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Autore: __HoranSmile__    16/03/2015    0 recensioni
*DAL TESTO*
"Chiusi gli occhi e davanti a me vidi due ragazzi felici rincorrersi in un prato. I loro sguardi sapevano d’infinito e quando la loro pelle veniva a contatto con quella dell’altro i brividi sarebbero venuti anche a quelli che il cuore ce lo avevano ricoperto di ghiaccio."
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1.
La macchina andava a tutta velocità verso casa mia. La mia guida era pessima, probabilmente sbandavo e stavo superando tutti i limiti di velocità. Ma non mi importava, almeno, l’alcool che avevo in circolo mi permetteva di pensarlo. Vederla mi aveva completamente stravolto, tanto che, quella bottiglia di rum si stava ancora chiedendo come aveva potuto svuotarsi così velocemente. Arrivato all’appartamento posteggiai a caso e presi le scale. Caddi un paio di volte e cominciavo a sentire qualcosa di caldo colarmi giù dal naso e dal sopracciglio. Immaginai che fosse sangue ma i miei pensieri erano sconnessi e non collegavo del tutto. Aprii la porta facendo rumore, pensai di non averne fatto tanto ma appena mi vidi il mio migliore amico davanti capii che, sì, avevo fatto parecchio casino.
“Che diavolo stai combinando?”
Risi. La sua faccia era assolutamente divertente.
“Santo Dio! Quanto hai bevuto?”
“Tanto.”
Improvvisamente mi sentii prendere al volo. Le sue braccia mi stavano prendendo con delicatezza e allo stesso tempo forza. Lo guardai negli occhi e mi ci persi, era il mio migliore amico dai tempi delle elementari, ne avevamo passate di cotte e di crude, avevamo fatto a botte, ci eravamo detti di odiarci, avevamo avuto una cotta per la stessa ragazza un paio di volte, la prima sigaretta, la prima ubriacatura, la prima canna, ci eravamo raccontati della nostra prima volta, le prime ansie, lui si era fatto bocciare in 3 superiore per me, per non andare un anno avanti confronto a me, avevamo fatto il nostro primo tatuaggio insieme e ora, vivevamo nello stesso appartamento. Era come un fratello. Forse di più.
“Perché hai bevuto così tanto?”
Sentii il sopracciglio bruciare e immaginai che lo stesse disinfettando.
“L’ho vista.”
“Ah, mi pare una giustificazione più che ovvia per bere così tanto!”
Era incazzato, ma solo perché era preoccupato per me, anche io mi sarei arrabbiato fossi stato in lui.
“’Sta zitto!”
Mi venne un conato di vomito e in meno di dieci secondi ero già chino sul water a vomitare.
“Torna a dormire, faccio da solo.”
Mi sentivo già meglio, ma prevedevo almeno ancora un paio d’ore a vomitare tutto quel rum che mi ero ingurgitato.
“Ma che cazzo stai dicendo? Io rimango qua.”
Avrei voluto ringraziarlo ma tutto quello che riuscii a fare fu vomitare ancora.
Mi risvegliai nel mio letto, in mutande e con un mal di testa bestiale. Andai in cucina sperando che Louis potesse rinfrescarmi la memoria.
“Buongiorno.”
“Ciao.”
“So che sei incazzato perché a quanto pare ieri sera ho bevuto parecchio. Puoi dirmi che è successo?”
Si buttò sul divano e accese la televisione. Aspettai paziente mentre mi preparavo qualcosa da mangiare e poi andai a sedermi vicino a lui.
“Ti sei scolato una bottiglia di rum, sei venuto a casa in macchina e Dio solo sa come sei ancora vivo. Hai vomitato tutta la notte. Hai bevuto perché l’hai vista, tra un conato e l’altro piangevi e dicevi di amarla.”
Fantastico. Peggio di così non poteva andare.
“Ah, le hai anche scritto. Ho provato a fermarti ma mi hai quasi dato un pugno in faccia.”
Questo era il peggio.
“Sono un coglione.”
“Sì. Comunque, devi smetterla di pensare a lei. È da più di un anno che questa storia va avanti. Reagisci cazzo! Io non ce la faccio a vederti così!”
“Lo so Lou, ma la amo ancora.”
Non mi rispose e tornò in camera sua. Mi stesi sul divano e mi misi a osservare bene l’appartamento. Da come era messo non si sarebbe mai detto che fosse abitato da due ventenni. Era tutto perfettamente in ordine e pulito. Chiusi gli occhi e davanti a me vidi due ragazzi felici rincorrersi in un prato. I loro sguardi sapevano d’infinito e quando la loro pelle veniva a contatto con quella dell’altro i brividi sarebbero venuti anche a quelli che il cuore ce lo avevano ricoperto di ghiaccio.  Quei due ragazzi eravamo noi. Harry e Evie. Sentii le lacrime scendermi giù per le guancie e mi alzai subito. Fiondandomi in bagno. Mi sciacquai la faccia, uscii e mi diressi in camera mia.
“Domani ci trasferiamo a Londra.”
“No, Lou, perché?”
“Così non hai più possibilità di vederla e di starci male. Ti ho già detto che non riesco a vederti in questo stato. Tu sei sempre stato il forte dei due ma da un po’ di mesi a questa parte non ti riconosco più. A Londra tanto io ho già un aggancio per un lavoro e un cameriere come te non se lo fa scappare nessun bar o ristorante. Ci sistemiamo in poco tempo. Prepara la tua roba.”
Avrei voluto aggrapparmi al suo braccio e pregarlo di cambiare idea. Che quella non era la cosa giusta da fare. Che scappare dai problemi non è mai una buona cosa. Che qua avevamo la nostra vita e che abbandonarla era stupido. Avrei voluto dirgli che per me, questo non c’era bisogno di farlo. Ma semplicemente feci un cenno con la testa e iniziai a raccogliere la mia roba.
Non era la prima volta che io e lui cambiavamo città. La cosa non mi sembrava nuova ma, sapere di andarmene da dove avevo conosciuto l’amore della mia vita mi stava spezzando il cuore, o quello che ne rimaneva.
Quello che lui ora stava facendo per me era incredibile ma anche io lo avrei fatto per lui.
Nel pomeriggio andai a dare le dimissioni al bar dove lavoravo da ormai 10 mesi e per poco non mi misi a piangere quando uscendo mi ricordai di sentire bene il profumo di quel posto perché sarebbe stata l’ultima volta che lo avrei sentito.
Camminare per le strade di quella piccola città non era mai stato così straziante. Passai davanti al parco e riconobbi la panchina dove l’avevo conosciuta. La fissai per un periodo indefinito e poi ripresi a camminare senza voltarmi. Non avrebbe significato niente voltarmi. Sarebbe voluto significare che stavo scappando da lì solo per una ragazza e questa sconfitta non me la sarei mai data.
La sera ci riunimmo nell’appartamento con i nostri amici per dirci addio. Ridemmo e scherzammo fino a tardi poi ognuno abbracciò me e Louis e se ne andò con un po’ di tristezza sulla faccia. Io e Lou ci mettemmo in un silenzio assordante a riordinare. Da li a quattro ore avremmo chiuso per sempre la porta d’ingresso.
“Vado a dormire. A domani e non sentirti in colpa. Tu per me l’hai già fatto.”
“Sì Lou, ma quella volta era diversa. Quelli erano problemi seri.”
“Anche questo lo è. Buonanotte.”
Gli scambiai un sorriso riconoscente e finii di riempire il sacchetto della spazzatura. Dalla sua camera lo sentii urlare.
“Londra, preparati, Styles e Tomlinson stanno arrivando!”
Risi e spensi la luce dirigendomi in camera. Le pareti spoglie mi misero tristezza ma ci misi comunque poco ad addormentarmi.
“Sveglia! Londra non aspetta quelli che dormono!”
“Che diavolo di ore sono Lou?”
“Le sei. Su dai, per le nove dobbiamo essere la che alle 10 ho il colloquio e alle 11 ce l’hai tu!”
“Mi hai organizzato un colloquio?”
“Sì, stupido. Dai su, alzati e vestiti che non abbiamo molto tempo!”
Era felice e mi diede forza, lo faceva sempre. Provai a sorridere e mi alzai, feci una doccia veloce, mi vestii e uscii dall’appartamento per l’ultima volta. Quando arrivai all’ultimo piano di quel palazzo mi sedetti sugli scalini e mi accesi una sigaretta. Era più che rilassante e provavo una strana sensazione di tranquillità.
Sentii qualcuno avvicinarsi a me, sapevo che era lei. Quella camminata l’avrei riconosciuta tra mille. Chiusi gli occhi e lentamente mi voltai verso di lei.
“Dove diavolo avevi intenzione di andare senza salutarmi?”
Quella voce era la mia droga, quegli occhi neri e quei capelli biondi sarei stato in grado di farli vedere anche a un cieco solo parlandogliene.
“Lontano da te.”
Sentii gli occhi pizzicare ma non avrei pianto ancora. Quello era un addio. Agli addii si piange sempre ma non era il nostro caso. Non eravamo mai stati convenzionali su niente.
Non proferì parola. Solo si sedette vicino a me e mi prese la sigaretta dalle mani.
“Dove andate? Quanto lontano?”
“Londra. Diciamo che è abbastanza lontano per non farmi impazzire a causa tua.”
“Tu sei psicopatico lo stesso. Con o senza di me.”
“Probabilmente hai ragione, ma quanto ti ho amata Evie? Eh? Nonostante la mia psicopatia, ti ho dato tutto l’amore che ho potuto.”
La guardai negli occhi e vidi delle goccioline salate riempirle gli occhi. Sapevo che non le avrebbe fatte cadere, ma ci speravo lo stesso. vederla piangere avrebbe voluto significare che a me alla fine ancora un po’ ci teneva e che le sarei mancato.
“L’amore a volte non basta.”
“Dimmi che cazzo avrei dovuto darti in più! Cosa? Perché ho cercato la risposta ovunque andavo. L’ho cercata anche nei tuoi occhi ma non l’ho mai trovata. Cos’altro dovevo darti?”
Abbassò lo sguardo sulle sue superga verdi pisello ormai sfondate da tutti i chilometri che ci aveva percorso, la maggior parte insieme a me.
“Non lo so, ma nel nostro noi mancava qualcosa. Qualcosa che nemmeno io conosco. Se lo avessi saputo ora non saremmo qui a dirci addio. Probabilmente saremmo su a fare l’amore, a ridere, a fumare, a scherzare. Di sicuro non qui a pensare a quello che avremmo potuto essere. Pensi che io non ti abbia amato? Pensi che anche io ieri sera non ci sono stata male a vederti mentre con quella moretta facevi tutto tranne che ballare? Ci sono stata da schifo e ci sto tutt’ora così. Ma non ci possiamo fare niente. È finita Harry. Dobbiamo farcene una ragione.”
“Una storia finisce come inizia, se entrambi lo vogliono. Ne io ne te vogliamo che finisca.”
Ci calammo in un religioso silenzio e poi la sentii singhiozzare.
“Perché ci facciamo questo?”
Giocherellai con i miei anelli prima di rispondere.
“Perché siamo le persone giuste al momento sbagliato. Ecco perché.”
Facemmo combaciare i nostri sguardi. Entrambi liberammo una lacrima e sorridemmo.
“Ci ameremo per sempre, lo sai?”
“Sarai in tutte le cose che vivrò.”
Dopo aver pronunciato quelle parole mi baciò delicatamente le labbra e scappò via.
Fissai il vuoto. Non so quanto tempo. Ma lo fissai e basta. Pensando e ripensando a quelle parole. Era incisa sul mio cuore con prepotenza, rabbia e decisione. Era un marchio indelebile dentro di me. E io, dentro lei.
“Allora, andiamo?”
“Sì, certo Lou, andiamo.”
E partimmo. Verso una nuova vita.
 
_______________
#ANGOLO AUTRICE.
Ho appena iniziato questa storia, a dire il vero non so nemmeno come andrà avanti. è stata un'idea che mi è venuta di getto. Spero vi piaccia. 
Kiss kiss. 
V.
  
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