Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja
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Autore: Calipso19    18/03/2015    2 recensioni
(SOSPESA) Karai ha una figlia, ma per non sottrarsi dai doveri di Ninja, la fa salpare per il Giappone, abbandonandola a un destino ignoto. Quando, anni dopo, ella ritornerà a New York alla ricerca di risposte, il destino devierà la sua strada su quella di quattro Ninja mutanti, ma anche verso la guerra contro Shredder, che anni di falliti tentativi e distruzioni non consumate hanno reso più spietato che mai.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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  • Sto pensando di farla finita, di consegnarmi a Shredder per mettere fine a questa guerra.

A quella brutale confessione seguì un attimo di pesante e doloroso silenzio. 

  • Scherzi, vero Splinter? - sibilò Leonardo, velenoso come un ragno tropicale, gli occhi infuocati di chi sta per esplodere.  

E non era solo rabbia, la sua. Quella che bruciava dolorosamente dentro. 

Il significato delle parole dolorose del suo sensei, in meno di due secondi, avevano corroso in lui le più solide rocce della certezza. 

Se persino Splinter, alla fine, si stava arrendendo, significava che avevano lottato per anni senza mai aver avuto la minima possibilità di vincere. 

Il maestro, accorgendosi di ciò che aveva provocato negli animi dei suoi figli con quelle parole, sfuggitegli in un attimo di debolezza, si apprestò a spiegare. 

  • Figlioli, siamo impegnati in questa guerra da anni. Vi avete dedicato tutta la vostra vita, fino ad adesso. E io non voglio che questo continui fino alla vostra fine. 

Sospirò, il peso degli anni su di lui sembrava un macigno insopportabile. 

  • Voglio che abbiate la possibilità di rifarvi, di stare tranquilli. Magari in un luogo lontano da qui, lontano dagli umani. 
  • Taci sensei. - Sbottò Raffaello. Nel corso degli anni aveva imparato a sfuggire all’obbligo del rispetto, e Leonardo non mancò di rimproverarlo con una feroce occhiata. 
  • Non potremo mai andarcene lasciando la città in queste condizioni. 
  • Sono d’accordo. - intervenne Donatello. 
  • Figlioli, la questione si è rivelata più grande di quello che credevamo. Lo dimostra tutto questo tempo perso in inutili battaglie. 
  • E per te queste sarebbero state inutili battaglie?!
  • Raph, calmati! 
  • No, non lo sopporto questo, sensei! 
  • Finiscila Raffaello - intimò Leonardo, il tono di voce così calmo ma fermo che nessuno osava contraddirlo. 

Il rosso lo guardò furente, poi si risedette. Il leader si alzò in piedi. 

  • Sensei - lo chiamò - Noi non ci arrenderemo. Capiamo il tuo punto di vista, ma scappare non risolverà nulla. Nè per noi, tantomeno per New York. 

Tacque per qualche attimo. Splinter sospirò e chiuse gli occhi. 

Leonardo aveva capito. 

Aveva capito che dietro quella confessione, oltre che il grande senso di colpa nei loro confronti, c’era anche la stanchezza, il peso di quel caos che si era creato. 

La consapevolezza che la sola esistenza della propria vita era causa di dolore per molti innocenti. 

Finchè Splinter sarebbe rimasto in vita, Shredder non avrebbe fermato la sua folle ricerca. 

E comunque, dopo la scomparsa del suo ultimo nemico, avrebbe lo stesso continuato a governare sulla città, imponendo le proprie leggi e il proprio volere grazie all’enorme influenza che esercitava sulle autorità. 

L’unica via d’uscita era fermarlo una volta per tutte, ma anche questa opzione ormai sembrava irraggiungibile per il vecchio topo ninja. 

E la frustrazione lo avvolgeva come una coperta nera legata troppo strettamente. 

Leonardo aveva visto questa coperta, questo peso. 

Aveva intuito. 

E dopo di lui, anche gli altri stavano capendo.

E nessuno più fiatava. 

  • Continueremo a combattere, fino alla fine. Fino alla morte, se necessario. - disse il leader. 

Il maestro aggrottò le sopracciglia a quelle parole. 

Anche le altre tre tartarughe si alzarono. 

  • Tu ci hai insegnato che non bisogna mai arrendersi, anche quando la situazione sembra condannarci. Ebbene, noi non lo faremo. E anche se tu ti sei arreso, non ti permetteremo di cadere nelle braccia del nemico. Almeno questo ce lo devi. 

Splinter, toccato profondamente, spalancò gli occhi, rossi di rabbia e fece per ribattere, ma le tartarughe non c’erano più. 

Svanite. Dissolte. Come degli esperti ninja quali erano. 

Fece appena in tempo a percepire le loro energie spostarsi furtivamente sul tetto della scuderia e poi scomparire definitivamente. 

Di nuovo rivolse lo sguardo al pavimento. 

Era riuscito in ciò che si era sempre promesso di non fare mai. 

Mostrarsi debole di fronte ai suoi figli. 

E ora come avrebbe potuto considerarsi ancora il loro degno maestro? Vecchio, decrepito, con la tristezza nell’anima. 

Una lacrima scivolò lungo la guancia pelosa mentre i suoi pensieri si rivolsero con impellenza al maestro Yoshi. 

 

  • Non sei stato troppo duro col maestro, Leonardo?
  • No. Ho detto quello che c’era da dire. 
  • Non so voi ragazzi, ma a me ha fatto tremendamente male vedere Splinter in quello stato. 
  • A chi lo dici. Spero sia stata solo un’occasione più che rara. 
  • No.

Si fermarono sul tetto di un grattacielo. 

Il sole splendeva ormai alto e le nuvole vorticavano rapide nel cielo azzurrissimo, spinte da un vento particolarmente impetuoso. 

A quell’altezza, i suoi caotici della città apparivano ovattati. 

  • Splinter sta invecchiando - esordì Leonardo, lo stesso tono serio di poco prima. - Per quanto non mi piaccia dirlo, si sta indebolendo. Perciò tocca a noi ora sostenerlo, sia nel corpo che nell’animo. Ha bisogno ora di noi più di qualsiasi altra cosa. 

E in silenzio, i quattro fratelli si trovarono tutti d’accordo. 

 

La notte giunse rapida, e dopo una cena a casa di April, Leonardo salì sul tetto per pensare un pò. 

Le stelle brillavano fioche sopra di lui, e sebbene lui cercasse il loro una risposta, sembravano volergli sfuggire. 

Serrò la mascella, pensando a quella stessa sera, quando Splinter si era presentato a cena da loro con il sorriso sulle labbra ma la tristezza pura negli occhi. 

Evidentemente era ancora provato dal discorso di quella mattina. 

E ciò era strano poiché il loro maestro era la persona dall’animo più forte, quasi invincibile, fra centinaia di valorosi guerrieri. 

Strinse entrambi le mani di fronte a sè in una morsa e vi appoggiò la fronte, come se stesse pregando. 

  • Sembri davvero provato, Leonardo. 

Quella voce… Non gli sembrava neanche vero averla sentita. 

Eppure i suoi sensi non potevano sbagliare. 

Sorrise appena, non sapendo se sfoderare la katana o sentirsi sollevato nell’avere qualcuno affianco con quell’empatia. 

  • Combatto quasi ogni giorno contro il tuo esercito - rispose, alzando gli occhi sulla nera figura in avvicinamento - Eppure non ci vediamo da più di un anno, Karai. 

La donna si avvicinò tanto da essere illuminata dalla luce del vicino lampione. 

Era molto invecchiata. 

Leonardo le aveva già visto i capelli quasi grigi, le rughe attorno agli occhi e la magrezza sempre più accentuata, ma era la prima volta che i suoi occhi gli rivelavano una tale tristezza. 

Quasi da provarne pietà. 

  • Maestro Shredder mi tiene alla base per addestrare nuovi ninja e gestire a tavolino alcune operazioni burocratiche. 

Karai era una nemica. Lo era sempre stata, sebbene entrambi in passato avessero sperato in un cambiamento. 

Sebbene ci avesse provato più di una volta, lei aveva sempre dimostrato a Leonardo che non poteva fidarsi. 

  • Dove sono i tuoi scagnozzi stasera? - le chiese infatti, in guardia. 

Lei rise leggermente, e si appoggiò alla ringhiera. 

  • Sono sola, non ho la minima intenzione di attaccarti. Rilassati. 

Lui si guardò intorno dubbioso, ma alla fine parve crederle. 

Gli faceva quasi piacere averla lì senza dover combattere. 

Due nemici, entrambi stanchi di quella guerra inutile. 

  • Dura da troppo tempo - esordì lei, dal nulla. 

Lui la guardò confuso, anche se aveva capito di cosa stava parlando. Lei lo fissò, e lui potè notare come i suoi occhi avessero perso colore. 

  • Sono stanca di combattere per niente. 

Lui scosse la testa. 

  • Quante volte hai ripetuto una frase del genere e poi ci hai attaccato alle spalle, Karai? 
  • Lo so che non mi credi, e fai bene. Tutte le volte che vi ho tradito … Non ho mai meritato la vostra fiducia e non voglio più neanche chiederla. Sono troppo fedele a Shredder per unirmi a voi, e questo ormai lo avrete capito. 
  • A nostre spese, certo. 
  • Però sto dicendo la verità. E’ una guerra ormai inutile, che porterà solo altra distruzione. 
  • Non ti ho mai sentita parlare così. 
  • Mi vedi? Sto invecchiando, e mi porto pesi sulla coscienza che non riuscirò mai a sanare. Vorrei almeno avere la possibilità di andarmene lontano. Tornare in Giappone magari.. 
  • Ne saresti in grado? Lasciare tutto così, a ferro e fuoco, per colpa tua? 
  • C’è un debito più grande che devo saldare, più grande di New York.

In quel momento, gli occhi di Karai sembravano aver assunto vita propria. 

Spiritati, fissavano il cielo come se da esso dipendesse tutto, e sembravano persi in un’altra dimensione, a centinaia di chilometri da lì. 

Leonardo la guardava, stupito. 

Lei sembrava davvero sul punto di crollare in un pianto disperato. 

Percepì la condizione turbata della sua mente e davanti a un tale orrido torpore si chiese se avesse mai tentato il suicidio. 

Ma per quanto valorosa potesse essere, Karai non si sarebbe mai tolta la vita. Piuttosto si farebbe fatta uccidere volontariamente. 

Si sarebbe arresa. 

Anche lei. 

-Leonardo? 

Si voltò di scatto, elettrizzato. 

Miyu era a qualche metro da loro, davanti alle scale che aveva appena finito di salire. 

Possibile che, presi l’uno dall’altro, nè lui nè Karai l’avessero sentita? 

Il senso di protezione, innato in lui, gli ricordò che Karai era pur sempre una nemica, e che Miyu non sapeva difendersi e si trovava in una posizione vulnerabile. 

- Miyu, fermati dove sei! 

Si alzò con un agile balzo e le si parò davanti, ammonendola con lo sguardo di stare dietro di lui. 

Poi guardò Karai per studiarne le reazioni. 

La donna, dapprima confusa, era rimasta paralizzata nel vedere Miyu. 

Una sensazione logorante si era rovesciata in lei come un fiume impetuoso in una valle da anni rimasta secca. 

Un campanello della sua coscienza tintinnava fastidiosamente contro il cuore, spingendola verso dubbi che mai più avrebbe voluto domandarsi. 

Eppure la risposta appariva di fronte a lei, chiara e netta. 

  • Chi è lei? - chiese con un fil di voce a Leo. Lui alzò un sopracciglio. 
  • Non ti interessa. 
  • Ti prego - insistette, gli occhi supplichevoli. 

Leonardo ne parve sorpreso. Karai aveva perso la sua aria autoritaria, almeno con loro. 

  • E’ una ragazza che stiamo aiutando. - spiegò, cercando di essere il più vago possibile. 
  • Come si chiama? 
  • Non…
  • Leonardo. - Avvertì le dita di Miyu stringersi sul suo guscio, e la guardò con la coda dell’occhio. Gli occhi della ragazza reclamavano spiegazioni, ma il cenno che gli rivolse gli impose la calma che aveva perduto, e dopo un respiro, decise di rispondere. 
  • Si chiama Miyu.

La ninja spalancò gli occhi e sussurrò qualcosa involontariamente, probabilmente il nome stesso della ragazza. 

Leonardo era sempre più confuso. 

Perché Karai si comportava in quel modo? Non era da lei, non era da un ninja sfarfallare così le proprie emozioni, soprattutto quelle che ostentavano la propria debolezza. 

E davanti al nemico per giunta! 

Fece per chiederle spiegazioni, ma Karai scomparve in un secondo, così rapida che quasi non la vide raccogliersi per compiere il balzo. 

Ciò lo rassicurò in parte: era invecchiata, ma non sembrava essersi indebolita fisicamente. 

Sorrise, pensando al coraggio e alla volontà di quella donna a cui, tutto sommato, non aveva mai smesso di volere bene. 

Un tocco timido sul suo guscio lo riportò alla realtà. 

  • Leonardo .. 

Miyu sembrava ancora più piccola, rispetto a lui, ora che l’aveva vicina. 

Gli faceva venir voglia di accarezzarle la testa piena di capelli. 

  • Chi era quella donna, se posso chiedere? 

Sempre discreta, come al solito. 

  • Un’alleata di Shredder, il suo braccio destro. Ma, più di tutto, una vecchia amica. 

La risposta l’aveva confusa, ma non osò chiedere altro. 

Lo sguardo perso della tartaruga le riferiva che aveva già detto più di quello che avrebbe voluto rivelare. 

 

 

  • Maestro. 

April aveva portato a Splinter una tazza di thè che ora il topo stava gustando accomodato su una poltrona in salotto, godendo discretamente del calore della famiglia. 

Kaoko, dopo aver riflettuto un pò per conto proprio, si era fatta coraggio e si era avvicinata. 

Non appena Splinter la guardò negli occhi, si sentì come rovesciata. 

Come se tutti i suoi segreti fossero stati rilasciati in balia del vento, come se fosse nuda di fronte a lui. 

Sprigionava un’energia potente che anche lei, lo sentiva dentro le viscere e oltre l’imbarazzo, ispirava a possedere. 

  • Hai bisogno di qualcosa figliola? - le chiese lui col solito tono pacato e gentile. 

Lei annuì prima di rispondere. 

  • Maestro, volevo soltanto rinnovare i ringraziamenti miei e di Miyu per l’aiuto che ci state dando. 

In Giappone, valori come la gratitudine e il rispetto erano ancora parte integrante dell’educazione di ogni individuo, e questo fece sorridere amaramente Splinter, pensando a quanto fosse diversa la realtà americana rispetto al suo paese d’origine. 

Chinò leggermente il capo di fronte a una Kaoko inginocchiata in un atto di assoluta devozione. 

  • Dovere figliola. Alzati pure. 

Kaoko obbedì. 

  • Maestro - parlò di nuovo, stavolta con un leggero rossore sulle gote - Io vorrei rendermi utile. Mi chiedevo se potresti insegnarmi l’arte del Ninjitsu. 

Splinter rimase un attimo in silenzio, sorpreso. 

  • Lo so, lo so che servono anni per diventare bravi e affinare la tecnica, ma ci terrei davvero ad avere l’abilità di proteggere i miei cari - si affrettò a dire lei, mentre una piccola goccia di sudore le scivolava silenziosa sulla fronte. 
  • Mia cara, non vedo perché non si possa fare. - sorrise Splinter. 

Quella sera si sentiva in dovere di fare qualcosa di buono, di non deludere più nessuno. 

Infatti, lo sguardo sbalordito e sollevato di Kaoko gli sollevarono il morale. 

  • Per il tempo che starai qui mi occuperò del tuo addestramento, ma non sarò l’unico a farlo. Ho bisogno di un aiuto e qualcuno ha bisogno di un allievo. 

Sorrise, compiaciuto dall’idea che aveva avuto. Sarebbe stata un’esperienza istruttiva non solo per quella ragazza determinata, ma anche per uno dei suoi figli che aveva bisogno di qualcosa che lo avvicinasse alla pazienza e alla saggezza d’animo. 

  • Raffaello, puoi venire un momento? 

Kaoko sbiancò. Davvero l’avrebbe affidata alla tartaruga apparentemente più cattiva e minacciosa? 

Splinter percepì i suoi pensieri ma non fece o disse nulla. I suoi baffi vibrarono leggermente in un ghigno di divertimento. 

  • Si sensei? 

Raffaello fece capolino nella stanza con una gru-giocattolo in mano. 

Probabilmente stava aiutando Junior ad allineare la sua squadra di costruzione sopra il mobile della tv. 

Ciò fece sospirare Splinter.

Grande, grosso e pericoloso.. E gioca ancora con i modellini, pensò. 

  • Raffaello, Kaoko vorrebbe imparare qualche kata. Perché domani non la porti con te e Tyler ad allenarsi, così le insegnate qualcosa?

Raffaello parve sorpreso, ma non si scompose. 

Posò gli occhi su Kaoko, e lei poté giurare che lui le stesse scrutando il fisico con attenzione, probabilmente per dosare la quantità e qualità di muscoli di cui era dotata. 

Per poi guardarla negli occhi. 

  • Hai paura di me vero? - le chiese a bruciapelo con la sua voce più cavernosa. 
  • Bè, non sei molto minaccioso con quel giocattolo in mano. 
  • E fai bene ad averne. - rispose lui come se lei gli avesse detto ‘sì’. 

Quando la tartaruga se ne fu andata senza aggiungere altro, Kaoko guardò Splinter con la fronte sudata e le guance pallidissime, come per reclamare certezze. 

Il topo sorrise. 

  • Sarà un ottimo maestro, non preoccuparti. - la rassicurò. 

 

  • Aveva uno sguardo molto triste - disse Miyu pensierosa, guadagnandosi un’occhiata curiosa da Leonardo. 
  • Parli di Karai? 

Dopo che la guerriera ninja se n’era andata, lui e la ragazza si erano seduti sul cornicione. 

Per parlare, per stare in silenzio, per godere della presenza dell’altro. 

Miyu annuì. 

  • Quando mi ha guardata mi sono.. Non so… Emozionata. Commossa. - confessò quasi con imbarazzo. Portò i suoi occhi su di lui, sperduti e che riflettevano la luce delle stelle, ora più luminose. 
  • La conosci da molto tempo vero? - chiese d’un tratto. 
  • Cosa te lo fa pensare? - rispose lui calmo, fissandola con attenzione. 

Gli occhi di Miyu gli piacevano: non c’era traccia di cattiveria in loro, nè impurità, nè macchia di nessun genere. 

  • Bè, ho avuto l’impressione che vi conoscete da tanto. - disse lei arrossendo. 
  • In effetti si - rispose Leo dopo un attimo di riflessione - Da quando avevo 15 anni. Lei ne aveva 22 o 23.. 
  • Ed è da allora che combattete? 
  • Si, siamo sempre stati nemici. Anche se ho.. Abbiamo cercato più volte di convertirla dalla nostra parte, lei è sempre rimasta fedele a Shredder. Ma sotto sotto, so che è una brava persona. 
  • Lo penso anch’io. - disse Miyu, e Leo la guardò interrogativo. 
  • Una persona con quella luce negli occhi - rispose lei con il sorriso sulle labbra - Non può essere cattiva. 

La convinzione nelle sue parole e lo sguardo sincero che aveva quando le aveva pronunciate la facevano sembrare molto più adulta di quello che era in realtà, e Leonardo la trovò incantevole. 

Si riscosse, pensando all’inadeguatezza dei propri pensieri, e si limitò a sorriderle di rimando, ma senza lo stesso trasporto. 

Miyu probabilmente se ne accorse, perché interruppe il contatto visivo quasi subito, con un lieve rossore sulle gote. 

 

Più lontano, Karai ripensava a ciò che aveva visto. 

Il lampo che aveva sentito nel cuore non appena aveva scorto la ragazza l’aveva messa in uno stato di profonda agitazione.

Possibile che.. Che forse… Quella ragazza? 

  • Karai! 

No, non poteva essere possibile. Cosa ci faceva a New York altrimenti? E perché era insieme a Leonardo? 

  • Si, maestro Shredder? 
- Ci sono novità dalla ronda di alcuni soldati. Mi hanno riferito di aver visto una delle tartarughe assieme a una persona che è in corso di identificazione. A quanto pare, abbiamo trovato il punto debole di uno di loro, e lo sfrutteremo a nostro vantaggio. Ti do l’incarico di gestire l’operazione, voglio che nulla vada storto. 
  •  Si, maestro. 

Deglutì il blocco che le era salito alla gola. 

In quel momento, mettersi contro le tartarughe era l’ultima cosa che si sentiva di fare. 

 
 Scusate se alcuni caratteri sono diversi, ho dei problemi con l'editor. Alla prossima!----------
  
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