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Autore: ShinigamiGirl    18/03/2015    8 recensioni
ATTENZIONE: questa storia è una collaborazione con theperksofbeinglawliet.
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La Wammy's University è la più prestigiosa università conosciuta in tutta l'Inghilterra, e ha la sua sede a Winchester. Come in tutte le università, possiamo trovare al suo interno i classici stereotipi di ogni scuola... Bulli, cheerleaders, sfigati, nerd e secchioni...
Ma sarà davvero così normale questa scuola?
Lotte, amicizie, tradimenti, amori fasulli e scoperte scioccanti.
Tanti segreti si nascondono dietro a quel nome così prestigioso.
E tu, vuoi venire a scoprirli insieme a noi?
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Dal testo:
"-Il rapporto tra me e L non va oltre al limite di sopportazione moralmente imposto."
"-Sai chi mi ricordi?
Il biondo la guardò, in attesa di ulteriori spiegazioni.
-Il signor Grey. Ma sappi che io non sarò la tua Anastasia."
Genere: Sentimentale, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri personaggi, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3: Le confraternite





Deborah si voltò, per vedere chi fosse stato ad afferrarle il braccio.
I suoi occhi incontrarono un paio di iridi di un verde intenso, accompagnati da un sorriso aperto e un paio di googles sopra i capelli rossi.
La ragazza, però, era di fretta.
-Devo andare a casa, scusami, ma se perdo questo pullman non hai idea di che casini dovrò passare…
-Aspetta!- la richiamò il ragazzo -Perché tornare a casa se puoi unirti ad una confraternita e restare qui?
L’aveva presa decisamente alla sprovvista. Rimase a fissarlo sbigottita, come se avesse parlato in una strana lingua aliena.
-Confraternite? Non erano solo nelle scuole americane?
-Beh, la Wammy’s University è una delle scuole più prestigiose del paese, non ci facciamo mancare nulla- spiegò il rosso, con un sorrisetto ammiccante -Ma che idiota che sono! Non mi sono neanche presentato!- aggiunse, scuotendo la testa.
Deborah era ancora perplessa da quella buffa situazione, ma si riscosse quando il giovane le porse la mano.
-Mi chiamo Mail Jeevas, ma chiamami pure Matt- disse.
Fu quasi naturale per la ragazza sorridergli e stringergli la mano.
-Deborah Dreamer… Comunque non potrei fermarmi, in ogni caso… Non oggi. Ho qui solo questa- indicò la tracolla palesemente vuota, al cui interno vi erano solo un paio di libri.
In quel momento, sulla strada, i due ragazzi videro passare il pullman che Deborah avrebbe dovuto prendere. La ragazza strinse le labbra con disappunto, incrementando il suo odio per i mezzi pubblici e osservandolo proseguire per la strada senza fermarsi.
Il giovane si schiarì la voce per attirare la sua attenzione.
-Se vuoi, io e un mio amico possiamo darti un passaggio per accompagnarti a casa. Prendi le valige e torni qua. Che te ne pare?- propose, con un sorriso amichevole.
Lei sospirò. Non è che si fidasse moltissimo a farsi portare a casa da uno sconosciuto, ma l’alternativa era aspettare il pullman che sarebbe passato un paio d’ore dopo.
-Abito parecchio lontana- disse, quasi riflettendo tra sé.
-Lo so, per questo ti ho detto delle confraternite- rispose Matt, allegro.
-Come facevi a saperlo?- chiese lei, guardandolo piuttosto basita.
-Il pullman della stazione non lo prende nessuno, a parte te. Tutti quelli che lo usavano hanno deciso di rimanere per comodità di trasporto. Ho ipotizzato che anche tu avessi quel problema, già fin da stamattina, quando ti sei fatta la corsa per il cortile mentre suonava la prima campanella- spiegò il rosso, facendo spallucce.
-Oh, al diavolo. D’accordo, ti ringrazio. Ma scusa, tu sei l’amico di quel Mello?- borbottò, indicando il petto di Mail, quasi come se fosse una colpa da confessare.
Lui spostò il peso da una gamba all’altra.
-Sì- ammise, senza mostrarsi a disagio -ma non mi riferivo a lui, quando prima ho detto del mio amico, se è questo che volevi sapere. Quello a cui mi riferivo, era Matsuda, un tipo a posto, anche se un po’ tardo. E’ nella seconda classe, l’anno precedente non ha superato gli esami, ma siamo rimasti in buoni rapporti. Inoltre, a differenza di me, lui ha la patente, quindi direi che fa al caso nostro- la rassicurò.
-Capisco. Scusa se ti sono sembrata aggressiva, ma preferisco non avere a che fare con certa gente… In realtà tu mi sembri simpatico, ma lui non so…
Il rosso inclinò leggermente la testa di lato, come se non comprendesse il motivo per cui la ragazza non volesse avere a che fare col suo migliore amico. Poi abbassò lo sguardo, pensieroso.
-Sei nuova, non lo conosci ancora, anche se ammetto che, in effetti, nessuno lo conosce veramente. Tuttavia, anche se sembra, non tratta così le ragazze con cattiveria, ne sono abbastanza sicuro.
Deborah annuì, anche se dentro di sé era rimasta piuttosto scettica. Non volendo però parlare di cose spiacevoli, rimase in silenzio.
-Forse è meglio andare a chiamare Matsuda, prima che si faccia tardi!- esclamò Matt, cambiando discorso e tornando sorridente come prima -Vuoi venire con me o mi aspetti qua?
-Dai, vengo con te, non mi va di stare da sola a non far niente- disse, ricambiando il sorriso, e lo seguì nuovamente dentro l’istituto.
Mail fece strada verso l’aula di informatica al secondo piano, dove si era rifugiato il suo amico a nerdare come non mai. Gli si avvicinò da dietro silenziosamente, come aveva fatto prima con Deborah, e gli diede una pacca sulla spalla, facendolo quasi cadere dalla sedia per lo spavento.
-Ehi, Matsuda! Lei è Deborah. Deborah, lui è Matsuda, il mio amico di cui ti stavo parlando!- esclamò lui, tutto contento.
-Ah, tu sei quella nuova!- esclamò il ragazzo, alzandosi dalla sedia, trafelato.
Spense il videogioco online a cui stava partecipando, mentre Matt gli spiegava brevemente la situazione. Deborah, intanto, lo studiava con lo sguardo. La camicia bianca dell’uniforme cadeva sgualcita sui pantaloni grigi, aveva una carnagione rosea e capelli neri mediamente corti, quasi a scodella.
Per il resto, le era parso esattamente come Mail gliel’aveva descritto, un po’ sciocco ma amichevole, a giudicare da come annuiva vigorosamente ad ogni cosa che il rosso gli diceva.
-Ma certo! Nessun problema!- esclamò Matsuda, quando l’amico gli chiese del passaggio.
-Bene, allora possiamo andare!- annunciò felice Matt, sorridendo a Deborah.
I ragazzi scesero al piano terra, incontrando il bidello.
-Ciao Ryuk!- esclamò Matsuda, con la mano alzata.
-Salve, ragazzi… Che spasso l’inizio del nuovo anno- fece lui, con il ghigno inquietante con cui Deborah l’aveva visto la prima volta. Si chiese come facesse a sorridere così, costantemente.
Poco dopo, la ragazza si ritrovò a bordo di una macchina piuttosto vecchia, probabilmente usata, il cui motore faceva un rumore pazzesco. Il rosso, seduto al sedile del passeggero, ogni tanto si girava vero i sedili posteriori dov’era seduta lei, sorridendole rassicurante.
Si era comunque aspettata di peggio, invece l’oretta di viaggio passò tranquilla, i tre risero e scherzarono sui prof avuti in giornata, in seguito Matsuda raccontò delle lezioni che aveva seguito nella seconda classe, e di come Misora l’avesse messo in ridicolo cercando di fargli eseguire gli esercizi stretching. Matt si ammazzava dalle risate, mentre l’amico narrava della professoressa che, testarda, si era seduta sulla sua schiena mentre stava facendo le flessioni, urlandogli: “Matsuda, sei solo una checca! Fai lavorare quella braccia per niente mascoline!”.
Alla fine, anche Deborah si lasciò andare a grasse risate, anche se preferiva non intervenire troppo e lasciare che fossero i due ragazzi a conversare ed intrattenerla.
Arrivati in periferia, la fanciulla indicò la via di casa sua, e Matsuda parcheggiò proprio dinnanzi alla sua abitazione, che fece rimanere a bocca aperta entrambi i ragazzi da quanto fosse enorme.
La fanciulla decise di scendere da sola, dicendo ai due nuovi amici di non preoccuparsi e che sarebbe tornata il più presto possibile.
Tuttavia, sulla soglia di casa aveva già perso il suo sorriso.
Entrò cercando di non farsi sentire da nessuno, ma appena fu davanti alle scale che portavano al piano superiore, si sentì chiamare dal salotto.
-Deborah, sei in ritardo.
La ragazza si mise sulla porta del salotto, osservando i suoi genitori seduti sul divano. La madre aveva il solito sguardo basso, perso nel vuoto, coperto dagli stessi capelli che aveva la ragazza, mentre suo padre la fissava, in attesa di spiegazioni.
-Ho perso il pullman, padre. Ma ora toglierò il disturbo…
-In che senso?- chiese, minaccioso.
Lei deglutì, cercando di mostrarsi decisa.
-Il preside mi ha illustrato dei corsi secondari molto interessanti e utili alla mia formazione, e ho deciso di frequentarli, in quanto parte del pacchetto da voi già pagato. Tuttavia, per poterli frequentare, devo rimanere a scuola anche a dormire, presso i loro dormitori- mentì, con tono tranquillo e languido.
Ci aveva pensato per tutto il viaggio, e sperò che quella scusa bastasse.
Quando alzò lo sguardo, però, vide che sua madre la stava fissando, sconvolta.
-E perché avresti deciso tu, da sola?- domandò nuovamente il padre, corrugando la fronte.
-Padre, pensavo di farvi piacere sfruttando il dono che mi avete fatto iscrivendomi a questa università- disse con tono innocente, schifandosi di come lei stessa gli stesse leccando i piedi.
L’uomo, piuttosto in carne, si diede una pacca sulla gamba, scoppiando in una fragorosa risata.
-Ma certo! La mia bambina cresce, non è vero?- esclamò, con tono amichevole -Vai pure, piccola mia. Corri a preparare i tuoi vestiti, di certo dovrai pur avere dei ricambi! Lilias, hai visto come cresce la nostra creatura?
A quella domanda retorica, diede una lieve pacca alla moglie, che tremò al contatto, ma poi la donna sorrise dolcemente.
-Già… La mia Deborah…- disse, con voce flebile.
La ragazza si sentì morire. Come poteva abbandonare così sua madre, e lasciarla con quel… Non trovava nemmeno la parola adatta che potesse insultarlo come meritava.
Senza attendere altro, corse su per le scale, chiudendosi la porta alle spalle e buttando ogni vestito e cosa a cui tenesse nella valigia, senza badare a cosa fossero veramente. Aprì un’altra valigia, dove mise tutti i giornali che aveva conservato, il suo computer, tutto ciò che aveva di tecnologico in camera e i suoi risparmi.
Dall’armadio prese ogni vestito che c’era, lasciando lì soltanto gli abitini da sera. Glieli aveva regalati tutti suo padre, e non ce n’era uno che non fosse rosa, pieno di fronzoli e brillantini. Lei odiava il rosa.
Ad un certo punto, si rese conto che avendo messo tutti quei giornali nella valigia, non aveva più spazio per il materiale scolastico, che ficcò tutto di forza nella tracolla.
Cercava di muoversi, aveva paura che suo padre cambiasse idea, o peggio, temeva che sua madre comparisse sulla soglia della stanza, supplicandola di non andarsene.
Col cuore in gola, finì di fare le valige, e le trascinò giù dalle scale con foga, per poi andare verso la porta d’ingresso, quando improvvisamente, una mano le si posò sulla spalla, facendole perdere un battito.
Si voltò lentamente, cercando di stare calma, e vide suo padre, con un sigaro in bocca, che le sorrideva gentilmente. Ricambiò il sorriso, cercando di sembrare convincente, sperando che volesse solo salutarla.
-Sei una figlia così devota, sono felice che tu voglia soddisfarmi. Ecco, questa è per te- disse l’uomo, allungandole una busta bianca.
Non appena la ragazza la prese in mano, poté sentire che al suo interno vi era una mazzetta di denaro molto spessa.
-Oh, ma padre, non ne ho bisogno, davvero…- mormorò, cercando di restituirgliela, ma lui scosse la testa, dandole qualche pacca sulla spalla.
-Te lo meriti! Io sono il tuo paparino, devo occuparmi della mia piccola. Ci saranno tante feste, dovrai far colpo sul bravo ragazzo che ti interesserà, perché sono sicuro che farai strage di cuori! Ti serviranno.
-Grazie, padre…- disse, senza il coraggio di controbattere e sforzandosi di sorridere.
L’uomo le diede una carezza sul viso, prima di voltarsi e tornare in salotto.
-Lilias!- lo sentì urlare, mentre usciva di casa -Vai a preparare la cena!
Deborah percorse il vialetto trafelata, e arrivò davanti all’auto poco dopo, con aria più calma.
-Scusate, ci ho messo tantissimo!- continuava a ripetere, mentre cercava di far entrare le valige in auto.
-Lascia, ci penso io!- si offrì Matt, scendendo dall’auto -Certo che ne hai, di roba!
Deborah rise insieme a lui, imbarazzata.
Qualche minuto dopo erano nuovamente diretti verso l’università, sulla macchina malconcia di Matsuda. Il viaggio di ritorno fu piacevole come l’andata, e quando furono nuovamente a Winchester, Deborah seguì il percorso dalla scuola alle confraternite. Erano distanti solo un paio d’isolati dall’istituto, ed erano varie abitazioni, di cui alcune veramente imponenti.
Matsuda li scaricò sull’entrata della via delle confraternite femminili, dichiarando di dover andare a parcheggiare altrove. Matt, rimasto solo con la ragazza, ne approfittò per spiegarle delle attività sportive delle varie confraternite, oltre a com’erano strutturate.
-Questa è l’ala femminile del quartiere, e ogni confraternita possiede svariate abitazioni, contrassegnate sulle porte con i simboli di lettere greche. Io, ad esempio, faccio parte della confraternita Alpha, e risiedo nella casa numero quattro. Poi beh, dipende anche da quanti hanno aderito e sono stati accettati dalla confraternita, in effetti, l’Alpha è tra le più numerose- le stava dicendo, quando qualcuno lo interruppe.
-Deborah?- chiese una voce familiare.
Il ragazzo posò le valige che stava portando alla ragazza, voltandosi verso chi l’aveva chiamata.
-Ah! Allora è lui il primo…- stava per dire la ragazza dagli occhi blu, ma venne interrotta da Deborah, per evitare figure di merda.
-Taylor! Che piacere vederti!- esclamò infatti.
La mora si schiarì la voce, nascondendo una risatina, poi si rivolse a Mail.
-Grazie per averla aiutata, immagino che tu le abbia detto molto sulle confraternite. Da qui in poi, ci penso io!- annunciò, con un sorriso cordiale.
Lui annuì e se ne andò, non prima di averle gentilmente salutate portando due dita sulla fronte.
-Penso di fargli un po’ paura- ammise Taylor, una volta che si fu allontanato.
-Non troppo, dai. Però ora c’è un problema… Va bene, ci sono le confraternite, ma… Io dove mi metto?- chiese all’amica, prendendo la valigia più pesante e lasciando quella più leggera, se così si poteva definire, alla mora.
-Nella mia confraternita, ovviamente!- esclamò Taylor, con tono che non ammetteva repliche -Omega per tutta la vita, anche se avrei voluto chiamarla Alpha… Vieni, ti faremo dormire nella sede centrale!
-D’accordo!- esclamò, lieta di aver trovato subito una sistemazione -Chi è il capo confraternita degli Alpha?
-Quello stronzo saputello di Light Yagami. Morisse ammazzato dopo aver completamente perso la testa!- imprecò, sbuffando e sbottando come una pentola a vapore.
Arrivarono di fronte ad una casa di due piani, con il numero uno inciso sulla porta, di fianco al simbolo Omega.
-Eccoci arrivate!- esclamò, aprendo la porta della casa e precipitandosi ad aprire una delle stanza con un calcio, seguita a ruota da Deborah, che aveva dato un’occhiata veloce al salotto e alla cucina, ben curati ed eleganti, in uno stile moderno che rispecchiava a pieno la personalità di Taylor. Era tutto su toni neutri e freddi, cosa che Deborah, da amante del blu, apprezzò molto.
-Benvenuta in paradiso!- continuò Taylor, allargando le braccia e girando su sé stessa nella camera di grandi dimensioni, con tre letti -“Mi casa es tu casa”, o qualcosa del genere.
Deborah le sorrise, e le due ragazze posarono le due valige sul letto inutilizzato.
-Il terzo letto è di Nathalie, di sopra, nell’altra stanza, ci sono le altre tre ragazze della nostra classe- la informò Taylor, prima di buttarsi sul proprio letto e mettendosi le mani sotto il capo, osservando il soffitto azzurro cielo -Mi spiace di non averti detto delle confraternite, ho pensato che volessi passare il primo periodo a casa, ma in effetti non ho scusanti. Starai pensando che io sia una pessima rappresentante d’istituto, e hai ragione…
-In realtà, non mi è passato nemmeno nell’anticamera del cervello che tu sia pessima. Avrei sicuramente passato del tempo in più a casa, se… Insomma, se non avessi avuto così tanta strada da fare ogni giorno!- disse, correggendosi all’ultimo.
Non le sembrava il caso di parlarle di problemi familiari di cui, sicuramente, non si sarebbe interessata. Taylor si mise seduta a gambe incrociate sul letto, con uno sguardo improvvisamente sadico stampato in volto.
-Mi sono appena ricordata di una cosa- annunciò, senza smettere di ghignare.
Deborah le lanciò un’occhiata interrogativa.
-Vedi, non è così semplice entrare in una confraternita…- iniziò, ma fu interrotta da alcune ragazze che fecero irruzione nella camera da letto -…Oh, credo sia il momento delle presentazioni! Ragazze, lei è Deborah, e farà parte della nostra confraternita!
Le fanciulle erano piuttosto perplesse, ma sorrisero alla ragazza.
-Deborah, loro sono Stefany, Alice e Linda- concluse Taylor, con un sorrisone.
La giovane strinse loro la mano, imbarazzata, e rispose a varie domande su come si trovasse nell’università, quando la ragazza col maglione rosso e capelli lisci castani, ovvero Linda, si rivolse alla mora.
-Taylor, Nathalie ti cercava.
Parli del diavolo, ed ecco che la rossa spuntò dal corridoio, trafelata.
-Ti ho cercata ovunque!- sbottò.
-Potevi chiamarmi- le ricordò Taylor, ma l’amica la zittì.
-L ha indetto un’assemblea d’istituto!- la informò, ancora col fiatone.
-Cosa? Non può farlo senza il mio consenso!- urlò la rappresentante, diventando rossa di rabbia e precipitandosi all’ingresso della casa, per poi correre fuori sbattendo la porta con foga disumana.
-Prima o poi farà crollare la casa!- esclamò Alice, la ragazza dark, ridendo. Aveva un paio di codini corvini e una frangetta, un trucco pesante, sempre scuro, oltre ai classici vestiti neri e una strana collana a mo’ di collare borchiato.
-Nathalie, sai perché l’ha indetta?- chiese la ragazza con gli occhiali, Stefany.
Deborah ascoltava la conversazione, spaesata.
-Non ne ho idea, ma sapete com’è fatto L… E anche com’è fatta Taylor, quindi è meglio andare, visto che solo noi siamo in grado di arginare la sua rabbia omicida…- disse, senza riuscire a stare ferma dall’agitazione.
Nel frattempo, Taylor stava marciando verso la sala conferenze, dove si tenevano abitualmente le assemblee d’istituto. Appena arrivò, spalancò teatralmente la porta e andò dritta verso la cattedra principale, dov’era seduto quell’essere irritante con le sue profonde occhiaie che da poco erano state inserite nel Guinnes World Record.
-Tu!- urlò, indicando il ragazzo e ignorando gli altri presenti -Non puoi farlo!
-Buon pomeriggio, Taylor…- disse L, con tono soddisfatto -Vedo che hai ricevuto la notizia dell’assemblea… Spero che arrivino tutti, tra poco iniziamo…
Il ragazzo, seduto davanti al microfono incorporato, fece segno alla rappresentante di sedersi al suo fianco, ma quel gesto non fece altro che far imbestialire ancora di più Taylor.
-Senti, coso. Non sei solo tu il rappresentante, in questa scuola di merda!- andò avanti ad urlargli addosso la ragazza, furibonda -Questo significa che dobbiamo prendere le decisioni assieme. Assieme. Quindi ti sarei grata se ne discutessimo insieme, prima di indire un’assemblea, grazie.- concluse, avvelenando le parole cortesi di sarcasmo puro.
-Taylor…- le rispose, con calma snervante -La nuova recluta necessitava di un’assemblea… Inoltre, mi è giunta voce che qualcuno non le ha parlato delle confraternite… Perciò, ho pensato che sarebbe stato meglio fare quest’assemblea… Per schiarirle le idee… E aggiungerei che da ormai molto tempo dovevamo parlare della festa di inizio anno…
La ragazza iniziò a ribollire come una pentola a pressione sul punto di far saltare il coperchio, le mancava solo il fumo dalle orecchie.
-T… Tu, come osi criticare il mio lavoro? Tu, che stai lì a non far nulla tutto il giorno! Sappi che ne ho già parlato con Deborah, si è unita all’Omega e a breve sosterrà l’iniziazione- precisò, alzando un sopracciglio in segno di sfida -ma continui a cambiare argomento. Devi parlarne con me, se vuoi fare una fottuta assemblea!
-Non l’ho ritenuto necessario, in quanto credevo che, da persona ragionevole, saresti stata d’accordo con me… Ma va bene, la prossima volta avvertirò…- disse, lanciandole un’occhiata quasi dispiaciuta.
In quella frase, però, aveva sottolineato in maniera velata il fatto che, urlando così, Taylor non fosse per niente ragionevole.
-TuSei…- disse la ragazza in tono accusatorio, e non riuscendo più a trattenersi, si preparò a lanciarsi addosso alla sua preda, ma qualcuno le afferrò la spalla.
-Ferma lì!- esclamò Alice, con mezzo sorrisetto strafottente in volto.
Il gruppo era arrivato appena in tempo.
-Ah no, non mi fermerai da sola! Sono stufa del suo comportamento!- esclamò Taylor, fuori dai gangheri.
-Lascialo perdere!- intervenne Deborah, quasi esasperata. Troppe cose in una sola giornata -Se scleri così, lui otterrà quello che vuole, ovvero avere ragione.
La ragazza si beccò un’occhiata interessata da parte del moro, che confermò quanto appena detto. Taylor si scrollò la mano di Alice di dosso, infastidita, e si voltò verso Deborah. Successivamente, lanciò un’occhiataccia a L.
-Sì, hai ragione. E’ un vero pezzo di merda- disse, con un sospirone.
Sorrise alla ragazza e si scusò con Alice, che però la tranquillizzò con un sorriso amichevole, non era tipo da offendersi per una cosa simile. Nel frattempo, fiumi di studenti avevano popolato la sala, così Taylor raggiunse L nella sua postazione, senza degnarlo di uno sguardo, e inclinò il microfono verso di sé. Stefany trascinò Deborah a sedersi di fianco a lei e alle altre, in attesa dell’inizio del discorso.
-Sappi che ti ha salvato la nuova arrivata- borbottò la rappresentante al moro, prima di accendere il microfono che, fischiando terribilmente, attirò l’attenzione di tutti i presenti, che fecero un coro di proteste.
-Tacete, che sono di cattivo umore- minacciò Taylor -allora, prima di tutto vorrei che deste il caloroso benvenuto a Deborah, su, un bell’applauso! Bene, ora che l’abbiamo messa sufficientemente in imbarazzo, parliamo della tanto discussa festa di inizio anno…
Mandò un’occhiata di traverso al suo compagno. Le parole “festa di inizio anno” sembrarono animare la folla.
-Forse il mio caro collega saprà dirvi di più a proposito, visto che non vedeva l’ora di parlarne…- aggiunse, piegando il microfono verso di lui.
Aveva voluto l’assemblea? Che se la gestisse, allora.
-L’anno precedente abbiamo avuto spiacevoli sorprese…- iniziò -Tanto che il preside aveva pensato di eliminare questa festività…
Da parte del pubblico arrivarono urla di dissenso, e una reazione contraria generale parecchio sentita, che fu però zittita dallo sguardo severo di L, dopo qualche secondo.
-Tuttavia… Ha permesso una festicciola di moderate dimensioni… Solo tra le confraternite. Ergo, si svolgerà nella base degli Alpha, che non a caso, è il complesso ad avere la base centrale più grande… Così, i danni non coinvolgeranno la scuola.
I componenti dell’Alpha cacciarono urla cariche di giubilo.
Taylor stava ascoltando il discorso di L come se fosse una delle studentesse sedute in tribuna, infatti non sapeva nulla di quello che il moro stava dicendo. La ragazza maledisse il preside, che si era preso tanto a cuore il suo collega, senza curarsi di riferire anche a lei tali informazioni, e lanciò l’ennesima occhiataccia a L.
-Mi auguro che le preparazioni siano adeguate e senza gravi conseguenze… Avete domande…?- chiese, senza voler sapere davvero i dubbi di quell’ammasso di gente.
-Che genere di festa sarà?- chiese qualcuno.
-Ci sono gli alcolici?- domandò una voce familiare a Taylor.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, prima di rispondere.
-Ned, anche se ci fossero, tu faresti meglio a starne alla larga, vista la facilità con cui perdi la testa… Ah, no, aspetta, quella non ce l’hai mai- aggiunse, con un ghigno.
Ned era il classico bulletto della classe, con una grande mania di protagonismo. Aveva corti capelli rossi, occhi grigi e fisico atletico, infatti giocava nella squadra di basket della scuola, oltre ad essere un membro della confraternita Alpha.
-Musica, dj, analcolici… Il solito… Watari e Roger hanno accettato soltanto la birra…- rispose L, ignorando il battibecco.
-Sì, come no- borbottò Taylor al rappresentante, alzando un sopracciglio -come se questa gentaglia tenesse conto di ciò che dicono i vecchi.
-Hanno assunto un paio di uomini che controlleranno la casa… Oltre a coloro che andranno alla festa…
Non tutti sarebbero andati alla festa, ovviamente, ma la maggior parte della scolaresca si. Il preside si era perciò fornito di vari uomini, che avrebbero controllato che tutto fosse regolare.
-Wow, le vie di Watari sono infinite- constatò la mora, sarcastica.
-Volevano solo dare un’opportunità agli studenti… In ogni caso… Non penso sia una buona idea dire certe cose… I muri hanno le orecchie…- disse L, lanciando un’occhiata all’ingresso, dove il vicepreside Roger, soprannominato dagli studenti “il vecchiaccio”, ascoltava l’assemblea come tutti, e guardava Taylor indispettito. Si sapeva che prendeva tutto sul personale.
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
-Suvvia, l’ho detto per ridere- disse, con tono volutamente più alto, per poi bisbigliare ad L -Ma le assemblee non erano private?
Lui scosse lentamente la testa, rispondendole in un sussurro.
-Solo quelle di classe… Dovresti saperlo…- poi si rivolse alla platea -Vorrei comunicarvi… Che quest’anno ci sarà anche il ballo di Halloween, oltre a quello di Natale e di Primavera… Una novità.
Alla notizia il pubblico si agitò, mostrando il suo consenso con gridolini e applausi. Dopo un po’, Taylor richiamò l’ordine, per permettere a L di continuare a parlare.
-L’ultima comunicazione, riguarda i corsi extrascolastici… Saranno appese le liste di iscrizione già da domani… Se i partecipanti all’attività sono meno di cinque, il corso non partirà… La data della festa di inizio anno è fissata a questo sabato… Grazie dell’ascolto.
-Molto bene! Ora alzate le chiappe e muovetele in direzione delle vostre confraternite! Altrimenti passeremo alle maniere forti- continuò Taylor, con tono sbrigativo.
Stava giusto per andarsene anche lei, ma prima attese le sue amiche.
-Ragazze, dritte alla Omega. Dobbiamo parlare- annunciò la mora, alzando l’indice.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo delle Autrici in ritardo, lol.
 
Salve gente!
Speriamo che per voi sia stato un periodo migliore, qua, tra prime verifiche di secondo quadrimestre, viaggi a Barcellona (vero, Becks??? Purtroppo ci è andata solo lei.) e momenti di depressione ancora non ben identificata, sono riuscita a sistemare il testo e pubblicare dopo essere stata al Cartoomics nelle vesti di Lust.
Speriamo entrambe che l’idea delle confraternite vi piaccia!
E cosa pensate dell’apparizione di L?
Fateci sapere, siamo curiosissime!
Grazie a tutti coloro che recensiscono e ci seguono (scusate se non rispondiamo subito, d’ora in poi lo faremo regolarmente.)
Un bacione!
 
ShinigamiGirl
theperksofbeinglawliet
   
 
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