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Autore: Herm735    17/03/2015    6 recensioni
Quando una nuova cattiva minaccia la sicurezza di Storybrooke, sarà compito di Regina ed Emma cercare di tenere la città al sicuro. Regina vuole essere buona e cerca di redimersi, ma per farlo deve aiutare Emma nella lotta contro un nemico che metterà a dura prova entrambe. Quello che non avrebbero mai potuto aspettarsi è che ogni passo di Regina verso la propria redenzione è anche un passo verso la loro sconfitta. Se neanche la redenzione può salvarle dal male, cosa possono fare? Dove il resto fallisce, solo un atto di fede potrebbe riuscire a salvarle. (SwanQueen)
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Malefica, Regina Mills, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Path Less Traveled'
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Scusate infinitamente il ritardo, buona lettura!







The Damnation of the Fallen Savior



Una donna era ferma sulla porta di ingresso. Assomigliava ad Emma, ma era più magra, il viso consumato, l'espressione più dura.
Poi vide Henry.
Si guardarono negli occhi per un lungo momento.
“Mamma.”
Lei fece un passo verso di lui, la voce piena di speranza e affetto.
“Henry.”
Le corse incontro, gettandosi tra le sue braccia senza esitazione.
Regina sentì una stretta al cuore. Non importava in che mondo si trovasse, suo figlio che abbracciava Emma la rendeva sempre felice.
La mano di Emma, la sua Emma, strinse la sua più forte.
Si scambiarono un sorriso.
“E voi chi sareste?”
Entrambe guardarono nuovamente la donna davanti a sé, che aveva un braccio attorno alle spalle di Henry in segno di protezione.
“Noi, mia cara” rispose Regina. “Siamo il motivo per cui al momento vuoi bene a tuo figlio.”
Senza aggiungere altro, si fecero strada dentro la casa, chiudendo la porta e preparandosi a quella scomoda conversazione.

Parlare davanti ad Henry di certe cose era strano per loro, ma accettarono di farlo perché sapevano che erano tutte storie che lui già conosceva. Ed ormai, il loro bambino, aveva diciannove anni. Non era più un bambino.
Quando ebbero finito di raccontare tutto ciò che era successo loro in quella difficile giornata, la donna con cui stavano parlando ripeté la storia che aveva dato Henry poche ore prima.
Condivisero ciò che avevano capito e quello che avevano deciso di fare, ovvero recuperare il cuore di Regina, chiedendole se voleva unirsi a loro in quell'impresa.
“Non smetterò mai di combattere. Non ho mai smesso. Non finché c'è stata in me traccia del suo amore.”
Una volta che decisero di agire la mattina successiva, Henry disse che sarebbe andato a riposare nella sua vecchia camera.
Emma si offrì di accompagnarlo, mentre Regina rimase in soggiorno con la sua versione di cinque anni più vecchia.
Quando furono sole la donna si alzò, prendendo tre bicchieri dalla vetrina e riempiendoli a metà con del whisky che Regina riconobbe immediatamente come il proprio.
Ne porse un bicchiere a lei, prendendone uno per sé e lasciando l'altro sul tavolo tra loro.
Regina fece del suo meglio per tenere lo sguardo basso, sul bicchiere, ma sentiva due occhi curiosi su di sé.
“Che c'è?” chiese, incapace di resistere, alzando gli occhi e ricambiando finalmente quell'insistente sguardo.
Emma sorseggiò il proprio whisky, continuando a guardarla.
“Non ti vedo da tantissimo tempo. Sto cercando di capire se ti ricordavo esattamente come sei, tutto qui.”
Regina si trovò in uno strano modo attirata verso la donna davanti a sé.
“Sembri diversa. Posso distinguerti da lei con facilità. Cosa ti fa pensare che io sia ancora uguale alla tua Regina?”
“Lei non è cambiata. Non ha vissuto tutto questo. Non ha passato cinque anni in questo inferno. È ancora la Regina perfetta che io ricordo nei minimi dettagli. E tu sei identica a lei.”
“Sembri diversa” ripeté, cercando di capire cosa era cambiato. “Sembri” quasi trasalì quando realizzò cosa c'era di diverso in Emma.
L'ombra scura sul suo volto e dentro i suoi occhi, l'aria stanca e quasi arresa, il modo in cui aveva preso il liquore, i gesti decisi con cui lo aveva versato, il modo in cui aveva abbracciato Henry. Le ricordava qualcosa.
“Sembri più simile a me.”
“Lo dici con così tanto terrore nella voce” rispose Emma, con un sorriso triste. “Non preoccuparti, lo sapevo già” fermò Regina prima che potesse negarlo. “L'ho saputo dal momento in cui vi siete baciate e la maledizione ha iniziato a dissiparsi dal mio cuore. Se mi vedesse adesso, dopo questi cinque anni, non mi amerebbe come prima. Forse non mi amerebbe affatto.”
“Come puoi dire una cosa del genere?” il tono di Regina era diventato accusatorio.
“Mi hai amato per il mio coraggio, per il mio essere buona e per il modo in cui proteggo sempre le cose che amo. Tutto quello è sparito, adesso. Non sono che un'ombra della donna che cammina al tuo fianco” con un gesto della mano indicò le scale. “La mia Regina amerebbe lei, più di me. Lo vedo nei tuoi occhi.”
“Io non sono lei” rispose Regina con tono piatto.
“Eppure lo sei. Sei più simile a lei di quanto io sono simile alla tua Emma.”
“Ma non sono comunque lei. Lei sa quello che hai passato, quello che Henry ha passato. Se c'è una cosa di cui sono sicura è che io ti amerei sempre. Qualsiasi cosa tu abbia fatto, qualsiasi cosa sia cambiata così tanto, non sarà mai abbastanza da spingerla a non amarti. Se lei è me, posso assicurartelo.”
La donna davanti a lei sospirò, continuando a sorseggiare il suo drink.
“Puoi chiedere se vuoi. So che muori dalla voglia di sapere cosa ha fatto da ore, so che lui è la tua priorità.”
Regina esitò. Ma aveva bisogno di saperlo. Aveva bisogno di una spiegazione.
“L'incantesimo dei cuori impuri colpisce solo chi ha il cuore macchiato. Henry ne è stato colpito con la tua stessa tempistica, quindi deve aver fatto qualcosa per cui non ha mai perdonato se stesso.”
“Aveva sedici anni, quasi diciassette. Avevamo lasciato la casa per andare a fare l'ennesima scorta di cibo, uscivamo un paio di volte al mese al massimo. Le cose erano degenerate piuttosto in fretta in città, non gli permettevo spesso di venire con me, ma quella volta decisi di portarlo. I sette nani ci hanno aggredito, volevano le nostre provviste, ne ho fatti svenire sei con la magia ma Eolo mi ha preso alle spalle. Stava per soffocarmi a morte.”
Regina trasalì.
Era decisamente un mondo così diverso.
“Ha preso una sbarra di ferro, la prima cosa che ha trovato. Un solo colpo, alla testa. Ha avuto incubi per settimane. Il sangue aveva ricoperto l'asfalto troppo in fretta perché io potessi impedirgli di vederlo. Quando riuscii a respirare di nuovo normalmente e riprendemmo a camminare, era troppo tardi.”
Regina chiuse gli occhi, deglutendo a vuoto. Il suo bambino era diventato uno dei sopravvissuti, e ne aveva pagato il prezzo.
Sentì dei passi per le scale e quando qualcuno le si sedette accanto riaprì gli occhi, giusto in tempo per vedere Emma prendere il bicchiere che la sua versione più vecchia le stava porgendo e sorseggiarne il contenuto.
“È strano. Come stare davanti a uno di quegli specchi nelle case degli orrori. Sai di essere tu ma c'è qualcosa di diverso.”
“Solo che io non sono più alta o più magra, sono soltanto spezzata.”
“Non intendevo-”
“So cosa intendevi. Domani mattina andiamo a recuperare i rinforzi e poi ci gettiamo nella missione suicida” concluse, svuotando il proprio bicchiere ed alzandosi. “Sapete dov'è la camera degli ospiti, immagino. Buonanotte.”
Quando se ne fu andata, Emma si voltò verso Regina.
“È una mia impressione o non mi sopporta?”
“Credo che ti invidi, tesoro. Perché tu hai me e lei non ha più niente.”
Regina prese il bicchiere che Emma aveva in mano, appoggiando sia quello che il suo sul tavolo davanti a loro ed alzandosi, porgendo una mano ad Emma.
La bionda la prese, lasciandosi condurre al piano superiore e verso la camera degli ospiti. Richiuse la porta dietro di sé, sedendosi sul letto accanto a Regina.
“Mi manca Henry” mormorò la mora. “Sembrano passati anni da quando lo abbiamo visto. Mi manca il mio piccolo principe.”
“Manca anche a me. In modo indescrivibile” confessò Emma, passando le braccia attorno alla vita della mora e stringendosela contro.
Regina fece scivolare le braccia attorno al suo collo, aggrappandosi a lei.
Entrambe chiusero gli occhi.
“Se la sfera ci ha spedito cinque anni nel futuro, anche ammettendo che questo portale ci riporti a casa, significherebbe” iniziò Emma, interrompendosi bruscamente quando il coraggio di terminare quella frase venne a mancare.
“Dieci anni nel futuro. Ventiquattro anni” concluse Regina, senza bisogno che lei ponesse la domanda.
Il silenzio scese nella stanza.
“Pensi che” iniziò Regina, a corto di parole a sua volta. “Mulan” disse solo.
“Come avrebbe potuto farcela, senza magia? Il danno era troppo esteso per Whale.”
Sospirarono entrambe, abbracciandosi più forte.
Poi Emma sentì Regina ridere. Una risata che aveva poco di divertito.
“Cosa c'è?”
“La nostra prima notte insieme è a cinque anni da casa, nella stanza degli ospiti.”
Anche Emma rise, allontanandosi il necessario per appoggiare la propria fronte sulla sua.
“Potremmo dormire” propose la bionda.
“Potremmo essere morte, domani sera.”
“Dovremmo dormire” si corresse. “E riposare.”
Regina sospirò.
“Non voglio che sia così. Cinque anni nel futuro, nella stanza degli ospiti, perché abbiamo paura di non avere altre occasioni. Non doveva andare così.”
Emma scosse la testa. “Non andrà così, allora.”
Prese la mano di Regina, guidandola fino a farla stendere e mettendosi poi su un fianco accanto a lei. Si guardarono negli occhi, sorridendosi e continuando a tenersi per mano. Erano distanti solo pochi centimetri, entrambe sentivano il bisogno di starsi il più vicino possibile.
“A cosa stai pensando?”
“Al passato. Al futuro. A noi.”
“Cerca di dormire e risposare. Domani sarà una giornata intensa.”
“Come posso riposare? Come posso smettere di pensare a dove siamo e perché?”
Emma non rispose, avvicinandosi ed eliminando la poca distanza che era rimasta tra loro, baciandola dolcemente.
Rimasero così, vicine, i loro corpi uniti in un abbraccio che forse andava più in profondità della pelle ed arrivava alle loro anime, le fronti si toccavano, i nasi si sfioravano. Regina aveva il braccio sinistro attorno al collo di Emma e appoggiato sul cuscino di fianco ai suoi capelli, mentre il braccio destro di Emma era sopra la vita di Regina, in una stretta rassicurante ma non possessiva.
Quando il sonno finalmente soggiunse, nessuna delle due si mosse neanche di un millimetro, neanche durante i sogni tormentati che attraversarono.
Rimasero immobili, strette in quell'amore senza tempo.

L'aria di mattina era gelida. Le strade deserte. L'unica cosa in movimento erano loro quattro, mentre percorrevano silenziosamente le strade di Storybrooke.
“La tavola calda?” mormorò Emma. “È qui il vostro prezioso alleato?”
Senza che nessuno si degnasse di rispondere, entrarono dentro la tavola calda, dalla porta principale, come se niente fosse.
La stanza era completamente buia, le finestre e tutte le altre entrare erano sigillate da lastre di metallo o travi di legno.
Quel posto era un bunker.
La campanella sopra la porta ancora funzionava, notò immediatamente Regina, avvertendo chiunque fosse in quella stanza del loro arrivo.
Non potevano vedere al buio, ma se c'era qualcun altro lì dentro, probabilmente poteva vedere loro, perché sentirono muovere qualcosa subito prima che una voce stranamente familiare li facesse sobbalzare.
“Non sareste dovuti venire.”
Una luce si accese sopra uno dei tavoli verso la parte più distante dall'entrata del locale. La ragazza teneva in mano una pistola che non esitò a caricare e a puntare contro di loro.
“Andatevene o dovrò spararvi.”
Emma scattò spontaneamente in avanti.
“Ruby.”
La ragazza si alzò, indietreggiando. Emma si paralizzò.
“Non pensare che non sparerò solo perché siete in due. Parlate in fretta e fate in modo che vi creda, avete tre minuti.”
Regina si schiarì la voce, facendo qualche passo avanti e mettendosi al fianco di Emma, lo sguardo alto e fiero.
“Molto bene, Miss Lucas. Io ed Emma veniamo da una realtà alternativa in cui siamo riuscite a sconfiggere Malefica e ad impedire che lanciasse la maledizione su di noi, pochi istanti prima di morire ha attivato una sorta di dispositivo contenuto dentro la sua sfera che ci ha spedito qui, cinque anni nel futuro. Non sappiamo per quale motivo Miss Swan e Henry” guardò alle proprie spalle con aria sospettosa “ci abbiano portate qui, da una vecchia amica pronta a spararci, ma l'unica cosa che vogliamo è uccidere Malefica e tornare a casa. Quindi adesso togliamo il disturbo, se per te va bene.”
Lei le fissò a lungo, senza muoversi. Regina ricambiò lo sguardo con intensità, studiandola.
“Non siete sotto l'effetto della maledizione” concluse.
“Neanche loro” aggiunse Emma. “Ci siamo baciate e a quanto pare abbiamo riattivato la traccia, almeno per un po' di tempo. Questo è il motivo per cui dobbiamo agire in fretta.”
“Neanche tu” mormorò la mora. “Neanche tu sei sotto l'effetto della maledizione.”
Lei scosse la testa. “Come è successo ad Hook durante l'incantesimo di Ingrid, non avevo il cuore dentro il petto quando è successo. Se Gold ci avesse avvertito prima di questa cosa, avremmo potuto semplicemente tirarci fuori tutti i cuori per una decina di secondi, ma ovviamente è un'informazione che è stato molto attento a tenere per sé.”
“Giusto” osservò Emma “ci hanno detto che Malefica aveva il tuo cuore, che è così che ha costretto Regina ad arrendersi.”
Ruby annuì.
“Emma e Regina mi hanno aiutato a riprendermelo, ma la maledizione era già stata lanciata. Poco dopo Regina si è arresa ed io ho fatto lo stesso.”
“Hai continuato a portarmi provviste per tutto questo tempo, anche se sapevi che ti odiavo” intervenne Henry. “Le lasciavi appena fuori dalla cripta di mia madre. So che eri tu.”
Ruby scrollò le spalle. “La camera frigorifera di mia nonna era piena zeppa di cose da mangiare, qualcuno doveva pur consumarle, prima che andassero a male. E noi due da soli non ce l'avremmo mai fatta.”
“Voi due?” mormorò Emma.
“Lui dov'è?” Miss Swan parlò per la prima volta da quando erano entrate.
Ruby continuò a guardarli per diversi secondi, poi si voltò, aprendo una delle camera della locanda situate alla fine del corridoio di quel piano. Tornò davanti a loro, con un bambino che la seguiva da vicino, nascosto dietro le sue gambe.
Emma, la versione grande di lei, fece parecchi passi avanti, inginocchiandosi davanti a quel ragazzino di sei anni.
Lui sembrò riconoscerla, perché, incoraggiato da una mano di Ruby sulla sua testa, si mostrò agli altri, andando incontro alla bionda ed abbracciandola. Lei se lo strinse contro per la prima volta da quando la maledizione aveva iniziato ad avere effetto su di lei, le lacrime agli occhi, perché non vedeva suo fratello da un anno e mezzo.
“Neal.”
Regina trasalì, Emma si portò una mano alle labbra.
Henry si mosse subito dopo, avvicinandosi, cadendo a sua volta in ginocchio ed abbracciando entrambi.
“Io ero l'unica che la maledizione non avrebbe mai colpito” spiegò Ruby. “Ero l'unica che potesse occuparsi di lui.”
Regina avvolse un braccio attorno alle spalle di Emma, tentando di rassicurarla e proteggerla con quel singolo, semplice gesto.
“Sapevo che un giorno saresti tornata” disse il bambino, guardando Emma.
Lei si alzò, sollevandolo da terra e continuando a tenerlo stretto tra le proprie braccia. Se le supposizioni di Regina erano giuste, Emma lo aveva cresciuto per quasi quattro anni, prima che la traccia iniziasse a svanire. Probabilmente non riusciva più a ricordare i propri genitori, ma si ricordava di lei.
“Questa guerra finisce oggi” la voce di Miss Swan era tetra e buia, ma decisa. Non lasciava spazio a repliche.
Non che nessuno avesse intenzione di dire qualcosa per contraddirla. Era tutti d'accordo con lei e pronti a mettere fine a quell'insensata maledizione.

“Sarà al sicuro, qui?” mormorò Regina, osservando Emma chiuderlo nuovamente nella stanza da cui Ruby lo aveva fatto uscire.
“Ci sono parecchi dei miei incantesimi che proteggono questa stanza. Se non dovessimo tornare, se la caverà. Sa dove andare a prendere da mangiare e mi assicurerò che almeno Henry torni da lui per aiutarlo.”
Regina scosse immediatamente la testa.
“Emma lo porterà con sé. Li porterà con sé entrambi. Mi assicurerò che lei sopravviva, fosse l'ultima cosa che faccio. E conoscendola non lascerà mai suo fratello e suo figlio in un mondo senza i loro genitori.”
“Conoscendola” ripeté la bionda in un sussurro.
“Conoscendoti.”
Emma fece un passo verso di lei, spostandole una ciocca di capelli dal viso e sistemandola dietro il suo orecchio, il suo pollice tracciò la linea del suo zigomo, il palmo della sua mano si soffermò sulla sua guancia.
“Mi sei mancata.”
Regina chiuse gli occhi, incapace di dire onestamente lo stesso, visto che lei non era mai stata separata da Emma. Si limitò quindi ad appoggiare la sua mano su quella che Emma aveva sul suo volto.
“Lo immagino.”
Facendo una leggera pressione, la bionda le fece alzare il viso. Aprì gli occhi e si guardarono a lungo, finché qualcuno si schiarì la voce a qualche metro da loro.
Entrambe si sentirono come colte in fragrante, voltandosi verso la donna a qualche metro da loro, entrambe con lo sguardo basso.
“Vado da Henry” si congedò Miss Swan, lasciandole sole.
La bionda percorse il corridoio, appoggiando le mani sui fianchi di Regina, guardandola poi negli occhi.
“Due è una coppia, tre è una folla. Devo essere gelosa di me stessa?” domandò, alzando un sopracciglio inquisitorio.
“Mi si spezza il cuore quando ti vedo triste. Anche se sono i suoi occhi e non esattamente i tuoi, mi si spezza il cuore lo stesso.”
Emma la guardò sospettosamente, decisa ad alleggerire l'atmosfera.
“Potrebbe essere quello, oppure potresti semplicemente confessare che la tua più grande fantasia è avere una cosa a tre con due me.”
Regina rise, sentendo il suo viso avvampare.
“La tua mente è sempre nei bassifondi, non è vero? Anche se devo ammettere che l'idea è piuttosto intrigante.”
Emma rise, baciandola sulle labbra. Regina la ricambiò immediatamente.
“Ehi, non starai mica pensando a me tra cinque anni, mentre mi baci, non è vero?”
Regina rise di cuore. “Questa frase suona assurda anche per i nostri standard.”
Emma rise a sua volta, baciandola di nuovo.

Tutti e tre, fianco a fianco, si diressero verso la piazza che un tempo era stata il centro di Storybrooke, di cui era rimasto soltanto pochi metri quadrati di posto, il resto occupato da un'accurata replica della Fortezza Proibita di Malefica, che si ergeva più alta della torre dell'orologio e ne copriva l'enorme quadrante.
La città era indiscutibilmente sua.
Emma sguainò la spada, Ruby caricò la pistola ed Henry estrasse l'arco.
Tutte le lezioni che aveva fatto con Bianca e David della domenica pomeriggio aveva alla fine dato i loro frutti.
La bionda si diresse verso uno dei lampioni caduti contro l'asfalto, sbattendo la spada contro di esso con tutta la propria forza per tre volte.
“Malefica” urlò il nome con rabbia e disprezzo. “Esci fuori, è arrivata l'ora di pareggiare i conti, c'è un cuore che devi restituirci.”
Tornò tra Henry e Ruby, tutti e tre rivolti verso l'entrata della Fortezza, nessuna traccia di paura nei loro volti.
Emma sollevò la mano sinistra, con cui non stava tenendo la spada e usando tutta la magia che possedeva lanciò un campo di forza conto il portone d'ingresso, causandone l'esplosione e rilasciando cadere la mano lungo il proprio fianco. Quello almeno avrebbe di sicuro attirato attenzione.
Una risata acuta e malefica provenne da dentro il castello, poco prima che la strega uscisse dal punto in cui poco prima si trovava il portone.
“Mi stavo giusto annoiando, nell'ultimo anno e mezzo, miei cari. Vediamo che piano brillante avete preparato mentre vi saltavate alla gola.”
Nessuno dei tre rispose, ma una freccia venne scagliata contro la sua coscia destra.
Malefica la deviò con la magia, senza neanche sforzarsi.
Rise di nuovo.
“Hai preso tutto da tua nonna, ragazzino. Sei incapace quanto lei. Ancora non riesco a capacitarmi del fatto che tua madre non sia riuscita ad ucciderla con tutto il tempo che ha avuto. D'altra parte, a giudicare dalla sua assenza dalla scena da cinque anni circa, tua madre è una che si arrende piuttosto facilmente.”
Una seconda freccia venne scoccata nella sua direzione, ma lei la deviò nuovamente con estrema facilità.
Il proiettile proveniente dalla pistola di Ruby era molto, molto più veloce e molto più difficile da deviare, però. La colpì sulla guancia sinistra, lasciandovi una scia di sangue. Un urlo agghiacciante squarciò l'aria.
“Attenta a come parli dei miei cari, strega. Ti ricordo che io non sono sotto la tua maledizione” le disse con voce ferma la ragazza.
Dopo essersi ripresa dal lancinante dolore al viso Malefica alzò nuovamente gli occhi su di loro, fissando con aria incredula la propria mano sporca del suo sangue.
“Siete qui per uccidermi” osservò con stupore. “Cosa è successo a voi eroi? Niente trappole per intrappolarmi e darmi una seconda occasione? Niente redenzione per me?”
“Cosa ci è successo?” ripeté Emma con voce cupa. “Tu, ci sei successa. Questo ci è successo” si indicò attorno. “Viviamo dentro un'infinita apocalisse. Dentro l'inferno. Dentro il tuo Regno. Ma non temere, tutto questo finisce oggi.”
Malefica le rivolse un sorriso sadico ed inquietante, prima di scrollare semplicemente le spalle e sospirare.
“Se è quello che desiderate, metterò fine alla vostra infelicità.”
“Che gesto generoso da parte tua.”
“Bastava chiedere, l'avrei fatto anche tempo fa.”
Fu il turno di Emma di sorriderle.
“Oggi finisce tutto con la tua morte.”
Malefica rise di quell'affermazione, sollevando sia la mano con cui teneva il bastone che quella libera.
Un secondo colpo proveniente dalla pistola di Ruby colpì la mano destra di Malefica, costringendola a far cadere il bastone.
Lei venne colta alla sprovvista, ma sollevò in fretta le mani una seconda volta, senza preoccuparsi del bastone, muovendole bruscamente in avanti, scagliando a terra sia Henry che Ruby, diversi metri dietro il punto in cui si trovavano poco prima.
Sollevò nuovamente le mani per dare il colpo di grazia ad Emma, ma improvvisamente si ritrovò immobilizzata.
Emma roteò la spada di lato a sé, camminando lentamente verso la donna, sempre sorridendole e guardandola negli occhi.
“Non sei mai stata capace di guardare più in là del tuo naso, non è vero?” la schernì, mentre continuava ad avvicinarsi.
Lei si guardò attorno, vedendo le due donne ai suoi lati che la tenevano incatenata con la propria magia.
Alla sua sinistra, una copia quasi identica della donna che aveva davanti la stava guardando più o meno allo stesso modo, ma nel suo viso non c'era traccia di sorriso, le mani erano sollevate verso Malefica ed una tenue luce bianca di irradiava da esse. Alla sua destra invece, c'era una donna a lei molto familiare. I capelli mori, i tratti nobili, la posizione simile a quella della donna alla sua sinistra, con le mani tese verso di lei ed una tenue luce bianca che si irradiava dalle sue mani. Una donna che non vedeva da quasi cinque anni.
“Regina.”
“Salve, vecchia amica.”
“Come è possibile, hai una maledizione del sonno eterno su di te, non puoi essere risvegliata a meno che tu non abbia il cuore dentro il tuo petto ed il tuo vero amore ti baci. Ma il tuo cuore è in mio possesso ed Emma ti odia.”
“La prima è corretta, la seconda è semplicemente assurda” rispose la donna che aveva davanti, sollevando la propria spada e puntandola contro la sua gola, continuando a guardarla dritta negli occhi.
“Non sono la Regina che conosci” rispose invece la mora, attirando nuovamente la sua attenzione su di sé. “Io ed Emma proveniamo da una realtà in cui ti abbiamo sconfitta. La sfera sul tuo bastone conteneva un incantesimo che ci ha spedito in questo mondo dove tu avevi vinto, ma a quanto pare il tuo piano ti si è ritorto contro.”
Malefica la guardò con incredulità.
“Non è possibile, è assurdo. Quell'incantesimo doveva mandarti nel posto più distante dal tuo lieto fine” la informò.
“Lo ha fatto. Io sono sotto la maledizione del sonno eterno, Emma mi odia, Henry mi odia, gli altri membri della mia famiglia sono tutti morti, eccetto Ruby e Neal, gli unici due in tutta la città che non sono stati colpiti dalla maledizione e sono comunque riusciti a sopravvivere cinque anni, ma ho perso tutto. Ho perso tutto” ripeté. “Questo era il posto più lontano dal mio lieto fine, indubbiamente. Ma lo era fino al momento esatto in cui ho messo piede qui. Quando Emma ha preso la decisione di venire con me, non solo ha reso vano il tuo tentativo di separarmi da lei, ma ha anche provveduto a portare in questo mondo qualcosa di cui si erano dimenticati tutti quanti eccetto me.”
“E sarebbe?”
“Il Vero Amore.”
Malefica rise sarcasticamente. “Ridicolo. Non siete di questo mondo, la maledizione non ha effetto su di voi, dunque non potete romperla.”
“È qui che ti sbagli. È bastato un bacio perché la traccia si riaccendesse. Henry ci ha riconosciute, così come la versione del futuro di me. Ci hanno aiutate ad arrivare a te e noi abbiamo aiutato loro ad arrivare a questo punto” la corresse Emma.
“Rimandaci a casa, Malefica, e restituisci il cuore di Regina. Non puoi più vincere neanche una battaglia di questa guerra” disse Regina, cercando di farle capire che ormai non aveva via di scampo.
Malefica guardò di nuovo gli occhi della donna la cui spada le sfiorava la gola. Avrebbe riconosciuto quello sguardo ovunque, in qualsiasi mondo, in qualsiasi tempo e dentro qualsiasi occhi.
“So che non risparmierai la mia vita. Quindi uccidimi adesso e affronta le conseguenze quando lo avrai fatto. Meglio il rimpianto che il rimorso, non è vero?”
Sia Emma che Regina spostarono lo sguardo tra le due reiterate volte.
“Emma, non farlo. Se la uccidi non riusciremo a tornare a casa” disse immediatamente Regina, seriamente preoccupata che potesse farlo davvero.
“Troveremo un modo.”
“Non sarai mica seria, versione stupida di me” mormorò con incredulità Emma.
Ruby ed Henry si erano rialzati, entrambi si fecero avanti, prendendo a loro volta la mira su Malefica.
“Se non lo fa lei lo farò io” intervenne Ruby.
“O io” si aggiunse Henry.
“State tutti quanti fermi, non fate neanche un altro passo in avanti” disse Regina ad alta voce. “Se la uccidete, con lei morirà anche la nostra possibilità di tornare a casa. Cancellerete per sempre la nostra possibilità di avere un lieto fine.”
“Se non la uccidiamo, nessuno avrà mai più alcun lieto fine in tutta Storybrooke. Non possiamo permetterle di vivere. Neanche sappiamo per certo che vi riporterà davvero a casa. Potrebbe limitarsi a spedirvi in un mondo ancora peggiore e lasciarvi lì a marcire” Emma cambiò impugnatura, la spada pendeva sul petto della strega quasi in verticale, le sue mani erano strette sull'elsa, pronte ad affondare.
Emma e Regina si guardarono negli occhi.
“Saremmo dovute venire ad affrontarla da sole, avremmo sicuramente vinto lo stesso e le cose sarebbero andate meglio” le disse la bionda.
“Come dici tu, due è una coppia, tre è una folla” rispose sommessamente Regina.
Malefica sorrise alla donna che la stava guardando con disprezzo.
“Uccidimi cara, fai pure. Prendi il suo cuore, vai da lei e piangi sulla sua tomba, accettando finalmente il fatto che è morta. Non sei più la persona di cui lei è innamorata. Tu sei cambiata e lei è rimasta la stessa. Sai bene quanto lo so io che se ti vedesse oggi non ti amerebbe più, quindi vai e bacia il suo cadavere tutte le volte che vuoi, ma la regina caduta è ormai perduta per sempre. Non vedrai i suoi occhi mai più.”
“Bugiarda.”
“Vai a dirle addio, cara. Vai alla sua tomba con un fiore per la tua amata. Accetta la sua dipartita e passa oltre.”
“Stai zitta” urlò, sollevando la spada, pronta a colpire.
“Uccidimi e sarai condannata a passare una vita a fare il terzo incomodo” guardò verso Regina e poi verso l'altra Emma. “Fai pure, mia cara. Sarà il mio colpo di grazia alla vostra felicità.”
Regina ed Emma sapevano che era esattamente quello che voleva. Morendo si portava dietro l'incantesimo che le aveva spedite in quel mondo. Le intrappolava lì, dove Emma le avrebbe viste essere innamorate per tutta la vita.
Ma non sembrava più importarle, era accecata dall'odio e dal ricordo delle cose terribili che erano successe negli ultimi cinque anni.
Non le importava più di fare la cosa giusta, ma solo di fare ciò che l'avrebbe fatta sentire meglio a breve termine.
Regina conosceva quella sensazione molto meglio di quanto avrebbe mai voluto che Emma dovesse avvicinarcisi. Riconobbe subito il sentimento che le offuscava gli occhi.
Vendetta.
“Menomale che ero qui, perché la redenzione della regina caduta giungesse a compimento. Ed ero qui per la tua dannazione.”
La sua spada cadde sul torace della donna trafiggendole il cuore appena quelle parole furono uscite dalle sue labbra.
“Ma chi, adesso, provvederà” mormorò, le sue ultime parole deboli e stentate “alla redenzione della Salvatrice Caduta?”
Continuarono a guardarsi negli occhi fino a che l'ultima traccia di vita svanì.
Regina ed Emma lasciarono andare il corpo ormai senza vita di Malefica, smettendo di tenerla immobile con la magia.
Cadde a terra in modo scomposto e poco sacro. Era così assurdo vedere una vita portata via in quel modo. Ma non potevano in alcun modo prendere le difese di Malefica. Si era andata a cercare quel destino, sapendo che prima o poi l'avrebbe raggiunta. Aveva creato lei ciò che l'aveva uccisa, aveva messo lì lei quell'odio, quel risentimento, quella rabbia e quella sete di vendetta che alla fine le erano costate la vita.
Emma lasciò cadere a terra la propria spada, dirigendosi verso l'entrata della Fortezza Proibita, decisa più che mai a trovare il cuore della donna per cui aveva combattuto quella battaglia. Poteva anche essere d'accordo con Malefica sul fatto che non sarebbe stata in grado di risvegliare Regina, ma le doveva almeno quello. Almeno provarci.
Regina, d'altro canto, si diresse immediatamente contro il bastone, prendendo la sfera che vi era poggiata e portandola con sé.
“Troveremo un altro modo” le disse Emma.
Ma Regina scosse la testa.
“Questo è il nostro unico modo.”
Emma sospirò, ma non aveva intenzione di mollare così presto.
“Dobbiamo continuare a tentare, Regina. Dobbiamo tornare da nostro figlio.”
La mora annuì, prendendole la mano.
“La nostra unica possibilità è che Miss Swan riesca a svegliarmi” le disse, ma il suo tono non era molto convinto. “Forse se tutte e quattro sovraccarichiamo la sfera con la nostra magia, potremmo riuscire ad attivare il meccanismo che ci ha spedito qui ed invertirlo.”
Emma annuì, rafforzando la presa sulla sua mano.
“E allora andiamo a svegliarti” provò a sorriderle, ma non riuscì a far raggiungere da quel sorriso i suoi occhi.
Entrarono a loro volta nella Fortezza Proibita.
Regina notò subito che era una versione molto ridotta di quella originale, non vi erano così tante stanze e anche quelle che c'erano, erano molto più piccole in dimensioni.
“Non sarà lontano. Se la conosco bene, avrà voluto tenerlo sempre vicino, per essere sicura che non potesse riprenderselo.”
Mentre entrambe le bionde perlustravano la stanza, Regina si diresse immediatamente verso il trono di Malefica, sapendo che probabilmente era quello il punto in cui trascorreva le sue monotone e insignificanti giornate.
Con un gesto della mano fece volare il pesante trono qualche metro verso destra, guardando con soddisfazione il piccolo baule che vi era riposto sotto ed ignorando il rumoroso tonfo causato dalla rovinosa caduta dell'oggetto contro il pavimento.
“Beh, è stato facile” mormorò a se stessa, abbassandosi e sollevando lo scrigno tra le proprie mani, aprendolo e guardando al suo interno.
Un cuore un po' ammaccato ed ormai su cui qualche piccola macchia era tornata giaceva all'interno, pulsante, vivo, reale. Regina lo percepiva battere in sincronia con il suo. Non aveva alcun dubbio che fosse quello.
Lo sfiorò delicatamente, sovrappensiero.
Poi richiuse la scatola, tenendola nella mano destra mentre con la sinistra continuava a tenere la sfera del bastone di Malefica.
“Andiamo alla cripta.”
Uscirono dalla Fortezza Proibita e trovarono soltanto Henry ad aspettarle.
“Dov'è Ruby?”
“Sta andando a prendere Neal, tra poco sarà qui e potremo andare. Non vuole lasciarlo solo, sa che ha paura.”
Emma annuì. Dopo neanche un paio di minuti Ruby fu di ritorno con il bambino.
“Siete pronti?” domandò Regina, porgendo la sfera alla sua Emma e lo scrigno con il cuore all'altra Emma. “Ci trasporterò direttamente all'ingresso della cripta se per voi va bene, così ci risparmiamo il viaggio.”
Dopo un assenso generale fece come aveva detto.
Immediatamente camminarono verso la bara, spostandola ed accedendo alla cripta, scendendo in fretta le scale, mentre Ruby rimase di guardia.
Henry e Neal rimasero nella stanza accanto, mentre loro tre si diressero verso la teca di vetro in cui era contenuto il corpo di Regina.
Fu proprio la mora a prendere in mano il cuore della sua controparte, offrendosi di rimetterlo al suo posto.
Quando tutto fu sistemato anche loro due tornarono alla stanza principale, lasciando Emma da sola in modo che potesse prendersi il proprio tempo.
“Cavolo, Regina” mormorò Emma una volta rimasta da sola. “E se Malefica ha ragione e non posso svegliarti perché non mi ami?” si chiese retoricamente. “Ho paura, Regina. Se non funziona, se non riesco a svegliarti” deglutì, sospirando. “Non saranno solo le nostre vite ad essere rovinate, ma sarà tutto raddoppiato.”
Si passò una mano sulla fronte, guardando il viso della donna distesa dentro la teca. Sembrava così serena e pacifica. Come se stesse semplicemente dormendo. Ma Emma sapeva in che luogo terribile si trovava. Ricordava la descrizione di quella stanza piena di fiamme e sapeva che il dolore che Regina stava provando in quel momento doveva essere atroce. Ogni secondo che sprecava era un secondo in più che Regina passava dentro quella stanza. Non poteva più aspettare, era inutile rimandare, ormai.
“Immagino sia ora di scoprire se sono davvero condannata, come ha detto Malefica, o se posso ancora salvarmi.”
Quello era il momento della verità.
“Se posso ancora salvarti.”
Accarezzandole lentamente il viso si chinò su di lei, baciandola dolcemente a fior di labbra.
Quando si allontanò da lei guardò nuovamente il viso di Regina, osservando attentamente mentre i suoi occhi tremarono e poi si aprirono.
Sentì immediatamente una mano accarezzare la propria guancia.
“Emma.”
Sorrise, con la certezza che ogni cosa sarebbe tornata al proprio posto.







Fatemi sapere cosa ne pensate! Alla prossima, con l'epilogo della storia!





  
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