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Autore: Taila    15/12/2008    2 recensioni
Yamato passò uno sguardo preoccupato sui membri che avrebbero fatto parte della missione: Naruto era così furioso per la presenza sfrontata del suo, ormai, ex amico che sembrava sul punto di liberare tutto il potere distruttivo di Kiyuubi; Sasuke aveva l'espressione di chi voleva essere ovunque tranne li e riteneva tutto quello un'immensa scocciatura; Sakura stava impiegando tutte le sue energie per mantenere i suoi propositi di trattare Sasuke come se fosse invisibile; Sai disegnava tranquillamente, ritraendo Naruto, un soggetto che da qualche tempo riteneva interessante. Per un attimo si chiese cosa fosse passato nella mente dell'Hokage quando aveva scelto i membri per quella missione...
Un lampo di preoccupazione sfrecciò nei suoi occhi quando lesse il nome dell'ultimo componente della squadra: era sicuro che avrebbe accettato solo per poterlo uccidere con tranquillità...
Socchiuse gli occhi e pregò Kami che quei cinque non si uccidessero a vicenda!
Genere: Triste, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente sono riuscita a ritornare con un nuovo aggiornamento. Chiedo scusa per questo colossale ritardo, ma è stato dovuto ad improrogabili motivi di studio, ma ora mi sono liberata e quindi posso ritornare a scrivere. Per farmi perdonare ho scritto un capitolo un po’ più lungo del solito, scritto dal punto di vista di Sasuke. Ovviamente anche questa volta tecniche e relative spiegazioni le ho inventate di sana pianta, eh! Voglio ringraziare Capitatapercaso che ha lasciato un commento divertentissimo all’altro capitolo. Spero che ti piaccia anche questo capitolo ^^ Ringrazio Iry_kun secondo me è Sasu che approfitterebbe volentieri di Miwa… ^//^ comunque! Sono contenta che anche a te sia piaciuto il capitolo precedente: Grazie!!! Me tanto tanto contenta *^* Ringrazio Ako delle Tenebre, Capitatapercaso, HinaNaru, Iry_Kun, Jaki, Targul e Vodia. Ringrazio coloro che hanno anche solo letto fin qui: Grazie!!! (inchino).
Ora la smetto e vi lascio alla lettura. Al prossimo capitolo gente \^o^/


8. Cambiamento.

Il sole ormai non era nient’altro che una chiazza sanguigna che stava inabissandosi dietro le sagome scure e smussate delle montagne ad ovest, pennellate irregolari di luce rossastra coloravano le creste rocciose, gli alberi frondosi e l’erba della valle, rilucendo più vivide sull’erba infradiciata delle sponde, infrangendosi in mille scintille dorate sulle acque vorticose del fiume. Lunghe lame vermiglie tagliavano il cielo di un morbido color indaco con la loro luce morente, mentre le prime stelle della sera cominciavano a brillare timidamente sopra le cime delle montagne. Un vento leggero e fresco iniziò a percorrere la vallata, Sasuke sollevò il volto socchiudendo gli occhi e dischiudendo le labbra, lasciando che quelle immateriali dita tiepide scivolassero sulla sua pelle, insinuandosi tra i capelli, sollevandoli ed aggrovigliandoli prima di lasciarli ricadere. Sospirò di piacere prima di riaprire gli occhi e riportare lo sguardo davanti a sé. Aveva ancora nelle orecchie il suono del dolore di Miwa, un suono disturbante che gli era penetrato fin sotto la pelle. Nemmeno lui era mai riuscito a provare una simile angoscia, lui aveva preferito arroccarsi dietro le barriere che si era costruito attorno, annullando ogni sentimento che non fosse stato la rabbia e l’odio; era un vendicatore, non aveva certo bisogno di provare disperazione…
… da quanto era che non piangeva per i suoi genitori?
Si era concesso di farlo quella notte e poi mai più.
Si fermò a riflettere su se stesso e Miwa…
… entrambi avevano provato la sofferenza di restare orfani all’improvviso, entrambe le loro famiglie erano state sterminate la stessa notte dalla stessa persona, entrambi avevano provato un odio bruciante che aveva minacciato di divorarli.
Eppure una differenza tra loro c’era: lui la notte dello sterminio aveva saputo solo piangere terrorizzato e pregare suo fratello di non ucciderli, aveva soltanto saputo piangersi addosso credendo di essere l’unico ad aver sofferto, aveva saputo solo darsi ad Orochimaru per ottenere sempre più potere, calpestando tutto quello che poteva ostacolarlo; Miwa, invece, nonostante avessero la stessa età, quella notte aveva combattuto contro Itachi come un’adulta per vendicare i suoi familiari, aveva saputo prendersi cura di lui prima di lasciarlo ai jounin, aveva affrontato a testa alta la condanna del Consiglio accettandone tutte le conseguenze, aveva saputo imparare a sopravvivere senza cedere a compromessi con se stessa, diventando ogni giorno più forte per potersi vendicare di lui ed Itachi.
Al suo confronto Sasuke si sentì piccolo e meschino, lui che in tutta quella storia aveva saputo soltanto mostrare la sua debolezza morale, il suo egoismo e la sua indifferenza.
Il sole era quasi completamente scomparso, presto sarebbero dovuti ripartire.
Voltò le spalle alla parete scoscesa dalla quale erano precipitati ed al fiume che gli aveva salvato la vita, e ripercorse i suoi passi per ritornare alla grotta dove avevano trovato riparo. Varcò l’ingresso e trovò Miwa sdraiata a terra con gli occhi chiusi e le braccia abbandonate lungo il corpo, Sasuke si fermò un attimo ad osservarla: indossava ancora la giacca del suo kimono che le lasciava scoperti lo sterno e le lunghe gambe ben modellate, il volto sembrava rilassato come se dormisse, ma sotto la superficie si agitava un sottile tormento che doveva straziarla atrocemente. Sasuke per la prima volta si rese conto che Miwa portava su di sé i tratti caratteristici degli Uchiha: capelli ed occhi del colore della notte più profonda e la pelle così pallida da risultare opalescente; per un istante a vederla così, con i capelli sciolti che le circondavano il volto come una corona di raggi neri, gli sembrò di osservare il volto di Itachi…
Quel pensiero lo trapassò come un fulmine sconvolgendolo. Eppure per quanto si sforzasse non riusciva a trovare una spiegazione che potesse confermare o smentire una simile ipotesi: troppe cose in quella ragazza stonavano, troppe somiglianze che non avrebbero dovuto esserci, troppi misteri che non riusciva a spiegarsi…
… aveva la sensazione che non fosse solo quello che gli aveva raccontato, che in lei c’era molto di più!
Per l’ennesima volta in poche ore, Sasuke si ritrovò a chiedersi chi fosse in realtà Miwa Hanamura, perché lui veramente non aveva risposte da dare!
Come a rallentatore vide le ciglia tremare prima che le palpebre si schiudessero rivelando un paio di onici perfette, profonde e brillanti. Lentamente Miwa spostò il volto di lato portando il suo sguardo su di lui, stirando le labbra in un piccolo sorriso quando l’ebbe riconosciuto, e Sasuke si ritrovò a trattenere il fiato. Non gli era mai parsa così bella come in quel momento!
Il ragazzo scosse la testa per scacciare quei pensieri inopportuni ed entrò nel piccolo antro, tornando a sedersi con la schiena contro la parete.
- Partiremo con il buio, avremo più possibilità di non essere visti dai nemici!- parlò lentamente senza mai guardarla.
Eppure sentiva il suo sguardo su di sé, bruciargli la pelle che riusciva a sfiorare.
- Anche tu ti sei sentito così vuoto alla fine?- gli chiese Miwa dopo un lungo istante di silenzio.
Non era stato niente più di leggero mormorio, eppure si era infranto nelle orecchie di Sasuke con lo stesso fragore di un tuono. Che cosa poteva risponderle? Lui non si era mai fatto domande, aveva continuato ad avanzare per la sua strada senza mai deviare, guardando sempre davanti a sé. Non aveva mai avuto dubbi né incertezze su cosa avrebbe dovuto fare: il suo modo di agire era giusto, perché avrebbe dovuto fermarsi a riflettere? Nemmeno dopo la morte di Itachi si era mai fermato a riflettere: non si era mai concesso di riflettere su quanto aveva fatto, su cosa era diventato, non si era mai fermato a considerare quello che aveva provato ad uccidere suo fratello né cosa provava ora che tutto era terminato. Non l’aveva mai fatto perché infondo aveva paura di quello che avrebbe potuto trovare nell’osservarsi da quella prospettiva: aveva paura del Sasuke che avrebbe potuto trovare dentro di sé, anche se non l’avrebbe mai ammesso nemmeno con se stesso. Con quella domanda era come se Miwa lo costringesse a darsi risposte che si non si sentiva ancora pronto ad affrontare.
- Io mi sento persa. – continuò lei senza attendere oltre una risposta che evidentemente non sarebbe mai arrivata – Per tutto questo tempo la vendetta è stata il perno attorno al quale ruotava la mia vita… ora mi sento come se tutto dentro di me fosse confuso, come se avessi perso ogni cosa. È come se un vuoto gelido stesse dilagando dentro di me. Ho paura! Paura di perdere me stessa, di non sapermi riconoscere più…- .
Nella breve pausa silenziosa che seguì, Sasuke si arrischiò a voltarsi verso di lei: desiderava scoprire quale espressione ci fosse sul suo volto in quel momento, perché lui non aveva provato niente nemmeno quando aveva affondato la lama della sua katana nella carne di suo fratello, non era riuscito a scuoterlo nemmeno vedere i suoi occhi spegnersi velocemente fino a diventare due laghi neri gelatinosi e vuoti. Quello che vide disegnato sul volto di Miwa lo lasciò senza fiato: stava sorridendo, un sorriso piccolo, appena uno stiramento di labbra, ma così struggente da essere più doloroso di tutti i pugni che gli aveva dato quel pomeriggio mentre si azzuffavano. Sasuke non riusciva a capire quel caleidoscopio di emozioni che aveva visto alternarsi a velocità impressionante sul volto di Miwa: lui non era mai stato un tipo così emotivo, non riusciva ad andare al di la della rabbia e della noia, tutto il resto era riuscito a congelarlo da qualche parte dentro di sé nel corso del tempo. Come faceva quella ragazzina a lasciarsi andare a simili esplosioni emotive? Al suo confronto si sentiva quasi un cadavere che non si era ancora reso conto di essere morto…
… e forse quest’interpretazione non era poi così distante dalla realtà…
Sasuke spostò casualmente lo sguardo su di lei, sul suo corpo ancora abbandonato sulla roccia, ed una strana sensazione gli contorse le viscere: voleva avvicinarsi a Miwa ed abbracciarla come aveva fatto quel pomeriggio, magari concedersi di toccare quelle labbra che sembravano così piene e morbide…
L’intensità di quel desiderio lo sconvolse al punto da costringerlo a spostare lo sguardo. Per vent’anni non aveva mai pensato a niente al di fuori della sua vendetta, non aveva mai provato sentimenti diversi dalla furia e dall’odio… perché proprio in quel momento il suo corpo aveva deciso di risvegliarsi dal torpore in cui l’aveva costretto a sprofondare? Perché proprio con quella ragazzina, poi?
Casualmente il suo sguardo sfiorò il paesaggio al di la della grotta e scoprì che l’oscurità stava sfumando e confondendo tutto ciò che si sfiorava. Era ora di muoversi.
- Vestiti è ora di andare!- ordinò con un tono secco e deciso per mascherare il tormento che aveva alterato la sua voce.
Al suono glaciale di quella voce, Miwa voltò appena la testa verso l’ingresso della grotta, sbattendo un paio di volte le palpebre come per schiarirsi la vista. Sasuke la sentì borbottare qualcosa così velocemente da non riuscire ad afferrarne il significato, spostarsi a sedere con le gambe piegate di lato e fissarlo in attesa di qualcosa.
- Che c’è?- chiese il ragazzo perplesso, ritornando a guardarla.
Vide le guance di Miwa tingersi di un delicato rosso, mentre spostava lo sguardo a fissare un qualsiasi punto della parete rocciosa che non fosse lui. La trovò decisamente carina così, umana come non lo era mai stata prima, forse per la prima volta si stava comportando come una ventenne qualsiasi.
- D… dovresti voltarti…- balbettò imbarazzata, indicando prima il kimono che indossava e poi i suoi abiti asciutti piegati accuratamente accanto a lei.
Un ghigno malizioso schiuse le labbra del ragazzo quando comprese quello a cui alludeva.
- Ti ho già vista nuda.- rispose tranquillamente, beandosi del rossore che si era accentuato sul suo volto.
- Ma non è la stessa cosa!- protestò Miwa indignata.
Quella volta era svenuta e Sasuke aveva fatto tutto a sua insaputa: se fosse stata vigile quel bastardo non avrebbe potuto nemmeno sfiorarla.
Continuando a sghignazzare il ragazzo si spostò in modo da darle le spalle, il ghigno divertito che fino ad un istante prima gli aveva schiuso le labbra, scomparve all’istante lasciando il posto ad una piega dura e preoccupata. Come gli era venuto in mente di comportarsi in quel modo? Non era assolutamente da lui lasciarsi andare a simili comportamenti…
… la verità era che voleva vedere provocarla per vedere ancora una volta quel volto imporporarsi…
Non riusciva a capire perché, sapeva solo che era quello che voleva in quel momento. Tutto quello era nuovo per lui, non si era mai fatto coinvolgere da un’altra persona, aveva sempre pensato di poter bastare a se stesso per tutta la vita. Eppure quella ragazzina aveva sconvolto tutto quello in cui credeva, con la stessa violenza di un tifone era piombata nella sua vita ed aveva spazzato via tutto: prima di Miwa non si era mai preoccupato del perché una persona lo odiasse, non aveva mai temuto per la vita di un’altra persona né si era mai preoccupato di salvare gli altri, mettendo a repentaglio la propria vita – l’unica eccezione era stata Naruto durante una delle loro prime missioni come Team 7, ma quello poteva essere classificato come un gesto involontario, aveva agito ancora prima di pensare.
- Sono pronta.- la voce di Miwa lo sorprese al centro di quei pensieri e rilasciò il respiro.
Solo in quel momento si rese conto che aveva trattenuto il respiro per poter ascoltare ogni più piccolo fruscio che lei produceva vestendosi. Per un lungo istante il corpo si rifiutò di rispondergli, troppo scioccato da quell’ennesima scoperta per fare qualsiasi cosa: Miwa aveva un effetto deleterio su di lui! Decretò alla fine, scaricando ogni colpa per i suoi comportamenti su di lei.
Prese un respiro profondo per schiarirsi la mente e si ritornò alla posizione iniziale, trovandola in piedi davanti a lui, che gli porgeva il suo kimono con un bel sorriso ampio e gentile che gli scollegò il cervello: non gli aveva mai sorriso in quel modo!
Sembrava che ora che parte delle barriere che c’era tra loro erano crollate, Miwa non avesse più bisogno di indossare la solita maschera di superiore indifferenza; a Sasuke sembrava di avere davanti per la prima volta una normale ragazza di vent’anni, non il freddo e letale ninja con cui aveva avuto a che fare fino a poco prima. Si ritrovò stranamente compiaciuto di quel cambiamento nei suoi confronti.
Con un piccolo sorriso sulle labbra si rimise in piedi e prese la sua giacca, con un movimento fluido ed elegante la indossò e la legò in vita con la solita cintura viola.
- Andiamo!- ordinò uscendo all’aperto.
Camminò fino alla sponda del fiume in cui erano caduti e sollevò lo sguardo sulla parete rocciosa che li sovrastava: il team 7 si trovava in cima a quello strapiombo, come avrebbero potuto raggiungerli? Scalare la parete era fuori discussione con Miwa in quelle condizioni, troppo alta e verticale; aggirarla era la soluzione migliore, ma gli avrebbe portato via troppo tempo e non era detto che sarebbero riusciti ad intercettare gli altri, magari erano già ripartiti…
Avrebbe potuto cercare di individuare il loro chakra, ma potevano essere così lontani da stare fuori dalla sua portata.
- Lascia fare a me!- esclamò la voce di Miwa accanto a lui.
Sasuke si volse verso di lei piuttosto infastidito per essere stato interrotto, sollevò un sopracciglio perplesso quando vide il gomitolo di fili di nylon che Miwa teneva nel palmo della mano.
- Osserva ed impara!- gli disse con un ghigno.
Il moro grugnì qualcosa di incomprensibile che la fece ridacchiare. Miwa spostò lo sguardo sui fili ritornando all’istante seria e concentrata. Premette i palmi l’uno contro l’altro, schiacciando il nylon tra di essi, concentrando in quel punto una buona dose di chakra. Sasuke corrugò la fronte vedendo il modo disinvolto in cui muoveva il braccio slogato.
- Tela di ragno!- esclamò aprendo le mani e svelando una ragnatela intrecciata tra le sue dita.
Sasuke osservò stupito i fili di nylon luccicare argentei intrecciati in un delicato disegno.
- Cos’è?- chiese indicando un piccolo nodo luminoso nella parte superiore destra della tela.
- Il team 7!- rispose lei come se fosse la cosa più ovvia.
Davanti l’espressione sorpresa e confusa di Sasuke, Miwa scoppiò a ridere fragorosamente. Era la prima volta che la vedeva così libera e spensierata, così diversa…
… avvertì una strana, incomprensibile sensazione di calore sciogliersi nel suo petto…
- Ma cosa ti ha insegnato Orochimaru? Se ti avessi allenato io avresti imparato molte più cose e senza tutto lo scompiglio che hai creato.- e concluse con un ghigno malizioso.
Un lampo metallico di ira sfrecciò negli occhi neri di Sasuke e Miwa addolcì il suo sorriso per scusarsi per quella battuta.
- È una tecnica che si usa prevalentemente per compiti di polizia, si possono tenere d’occhio gli spostamenti dei sospettati anche stando a molti chilometri di distanza. – frugò nella tasca e ne tirò fuori dei fili di nylon lunghi pochi centimetri e li mostrò all’altro – Si applicano questi sui vestiti delle persone che si desidera tenere sotto controllo, meglio ancora se si riesce ad applicarli sulla pelle, ci sono minori rischi che vadano perduti; quando si attiva la tela i fili reagiscono mostrandomi la loro posizione. Ne ho applicato uno su ogni componente del Team… il tuo deve essere sparito quando sei caduto nel fiume visto che non compare… L’unico inconveniente è che questa tecnica porta via molto chakra…- concluse con una smorfia.
- Quindi il capitano Yamato ed il resto della squadra sono in quella direzione?- chiese perplesso indicando il sud.
- Esatto! Se ci dirigiamo da quella parte prima o poi dovremmo incrociarli.- spiegò mettendosi già in camminò.
Sasuke l’affiancò senza fatica, in un paio di falcate. Camminava con un buon passo, il respiro regolare, sembrava quasi che non avvertisse il dolore delle ferite. Ripensò a tutto quello che le aveva visto fare, al modo con cui combatteva, alle tecniche che aveva utilizzato…
Miwa sapeva sia attaccare che difendersi, era un ninja molto più completo di quanto lo fosse lui ed aveva la vaga sensazione che, quando avevano combattuto poco prima, non aveva usato appieno le sue capacità, che se l’avesse fatto a quest’ora avrebbe molto di più di una ferita di striscio alla gamba e qualche livido…
Si chiese chi mai l’avesse addestrata in quel modo e per la prima volta si rese conto che prima di quella missione non aveva mai visto Miwa, né all’Accademia né per le strade di Konoha.
- Chi ti ha allenata?- le chiese all’improvviso, sorprendendo lei e prima di tutto se stesso.
Miwa continuò a guardare davanti a sé, fingendo indifferenza. In realtà stava pesando accuratamente cosa potergli dire e quali parole usare.
- Una persona fantastica che mi ha lasciata troppo presto.- rispose alla fine con un sorriso malinconico.
- Troppo presto?- chiese ancora Sasuke.
- Già! Mi ha presa all’età di quattro anni e mi ha lasciata quando ne avevo sette. – si fermò un attimo come se fosse indecisa se proseguire, scosse la testa ed aggiunse – È morto.- .
Sette anni…
… quando Itachi aveva sterminato la sua famiglia e quella di Miwa. Quindi il suo maestro era morto nell’attentato insieme a tutti gli altri… ma allora chi l’aveva allenata per tutti quegli anni?
Glielo chiese e, se possibile, la vide impallidire maggiormente.
- Io per il Consiglio era un pericolo, ero un cane sciolto senza alcun padrone a tenermi a freno e temevano che potessi farti qualcosa. Il sangue degli Uchiha è particolarmente prezioso. L’unico modo per tenermi sotto controllo era farmi diventare un cane al servizio di Konoha. Mi posero un ultimatum: o mi sarei messa al loro servizio, oppure mi avrebbero esiliata; non sapevo cosa fare, non c’era nessuno a consigliarmi, e mi lasciai mettere il guinzaglio da loro.- concluse con una smorfia di scherno rivolta a se stessa.
Sasuke non trovò parole da dire: davvero aveva tutti i motivi per odiarli!
- Ma non mi hai risposto!- provò a protestare visto che non gli aveva rivelato il nome del suo maestro.
- Usa la tua tanto decantata intelligenza e prova ad indovinare!- ribatté con un sorriso enigmatico a schiuderle le labbra.
Il ragazzo fece per aprire la bocca e replicare, ma nessun suono ne uscì ed allora la richiuse. Quindi ricominciò a studiarla. Era un ninja ma non aveva studiato all’Accademia. La sua preparazione era nettamente superiore a quella di tutti gli altri della squadra. Chiamava il capitano Yamato per nome. Era forse un jounin? Però non indossava la divisa tipica di quella squadra! La sua soglia del dolore era così bassa che sembrava quasi che non ne provasse.
Un lampo improvviso gli attraversò la mente illuminando il caos che stava ribollendo al suo interno.
- Sei un AMBU!- esclamò sorpreso.
Miwa lo fissò in tralice mentre un sorriso sghembo le incurvava l’angolo della bocca.
- Fuochino! – ridacchiò – Faccio parte della Root!- e gli lasciò un istante di silenzio per assimilare la notizia.
Un membro della Root. Una volta gliene aveva parlato Orochimaru, era una sottosezione indipendente degli AMBU, a loro erano affidati i compiti pericolosi e loschi che potevano coinvolgere il villaggio; gli allievi venivano sottoposti ad un lungo e duro allenamento che serviva a forgiarli fino a farli diventare i ninja migliori del villaggio. Una volta si era persino chiesto cosa ne sarebbe stato di lui se i vecchi del Consiglio lo avessero fatto entrare nella Root…
Sarebbe stato diverso? Avrebbe finito per consegnarsi ad Orochimaru ugualmente?
Ora che aveva potuto osservare quella ragazzina cominciava a dubitarne…
All’improvviso, come a rallentatore, vide Miwa crollare a terra, piegarsi sulle ginocchia ansimando pesantemente. La tela intrecciata alle sue dita si infranse in mille scintille argentee sul verde dell’erba.
Sasuke le si avvicinò stranamente preoccupato: era spossata dalle ferite e dalla perdita di sangue, e l’utilizzo di quella tecnica le aveva prosciugato quelle poche energie che era riuscita ad mettere da parte con il riposo. Sospirò esasperato: se c’era una cosa che aveva capito di Miwa era che strafava senza curarsi delle conseguenze.
Senza dire una parola le prese il braccio sinistro e se lo passò attorno alle spalle issandola, sostenendola e prendendo parte del suo peso su di sé. Nemmeno lui non era in ottime condizioni fisiche, ma poteva aiutarla comunque a camminare.
- Da che parte?- le chiese aspettandosi una protesta.
Invece Miwa inspirò rassegnata ed un po’ irritata, conscia che senza il suo aiuto non sarebbe andata molto lontano: aveva fatto male i suoi calcoli ed aveva sprecato più energie di quante potesse permettersene; per questo, sebbene ancora infastidita da quel contatto, si lasciò andare contro di lui.
- Il Team 7 si trova giusto davanti a noi, ci separano solo pochi chilometri.- borbottò con il viso basso e girato appena di lato, per evitargli di vedere il suo volto imporporato.
Non riusciva a capire cosa fosse stata la scarica che l’aveva percorsa quando si era trovata così vicina a Sasuke.
Senza dire una parola il ragazzo iniziò a trascinare entrambi nella direzione indicata da Miwa, improvvisamente desideroso di raggiungere gli altri e lasciarla nelle mani di Sakura: la pelle a contatto con quella dell’altra sembrava andare a fuoco.

  
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