Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: crownforaking    19/03/2015    1 recensioni
[Raccolta di AU; FrUk o Fem!Fr/Uk + eventualmente altra gente].
7) Archaeologist & Ancient Deity: in cui Arthur è un archeologo alla scoperta di un tempio misterioso.
Ad un primo sguardo il tempio appare perfettamente conservato: dall’altare in marmo bianco agli oggetti ornamentali d’oro, tempestati di pietre preziose. Dagli incredibili motivi geometrici nel marmo del pavimento ai fini dettagli delle sculture. Ed è proprio ad una di queste statue che Arthur si avvicina, come prima cosa, attratto da qualcosa di inesplicabile.
I lineamenti della donna scolpita nella pietra sono i più belli che Arthur abbia mai visto. La morbida curva delle labbra, il sorriso allo stesso tempo regale ed enigmatico; e più di ogni altra cosa, Arthur è sicuro che lo sguardo della donna sembri seguire ogni suo movimento.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Vagamente ispirato da questa cosa divertentissima; se non vi fa ridere probabilmente è perché non conoscete questo meme (esistono persone che non lo conoscono? idk? sempre meglio specificare!)



Francis Bonnefoy fa la sua comparsa in classe con venti minuti di ritardo e l’aria di qualcuno che, al contrario, è perfettamente puntuale: appoggia la borsa — ovviamente di marca — sul banco e si siede al proprio posto accavallando le gambe, lanciando un sorriso a dir poco affascinante in direzione del nuovo professore di letteratura inglese che lo guarda stupefatto.

«Oh, per caso l’ho interrotta? Mi spiace, continui pure!» e mentre tutto il resto della classe ride e a bassa voce si complimenta con il ragazzo — riuscire a far rimanere senza parole un supplente nel giro di un minuto è effettivamente un record che soltanto Alfred Jones con i suoi scherzi idioti è riuscito a raggiungere — Arthur Kirkland si pente amaramente di aver deciso di accettare quel maledetto posto in quella maledetta scuola superiore.

Tutta quella situazione l’ha stupito così tanto che la sua testa non riesce a formulare nemmeno una singola risposta sarcastica per contrastare quell’atteggiamento fastidioso e tutto quello che può fare è schiarirsi la gola e riprendere la lezione da dove era stata interrotta, cercando di ignorare lo sguardo penetrante del ragazzo che ora è impegnato a lisciarsi i pantaloni — strettissimi pantaloni: per un secondo Arthur si dimentica completamente di Blake e finisce per domandarsi come diavolo ci sia entrato in quei pantaloni — con aria vittoriosa.

La prima lezione dell’anno trascorre veloce in un tripudio di sguardi che corrono da una parte all’altra dell’aula senza che nessuno — men che meno i protagonisti di quegli sguardi — possa immaginare quello che sta per succedere.

 

«Il supplente di letteratura è una rottura di cazzo» commenta con la consueta finezza Gilbert, lasciando cadere a terra lo zaino e buttandosi sul letto di Francis, riuscendo nonostante tutto a prendere in pieno la gamba di Antonio che geme di dolore e borbotta insulti in direzione dell’altro.
Francis apre l’armadio con un sorriso divertito, ponderando con lo sguardo le centinaia di abiti diversi e domandandosi che cosa mettere per la consueta uscita del sabato sera; «non saprei, io credo che sia molto carino».

Il silenzio cala nella stanza a quelle parole e prima che Francis possa dire qualsiasi cosa per giustificare o spiegare la frase appena pronunciata, i suoi due migliori amici scoppiano in una risata fragorosa che ha il potere di far sorridere anche lui.

«Non so proprio perché state facendo così, ho solo detto che è carino!» esclama dopo qualche minuto, lanciando un paio di pantaloni in faccia a Gilbert che sembra avere qualche problema a recuperare il fiato necessario per non soffocare.

«Dobbiamo preoccuparci, Francis?» chiede Antonio con un sorriso quando l’atmosfera si placa abbastanza da poter fare quella domanda senza il rischio che uno di loro scoppi di nuovo a ridere; «giusto per essere preparati, eh».

«Oh, non credo proprio che ci sia qualcosa di cui preoccuparsi» Francis si limita a rivolgere un sorriso lievemente più enigmatico del solito al suo migliore amico, tenendo per sé le varie considerazioni su quanto effettivamente il supplente sia carino e, soprattutto, su quello che ha intenzione di fare fino alla fine dell’anno scolastico.

Non è necessario che i suoi migliori amici conoscano nei minimi dettagli le sue intenzioni e il suo piano d’azione: il luccichio negli occhi di Francis basta già a farli preoccupare molto più del previsto.

 

«Un esempio di questa tipologia di narrazione si può trovare nei romanzi di Jane Austen» il professor Kirkland cammina su e giù tra i banchi della classe tenendo tra le mani una serie di appunti scritti in una calligrafia minuta e precisa e sembra non fare caso al fatto che metà della classe stia effettivamente guardando fuori dalla finestra al posto che interessarsi all’uso della psico-narrazione in “Orgoglio e Pregiudizio”.

«Può fare un altro esempio, prof?» domanda una voce limpida dalla parte destra della classe e Arthur non deve nemmeno voltarsi per sapere a chi appartiene quella voce: l’unica persona in tutta la classe che si prende la briga di intervenire — nella massa di chi non ascolta e chi non fa altro che prendere appunti — e che, ovviamente, non interviene mai per essere d’accordo con lui.

«Virginia Woolf, “Mrs Dalloway”» commenta brevemente, sperando che la domanda di Francis possa essere placata da quella risposta lampo e che questo gli procuri il tempo necessario a finire il discorso sulla critica di Cohn.

«Ma sono tutti esempi di scrittori inglesi!» esclama Francis con una luce negli occhi che Arthur non potrebbe definire in nessun altro modo se non estremamente pericolosa.

«Nel caso non l’avessi notato, Bonnefoy, questo è il corso di letteratura inglese» ribatte immediatamente, suscitando una timida risata da qualche parte nel fondo della classe — la qual cosa riesce in effetti a farlo gioire mentalmente, visto che generalmente succede proprio il contrario.

«Non vedo perché questo dovrebbe impedire di portare anche esempi di altre letterature» commenta Francis con l’espressione di chi non ha nessuna intenzione di lasciar perdere, incrociando le braccia al petto senza distogliere lo sguardo da Arthur nemmeno per un secondo; «credevo che la letteratura fosse un intreccio di esperienze non limitata ad un singolo paese».

Arthur apre la bocca per ribattere e la richiude subito dopo, incerto su cosa dire — sapendo perfettamente che in fondo Francis non ha tutti i torti su quello specifico punto. Farsi mettere i piedi in testa, però, è l’ultima cosa che può permettersi in una classe simile: «visto che sei così propenso ad elargire critiche perché non fai tu un esempio che pensi possa andare bene?»

Quella, riflette una voce nella testa del professore, è la risposta migliore che avrebbe potuto dare: nelle precedenti tre settimane Francis non ha fatto altro che criticare e ora che ha l’occasione di dire qualcosa di costruttivo Arthur è assolutamente certo che non sarà in grado di fornire quell’unico esempio che tanto richiedeva.

«Marcel Proust, “À la recherche du temps perdu”» risponde Francis senza battere ciglio, in un francese a dir poco perfetto; «in particolare in “Un amour de Swann”. Balzac, “Le Père Goriot”».

Arthur rimane a bocca aperta mentre un mormorio di meraviglia si diffonde nel resto della classe, seguito subito dopo da un paio di risate soffocate — probabilmente dovute all’espressione sconvolta del professore.

«Se invece preferisce letteratura tedesca credo che Thomas Mann, “Morte a Venezia” sia un altro esempio abbastanza azzeccato. O forse mi sbaglio?» conclude Francis ampliando il sorriso vittorioso e strappando una risata più convinta dal resto della classe — Arthur non può fare a meno di pensare che non sappiano nemmeno chi siano gli autori che Bonnefoy ha citato e che stiano ridendo soltanto per la sfumatura di rossore che è appena comparsa sulle sue guance, con sua estrema vergogna.

«.. Sì, be’, rimane il fatto che questo è un corso di letteratura inglese» si limita a borbottare riaprendo il proprio quaderno e continuando la lezione da dove era stata interrotta, cercando in ogni modo di ignorare l’espressione compiaciuta di Francis.

Una voce dentro di lui avanza con timore l’ipotesi che una conoscenza così ampia della letteratura dovrebbe essere ammirata almeno un minimo — senza contare il fatto che, davvero, Francis è uno dei pochi che segue le sue lezioni e sembra capirle senza nessuno sforzo — ma la realtà dei fatti è che il fastidio di essere stato messo in imbarazzo e di aver sbagliato bruciano troppo per permettergli un giudizio imparziale.

La lezione finisce senza ulteriori problemi e, come consueto, Francis è l’ultimo ad uscire dalla classe, lanciando uno sguardo a metà tra il divertito e il malizioso in direzione del professore che si limita a deglutire profondamente e a riportare la propria attenzione sui libri che tiene tra le mani — i libri, e non il sorriso bianchissimo e perfetto di Francis; i libri e non quei fianchi che ondeggiano lentamente mentre esce dalla porta della classe; i libri e non quell’ultimo sguardo che gli rivolge e che sembra invitarlo a pensare cose che assolutamente non dovrebbe pensare.

 

«Bonnefoy ti dispiacerebbe spiegarmi cos’è questo?» domanda aspramente Arthur, sbattendo sul banco del ragazzo un plico di fogli al di sopra dei quali torreggia il compito a casa fresco di correzione. Ha riflettuto sull’assegnazione di quel compito per giorni e per giorni si è ripetuto più e più volte quanto quell’idea fosse buona, interessante e piena di spunti perfino per una classe simile.

Scrivete un saggio di due pagine su come Romeo e Giulietta avrebbero potuto evitare la complessa trama della tragedia e risolvere la situazione fin dall’inizio; un’assegnazione allo stesso tempo interessante e classica, aveva pensato con orgoglio la settimana prima, salvo poi ritrovarsi davanti il saggio — se così poteva essere chiamato — di Francis Bonnefoy.

«Il mio saggio» commenta candidamente quest’ultimo, rivolgendogli un sorriso innocente e attorcigliandosi una ciocca di capelli biondi attorno all’indice con aria noncurante.

«Ti dispiacerebbe leggerlo ad alta voce?» ribatte subito Arthur, cercando in tutti i modi di mantenere la calma anche davanti a quell’atteggiamento incredibilmente irritante.

Francis alza le spalle e con un sorriso divertito prende tra le mani il foglio — completamente bianco, tranne per il nome, il cognome e due singole righe scritte con precisione: «Romeo e Giulietta riscritto: “Oh Romeo, Romeo, puoi dedicarmi qualche minuto del tuo tempo per parlare del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, Romeo?»

La classe esplode in una sonora risata e Arthur cerca inutilmente di riportare l’ordine schiarendosi la gola e lanciando occhiate rabbiose in giro: «e cosa dovrebbero rappresentarmi queste due righe?» domanda con un tono di netta superiorità, inarcando le folte sopracciglia.

«Letteratura post-moderna» risponde semplicemente Francis, scatenando di nuovo l’ilarità generale della classe e riuscendo per l’ennesima volta a far perdere le staffe ad Arthur.

«Adesso ne ho abbastanza!» a quel tono di voce infuriato tutta la classe tace e nonostante questo Francis lo osserva ancora con lo stesso guardo vittorioso; «ti sei guadagnato il privilegio di rimanere qui dopo le lezioni, in punizione per le prossime tre settimane».

Gli altri diciotto alunni sollevano cori di protesta ma, stranamente, Francis è l’unico che non sembra avere assolutamente nulla da dire a riguardo.

 

Arthur Kirkland non ha la più pallida idea di come sia successo o del perché la sua testa abbia deciso di non provare più intensamente a fermare la follia che è in atto in quel preciso momento all’interno dell’aula, ore e ore dopo la fine delle lezioni; Francis si piega, obbediente, sotto le sue le sue mani, sistemandosi contro la cattedra nel modo più confortevole possibile e tutto quello che Arthur riesce a pensare è che toccare quei fianchi perfetti è molto, molto, molto meglio che limitarsi a guardarli.

Le mille proteste razionali e sensate della sua parte logica vengono messe a tacere da un gemito particolarmente profondo di Francis che si spinge e si struscia contro di lui in un modo assolutamente delizioso.

«Smetti di disturbare le mie lezioni» ringhia Arthur da qualche parte vicino al suo orecchio e Francis non si sforza nemmeno di reprimere il brivido di piacere che quel particolare tono di voce causa in lui; «smettila di mettere in discussione le cose che dico, smettila di fare il furbo con me» una spinta particolarmente mirata suscita l’ennesimo gemito sonoro di Francis e Arthur non può fare a meno di sorridere, compiaciuto della prima vittoria che sente davvero sua.

Qualcosa dentro di lui si sforza di suggerirgli che quella non è affatto una vittoria — e che di certo non dovrebbe essere compiaciuto di quello che sta facendo con un suo alunno minorenne — ma Arthur non impiega molto a mettere a tacere quella voce in particolare, aiutato anche dai mugolii e dai gemiti del ragazzo.

Se Arthur potesse vedere il sorriso soddisfatto di Francis — che ha impiegato molto, molto meno di quanto avesse programmato per ottenere quello che desiderava — forse sarebbe più propenso ad ascoltare la voce della ragione.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: crownforaking