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Autore: ranyare    19/03/2015    16 recensioni
La vita di un gatto di casa non è semplice e piacevole come può sembrare ad un osservatore inesperto: soprattutto se l'osservatore è uno di voi, patetici umani che non siete altro.
La mia, per esempio, è davvero stressante.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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shot sfida

Familiar 

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La vita di un gatto di casa non è semplice e piacevole come può sembrare ad un osservatore inesperto: soprattutto se l'osservatore è uno di voi, patetici umani che non siete altro.

La mia, per esempio, è davvero stressante.

Sono costretto a vivere assieme ad una quantità davvero disdicevole di quegli esseri puzzolenti, nevrotici e scodinzolanti che voi bipedi chiamate "cani" ma che io, dall'alto della mia intelligenza superiore, preferisco definire esagitati aborti della natura.

Non avete idea del trauma che mi provocano quelle creature demoniache quando mi reco, assieme al mio nobile fratello, ai piani inferiori della magione che ha l'onore di ospitarci: ci assalgono e ci disgustano col loro fiato fetido e la loro mole sgraziata – uno di loro ha addirittura l'ardire di inseguirci per osare toccare il nostro magnifico pelo con quella sua linguaccia immonda! Dico, avete la minima idea di quanto sia degradante dover sottostare a questi umilianti soprusi!?

Per non parlare, poi, di quelle tre cene che ancora si ostinano a respirare, nonostante il mio ardente desiderio di porre fine ai loro irritanti cinguettii. Uno di loro ha addirittura tentato di ferire il sottoscritto! Più di una volta!

Cosa non si fa per vivere sereni, per Bastet.

Sì perché dovete capire che c'è un motivo se io mi abbasso a sopportare tutto questo e quel motivo è l'unica di voi che considero a malapena sopportabile: la mia umana soffrirebbe troppo se mi rivoltassi – come meriterebbero – contro i suoi amati sacchi di pulci, ed io non riesco a tollerare la sensazione alquanto fastidiosa che stringe il mio regal stomaco quando comprendo che qualcosa la turba.

Un po' mi assomiglia, la mia umana, e per questo posso anche azzardarmi a dire che, nella vostra bruttezza comune, lei lo è appena meno degli altri. È anche l'unica di voi, fra quelli che ho incontrato, che condivida qualche tratto della nobile genia felina: ama viziarsi con squisiti bocconcini friabili che ha il buonsenso di condividere anche con me – ma, purtroppo, anche con quelle creature inferiori –, non disdegna i giacigli soffici e lussuosi e si presta ad essere avvicinata e vezzeggiata soltanto quando è lei a desiderarlo.

Questa mia bipede è la stessa che si prende cura di noi, che ha l'onore di ripulire i nostri educati bisogni, che si preoccupa che ci siano sempre croccantini e che ci protegge quando i rognosi canidi esagerano; accorre quando la chiamiamo e ci sorride sempre, anche quando soffre.

Provo una certa misura di gratitudine nei suoi confronti ma, dopotutto, è il suo dovere fare in modo che io sia pasciuto e felice. Quel che ammiro, di questa umana, è la sua capacità inesauribile di non stancarsi mai né di noi gatti né delle altre bestiacce – che osano adorarla e venerarla come dovrebbero fare solamente nei miei confronti, semmai – e l'amore che infonde in ogni gesto, ogni carezza, ogni gioco.

Credo che in questo periodo da che sono arrivato qui, da adorabile infante, io abbia sviluppato una sgradevole sindrome di Stoccolma nei confronti della bipede: se vengo costretto a non vederla per un periodo divento irritabile e nervoso e, questo, non fa proprio parte del mio carattere nobile e pacato. Anche gli aborti di natura diventano tristi e si agitano meno... in realtà tutta la casa si spegne quando lei non c'è.

E poi ci sono quei giorni. Quei giorni in cui lei c'è ma succedono avvenimenti spiacevoli che la rendono triste e tutto sembra accartocciarsi su se stesso, i cani spariscono e lei si rinchiude in una stanza, da sola, scappando via dagli altri umani per non farsi vedere mentre soffre.

Come in questo momento.

Lei piange, adesso, ed io non so che cosa fare. Lei è la mia umana ma io non so come aiutarla e questo, umani e animali che mi state leggendo, è il dolore più grande che un famiglio possa provare.

Questi sono gli unici momenti in cui quei canidi plebei mi vanno a genio: saltano, corrono, abbaiano e fanno un rumore atroce che m'infastidisce enormemente... ma, con il loro atteggiamento un po' rozzo, riescono sempre a farla sorridere, a distrarla quanto basta perché possa ricordarsi che non è mai sola.

Adesso però quegli inutili cani sono fuori, a far sapere al mondo di esistere (lo sappiamo benissimo, purtroppo), e lei è sola, seduta per terra, in una stanza buia. Singhiozza sommessamente e si stringe le ginocchia al petto mentre l'altra donna, di là, piange, e l'uomo è seduto al tavolo con uno sguardo vitreo e spento.

Non so che cosa sia successo e, sinceramente, non mi interessa: tutto ciò che mi preme è quella creatura silenziosa che ci ama tutti dal profondo del cuore e che si nasconde per non far pesare il proprio dolore sui suoi genitori.

Non posso permetterlo.

Mi avvicino a lei, sfregando la mia regal testa contro il suo braccio.

-"Prrruao?"- la chiamo, e lei alza la testa dalle proprie ginocchia per strofinarsi una manica sulle guance e sorridermi.

-Ciao, piccolo.- mi saluta, allungando una mano per accarezzarmi. Ha sempre un tocco leggero e amorevole, per noi animali.

-"Ma-maow!"- persevero, e m'infilo lestamente fra le sue braccia, accoccolandomi sul suo petto morbido: la beatitudine.

La mia umana ride, tirando su col naso e appoggiando la testa contro la mia spalla, sfregando il mento sul mio collo. Visto? Cosa vi dicevo? È più gatto che umano.

-Sei proprio un tontolone.- mi rimprovera, ma la sento rilassarsi nel momento stesso in cui, deliziato dalla sua somiglianza alla mia incredibile razza, paleso il mio apprezzamento a gran voce, facendo le fusa. Lei socchiude gli occhi, ricordandomi così l'affetto che prova per me, e mi stringe al petto, affondando la faccia nella mia pelliccia e respirando a fondo, più volte, per ritrovare la calma e la serenità.

Forse hai ragione tu, umana, ma se comportarmi da "tontolone" e andare d'accordo con i tuoi amati cani serve per renderti felice... beh, allora sono lieto di essere il tuo famiglio.

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My Space:
Nota bene: si dice "famiglio" il compagno animale con cui si ha un tipo di relazione più stretta rispetto a quella padrone/animale domestico. In questa one-shot, in particolare, ho voluto utilizzarlo per definire un "rapporto alla pari", di rispetto, amore e stima reciproca fra animale e umano.
questa breve one-shot è nata per la "Sfida per scrittori" indetta da
Principe Dracula nel gruppo facebook "EFP: recensioni, consigli e discussioni". La mia consegna era la seguente: "Storia in cui sia presente un animale, che abbia un ruolo abbastanza rilevante" e, per rispettare questo obbligo, ho deciso di scrivere una one-shot dal punto di vista di un gatto di casa. Ho liberamente preso ispirazione dal mio gatto, Brian: sono fermamente convinta che lui ci ucciderebbe tutti, se gli tornasse comodo. Avrei dovuto chiamarlo Hans Westergaard.
E niente, spero che questo scorcio di pensieri di un gatto tonto ed egocentrico vi abbia strappato una risata e vi sia piaciuta! Vi invito a segnalarmi eventuali refusi, errori di battitura o simili e, se vi va, fatemi sapere che cosa ne avete pensato!
Grazie infinite per essere arrivati fin qui!
Un grande saluto,
B.
   
 
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