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Autore: Winchester_Flame    16/03/2015    5 recensioni
1983.
Offertagli la possibilità di cambiare il destino della propria famiglia, Dean Winchester si ritrova nel 1983.
Il suo corpo è quello di un bambino di quattro anni, la sua mente quella di un trentenne.
Ma potrà davvero alterare gli eventi di quella tragica notte?
E se così fosse, riuscirà il nostro Dean -assieme a Cas e alla famiglia- affrontare e sconfiggere il male che il destino ha in serbo per loro?
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Famiglia Winchester
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Family Come Always First
Chapter 3| Il mio Dean
 
 
John Winchester si inginocchiò accanto alla moglie, e allungò la mano per accarezzare i capelli del figlio. I capelli del figlio morto; perché John era certo che la vita avesse abbandonato quel piccolo corpo che tanto amava.
Ma come diavolo era successo?
 
Pochi minuti prima era stato svegliato dalle sue grida, e si vergognava ad ammettere di aver esitato prima di alzarsi dalla poltrona. In un primo momento aveva ipotizzato che il ragazzo avesse avuto un incubo; e confortare i bambini dopo un brutto sogno era la specialità di Mary, non la sua. Ma qualcosa, nell’urlo del figlio, non sembrava giusto. Gli ricordava le grida di dolore sentite dai suoi compagni Marines, più che quelle di un bambino spaventato da un incubo. E fu quel pensiero a farlo alzare e agire.
Ma lo fece troppo tardi.
Non appena raggiunse il piano superiore, la porta della stanza di Sam sbatté, chiudendosi a chiave, e udì la voce di un uomo provenire dall’interno.
Tutti i suoi tentativi di sfondare quella maledetta porta si rivelarono inutili, e si decise a chiamare la polizia.. Quando Mary lo supplicò di non farlo. Pensò che l’uomo l’avesse minacciata di uccidere i bambini se fosse arrivata la pattuglia, così obbedì docilmente all’ordine della moglie.
Ma questo non significava che avrebbe accettato di restare lì, con le mani in mano, mentre la sua famiglia era in pericolo. No. Avrebbe trovato un modo per entrare nella stanza e salvare i suoi cari. Ma un colpo di pistola cancellò tutti i pensieri di salvataggio.
Terrorizzato dai migliaia di scenari possibili, cominciò ad urlare, colpendo ripetutamente la porta, finchè la stessa non si aprì.
Non era certo di come fosse successo, dato che la moglie si trovava dall’altra parte della stanza, ma non c'era tempo per riflettere: lo scenario che gli si presentò davanti era quanto di più agghiacciante avesse mai potuto temere.  
 
Un uomo giaceva sul pavimento, morto per un colpo alla tempia. Ma guardò a malapena l’uomo. Al contrario, i suoi occhi vennero catturati dalla figura del figlio, steso a terra. Mary stava febbrilmente cullando il suo piccolo corpo mentre una grossa quantità di sangue usciva dal suo petto.
 
John fu al loro fianco in un istante. E quando fu vicino, si accorse che il primogenito stava parlando: come poteva un bambino di quattro anni, dire cose tanto orribili?
Il padre si offrì immediatamente di chiamare un ambulanza, ma fu fermato da Mary che voleva portare personalmente il figlio in ospedale. Giusto. Giusto, perché non ci ho pensato? si chiese un ancora sconvolto John.
Ma ogni tentativo di aiuto venne spazzato via dalle parole di Dean: dopo averli informati che li amava, morì.
E quando gli occhi del ragazzo si chiusero, John pensò che sarebbe a sua volta morto.
 
«No.. Dean, tesoro. Forza, apri gli occhi»
Lacrime di puro e cocente dolore rigavano il suo volto. Sì, un forte ed impassibile ex-marine come John Winchester singhiozzava come un poppante: ma come ci si poteva trattenere davanti alla fine prematura del proprio figlio?
«Per favore. Per favore, Dean, torna da noi»
 
«No.. Oh tesoro, no» continuava a ripetere Mary, la voce rotta e gli occhi già arrosati dalle molte lacrime.
«Spostatevi per favore. Lo aiuterò io»
 
Il viso di John scattò verso l’alto, fino a vedere un uomo con addosso un vecchio trench beige. L'uomo stava fissando il corpo di Dean, negli occhi un espressione di enorme tristezza; peccato che il padre non si fidava di quell’uomo venuto dal nulla. Che intenzioni aveva? Come era entrato in casa? E, cosa più importante, chi era?
 
«Chi diavolo sei?» chiese John con tono più alto del normale.
 
«Mi chiamo Castiel e sono un angelo del Signore. Se permettete, posso guarire vostro figlio»
 
«No. No, non ho la minima idea di chi tu sia, ma starai alla larga da mio figlio!»
 
«John! Dean è morto..» lo interruppe Mary «Quest'uomo non può fargli altro male. E se lui è un angelo..»
 
«Cosa.. L’hai detto anche tu Mary, Dean è morto! E’ ovvio che non esistono angeli che si preoccupano per lui! E poi.. Andiamo, angeli!?» John era sbalordito, non riusciva a credere a quello che stava succedendo. Ma non fu difficile immaginare come per Mary quella piccola e fragile speranza fosse in realtà un ancora di salvezza; poco importava quanto fosse ridicola e vestita di un logoro trench. Perché il cuore di Mary si era spezzato quando quello di Dean aveva smesso di battere.
 
«Mi scuso per non essere venuto prima, e prometto di spiegarvi l’intera situazione. Dopo. Ora ho bisogno di guarire Dean»
«Va bene» accettò docilmente Mary.
«No!» insistette John mentre Castiel (se questo era il vero nome dell’uomo) si fece avanti fino a posare una mano sul petto del bambino.
 
John stava per spingere l'uomo lontano dal figlio, quando una luce sembrò irradiarsi da dove teneva la mano. Ed assieme a quella, gli occhi di Castiel si accesero di un intenso e sfolgorante azzurro, per poi cambiare radicalmente e diventare verdi, di un colore caldo e brillante.
Dopodiché, Dean cominciò a muoversi a piccoli scatti. Quando gli occhi del giovane si aprirono, il padre dimenticò lo strano uomo in trench.
 
«Dean? Tesoro mi senti?» si sporse nuovamente verso il figlio, tornando a posare la mano sui suoi soffici capelli biondi.
 
«Papà?»
Sbatté le palpebre un paio di volte, sentendosi estremamente confuso, per poi posare lo sguardo su Mary.
«Mama? Cosa.. Ah!» Un sentimento -che può essere descritto solo come sorpresa e felicità- si impadronì del suo delicato viso; finchè non mise a fuoco la figura dello sconosciuto «Cas, amico, era ora che arrivassi»
 
John aprì la bocca, ma non riuscì a proferire parola. Non capiva come la voce del figlio potesse risultare tanto atona, per niente traumatizzata dall’idea di essere morto e di essere poi tornato. Senza contare che sembrava conoscere quello strano personaggio comparso dal nulla.
 
«Mi dispiace. Non potevo intervenire nello scontro con Azazel senza attirare l'attenzione degli angeli, e sai bene che mi avrebbero ostacolato. Inoltre non ero certo di quanto il mio tramite avrebbe risentito del viaggio. Temevo di restare incosciente per molto tempo»
 
«Di che diavolo state parlando?» li interruppe John. «Chi sei?»
Stava disperatamente cercando di capire cosa fosse successo in quei pochi minuti. Inoltre, come aveva fatto quel Castiel a guarire il figlio morto?
Diavolo, non aveva nemmeno capito come fosse stato ucciso!
 
«Come ti ho già det..»
 
«Sì, beh, lo dirai ai poliziotti non appena li avrò chiamati» John si alzò, deciso a scendere e chiamare il 911, quando due voci lo bloccarono.
 
«NO!» Dean e Mary gridarono contemporaneamente.
 
«Cosa? E perché mai non dovrei farlo?»
 
«John, so che è difficile da accettare, ma non possiamo coinvolgere la polizia»
 
«Ha ragione Mama. Per favore papà, non chiamare la polizia. Ti giuro che possiamo spiegarti tutto, ma il loro intervento manderebbe tutto a puttane!»
 
John non riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito. «Dean!»
 
Il ragazzo si strinse nelle spalle. La mano di Mary tremò leggermente mentre asciugava il sangue dalla pancia del bambino, e scostava la camicetta di flanella. Niente. La pelle del bambino era liscia e perfetta come sempre. I due coniugi si guardarono, sorpresi e spaventati assieme: era logico pensare che la ferita si fosse rimarginata -altrimenti come poteva essere vivo?-, ma era comunque uno shock verificarlo.
Ecco che, come poco prima, sentì il forte impulso di gridare aiuto; come poteva fingere che fosse tutto normale, che fosse tutto sotto controllo? Non esisteva una spiegazione razionale, e avvertiva l’arrivo di una forte emicrania.
 
«Padre, puoi prendere Sammy? Sta piangendo da troppo tempo, rischia di sentirsi male. Ci penso io» Dean si mise a sedere in braccio alla madre, ma John si limitò a fissare il figlio, senza fare ciò che gli aveva chiesto.
Il suo innocente e gentile bambino gli aveva appena dato un ordine. E da quando lo chiamava padre, e non semplicemente ‘pà’?
 
«Papà! Andiamo, ha bisogno di me»
 
«Dean, non puoi..»
 
«Ecco»
 
John si voltò e vide Castiel tenere fra le braccia il bambino, che non sembrava voler smettere di piangere.
 
«Tu! Metti IMMEDIATAMENTE giù mio figlio!» ringhiò John.
 
Si sentii pervadere da una rabbia cieca quando l’uomo del trench lo ignorò.
Al contrario, Castiel camminò attorno a Mary, fino a inginocchiarsi davanti a lei e Dean, che allungò le piccole braccia e sollevò il fratellino, facendolo adagiare contro il proprio petto.
 
«Sta tranquillo, Sammy. Andra tutto bene adesso. Sei al sicuro, ti terrò io al sicuro»
 
Il piccolo Winchester allungò una mano e la posò sul viso di Dean, mentre il pianto si tramutò lentamente in rari e lievi singhiozzi.
 
«Dean, dobbiamo parlare di ciò che accadrà d’ora in poi» mormorò Castiel.
 
«TU! Tu devi parlare con me, non con il bambino» insistette John.
 
«Certo, ma prima devo aiutare Sammy ad addormentarsi. Parleremo poi, Cas» rispose Dean, ignorando il commento del padre.
 
«Voglio sapere cosa ti sta succedendo» disse a quel punto Mary, risvegliandosi da quello stato di incredulità che l’aveva avvinta.
 
«Sì Mama, ti ho promesso delle spiegazioni, ma prima desidero che Sammy torni a dormire»
 
«Ma siete tutti impazziti?» quasi gridò John. «Abbiamo un cadavere in casa, uno sconosciuto che dichiara di essere un angelo, Dean quasi morto.. E volete sedervi sul divano a parlare?!»
 
«Parla piano, papà!» sibilò Dean. «Stai spaventando Sammy»
Ed infatti il bambino cominciò nuovamente a piangere.
 
«Non dirmi cosa fare, Dean. Si può sapere cosa non va in te?»
  
«Per favore John, stia calmo» disse con tono tranquillo l’angelo.
 
«E sicuramente non sarai TU a dirmi cosa fare!»
 
«John, ti prego, non stai aiutando» s’intromise Mary.
E quella fu l'ultima goccia.
Il mondo doveva essere impazzito e, mentre John stava cercando di dare un senso a tutto ciò, veniva respinto da tutti: da sua moglie, dal figlio di soli quattro anni.. Perfino dallo strano uomo introdottosi in casa! Mancava solo che il ragazzo morto iniziasse a sua volta a discutere.
 
«Beh, sapete cosa aiuterà la situazione? Io che chiamo la polizia»
 
«No» protestarono nuovamente Mary e Dean.
 
«Abbiamo un cadavere in casa. Dobbiamo segnalarlo!»
 
«No John, non possiamo spiegarglielo»
 
John si voltò verso la moglie. «E stata legittima difesa, Mary. Capiranno»
 
«No papà, sei tu che non capisci. Prenderanno la Colt e non possiamo permettere che accada» insistette Dean.
 
«Mary.. Dove hai preso la pistola?» disse allora John, ricordandosi di quel particolare grazie alle parole del figlio.
«Devi chiederlo a Dean»
 
«Sono stato io a consegnargliela» ammise Castiel.
 
«Tu.. Cosa?!»
 
Sammy cominciò nuovamente a piangere.
 
«Cazzo, andate tutti all’Inferno!» gridò spazientito il giovane. «Riuscite a parlare normalmente? Lo state sconvolgendo» Poi rivolse la sua attenzione al bambino che teneva tra le braccia e abbassò la voce. «Shh, andrà tutto bene, Sammy. Shh. Mi prendo io cura di te, tranquillo»
 
John afferrò con un pugno il trench di Castiel. «Hai dato a mio figlio una pistola?»
«E’ stato necessario affinché proteggesse questa famiglia»
 
«IO proteggo questa famiglia. Non un bambino di quattro anni, non mio figlio!»
 
«Mi dispiace ma la prima volta hai fallito. Di conseguenza è diventato il compito di Dean»
 
«Prima volta? Di che diavolo stai parlando? Non ho mai fallito nel proteggere la mia famiglia!» disse John, incredulo e oltremodo furioso. «Non ho idea di chi tu sia, ma da adesso dovrai vedertela con la polizia. E non me lo impedirete questa volta: sempre che non ci abbiano pensato i vicini ad avvisarli»
 
«Ho fatto in modo che nessuno sentisse gli spari» mormorò Castiel.
 
John lo ignorò e si mosse verso l’uscita della camera, quando l’uomo col trench gli bloccò la strada.
 
«Non puoi farlo John Winchester»
 
«Spostati. O ti farò spostare io» lo minacciò John: diavolo, lui era un ex-marine, si sarebbe sbarazzato di quell’idiota senza versare una sola goccia di sudore. Infondo, quell’uomo poteva aver guarito suo figlio, ma aveva anche armato la mano di un bambino! Era un pazzo, e come tale lo avrebbe affrontato senza scrupoli.
 
«No. Si calmi John, o dovrò pensarci io»
 
«Mi piacerebbe vederti provare» disse il capofamiglia, lasciandosi sfuggire una risata sarcastica e forzatamente divertita.
 
«Non fargli del male, Cas»
 
«Assolutamente, Dean. Ma sta oltrepassando ogni limite»
 
John afferrò l'uomo per le spalle, con l’intenzione di sospingerlo fuori dalla stanza, quando Castiel allungò una mano e sfiorò la sua fronte. A quel punto, tutto divenne buio.
 
∞∞∞
 
«John!» gridò Mary, non appena il marito cadde pesantemente al suolo. Avrebbe voluto correre da lui, ma Dean si trovava ancora sul suo grembo e non si sentiva psicologicamente pronta a interrompere quel contatto fisico con il figlio redivivo.
 
«Cosa hai fatto?» chiese allora al presunto angelo.
 
«Sta bene, Mama. Cas l’ha semplicemente addormentato» la rassicurò il bambino, per poi rivolgersi a Castiel. «Amico, avresti potuto prenderlo, sai?»
 
L'uomo guardò John con un espressione sorpresa.
«Sì, in effetti avrei potuto. Non ci avevo pensato»
 
Dean scosse la testa con un’espressione divertita in viso.
 
Mary abbassò lo sguardo per vedere che Sam era nuovamente -e profondamente- addormentato. «Dean, sistemiamo Sammy a letto. Dopodiché, scendiamo a parlare»
 
Il ragazzo annuì e si alzò, tenendo il bambino stretto al petto. Mary prese il secondogenito dalle braccia di suo figlio e lo depose nella culla; poi si avvicinò e si inginocchiò accanto al marito. Non era granché preoccupata -dato che Dean sembrava piuttosto tranquillo- ma dopo un rapido controllo rilassò anche gli ultimi nervi tesi: John stava bene, ed effettivamente dormiva beato, producendo anche un lieve ronfio.
 
«Potresti portarlo a letto?» chiese allora a Castiel.
 
L’angelo annuì e allungò una mano per toccare l'uomo ai suoi piedi. E così, John sparì dalla sua vista.
 
∞∞∞
 
«Sta riposando nel suo letto. Probabilmente dormirà fino a mezzogiorno di domani. E con un po’ di fortuna, si sveglierà rinfrescato e più calmo»
 
Dean sbuffò. «Sì, certo. Sarà incazzato come non mai»
 
Mary non poté che essere a d’accordo con lui, anche se si sorprese nuovamente del suo linguaggio: non si sarebbe mai abituata a quei termini tanto forti.
«Ci penso io al corpo» si offrì Castiel indicando il cadavere dell’uomo posseduto.
 
«Grazie, Cas»
 
Mary sentiva di dover dire qualcosa, ma tutto quello che era successo le rimbombava in testa e le impediva di comporre un pensiero coerente. Provò allora a far mente locale.
Partiamo dall’inizio: un demone, lo stesso bastardo che mi costrinse a fare un patto, è entrato in casa per Sammy. Ha ucciso Dean, ed io l’ho a mia volta ucciso. Stava forse impazzendo? Era davvero successo tutto ciò? Fino a un ora prima non credeva nemmeno si potesse uccidere un demone!
E non è tutto, è comparso un angelo che ha riportato in vita Dean..
Prese un respiro profondo e chiuse gli occhi avvertendo il principio di una terribile emicrania.
Non c'era da meravigliarsi se il marito aveva perso la testa. E a proposito di questo, avrebbe dovuto rivelare tutto a John, se voleva proteggere la vita e la famiglia.
La sola idea la spaventava più del dover affrontare un orda di demoni.
 
Un passo alla volta, pensò.
«Mentre lui pensa al corpo, tu ed io andiamo di sotto a parlare» ordinò in direzione del figlio.
        
Dean si morse il labbro inferiore e, nonostante avesse un aria particolarmente nervosa, annuì. Mary lo prese in braccio e lo tenne stretto a se mentre usciva della piccola camera; era riluttante a lasciare il figlio minore incustodito, ma non sembrando esserci ulteriori minacce, non voleva disturbare il suo sonno.
 
Mentre scendeva al piano inferiore, Dean appoggiò la testa sulla sua spalla e si aggrappò al suo collo, come se non volesse lasciarla andare: a quel gesto tanto dolce quanto disperato, Mary si chiese se il suo piccolo ometto fosse traumatizzato, nonostante l’aria sicura e quasi sfrontata usata fino a quel momento.
 
Quando entrò nel salotto, si sedette sul divano e si sistemò Dean in grembo. Una parte di lei voleva essere più severa con il bambino, voleva che Dean si sedesse di fronte a lei e la guardasse negli occhi mentre spiegava cosa stava succedendo. Ma il ricordo ancora vivido della sua morte, le impediva di lasciarlo andare.
Decise allora di non farci caso, e si limitò a porre la sua domanda:
 
«Cosa sta succedendo, Dean?»
 
«Uh.. Non so da dove cominciare» mormorò il figlio.
E vedendo i suoi occhi, colmi di una tristezza ed un dolore che un bambino di quattro anni non dovrebbe neanche immaginare, Mary sentì il cuore andarle in pezzi.
 
«Ecco, io.. io vengo dal futuro. Più o meno»
        
«Cosa?» chiese la madre, cercando di capire se stesse scherzando: perché era difficile non ridere di una simile affermazione.
 
«Per favore, lasciarmi finire» mormorò Dean, sovrappensiero. Come poteva descrivere la sua situazione senza far spaventare la madre? Non sarà una passeggiata, pensò.
Fece un profondo respiro prima di continuare.
 
«Il punto è questo: anni fa, in questo preciso istante, eri morta. Sei stata uccisa da Azazel dopo che lo stesso ha infettato Sammy con sangue demoniaco. La polizia archiviò la tua morte come un “incidente domestico” ma papà era convinto che si trattasse di omicidio, così iniziò a fare ricerche. E scoprì dell’esistenza del soprannaturale. Diventò un cacciatore e da quel momento portò me e Sammy in giro per l’America, in cerca di casi e di Azazel. Io restavo spesso indietro con Sammy, avevo il compito di proteggerlo; infatti mi addestrò per diventare un cacciatore. Poi Sammy scoprì la verità, ed entrò anche lui negli ‘affari di famiglia’. Per anni abbiamo cacciato assieme. Fin quando papà non rintracciò Azazel, che però lo uccise. Un anno dopo, ho ammazzato io stesso quel figlio di puttana. Poi sono successe un sacco di schifezze che hanno portato il mondo sul punto di non ritorno.. Così Cas mi ha proposto di tornare indietro nel tempo per impedire che tutta quella merda accadesse nuovamente. E.. Beh, questo è tutto»
 
Mary, al termine del discorso, si limitò a fissare il figlio, pregando di vederlo sorridere o -addirittura- ridere; perché quello doveva essere uno scherzo, non la realtà. Ma infondo sapeva, sentiva che stava dicendo la verità. Una madre sa sempre quando il bambino mente. Ma ancora..
 
«No. No, è impossibile» mormorò.
 
«Sta dicendo la verità»
 
Mary si girò e guardò sotto shock Castiel, in piedi e a pochi metri di distanza.
«Ma come..»
 
«Ci sono diversi motivi per cui non ho potuto lasciare Dean nel suo corpo adulto. Diciamo che doveva essere così»
 
Mary guardò sconvolta il bambino, e cercò di assimilare il fatto che non era chi sembrava. Ma come poteva farlo? Infondo sembrava il suo Dean, il suo dolce bambino.. Tranne, naturalmente, per gli occhi. Suo figlio non aveva mai avuto quello sguardo.
 
«Va bene, ma quel futuro è stato cambiato, giusto?» disse Mary.
«Si» confermò Castiel.
 
«Allora perché Dean è.. ancora così?»
 
«Perché è quello che è»
 
«No, Dean è un bambino dolce ed innocente»
 
«Mama..» cercò di dire il figlio.
 
Mary scosse la testa mentre si alzava; la persona che sembrava il figlio, cadde pesantemente sul divano, di schiena.
«No. Io rivoglio mio figlio» disse, con un tono che non ammetteva repliche.
«Sono io tuo figlio» sussurrò Dean, improvvisamente spaventato dall’inaspettata piega del discorso.
 
«No» Mary scosse di nuovo la testa.
Possibile che quell’angelo non potesse fare niente? Non le sembrava di chiedere molto: rivoleva solo il suo bambino, e non quel ragazzino che era in realtà un uomo e sembrava essere sopravvissuto a parecchie guerre, senza però uscirne davvero. Suo figlio non avrebbe mai dovuto vivere così!
 
«Mama, ti prego» la voce di Dean era incrinata, e le lacrime a malapena trattenute nei grandi occhi verdi.
 
Mary scoprì di non poter guardare quegli occhi; non per più di qualche secondo, non senza perdere la propria sanità mentale.
«No, mio figlio è un bambino innocente» ripeté. «Questo.. questo non può essere vero..» si allontanò dal divano per affrontare Castiel.
 
«Riportami mio figlio. Rivoglio subito il mio Dean!»
 
«Mama, sono io il tuo Dean» E la piccola vocina era troppo rotta per appartenere ad un bambino di soli quattro anni.
 
E nonostante ciò le provocasse un dolore sordo al petto, Mary non riuscì a guardarlo in faccia.
«No, non lo sei. Non puoi esserlo» Perché non ho mai voluto che il mio Dean conoscesse questo genere di dolore, aggiunse mentalmente, ma senza riuscire a dirlo ad alta voce: la troppa paura -mista alla disperazione-  le impedivano di parlare ancora.
        
Ma non appena sentì dei passi si voltò, vedendo Dean correre al piano superiore, il piccolo viso stretto fra le mani.
Ottimo. Senza volerlo, lo aveva ferito maggiormente! Ma non aveva sufficiente forza di volontà per seguirlo; non voleva vedere la persona devastata che era diventato. Perché era certa che anche lei si sarebbe spezzata.
Spezzata per i sensi di colpa.
 
∞∞∞
 
Dean corse nella sua camera da letto, cercando di trattenere i singhiozzi che minacciavano di sopraffarlo. Chiuse frettolosamente -e con qualche difficoltà data la sua piccola altezza- la porta, poi si lanciò sul letto. E lì, raggomitolato su se stesso, sentì il suo corpo tremare violentemente, mentre calde lacrime di pura disperazione gli sconquassavano il petto. Sapeva che la colpa di quel rilascio di emozioni era da imputare al suo corpo infantile, ancora troppo piccolo per saper trattenere le lacrime.
Odiava quella situazione. La odiava perchè lui, abituato da sempre a trattenersi, era costretto ad affrontare le emozioni di un fottuto bambino. E non poteva farlo: non era mai stato a bravo a convivere con quelle di un adulto, preferendo di gran lunga seppellirle e ignorarle, figurarsi quelle infantili!
 
Rivoglio il mio Dean. Mama, sono io il tuo Dean. No, non lo sei.
 
Lo aveva rifiutato. Sua madre lo aveva respinto.
Nel corso degli anni, Dean era stato abbandonato dal padre più volte di quante potesse contarne – senza dimenticare che non aveva mai ottenuto la sua piena approvazione. Dopodiché anche Sam l’aveva lasciato, ovviamente deluso dal patetico fratello maggiore.
L'unica persona che non l'aveva mai cacciato era stata la madre. Ma ora sapeva la verità: Mary non l’aveva fatto perché morta prima di poter vedere il figlio adulto. Prima di poter vedere che razza di schifo era diventato.
 
Rivoglio mio figlio.
 
Possibile che fosse un tale fallimento? Possibile che la sua stessa madre non riuscisse a chiamarlo “figlio”? Beh, probabilmente era così. Infondo era lì, rannicchiato sul suo letto a piangere, e non fra le braccia morbide di Mary.
Ma ora cosa sarebbe successo? Che cosa sarebbe successo se l'avesse mandato via? Sarebbe rimasto solo. No. No, perché dovrebbe farlo? Una madre non lo farebbe mai..
 
Rivoglio il mio Dean.
 
Era ovvio che lei non lo voleva.
In più, John l’aveva respinto la prima volta; perché avrebbe dovuto volerlo ora? Senza contare il piccolo Sammy: ora aveva sia la mamma sia il papà. Che bisogno aveva di un fratello patetico come lui?
Quindi sì, era destinato ad essere abbandonato e dimenticato. Ma almeno, il resto della sua famiglia avrebbe avuto una nuova e bella vita. E contava solo questo, per Dean, anche se non poteva non provare compassione per se stesso: lui non avrebbe mai avuto ciò che più desiderava. Perché ancora una volta, era stato respinto.
 
Rivoglio il mio Dean. Mama, sono io il tuo Dean. No, non lo sei.
 
Con le parole che ancora vorticavano nella sua mente, e soffocando il senso di felicità che aveva provato con la morte di Azazel, Dean tirò la coperta fino e oltre il suo corpo, improvvisamente ghiacciato. Poi, sconvolto, chiuse gli occhi cadendo in un sonno agitato.

 
 
 
I don't own anything of this story: the characters are not mine.
 
 
 
Note dell’Autrice:
Ciao a tutti! c:
Per prima cosa, voglio scusarmi con coloro che seguono questa storia per l’IMMENSO ritardo. E’ imperdonabile, lo so. E ne sono davvero dispiaciuta, non è mai stata mia intenzione abbandonarla per mesi interi, senza nemmeno un avviso; purtroppo, cause di forza maggiore mi hanno impedito di proseguirla.. Ma ora sono tornata, e vi prometto che sarò regolare come un orologio svizzero ;)
 
Bene, dopo queste piccole scuse parliamo un po’ del capitolo: Dean è vivo! Gioite pure quanto volete, ma devo avvisarvi: non pensate che sia tornato dalla morte in maniera scontata. Fra molto molto molto tempo si scoprirà un piccolo aneddoto su questa sua “risurrezione” all’apparenza normale. C’è un piccolo indizio a riguardo, vediamo chi lo trova!
Che altro dire.. Il capitolo non è particolarmente movimentato, ne sono consapevole. Come so che è un poco confuso, soprattutto nell’inizio: la colpa di questo risultato è sia della mia poca capacità di scrittura, ma soprattutto per mio desiderio: volevo far capire la confusione che provano Mary e soprattutto John, di fronte agli avvenimenti. Spero comunque di non aver incasinato troppo le cose.
Ah, e ci tengo a ribadire: io ADORO il personaggio di Dean. Tutti i pensieri terribili che trovate, sono propri del personaggio, non dell’autrice!
 
Bene, dette queste cose, non mi dilungo oltre o rischio di scrivere un capitolo di sole note.. Vi avviso però che i prossimi capitoli saranno relativamente tranquilli: prima di vedere un po’ d’azione, devono calmarsi le acque in casa Winchester: ma altri personaggi arriveranno presto!
 
Bene, spero di ricevere qualche recensione! Fatemi sapere cosa ne pensate, se ho affrontato le cose –diciamo le reazioni- nel modo giusto, e se la lunghezza del capitolo (più lunga dei precedenti) annoia o funziona.
A presto,
Winchester_Flame.
   
 
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