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Autore: SashaJohnson    17/03/2015    2 recensioni
Louis Tomlison, un simpatico diciannovenne della St. George's University.
Harry Styles, un donnaiolo di diciannove anni della St. George's University.
Louis crede di avere una cotta per la sua migliore amica, Rachel, ma lei non lo sa.
Harry non crede nell'amore, ed è un sentimento da cui cerca di tenersi alla larga, ma non sa di essere già caduto nella sua trappola.
[Tratto dal testo]
"Lui le ragazze le scopava e finiva lì.
"-Pensavo che con Emily avessi trovato una certa... stabilità.-
-Si stabilità, ma Louis non è amore, i grandi scrittori raccontano l'amore come qualcosa di incredibile, è come passare del tempo con una persona senza annoiarti mai.- ribatte. Su questo aveva ragione, io con Rachel non mi annoiavo mai.
-Però Harry, l'amore non è sempre come descritto nei libri...- e io ne sapevo qualcosa"
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pov’s Louis
La mensa, si, proprio la mensa. Questa parola può essere intesa come quel solito periodo della giornata, in cui la gente consuma i propri pasti. Forse qualcuno potrebbe anche alludere al fatto che la mensa è un luogo in cui ci si ciba a lavoro o addirittura a scuola. Beh, se fosse così, sicuramente quel qualcuno non sarei io. Più che altro, io lo riterrei un idiota. Non che io sia più intelligente di lui, ma questi sono solo dettagli. Comunque, che stavo dicendo? Ah si, la mensa.. Beh per me la mensa è quel luogo in cui mi ritrovo a fare le cose che mi piacciono di più: mi rincontro con il mio caro gruppo di amici sgangherati, mi accomodo al mio solito posto rilassando gli arti, discuto del più e del meno con i ragazzi dimenticando per un’intera ora che mi trovo a scuola, rilasso i neuroni del mio cervello e vago con lo sguardo verso i nuovi volti che la scuola ha accolto. Hanno ancora tutti quello sguardo perso di un liceale. Se devo essere sincero, ho pena per loro, perché so con fermezza che alla fine di quest’anno il loro sguardo non sarà più lo stesso, e questo mi dispiace. Diciamo che il college ti cambia, o almeno per me è stato così.

Continuo a vagare con lo sguardo, osservandoli tutti per bene, poi poso gli occhi sui soliti gruppi che ogni scuola che si rispetti si ritrova ad avere: gli sfigati, con quella faccia tremendamente da sfigati, che per la loro troppa sfiga il mondo non ha sorriso a loro nemmeno una volta; i secchioni, che casualmente sono tutti seduti a parlare con un libro di chimica, o qualunque cosa sia, in mano; i vegetariani, che se trovano un pezzo di carne nel loro pasto incominciano ad urlare; i ragazzi punk, che solitamente fanno parte di una confraternita, con i capelli tutti colorati, i tatuaggi e robe simili; gli ecosostenibili, che se fosse per loro vivremmo tutti ai tempi dell’antica preistoria, e se ne vanno in giro predicando quanto il mondo è inquinato e blah blah blah; le ragazze cheerleader, che, insieme ai ragazzi della squadra di football, sono le più famose della scuola; le troie, che non sto qui a spiegarvi come sono. E poi ci sono altri gruppi di cui la gente non si è neanche presa il disturbo di dargli un nome.

Noi invece, che siamo soprannominati “Gli altri”, in principio eravamo in 5, poi sono arrivati altri intrusi: Rachel, che se non fosse per me sarebbe nel gruppo dei secchioni; la sua amica con la “C” , che con i suoi capelli biondi, gli occhi verdi e i suoi modi di fare sarebbe finita in uno di quei gruppi in cui predicano la politica, di cui non ricordo il nome; l’altra amica di Rachel, con quegli odiosi capelli neri e le punte rosa, i piercing e i tatuaggi, sicuramente adesso farebbe parte dei punk; poi c’è la ragazza di Zayn, una cheerleader che non lo abbandona nemmeno un secondo, non si capisce perché questa ragazza sia cosi possessiva, non è come tutte le cheerleader, quindi bionda e occhi azzurri, lei è castana con un paio di occhi color nocciola; e poi c’è una ragazza ecosostenibile che va dietro a Liam dall’anno scorso, cosa di cui lui non si è minimamente accorto, è carina d’altronde, con la sua pelle olivastra, i capelli scuri e gli occhi castani, di un castano profondo e intenso, ma Liam è troppo impegnato ad ascoltare i suoi pazzi discorsi, per rendersi conto di cosa ha davanti. Siamo in dieci perora e io non ho nessuna intenzione di far entrare un qualcun altro sgangherato, per rendere il gruppo più sgangherato di com’è.

E’ passato già più di un mese dall’inizio della scuola, e intanto le facce dei nuovi arrivati sono sempre le stesse, felici e contente. Come mi è solito, prendo posto accanto a Rachel, e, sedendomi, acchiappo la pagnotta sul mio vassoio e le do un morso. Tutti stanno parlando fra di loro e sgranocchiano qualcosa, quando Rachel se ne esce: -E se organizzassimo una festa nella mia villa?- dice eccitata, come i bambini di 5 anni eccitati per la loro festa al parco giochi.
–Oh, la cara verginella ha parlato.- la schernisce Zayn, con ancora sulle gambe la cheerleader, che adesso ha smesso di strusciarsi su di lui. Io lo fulmino con lo sguardo, odio quando la chiamano così. Lei invece, per niente scossa, continua a girare fra le dita la forchetta con un pezzo di carne conficcato, poi alza lo sguardo malizioso su di lui e con voce al quanto sexy: -Verginella..- ripete pensierosa con ancora la forchetta fra le mani. -Uhm, se fossi in te non ne sarei tanto sicura.- conclude per poi mangiare il boccone.

Tutti sono sconvolti e diverse cose succedono contemporaneamente: Zayn fa cadere rumorosamente sul piatto la forchetta che ha in mano, restando a bocca aperta; Niall, con il boccone pieno finisce quasi per affogarsi; Liam rigetta l’acqua nel bicchiere da dove stava bevendo e io sputo con tutta la mia forza l’acqua che stavo bevendo, che va a finire a addosso a Harry. -Grazie amico.- mi dice alquanto scocciato per averlo bagnato tutto, prendendo un tovagliolo cercando di rimediare. Io non bado a lui, mi limito ad urlare un enorme "CHE COSA?" in grado di far voltare tutta la mensa verso il nostro tavolo. Lei non è minimamente scomposta, pure se sa che ha tutti gli sguardi del tavolo su di lei, e continua a mangiare indisturbata la sua fetta di carne.

Poi tutti, come se un angelo caduto dal cielo ci abbia dato questa intuizione, ci voltiamo verso Harry, che durante la rivelazione è stato l’unico che non si è minimamente scomposto. Sentendo lo sguardo di tutti puntato su di lui, alza il capo impaurito, e alza le mani. -Ehi, ehi, ragazzi, calma , non sono mica stato io l’artefice di questo.- dice indicando Rachel, ma noi continuiamo a incenerirlo con lo sguardo. -E poi , avanti ragazzi, non doveva mica rimanere vergine per sempre.- dice con nonchalance. Ma tutti continua a guardarlo male e lui impaurito non sa come uscire dalla situazione. -E poi può confermarlo Rachel, non è vero? Non mi hai mica supplicato di venire a letto con te, vero?- dice rivolgendosi a Rachel. Lei fa una faccia disgustata.
- Ovvio che no. Non sarei mai venuta a letto con te Styles, e poi da quel che mi dicono, non sei così bravo come dici di essere.- dice lei ammiccando un sorriso malizioso. Lui spalanca la bocca per ribattere ma io interrompo il loro dibattito.

-Ok, ok, ma perché non me l’hai detto?- dico con lo sguardo frustrato a Rachel, sono arrabbiato, non so per cosa, forse perché Rachel per me è come una sorella e io mi sento come un fratello geloso, ma sono arrabbiato.
–Te lo sto dicendo ora.- dice facendo spallucce.
-Si ma non potevi dirmelo prima? Magari con un preavviso? E poi con chi?- le rispondo con le prime domande che mi vengono in mente, ma in realtà sono molte di più.
-E’ un francese.- dice con lo sguardo perso. I nervi salgono sempre di più.
-Ah si, un francese? E in tutto questo mese che mi hai parlato della Francia, ti sei proprio dimenticata questo piccolo dettaglio?!- dico io nervoso, frustato, arrabbiato, giuro non so a quale il mio stato d’animo si avvicini di più.
-Non pensavo fosse importante.- dice cercando di sviare il discorso.
-Ah certo, tanto poco importante da spiattellarlo a tutti, senza prima parlarne con il tuo migliore amico.- dico ancora, in questo momento mi sento escluso, come l’ultima ruota del carro e diamine se fa male.
-Dai Louis non te la prendere troppo, non è poi una gran cosa .- dice con voce leggera.

Faccio per ribattere ma qualcosa mi ferma, forse il suo “non te la prendere troppo” mi fa pensare ad altro e il discorso cade lì, pure se mille domande mi salgono per la testa, ma non voglio litigare, soprattutto qui ,nell’ora di mensa. Continuiamo a parlare della festa proposta da Rachel e finiamo con il decidere che si terrà per Hallowen. Harry non partecipa completamente alla discussione, anzi cerca con lo sguardo qualcosa o qualcuno, poi ad un tratto, senza dire niente, si alza e si dirige al bancone delle bibite. Non bado a lui, continuo a ripensare alla scoperta su Rachel, facendo così lavorare i neuroni del mio cervello, senza più rilassarmi e ciao ciao bella mensa del cazzo. Ancora mi chiedo perché la medicina mi insegna tutti questi termini strani.


Pov’s Harry
Organizzare feste non è il mio forte, anzi, se devo essere sincero, è proprio una cosa che detesto fare, quindi quando alla mensa tra i miei amici si intraprende questo discorso non bado minimamente al loro, ma cerco con lo sguardo un qualcuno che possa essere rilevante per i miei scopi. Non lo trovo, o forse neanche lo stavo cercando. Ho la gola secca e farei di tutto pur di alzarmi da questo tavolo. Mi dirigo verso il bancone delle bibite, faccio vedere il mio cartellino e prendo una bottiglia d’acqua. Poco più là c’è qualcuno di familiare, o almeno riconosco il suo fondoschiena.

Emily Smith, la ragazza che mi ha rifiutato con un calcio nelle parti basse, facendomi sentire una merda. Durante il mese non c’eravamo neanche rivolti la parola, capitava che i nostri sguardi si incrociassero, ma mi sentivo troppo umiliato per riprovarci. A volte rimanevo a pensare chi di tanto familiare mi ricordasse con il suo modo di fare, cercavo in ogni modo un collegamento, ma il mio cervello non ne voleva sapere di aiutarmi. Tutt’ora osservandola non mi ricorda proprio nessuno, il suo profilo è del tutto nuovo. Eppure ora, avendola quasi accanto, ho voglia di riprovarci. Con riprovarci non intendo riprovare a pomiciare con lei, ma riprovare a conoscerla. Sono spinto dalla voglia di capire chi mi ricorda, e quindi, pur essendo umiliato, mi decido a parlare.

-Ehi.- dico accennando un mezzo sorriso, con il tono di un bambino innocente.
–Ancora tu! Mi sembrava di essere stata chiara la prima volta.- dice sbuffando. Io la ignoro.
-Ricominciamo d’accapo okay? Harry Styles.- dico porgendole la mano. Lei guarda prima me e poi la mano scettica, poi alza gli occhi al cielo stufa e mi ignora. –Forse non è proprio così il modo giusto di iniziare.- sussurro, pensando a voce alta e con un movimento veloce ritiro la mano. –Beh, scusami…- dico abbassando il capo leggermente imbarazzato, ma poi mi ricompongo. -Adesso possiamo ricominciare d’accapo?- le chiedo, rivolgendole un sorriso a trentadue denti, mostrando le mie fossette. Lei scuote la testa leggermente e poi si degna di guardarmi.
-Quando ti renderai conto che non l’avrai mai vinta Styles?- mi chiede con un tono derisorio.
-Avanti, concedimi un’uscita con te.- la prego supplicandola.
-Cosa? No.- mi dice al quanto scioccata.
-Un’uscita per farmi perdonare.- lei continua a scuotere la testa. -Potremmo andare a cena oggi, o domani, o nel weekend.- Continua ancora a scuotere quella maledetta testa. -Oppure a pranzo, o un caffè, o una brioche, qualsiasi cosa che comprenda l’argomento “socializzazione”.- le dico ancora, speranzoso. Lei fa per pensarci su, ed io mi aspetto nuovamente che scuoti la testa, sembra che sia l’unica cosa che sappia fare, a parte dare calci ,ovviamente. Ma invece mi rivolge un sguardo annoiato.
-Okay.- risponde, e dentro di me mi sento come se avessi vinto la coppa del mondo. -Oggi dopo le lezioni al bar della scuola.- dice, per poi scomparire tra la folla che sta ritornando a lezione, perché la campanella che segna l’orario di fine ora è suonata.

Mi dirigo anch’io a lezione, piuttosto allegro. Sono soddisfatto, perché finalmente potrò capire chi diamine mi ricorda questa tipa bionda, ma anche perché forse, prima o poi ,cadrà ai miei piedi. Le lezioni passano in fretta, ed io non sto ad ascoltare nemmeno una parola di quello che di cui blaterano gli insegnanti. Continuo imperterrito a girare la mia penna fra le mani. E poi mi chiedo che diamine ci faccio con questa penna. E’ ridicolo, io non ho mai preso un appunto a scuola. Se devo studiare chiedo ad Ellen gli appunti, e lei con tanta gentilezza me ne fa una fotocopia. Non sono nemmeno costretto farmela, perché già il solo fatto che io le parli la fa eccitare tutta. Certo, sono felice che lei non mi costringa. E’ decisamente orribile: brufolosa, occhiali rettangolari, apparecchio che quasi gli prende l’intera faccia, occhi addormentati e un naso enorme. Per giunta puzza! Infatti sono felice di stare nella mia posizione.

Finalmente la campana che segna la fine delle lezioni suona ed io svelto mi dirigo verso il bar aspettandomi di essere in anticipo. Invece, no. Lei è già lì, seduta su uno sgabello al bancone, che sorseggia un bicchiere d’acqua. Io avanzo verso di lei e mi siedo nello sgabello accanto.-Sei in anticipo!- dice osservandomi chiaramente stupita, finendo di bere il suo bicchiere d’acqua.
-Come te, d’altronde- la schernisco io accennando un piccolo sorriso. Lei ghigna.
-Io sono sempre in anticipo.- precisa con un tono di voce piatto. Posa per un secondo lo sguardo su di me e poi lo sposta su un punto indefinito del bar. Io approfitto della sua momentanea distrazione per attirare l’attenzione del barista, che indossa un grembiule nero, sul quale a caratteri cubitali è scritto il nome del bar.
–Mi scusi, ci può portare due..- lascio la frase a metà scrutando la ragazza accanto a me. Lei mi fa un cenno come per dire: “Prendi quello che vuoi”, ed io mi rivolgo nuovamente al barista. -Ci porti due caffè per favore.- finisco di dire al barista, che è un po’ accigliato perché lo sto facendo aspettare. Nell’attesa dell’arrivo dei nostri ordini, mi volto verso Emily osservandola bene. Indossa un maglione aderente azzurro, un paio di jeans e degli stivaletti ai piedi. Quegli stivaletti mi ricordando qualcosa. Se non ricordo male, la persona, se è una persona o un personaggio inventato dalla mia testa riccioluta, che mi ricorda Emily odiava terribilmente gli stivaletti, diceva che le soffocavano i piedi. E se… Ma che diavolo? Ma da dove le prendi queste cazzate, Styles? Oddio sto diventando pazzo. Devo andare da uno psicologo immediatamente, prima che sia troppo tardi. Fortunatamente i miei pensieri li sento solo io, perché altrimenti Emily mi avrebbe preso per un ritardato. Nel volto di Emily è presente un piccolo cipiglio, mentre mi osserva attentamente. –Allora…- inizio, anche se in realtà non ho la minima idea di come cominciare a comunicare con lei, quindi spero in un aiuto divino, che purtroppo non arriva. Infatti rimaniamo fermi a fissarci le dita delle mani, in un silenzio imbarazzante, quasi straziante aggiungerei. Arriva finalmente il barista,dopo una arco di tempo che sembrava infinito, poggia i nostri caffè e si dirige verso una nuova ordinazione.

Versiamo entrambi qualche bustina di zucchero nella miscela cremosa, mescoliamo con un cucchiaino e lentamente portiamo la tazzina alle labbra coordinati, come se entrambi seguissimo le azioni dell’altro. L’odore del caffè mi inebria le narici, e il suo gusto amaro si diffonde nella mia bocca. –Okay.- dice lei all’improvviso, sobbalzo un po’ a sentirla parlare, soprattutto perché non mi sarei mai aspettato che avrebbe detto un semplice, ma in quel momento strano, “Okay”. –Quindi tu, Harry Styles, vorresti conoscermi?- mi chiede, facendo le virgolette sull’ultima parola.
-Già.- le rispondo non curante, prendendo un altro sorso dalla tazzina.
–Cosa ti aspetteresti da una come me esattamente?- mi chiede ancora, alzando un sopracciglio sospettosa. I pensieri non poco casti che appaiono nella mia mente vengono messi da parte, e cerco di concentrarmi sulla domanda. Cosa mi aspetto realmente io da lei? Non lo so. A dirla tutta, non so nemmeno perché voglio conoscerla. La verità è che quando faccio una cosa evito di ragionarci troppo e la faccio.
-Non so.- le rispondo alla domanda alquanto strana che mi ha posto. -Tu, invece?- le chiedo, forse questo è il primo tentativo di fare conversazione. Complimenti Styles, davvero mi congratulo. –Niente.- risponde con tranquillità osservando la miscela dentro la sua tazzina. Devo dire che stiamo avendo una conversazione molto interessante, la prossima volta prima di fare cazzate dovrei pensarci su magari.

–Quindi ti piacciono gli uccelli?- se ne esce alla fine lei. Io a quella domanda rimango intontito, più che altro basito.
-Gli uccelli?- chiedo, sperando di aver capito male.
-Si.- mi dice lei con curiosità nello sguardo. Non dirmi mica che crede che io sia gay.
–Gli uccelli? No. Preferisco i fiori io.- le dico facendole l’occhiolino. Lei non sembra aver afferrato il concetto, infatti mi guarda interrogativa.
-Ma sono due cose estremamente diverse.- precisa lei con fare da “so tutto io”.
-Oh lo so, ma anche molto simili a volte.- le dico ancora con un tono malizioso. Lei sembra continuare a non capire, quindi io spero che lasci andare quel discorso, prima che io dica o faccia qualcosa che sicuramente non migliorerebbe il nostro rapporto. Fortunatamente non continua, ma abbassa lo sguardo delusa verso un libro che tiene con se da quando sono arrivato, mi sembra di aver intravisto la parola psicologia, e così mi affretto ad aprire nuovamente conversazione. -Secondo me tu studi psicologia.- le dico. Lei sembra stupita dalla mia costatazione.
-Come lo sai?- mi chiede, ed io istintivamente poso lo sguardo sul libro che tiene fra le braccia.
-Uhh…ehm…Bhè… Sono un ottimo osservatore io.-rispondo con modestia, continuando a tenere gli occhi sul libro. Lei intercetta il mio sguardo, e capisce ovviamente come l’avevo scoperto.
-Ah…- risponde leggermente delusa. Dannazione, faccio schifo.

Nel bar intorno a noi sembra tutto tranquillo, una ragazza dai capelli neri e le punta rose entra, ora che la osservo meglio credo che sia una delle amiche di Rachel. Ma che diavolo ci fa qui? Distolgo lo sguardo da quella ragazza e lo riporto su Emily. Lei ora sembra alquanto in imbarazzo, non capisco il perché, guarda l’orologio e sembra che in lei scatti qualcosa . Si agita un poco e mi sorride. Sorride? Mi ha seriamente sorriso? -Oh s’è fatto tardi, io dovrei andare.- dice alla fine, facendo sparire dal suo volto l’imbarazzo di prima.
–Uhm… Okay, allora , ci possiamo rivedere?- le chiedo. Lei sembra alquanto sorpresa dalla mia domanda, ma stavolta non scuote la testa.
-Uhm… si okay. Facciamo domani qui, alla stessa ora?- mi chiede con un accenno di imbarazzo nella voce.
-Okay.- le rispondo solamente e adesso l’unica cosa che desidero è allontanarmi da qui il più possibile, c’è troppa tensione e io rischio di fare una figura di merda. Emily prende le sue cose, mi saluta con un cenno che io ricambio e se ne va. Io invece rimango a fissarla andare via e guardando quelle spalle ricordi di sofferenza a me sconosciuta riaffiorano nella mia mente.






Note della falsa autrice
Buonasera ragazze!
Si, intanto per  me è "buonasera" visto che sto scrivendo alle 21:08, ma magari voi leggerete stanotte o domani pomeriggio, quindi non prendete il mio saluto magari come un segno di maleducazione. Certo, magari posso fare un miscuglio di "buongiorno" e "buonasera" e formare "buonsergiorno", che, ora che ci penso, mi piace molto di più delle semplici paroline sopra citate.
Allora, chi già conosce la storia saprà che l'autrice non sono io, SashaJohnson, ma una mia amica, che usufruisce del mio account per rendere pubblica la sua storia. Come noterete tutti, queste sono le "note della falsa autrice". Avevo chiesto alla mia amichetta di lasciarmi scritte le sue note, ma lei è talmente vile e pigra che non ha accettato e ha detto "Pensaci tu". E in effetti credo che le mie note siano più d'effetto. Voi chiaramente non conoscete la mia amica e quindi non potete dare giudizi, ma io la conosco, e credetemi, lei dice praticamente niente nelle sue note. Io forse scrivo anche troppo, parlando adirittura di cose che non c'entrano 'na beata minchia, ma lei mi ha lasciato il compito di fare le note, quindi purtroppo dovrete sopportarmi, ma non è colpa mia, ma sua.
Sono anche immensamente felice di annunciare che non è colpa mia se sto aggiornando solo ora, dopo non so quanti mesi di ritardo, ma è colpa della mia amica in questione che non era ispirata, mentre ora l'ispirazione le è venuta sola sola. Vi giuro che avrei voluto tirarle qualcosa in testa quando me l'ha detto, ma l'unica cosa che avevo a portata di mano era il mio cellulare, ma io ci tengo al mio telefono, anche perchè se si rompe i miei non me ne comprano un altro, quindi io sarei a dir poco fottuta. 
Comunque, che ne pensate del capitolo?
A me piace, il POV di Louis mi fa ridere perchè... perchè è Louis! Insomma, come si fa a non ridere quando si parla di Louis? La scena di Rachel che confessa di non essere più vergine è fantastica, e poi la scenata di gelosia di Louis è akjhdfakjfnaknh. Però ho sinceramente amato il POV di Harry. Perchè? Intanto perchè io AMO Harry, un amore incondizionato mi lega a quel coglione dai capelli ricci. Poi mi piacciono i pensieri sgangherati che fa e le sue sensazioni di deja-vu. C'è da dire che io so pure quale sarà il corso della storia, e quindi ho un motivo in più per amare sia i POV di Harry che ci sono stati, sia quelli che verranno, e se voi avete la pazienza di stare appresso a me e alla mia amica capirete e amerete come me i POV di Harry. Quelli di Louis si amano fin da subito, quindi non c'è bisogno di aspettare. 
Grazie, da parte della mia amica e da parte mia, alle persone che hanno recensito, che hanno messo la storia tra le seguite e a coloro che l' hanno messa tra le preferite.
Spero di non avervi cagato troppo il cazzo.
Baci,
SashaJohnson 
  
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