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Autore: ___Page    17/03/2015    7 recensioni
-Più tardi- mormorò accomodandosi con grazia e con un sospiro sull’altalena e prendendo a dondolare -Prima devo parlare con Cappello di Paglia-
Zoro corrugò le sopracciglia.
-Di che stai parlando?!-
-Ho un messaggio per lui- si spiegò, fermando il movimento oscillatorio della giostra.
Lo spadaccino si girò completamente verso di lei.
L’occhio ora abituato alla penombra era in grado di distinguere anche le espressioni assunte dalla ragazza.
-Da parte di chi?!-
-Suo fratello- affermò, facendogli strabuzzare gli occhi.
Non aveva senso e glielo disse senza mezzi termini.
-Se Sabo voleva mettersi in contatto con noi…-
-Non parlo di Sabo- lo interruppe, alzandosi in piedi e avvicinandosi sotto il suo sguardo incredulo.
Si fermò a pochi passi da lui, guardandolo negli occhi, ferma e determinata.
-Parlo di Ace-
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jinbe, Mugiwara, Perona, Portuguese D. Ace, Sabo | Coppie: Nami/Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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-Croce di fuoco!-
Con un movimento fulmineo, Perona sollevò la mano con il palmo rivolto in avanti, emettendo una piccola sfera viola scuro che inglobò l’attacco di Ace, rendendolo vano.
-Ace!!!- sbraitò abbassando il braccio con un gesto secco -Che stai facendo razza di baka?!?!-
-Non ci stiamo allenando?!- chiese il moro, incrociando le braccia al petto nudo.
-Io mi sto allenando!- rispose subito, puntandosi il pollice sul costato -E mi sto allenando a mantenere l’aura che ti rende visibile senza dover stare concentrata e senza doverti avere a un metro di distanza perché funzioni!-
-E io volevo vedere se hai i riflessi pronti!- ribatté senza esitazione il ragazzo.
Erano sul ponte della nave da una mezz’ora.
Si erano svegliati entrambi prestissimo e avevano deciso di mettere un po’ alla prova le capacità di Perona mentre aspettavano il risveglio degli altri e la colazione.
Sul ponte avevano incrociato solo Robin, di ritorno dal turno di guardia, ed erano poi rimasti soli.
La rosa si afferrò il ponte del naso, esasperata.
-Per tutti i Kami…- cominciò ma il moro non era intenzionato a cedere.
-È di Barbanera che parliamo! Devi essere preparata, devi essere svelta, devi ess…-
Ace scomparve nel nulla quando Perona ritirò il suo campo d’azione volontariamente, per non starlo a sentire.
Se lo immaginò parlare concitato prima di rendersi conto di essere tornato invisibile e un’incontrollata risata le salì alle labbra, facendole scuotere le spalle in un vano tentativo di soffocarla.
Kami, era così divertente stare con Ace!
La faceva sentire bene, non quel bene che aveva sempre provato accanto a chiunque.
Non era semplice contrapposizione alla solitudine, quel bisogno di avere qualcuno accanto che le aveva fatto andare a genio persino un tipo come Absalom.
Qui era proprio questione di sentirsi bene accanto a una ben precisa persona.
Ben precisa persona che rispondeva al nome di Portuguese D. Ace.
-Oh molto divertente davvero!!!- esclamò il ragazzo, riavvicinatosi abbastanza da tornare visibile per forza, un’espressione contrariata sul volto che le diede il colpo di grazia, facendola  scoppiare.
Imbronciato, la osservò accasciarsi sul ponte, le lacrime agli occhi e quella sua assurda eppure piacevole risata a sgorgare dalle sue labbra color ciliegia.
A Ace, la risata di Perona piaceva.
Era bello sentirla ridere. Era genuina, spontanea.
Gli ricordava tanto Sabo.
Come lui, si arroccava dietro una falsa arroganza e sicurezza che nascondeva in realtà una fragilità e la paura di restare soli.
Come lui, si era rivelata generosa e piena di coraggio.
Era consapevole del pericolo che correva eppure era rimasta, per permettergli di restare accanto a Rufy per davvero, per permettergli di trascorrere del tempo di qualità con il fratello.
Di parlare con lui, di essere visibile ai suoi occhi.
Ma in quel momento aveva poca importanza quanto Perona fosse generosa, simile a Sabo o bella quando rideva, e anche quando non rideva.
In quel momento, aveva importanza parlare chiaramente con lei perché, in effetti, così accovacciata e impegnata a spolmonarsi dal ridere, non sembrava molto consapevole della minaccia che incombeva sulle loro teste.
Minaccia che l’avrebbe lasciata stare, non fosse stato per causa sua.
-Perona! Dico sul serio!- esclamò, le mani sui fianchi, determinato.
Perona sollevò gli occhi scuri su di lui, imponendosi la calma e rimettendosi in piedi.
Lo guardò altrettanto determinata, intensamente, facendolo deglutire a vuoto, prima di increspare le labbra rosse e piene in un lieve sorriso.
-Ace…- cominciò ma stavolta Pugno di Fuoco era ben deciso a parlare chiaro.
Non si sarebbe fatto incantare da quegli occhioni a calamita o da qualche contorto discorso da donna!
-No! Perona! Parliamo di Barbanera okay?! Tu non sai di cosa è capace! Non lo hai visto in azione!- cominciò, mentre la ragazza si avvicinava, posandogli le mani sulle spalle.
Non si sarebbe fatto tranquillizzare da un semplice tocco, per quanto rilassante fosse o dalla serenità che traspariva dal suo volto!
-Tu non hai idea! È un mostro! Ed è potentissimo! E io non voglio che…-
-Ace- ripeté con calma la rosa, spostando le mani ai lati del suo collo, senza perdere il sorriso.
-No! È solo a causa mia se sei in pericolo! Non posso permettere che ti succeda qualcosa!- esclamò, cogliendola alla sprovvista.
Era già la seconda volta che si preoccupava per lei e la prima che lo faceva con tutta quella veemenza.
Il sorriso le scivolò via dal volto mentre schiudeva appena le labbra.
Non che nessuno si fosse mai preoccupato per lei ma nessuno lo aveva mai fatto in modo così palese e con tutta quell'urgenza negli occhi.
Nessuno l'aveva mai fatta sentire così importante. Quasi essenziale.
Era vero e innegabile, Ace aveva bisogno di lei per tutta una serie di ragioni ma c'era qualcosa nei suoi occhi e nella sua voce che la stava mandando in tilt.
Scosse la testa, deglutendo a vuoto.
-Okay! Ho capito Ace davvero!- gli disse con convinzione, prima di tornare a sorridere -Ma ogni volta che usi un attacco o fai la meteorite ti consumi! Non voglio che usi il tuo potere a caso, io... non voglio vederti sparire!-
Ma cosa stava dicendo?!
E soprattutto perché lo stava dicendo ad alta voce??
Doveva essere colpa della vicinanza con lui, dell'effetto che gli facevano le sue iridi di un marrone così denso da sembrare nere.
Forse era meglio staccarsi da lui ma proprio in quel momento Pugno di Fuoco piegò i gomiti per posare le proprie mani sulle braccia di lei, ancora ancorate al suo collo.
Ma si era avvicinata?!
Com'è che adesso erano torace contro torace?!
Com'era successo?!
-Perché con te mi sento al sicuro- proseguì a un soffio dal suo viso.
Il calore emanato da Ace le stava facendo perdere del tutto la ragione e più cercava di allontanarsi da lui meno ci riusciva.
Senza contare che il moro sembrava nella sua stessa situazione in quanto a forza di volontà.
-Ma ti devi allenare- lo sentì a malapena sussurrare con voce roca, mentre le accarezzava una guancia con la punta del naso e portava le mani sui suoi fianchi.
-Posso allenarmi con qualcun altro- ribatté avvicinandosi ancora e aderendo completamente a lui, perdendosi nel suo calore -Sanji per esempio, sarebbe felice di farmi da cavia-
-Sanji è meglio se non ti si avvicina troppo- soffiò Ace gli occhi praticamente chiusi, per poi spingere in avanti il volto e far combaciare le loro bocche.
Sapeva di fragola, Perona.
Sapeva di fragola e le sue labbra erano dannatamente morbide e si muovevano perfettamente a ritmo con le sue, mentre lo cercava schiacciandosi sempre di più su di lui.
Cercò di recuperare un barlume di ragione, giusto il necessario per staccarsi da lei ma gli bastò sentire le sue affusolate dita tra i capelli per smettere del tutto di pensare e circondarle la vita con le braccia, affidandosi all'istinto.
Ne aveva baciate di donne Ace, ne aveva baciate tante e con alcune fatto anche di più.
Quella la vita del pirata, poche occasioni sulla terraferma, da sfruttare e vivere fino in fondo.
Non se ne pentiva ma, doveva ammetterlo, mai si era sentito così.
Così giusto, così completo, così stordito.
Mai il sapore, il calore di una donna lo avevano sopraffatto a quel modo.
Lo aveva sempre saputo che Perona era diversa, ma non aveva mai preso in considerazione che potesse essere diversa per lui, in quel modo.
Sentì la lingua della ragazza solleticargli le labbra alla ricerca di un varco e le mordicchiò rapido il labbro inferiore prima di schiudere la bocca, stringendo al contempo la presa nel sentirla abbandonarsi completamente tra le sue braccia.
Il cuore gli batteva  a mille e, anche se non era la sola cosa a pulsare nel suo corpo, si stupì nel realizzare che, per quanto gli sarebbe piaciuto continuare in cabina, andare oltre, baciarla anche altrove, gli sarebbe bastato continuare ad assaporarla anche solo così per sentirsi bene.
Fu costretto a staccarsi da lei per riprendere fiato e ciò che vedi gli fece scoppiare il cuore di felicità.
Perché nessuna mai gli aveva rivolto quello sguardo.
Confuso ma profondamente felice.
O forse sì, era già successo, ma le altre volte non gli aveva fatto quell’effetto e sorrise subito quando la vide fare altrettanto, portando una mano sulla sua guancia mentre lei stringeva la presa sui suoi capelli e sulla sua spalla, mordendosi il labbro inferiore.
-Cosa stiamo facendo?!- domandò, ancora perso per metà in quella meravigliosa sensazione.
Perona si strinse nelle spalle, scuotendo appena la testa.
-Non lo so- soffiò riavvicinandosi per cercare di nuovo le sue labbra.
-La colazione è servita, mia dolce principessaaaaaaaaaaaa!!!-
Quel grido smielato e un’ondata di cuoricini precedettero l’uscita del cuoco sul ponte, risvegliandoli e facendoli allontanare bruscamente l’uno dall’altra.
Era come essersi trovati in una bolla di sapone che fosse esplosa di colpo.
Si girarono verso Sanji che li osservava contrariato e circondato da una lieve aura rossa, simile a una fiammata.
-Che sta succedendo qui?!-
Perona lanciò un’occhiata divertita a Ace, che aveva assunto un’espressione omicida.
-Non è niente Sanji-kun!- lo avvisò la rosa, facendolo concentrare su di sé.
Gli occhi di Sanji divennero istantaneamente cuoriformi e il biondo si gettò verso la ragazza, roteando come una trottola.
-Oh Perona, mia cara! Ti ho preparato tante prelibatezze ques…-
-Hollow Cloak- sussurrò gonfiando una piccola bolla di aura viola davanti a sé, contro cui Gambanera andò a sbattere con violenza scivolando poi a terra lentamente, senza che questo lo scoraggiasse dallo smoinare senza ritegno.
Senza riuscire a smettere di sorridere, Perona lo superò girandosi poi verso Ace che fissava con una certa preoccupazione l’amico, cercando di valutarne rapidamente lo stato di sanità mentale, alquanto preoccupante.
Il moro sollevò gli occhi scuri sulla ragazza, senza riuscire a impedirsi di deglutire e fremere appena al ricordo di quanto successo poco prima.
-Te l’ho detto che sarebbe stato perfetto per allenarmi- gli disse, facendogli la linguaccia e provocandogli uno sbuffo di risa.
La guardò allontanarsi, diretta al sottocoperta e in cucina ma, fatti pochi passi, si fermò e si girò verso di lui.
-Tu non vieni?- chiese, accigliandosi appena.
-Prima controllo che non sia in fin di vita!- rispose, sorridendo e portando una mano ad accarezzarsi la nuca -Riesci a mantenere l’aura?-
Perona annuì, tornando a sorridere e un lampo le attraversò gli occhi quando lo sguardo di Ace tornò intenso e penetrante.
-Grazie-
-F-figurati- balbettò la ragazza, prima di tornare a girarsi e rientrare, il cuore che pompava a mille.
Ace non riuscì a non lanciarle un’ultima occhiata mentre si accovacciava accanto a Sanji per chiamarlo e aiutarlo a riprendersi e mettersi in piedi.
Le lanciò un’ultima occhiata ritrovandosi a ringraziare di essere capitato, tra tutti i posti possibili, proprio a Kuraigana.
 

 
§
 

Si avvicinò alla porta del suo ufficio, a cui qualcuno bussava insistentemente e senza sosta da quasi un minuto.
Accigliato afferrò la maniglia, socchiudendo l’uscio e sbirciando l’identità del molesto rivoluzionario che sembrava intenzionato a buttare giù la porta, constatando che il suo pensiero non era poi così lontano dalla realtà, visto che in effetti la persona che aveva di fronte avrebbe potuto buttarla giù eccome, la porta, e con relativa facilità.
-Koala! Qualcosa non va?!-
Si rendeva conto di quanto fosse stupida quella domanda.
Era evidente, palese a chiunque, che qualcosa non andava, quanto Koala stesse male, da giorni ormai.
Continuava a sorridere, tirata e stanca, a tutto e tutti ma i suoi occhi erano spenti e opachi, quasi privi di vita.
La conosceva da quando aveva quindici anni, Dragon.
Con il suo ingresso nell’armata si era ritrovato a gestire due adolescenti e quel difficile periodo, fatto di drammi e tempeste ormonali, li avevi avvicinati molto e gli aveva insegnato ad amarla come una figlia.
Ma aveva avvicinato anche lei e Sabo e ora, per la prima volta in dieci anni, Koala si trovava di nuovo senza un’ancora a cui aggrapparsi.
Ora, per la prima volta in dieci anni, le leggeva finalmente negli occhi la consapevolezza di quel sentimento che da sempre tutti avevano visto chiaramente, tranne i diretti interessati.
Ma sapeva anche, Dragon, che non era solo la partenza di Sabo, la sua defezione dalla causa dell’Armata.
C’era dell’altro, qualcosa che era stato detto o fatto, che l’aveva ferita nel profondo, così tanto da logorarla lentamente.
Perché la Koala che conosceva lui lo avrebbe seguito senza esitazione e invece Koala era ancora lì e, nella fattispecie, lì fuori dal suo ufficio con una determinazione negli occhi che non le vedeva da giorni e che stava sciogliendo parzialmente la morsa di preoccupazione che gli attanagliava lo stomaco.
-Devo parlarti!- affermò, i pugni stretti lunghi i fianchi, un gesto che, Dragon lo sapeva, nel linguaggio del corpo della castana significava che non ammetteva repliche.
Lanciò una furtiva occhiata all’interno della stanza, prima di uscirne e chiudersi la porta alle spalle, fronteggiando la ragazza nel corridoio.
-Dimmi tutto- la invitò con il suo solito atteggiamento pacato e all’apparenza freddo.
-Voglio andare in missione!-
Dragon la fissò qualche istante prima di annuire.
-All’Arcipelago Rachi!- proseguì, facendogli sgranare gli occhi e perdere per un attimo la sua proverbiale calma.
-Non se ne parla- fu la secca risposta, dopo che si fu ripreso.
-Dragon…-
-È troppo pericoloso-
-Credevo di essere la migliore!- ribatté, quasi ringhiando.
Il moro rimase in silenzio, studiandola.
Da anni non la vedeva così, così simili a una belva in gabbia, pronta ad azzannare chiunque.
Così arrabbiata.
-Non sei lucida Koala-
La castana strinse i pugni fino a sbiancare le nocche e aprì la bocca per ribattere, ma la richiuse subito, abbassando gli occhi al suolo e chiudendo le palpebre, permettendo a una lacrima di graffiarle la guancia.
-Non ce la faccio più, Dragon…- cominciò con un filo di voce -…non riesco a smettere di pensare a dove possa essere, a come sta… se è ancora vivo…- si fermò, deglutendo a fatica e sollevando gli occhi traboccanti di lacrime sul volto di suo padre -Ho bisogno di smettere di pensare, ho bisogno di farcela da sola, di dimostrare a me stessa qualcosa! Ho bisogno di andare in missione Dragon! Una vera missione!-
-Ma perché proprio lì?-
-Per i bambini!-
Gli occhi di Dragon si sgranarono appena a quell’ultima affermazione, che lo aveva preso in contropiede.
Emise un profondo respiro mentre si afferrava il ponte del naso.
-Una volta dentro non è così semplice uscire, Koala! Se poi ti accorgi che non ce la fai…-
-Ce la farò!- lo interruppe, facendolo riconcentrare su di sé.
Sospirò, rassegnato nel vederla così convinta e irremovibile, consapevole che era davvero di quello che aveva bisogno anche se sembrava un suicidio.
Qualcuno doveva mandare ma non gli sarebbe passato nemmeno per l’anticamera del cervello di scegliere lei, se lei stessa non glielo avesse chiesto.
Odiandosi per quanto stava per fare, stringendo i pugni a sua volta la guardò con determinazione.
-E sia-
Gli occhi di Koala s’illuminarono a quelle parole, mentre un sorriso, un vero sorriso, tornava finalmente a incresparle le labbra.
-Grazie!- esclamò, annuendo, prima di voltarsi e correre via, diretta alla sua stanza.
Dragon la osservò, il cuore stretto dalla preoccupazione, prima di scuotere la testa e rientrare nello studio.
Chiuse la porta, rimanendo immobile a fissare, senza vederla, la nuca rosa della sua ospite, giunta lì in gran segreto un’ora prima.
S’impose calma e lucidità mentre avanzava di nuovo verso di lei, tornando a sedersi alla scrivania.
Intrecciò le dita mentre si addossava agli avambracci.
-Dunque… dov’eravamo rimasti?-
La ragazza lo fissò con i suoi occhi viola, masticando vorace i biscotti che si era fatto portare su richiesta della sua insaziabile ospite.
-Alla tua diffidenza- affermò rancorosa.
-Giusto- confermò, appoggiandosi allo schienale della sedia -Beh ammetterai che fatico a spiegarmi perché il più giovane membro degli Shichibukai sia al corrente di certe sconvolgenti informazioni e perché abbia scelto proprio il comandante dell’Armata Rivoluzionaria come confessore. Mi puzza tanto di strategia-
-Quanta fiducia incondizionata in un altro essere umano!- lo schernì, facendogli lampeggiare gli occhi.
-Io sono un rivoluzionario, essere diffidente è una necessità. E perdonami se poco mi fido di una pirata che ha barattato la propria “libertà”, se così si può definire, con la decisione di sottostare alle direttive del Governo Mondiale, abbandonando i propri compagni. Non è forse così che è andata, Jewellry Bonney?!-
Bonney sgranocchiò un frollino al cioccolato, fulminano con gli occhi l’uomo di fronte a sé.
Poi, lentamente, si ripulì gli angoli della bocca dalle briciole e si sporse verso Dragon, una luce determinata negli occhi.
-È vero, ho scelto di diventare una Shichibukai ma non l’ho fatto per sfuggire al carcere. E se pensi che io viva bene per aver abbandonato i miei uomini ti sbagli di grosso, ma l’ho fatto per un buon motivo e presto andrò a riprenderli e liberarli. Questa posizione, per me che non l’ho mai cercata, è meno libertà di una gabbia. Ma l’ho fatto perché sospettavo che ci fosse qualcosa in ballo, qualcosa di grosso che neppure i Draghi Celesti riescono a immaginare, convinti come sono di essere intoccabili e non mi sbagliavo. Per questo sono qui, perché dal giorno in cui mi hanno fatta uscire, dal giorno in cui sono diventata una Shichibukai il mio solo interesse  è stato impedire ciò che invece sta accadendo inesorabilmente. Perché in cuor mio sono voluta diventare una spia-
Un fremito colse il rivoluzionario a quelle parole.
-Ed è qui che vengono le spie, all’Armata. Perché voi siete gli unici che possono fermare Akainu e la sua follia-
-Tutto quello che mi hai detto sono solo supposizioni. Come pretendi che io agisca sulla base di questo? Come pretendi che io mi fidi di una congettura?-
-Io sono certa di tutto quello che ti ho detto, la mia fonte è sicura-
-Mi hai parlato di una donna e nulla più. Potrebbe essere chiunque-
-Non è chiunque! È mia madre!- esclamò, esasperata, mentre Dragon tratteneva il fiato a quella rivelazione.
-E perché tua madre dovrebbe essere una fonte sicura?- chiese, dopo qualche istante di finta riflessione e sincero sconvolgimento.
Troppe informazioni gli vorticavano ora nella testa, impedendogli di incastrare insieme tutti i pezzi.
Fu la voce di Bonney a venire in suo aiuto, quello che disse a sconvolgerlo e rivelargli la chiave di volta di quella contorta faccenda.
-Perché mia madre è la moglie di Akainu! Perché quel bastardo di Sakazuki è mio padre!- 










Angolo dell'autrice: 
Ed eccoci anche questa settimana! Salve people! Tutto bene?! 
Dunque dunque... 
Procedo direttamente con i ringraziamenti: 
Zomi: Eddai dai un po' di fiducia a Zoro e al mio spirito ZoNamista! Suvvia! Grazie per la recensione bella, son contenta che Jinbe e Sabo ti abbiano fatto ridere... spero in senso buono! 
IceandFire: Ehm... a dire il vero io STRAVEDO per Caesar!!! E Barbanera deve davvero morire male! *si ricompone* Grazie infinite per la recensione davvero! 
Gibutistan: Okay okay... questa recensione mi ha fatto rotolare dal ridere, perciò grazie di cuore per avermela lasciata! Sono davvero contenta che si capisca tutto! Alla prossima!! 
Emy: Evvai!!! Oggi Jinbe, domani il mondo! Okay smetto di straparlare! Grazie davvero per la tua costante presenza! Sai quanto conta per me! 
Kiko: Ma scusa di che?! Semmai grazie di recensire sempre! Sì anche a me fanno strano come coppia ma mi intrigava troppo farli incontrare! Grazie di cuore tesoro! 
Bene gente! 
Ci si sente settimana prossima e un bacio grande! 
Piper. 
  
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