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Autore: altaira    17/03/2015    1 recensioni
La mia storia racconta di un uomo che incontra di continuo una ragazza fidanzata di cui si innamora. Lei improvvisamente riceve una proposta di matrimonio dal suo ragazzo e le cose si complicheranno
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Michele era al settimo cielo. Quella donna lo aveva stregato. Adorava la sua voce, il suo profumo, i suoi occhi verdi, il suo sapore. Aveva ancora in mente l'immagine di lei che alza il viso, ancora con gli occhi arrossati, che si avvicina alle sue labbra. Il suo cuore si riempì di felicità, avrebbe galleggiato a mezz'aria, se non fosse stato ancora in auto. Eppure sapeva che lei ancora non era sua. Quel Pino era stato più furbo di quello che avrebbe immaginato. Tutto sommato era una persona intelligente, ed aveva saputo legarla a se in modo quasi definitivo, quasi... Aveva ancora un po' di tempo. Era ancora aprile, e il matrimonio si sarebbe celebrato a dicembre. Non voleva perdere la possibilità di conoscere quella donna. Un po' era arrabbiato con se stesso, avrebbe potuto evitare di farle così male baciandola. Era convinto che in quel momento, mentre lui tornava a casa sua, lei si stesse rodendo dal senso di colpa, e questo pensiero lo colpì come un pugno nello stomaco. Arrivato a casa decise di mandarle un sms. “Ho passato la giornata più intensa della mia vita finora. Ho la sensazione di aver corso 10 km in 1' ora. Mi sento stordito e felice. Spero di sognarti. Ti bacio ancora. Michele” Nello stesso istante il cellulare di Francesca vibrò e la porta principale della villa si aprì. Pino era rientrato. -Amore??- la chiamò, mentre lei leggeva il messaggio che le aveva mandato Michele e lo cancellava frettolosamente. “Ti bacio ancora”. Si sfiorò le labbra con le dita, al ricordo di quanta passione c'era stata in quei pochi minuti piuttosto che in tutto il tempo che aveva passato con Pino. -Amore!- entrò nel salotto dove lei si era accomodata. -Ciao! Che bella che sei!- le disse dandole un veloce bacio sulle labbra. - Tutto bene? Cos'hai fatto mentre io ero a pesca?- -Niente di che... ho avuto un cliente a pranzo, abbiamo parlato un po'.- rispose lei vaga. -Ah! Ti sei divertita quindi- scherzò lui. -Eh! Si, devo essere sincera, non c'è niente di meglio che il lavoro anche la domenica pomeriggio.- -Ho pescato 5 chili di pesce, amore!- disse entusiasta. -Bravo!- rispose lei abbracciandolo, ma ebbe la sensazione di aver rotto qualcosa. -Ora non vedo l'ora di fare una doccia, e sentire la tua pelle sotto le mie mani!- le disse guardandola lascivamente. Lei sorrise, ma sapeva che proprio quella sera fare l'amore con Pino era un'impresa impossibile. Aveva ancora in mente gli occhi di Michele che la guardavano con tutto il desiderio che potevano. Menomale che il suo fidanzato era ancora sotto la doccia, così lei avrebbe potuto pensare a qualche scusa da inventarsi. E non riusciva a trovare manco mezza adatta. Decise di ingoiare la pillola, tutto sommato era il suo fidanzato. Lui entrò in camera da letto solo con l'accappatoio, e strofinandosi la testa con un asciugamani per togliere l'acqua in eccesso dai capelli. Lei era distesa già sul letto, e lo aspettava con un ansia che aveva poco di positivo. -Oh! Amore mio! Non vedo l'ora di spogliarti!- le disse sfilando la cintura dall'accappatoio. Le si avvicinò e con quella cintura le legò le mani alla sponda del letto. Era un gioco che avevano già fatto, ma quella sera Francesca non era felice di farlo. -Ora chiudi gli occhi!- le ordinò, e la bendò con le calze che lei indossava. In quel momento la mente di Francesca si riempì di Michele e sorrise. Pino lo prese per un cenno di approvazione e cominciò a sfilarle l'abitino fino al capo. Francesca emise un gemito, ma continuava a pensare al viso di Michele ed ai suoi occhi. Restò bendata per tutto il tempo immaginando che ci fosse Michele dentro di lei, che fossero le sue mani ad accarezzarla. Quando poi finirono e Pino la sbendò, le sembrò di aver fatto un sogno bellissimo. Le lacrime cominciarono a pungerle gli occhi, ma non diede loro modo di venir fuori davanti al suo fidanzato. Si rifugiò in bagno, con la scusa di voler fare una doccia anche lei, e finalmente, sotto l'acqua calda che le scorreva addosso, si lasciò andare. “Buongiorno,ieri sera ho sognato di fare l'amore con un uomo dagli occhi nocciola, lo conosci per caso? Anch' io ti bacio ancora. Francesca” Michele aveva ancora la bocca aperta. Oddio! Fare l'amore con Francesca sarebbe stata un' esperienza incredibile! Gli salì l' acquolina alla bocca mentre pensava al suo corpo nudo. Notare che lei stava cominciando a lasciarsi andare era in sollievo per lui. Voleva rivederla. Immediatamente. Già gli mancava il suono della sua voce. "Signorina, se io ho gli occhi di quel colore, non è detto che sia lo stesso uomo del tuo sogno. Sto dimenticando il sapore delle tue labbra, e questo non mi piace...quando ti rivedrò? Michele" Francesca lasciò cadere il documento che aveva in mano ed afferró il cellulare per scrivere con entrambe le mani. Voleva incontrarlo subito! Le sembrò meschino, ma non aveva molta intenzione di continuare ad evitarlo. Che si piacevano ormai era evidente, ed era inutile resistere. Ma c'era Pino. La situazione doveva essere chiarita. "Ingegner Franzese, anch'io vorrei rivederti. A me manca il tuo profumo. Francesca." Oh! Si! Michele interruppe la sua segretaria, che stava avendo una lunga dissertazione sugli ultimi aggiornamenti sui suoi progetti, per rispondere a Francesca. "Cosa fai a pranzo? Credimi Francesca, voglio davvero incontrarti. Michele" Il cuore di Francesca aveva spiccato il volo, ora vagava in un punto indefinito dell'universo. Ormai non voleva più tirarsi indietro, e cominciò a scrivere l' sms con mani tremanti. " Ti aspetto a Piazza Plebiscito. Non vedo l'ora.Francesca" Dentro di se Michele stava alzando al cielo un trofeo, e lo stava baciando, fiero di se stesso, e cotto di lei. Quella ragazza lo aveva stregato. Voleva farle una sorpresa, ma gli veniva in mente niente. "Io saró quello col sorriso a 32 denti. Ti desidero. Michele." Francesca lesse il nuovo sms e sorrise anche lei. Aveva quasi dimenticato di essere in ufficio e di avere gli occhi del suocero puntati addosso. -Francesca!- la chiamò.-Che fai?- - Niente, prendevo appuntamento con una cliente. Credo che pranzerò con lei, vuole parlarmi fuori dall' ufficio. È un caso nuovo, e complicato. Non vorrei turbarla.- -Figlia mia, non capisco ancora perché ti ostini con questi casi così particolari. Piuttosto che trovare un ricco cliente, che abbia costantemente bisogno di te.- chiese ancora lui. - Signore, andrebbe contro i miei ideali.- rispose Francesca. -Oh! Non chiamarmi signore, ormai sei una figlia per me, come fai a voler sposare quello spocchioso di mio figlio?- disse lui tirando un sospiro di rassegnazione, ma sorridendole. Francesca tirò un sospiro altrettanto rassegnata. - Ehi, signorina! Ove mai dovessi decidere che mio figlio non è l'uomo giusto, qui troverai sempre una porta aperta. Sei una dei migliori collaboratori che abbia mai avuto, tenace, con una percentuale altissima di processi vinti. Non vorrei perderti mai al mondo.- Francesca gli sorrise. - Lei è il miglior suocero che esista al mondo, signor Loiodice.- Lui le diede una paterna pacca sulla spalla e la lasciò sola nell'ufficio. Francesca fu libera di raccogliere le sue cose e scappare in bagno. “Mamma mia! Ho bisogno di una sistemata!”pensò guardandosi allo specchio. Aveva le borse agli occhi ed i capelli in disordine totale. Prese la pochette del trucco dalla borsa e cominciò a truccarsi. Si struccò più volte prima di decidere se fosse stato meglio un make-up più audace o uno un po' più acqua e sapone. Alla fine decise di truccare gli occhi leggermente e di mettere un lucidalabbra rosso deciso, e prima di ripensarci uscì dall'ufficio per immettersi nel tran tran napoletano. Turisti, ragazzi appena usciti da scuola, studenti universitari di corsa e uomini in giacca e cravatta che parlavano al cellulare. Entro un'ora la strada, in quel momento così viva e frenetica, si sarebbe svuotata, per riprendere a correre intorno alle 5 del pomeriggio. Francesca non riusciva a far caso a tutto ciò, dentro di se tremava, quell'incontro proibito le faceva paura, ma non poteva fare a meno di rincontrare la persona a cui pensava dal giorno prima. “Sono quasi a Piazza Plebiscito, tu? Dove sei? Non vedo l'ora di vederti. Francesca” Michele lesse il messaggio ed accelerò il passo. Fortunatamente il suo ufficio distava poco dal luogo in cui dovevano incontrarsi, ma la voglia di vederla era tanta, e di quelle poche ore che potevano passare insieme, non voleva perdersi neanche un attimo. Il pensiero di riaverla tra le braccia lo riempì di felicità e desiderio. “Sono qui, ti aspetto al Gambrinus. Michele” Il cuore di Francesca ebbe uno sfarfallio. Cominciò a volare, era quasi sul posto, mancavano 50 metri, poi 20, ora 10. Finalmente lo vide. Con un paio di occhiali da sole a goccia, le sorrideva e alzò una mano per salutarla da lontano. Lei corse a baciarlo, e ancora una volta il mondo si dissolse. Neanche il fatto di essere per strada, in una zona in cui entrambi potevano essere riconosciuti, li fermarono. -Ehi!- disse lui. - Anche tu mi sei mancata, ma...cerchiamo di non dare spettacolo in piazza.- Lei sorrise e lui la prese sottobraccio. - Posso portarti in un posto più appartato, oppure possiamo pranzare in una tavola calda qui vicino, che prepara delle tagliatelle fantastiche. Scegli.- -Io ho fame di te.- rispose lei maliziosa, e così Michele le fece un occhiolino e si diressero verso Santa Lucia. Ad un certo punto si avvicinarono al portone di un palazzo e lui premette un bottone ad un citofono. Dopo pochi attimi il portone si aprì, ed i due entrarono. Per le scale c'era gente che saliva e scendeva con dei pacchi, ma loro si fermarono all'ascensore per prenotarlo. -Dove stiamo andando?- chiese lei guardandosi intorno curiosamente. -All'ultimo piano di questo palazzo c'è uno dei miei loft.- rispose Michele mentre le porte dell'ascensore si aprirono ed i due entravano. -Caspita! Uno dei tuoi loft!- esclamò Francesca mentre lui intrecciava le sue mani con quelle di lei, e le baciava tutto il viso. -Si, questo è il più piccolo, più che altro è una specie di studio, in cui mi rifugio quando mi scoccia farmi 3 ore di traffico per arrivare al lavoro.- -Altrimenti?- chiese Francesca tra un bacio e l'altro. -Altrimenti vado a casa mia, a Piazza Vanvitelli.- rispose lui mentre le porte dell'ascensore si aprivano sul pianerottolo davanti la casa. Una donna di mezza età andò ad aprire la porta. -Signore, non l'aspettavo oggi.- disse preoccupata. -Ha ragione Susy, non l'ho avvisata, mi dispiace.- -Non è niente. Vuole che le prepari da mangiare?- chiese la governante. -Ok. Ma senza fretta, resto per tre ore massimo, poi dobbiamo tornare a lavoro.- rispose Michele mentre le porgeva la giacca e scioglieva il nodo della cravatta. Aiutò Francesca a sfilarsi il giacchino e passò anche quello alla donna, e lei subito li sistemò su delle grucce in una cabina vicino alla porta d'ingresso. Poi Michele prese una mano di Francesca e la trascinò in un enorme salottino bianco, illuminato da un balcone aperto sul golfo di Napoli. Francesca si diresse proprio lì, lasciando la mano di Michele, e si affacciò sull'ampio terrazzino, al suo centro c'era un gazebo con delle sedie intorno ad un tavolo di ferro battuto e marmo. Francesca si affacciò al parapetto e osservò il traffico sotto di lei, le barche nel porto che galleggiavano mollemente, gli altri palazzi intorno. Michele le si avvicinò e la cinse con le braccia. -Com'è che mi hai sognato ieri notte?- le chiese. -Eri tutto nudo, facevamo l'amore su di un letto con le lenzuola blu. Mentre venivi, hai spalancato gli occhi, e sono stati l'ultima cosa che ho visto, perchè poi è suonata la sveglia, e addio letto!- gli spiegò. Il loro sguardo si infuocò, ma lui arricciò il naso in segno di disapprovazione. -Non hai idea di quanto desidererei che il tuo sogno diventi realtà, ma mi dispiace, principessa, non voglio darti altri sensi di colpa. Voglio che viva la nostra relazione come un momento di leggerezza.- Lei lo guardò intensamente.-Michele, forse hai ragione, stiamo correndo su un binario contro un treno in viaggio. La realtà è che ieri sera Pino... mi ha voluto bendare e legare, ed io... vedevo solo il tuo viso ed i tuoi occhi, e...- non ebbe il tempo di continuare la frase che lui le pose un dito sulle labbra e cominciò a baciarle. - Ti desidero tantissimo. Francesca, voglio il tuo corpo più di ogni altra cosa. Ma voglio anche questo...- le disse indicandole il cuore con un dito. -Io sono disposto a darti anche il mio...ma solo quando e se sarai pronta ad accettare solo me nella tua vita. Non ho intenzione di diventare il tuo amante, e accetteró la sconfitta se tu non sceglierai me. Ma se facciamo l'amore, io soffriró, e anche tu soffrirai. E non posso pensare che potrei essere io il motivo del tuo dolore.- Francesca strinse gli occhi come per ingoiare un boccone amaro, ma restò ferma godendosi il calore e la forza del suo abbraccio. - So molto bene che il tuo fidanzato vorrà fare sesso con te, e tu acconsentirai, e non sai quanto male mi faccia, ma non posso importi di fingere i mal di testa tutte le sere. E nonostante tu mi raccontassi le cose che accetterai di fare, io saró qui.-aggiunse. -Michele, mi stai uccidendo. Il desiderio che provo per te è incommensurabile rispetto a quanto abbia mai provato per Pino, ma sta succedendo tutto così in fretta. E ormai conosci il motivo per cui mi sto sposando.-rispose lei. Ed abbassò il viso. -Signore.- lo chiamò la governante. - Vuole che prepari fuori?- -Si, Susy. È una magnifica giornata.- Consumarono il pranzo all'ombra del gazebo, parlando ancora di se stessi. Francesca si sentiva ancora più attratta da quell'uomo così premuroso. Lui le raccontò di essere figlio di un operaio, di aver sempre aiutato la sua famiglia. Le raccontò che quando aveva perso il padre, aveva preso sua madre con sé, ed oggi viveva ancora con lui. Francesca sorrise al pensiero di quella famiglia così unita. -Mi sarebbe piaciuto avere una famiglia così. Oggi anche se la famiglia di Pino è grande, e mi ha accolto come una figlia, è così grande, che rimane comunque una famiglia impersonale. Oltretutto continuo a considerare mio suocero come il mio datore di lavoro, piuttosto che come il padre del mio futuro sposo.- gli disse. -Io ti ho vista per troppo poco tempo con Pino, e non riesco ancora a capire su cosa si basi la vostra relazione, ma io credo che tu consideri anche lui come un tuo datore di lavoro.- Francesca spalancò gli occhi. -Michele, in realtà prima che mi distruggessi l'auto io ero felice con lui. Lui mi ha sempre dato tutto quello che volevo, e non parlo di cose fisiche, che si comprano. Parlo di sostegno all'università, di fiducia in me. Anche il matrimonio, è un modo per lui di farmi sentire la donna più importante della sua vita.- -Ma non puoi voler desiderare di vivere per sempre col tuo migliore amico.-sbottò lui alzando le mani. -No, ma gli devo tanto, e questo è tutto quello che posso dargli nelle mie possibilità.- lui sbuffò e le prese le mani. -Tu sei una donna incredibile!- esclamò. -Come fai a pensare di dare tutta te stessa ad un uomo che apprezzi, di cui hai stima, ma di cui sicuramente non sei innamorata?- Lei lo guardò e si strinse le spalle rassegnata. Gli sorrise, ma solo con le labbra. I suoi occhi erano assenti, pieni di pensieri inespressi. Lui guardò l'orologio, il loro tempo insieme era finito.
  
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