, la voce di Claudius Templesmith riempie l'arena. Non la
sentivo
da quando ci ha augurato buona fortuna prima del conto alla rovescia.
"Signore
e signori, sono lieto di presentare la vincitrice dei Sessantasettesimi
Hunger
Games! Stella Maloney, dal Distretto Uno!"
D'accordo,
lo sapevo che avrebbe detto il mio nome e so anche che da quando sono
arrivata
mi ripeto che posso vincere, ma mi rendo conto solo adesso di non
averci mai
creduto davvero. Sento le lacrime che scendono mentre arrivano due
hovercraft,
uno per il corpo di Maximus e uno per me. Mi tirano su e mi tolgono
l'arco
dalle mani mentre io sono in una specie di stato catatonico. Sento i
medici
affrettarsi a bloccare l'emorragia e mettermi su un lettino per
occuparsi della
ferita. Ma è come se la mia mente fosse sospesa sopra tutto
questo. Riesco a
pensare una sola cosa, mentre le lacrime continuano a scendere
silenziose. Mi
stanno portando via dall'arena. Tornerò a casa.
Al
Centro di Controllo, Sapphire sta versando champagne a chiunque gli
capiti a
tiro, gongolando nella direzione dei Mentori del Distretto Due. I
Giochi sono
finiti e il Distretto Uno ha una nuova Vincitrice. Maximus, il pupillo
di
Brutus, addestrato da lui in persona, ha evidentemente dimenticato di
allenarsi
anche in difesa, perché non è riuscito ad evitare
la freccia che Stella gli ha
lanciato contro. Brutus ha lasciato la stanza infuriato, Lyme
è rimasta a far
buon viso a cattivo gioco, incassando la sconfitta. Sapphire ripensa a
quello
che è successo e ancora non ci crede. Solo Stella poteva
passare due settimane
a nascondersi per cambiare Strategia l'ultimo giorno e iniziare
finalmente a
comportarsi come una Favorita.
Sa
che per lei non dev'essere stato facile, uccidere un'altra persona a
sangue
freddo. Si ricorda ancora la sua ultima uccisione. Dopo essere
sopravvissuto
agli scontri tra i Favoriti, gli restava soltanto da scovare dove si
era
nascosta la ragazza del Nove, che era stata così abile da
non farsi trovare per
tutta la durata dei Giochi. Ma lui aveva un obiettivo, doveva tornare a
casa da
Eve. E niente o nessuno lo avrebbe fermato. L'aveva scovata in una
grotta e le
aveva tagliato la gola, cercando di farla soffrire il meno possibile.
Gli
dispiaceva farlo, lì dentro aveva scoperto che uccidere non
è così facile come
ti raccontano, ma aveva dovuto. Può sentire il suo grido
disperato ancora, se
solo ripensa a quel momento. Ma nei Giochi funziona così, o
vinci o muori, non
c'è una terza possibilità.
Stella
l'aveva probabilmente capito quella mattina. Sapphire sa bene che
presto capirà
anche che da questa giostra non si scende mai, ma per il momento
sarà solo
felice di essere uscita viva dall'arena. Il resto verrà da
sé, lui sarà lì ad
insegnarle ad essere un Mentore, esattamente come le ha insegnato ad
essere una
Vincitrice.