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Autore: gemelli89    20/03/2015    1 recensioni
E' ambientata qualche anno dopo la partenza di Cuddy dal PPTH...ci saranno delle piccole sorprese che sconvolgeranno la vita dei protagonisti. Anticipo che è presente un personaggio nuovo che non è presente nella serie, così come saranno ancora presenti sia Wilson che Dominika. E' la mia prima fanfiction, spero di scrivere qualcosa di interessante e che vi piaccia, la storia è ancora in lavorazione e sinceramente non so come andrà a finire. Lo scopriremo insieme:)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Ti hanno cacciato di casa?”, entra in casa barcollando più del solito, il peso del borsone deve essere insostenibile per un dolore così logoro, “Il palazzo è pericolante, ci hanno cacciato con gentilezza dalle nostre case finché non sarà messo in sicurezza”, getta rumorosamente il borsone per terra e si lascia cadere stanco sul divano, mentre la mano destra massaggia la coscia, quasi a voler implorare il dolore di lasciarlo in pace almeno un po’. “E hai deciso di venire…”, l’idea che House abbia deciso di trasferirsi a casa tua ti agita. Sarebbe pericoloso e rischioso stare nella stessa casa così a stretto contatto, “Andrò più tardi da Wilson”, e il sorriso insolente che appare sul suo volto ti fa capire quanto lui abbia, perfettamente, intuito le tue preoccupazioni, “Ho la macchina dal meccanico e mi sembrava costoso chiedere al taxista di aspettare fino a dopo cena qui fuori”, ti spiega come se volesse sedare le tue preoccupazioni. “House resta a dormire qui, ti prego!” lo implora Matt che ha ascoltato la conversazione, “Sì resta con noi!” lo spalleggia Rachel, “Non credo che House voglia dormire sul divano” intervieni, “Io potrei dormire con te mentre lui potrebbe dormire con Matt nel mio lettino”, suggerisce Rachel. House istintivamente si volta verso di te e ti senti a disagio quando osservi tre paia di occhi azzurri imploranti. Sai che una riposta negativa ti sarebbe stata rinfacciata, dai tuoi figli, fino a data da destinarsi, per non considerare che House avrebbe avuto la conferma dei tuoi timori nell’averlo così vicino. “Se per House non è un problema dormire nelle lenzuola delle winx”, rispondi rassegnata, “Sìììììììììììì” urlano i tuoi figli in coro mentre corrono verso il borsone e con estrema fatica lo trascinano fino alla loro stanza, non li hai mai visti prodigarsi così. “Hai paura di non riuscire a resistermi se ti sono vicino?” ti chiede provocatorio House, “Non dire sciocchezze” lo ammonisci con fare da amministratrice, “Immagino che Turner non prenderà bene la mia presenza a casa della sua fidanzata”, “Io e Turner non stiamo insieme” rispondi più velocemente di quanto avresti voluto, “Vuoi dire che quando verrà a prenderti per uscire a cena, mi sorriderà e mi darà una cordiale pacca sulla spalla?”. Ti siedi e accavalli le gambe mentre lo guardi con aria soddisfatta, “Perché non mi chiedi direttamente se sto ancora vedendo Turner invece di girarci intorno?” I lavori si stanno protraendo più del previsto così che House è a casa tua da più di due settimane e, nonostante tu ammonisca Anna tutte le volte che insinui, ironica, che quella delle riparazioni siano solo una scusa per stare vicino all’uomo dei tuoi sogni, devi ammettere, almeno a te stessa, che, ormai, sembrate una famiglia. Gli hai liberato due cassetti nella tua camera per mettere le sue cose, mangia ciò che gli cucini e passa le serate con te e i tuoi figli, che da qualche giorno a questa parte, nella tua testa, sono diventati i vostri figli. Ha insegnato a Matt le regole del lacrosse e ha aiutato Rachel a studiare degli spartiti per le sue lezioni di piano. Ti ha anche consigliato di comprarne uno perché le sarebbe stato utile esercitarsi. E aveva anche ricominciato a renderli partecipi dei suoi casi più strani e tu, al contrario di qualche tempo prima, non avevi avuto il coraggio di riprenderlo. “Dormono?” ti chiede distraendosi dalla visione di un programma di dubbio gusto, “Sì” e osservi il suo sguardo indugiare più del dovuto sul tuo completo da notte. Non che fosse qualcosa di provocante, un pantaloncino e una canotta. Sufficienti, però, a lasciare scoperti porzioni di pelle capaci di stuzzicare la fantasia di un uomo, specialmente se si considera la vicinanza costante che avevate avuto da quando si era trasferito a casa tua. A te era bastato vederlo sbucare dal bagno con indosso solo un paio di pantaloni affinché la tua immaginazione creasse degli scenari altamente sconsigliati alla visione di minori. Ti siedi accanto a lui, e prendi una delle richieste strampalate che le infermiere ti presentano in continuazione sperando in un tuo assenso, anche se eri cosciente che quella sera non l’avresti letta, avevi altro a cui pensare. “Credo che dovremmo parlare con i bambini, che ne dici?”, si volta di scatto verso di te, eri sicura che non ci fosse bisogno di specificare niente e che lui avrebbe capito a cosa ti riferissi, “Credi sia il momento giusto?”, “Penso che sia inutile continuare così. Dammi solo qualche giorno per preparare Rachel”. Fissi i suoi occhi indecifrabili per chiunque altro tranne che per te. Qualche mese prima ne avevi letto paura, paura di non essere all’altezza del ruolo, di non essere pronto per certe responsabilità, adesso la paura è quella di essere respinto, di rompere un equilibrio che avevate stabilito senza troppi affanni, come se foste sempre stati insieme, come se non ci fosse stato un passato che vi aveva segnato irrimediabilmente. Paura di essere ferito dalle persone a cui vuole bene, di aver messo in gioco i propri sentimenti, esponendosi all’ennesima delusione della sua vita. Lo baci. Ogni qualvolta il suo lato umano emerge non riesci a tenere a freno i sentimenti che provi per lui. Non fai in tempo ad allontanarti che ti ritrovi schiacciata dal suo corpo, senti la sua mano destra salire lungo la gamba, e in secondo i tuoi pantaloncini sono sul pavimento, le sue labbra hanno finalmente finito di tormentare le tue ma solo per scendere più giù, sul collo. Piccoli baci, piccoli morsi, e sei già in estasi. House sa come farti fare quello che vuole. “House aspetta! I bambini”, fai forza con la mano sulla sua spalla in modo da allontanarlo almeno un po’ e recuperare un po’ di lucidità, “Non mi sembra uno spettacolo adatto a loro”, ti dice tra l’ironico e lo scettico, “Intendevo che i bambini potrebbero svegliarsi” gli spieghi, “Vuoi che prenoti una camera in un motel? Ci vorrà un po’ ed io dovrò impegnarmi molto per non perdere…” e con la mano indica il suo basso ventre, “Sei un idiota!” lo bacchetti, infastidita dal suo umorismo da quattro soldi, “Andiamo in camera da letto” continui, “Vuoi chiedere a Rachel di lasciarci il letto o le chiedi di spostarsi un po’ più là?” ti chiede perplesso, “Rachel è nella sua camera, con Matt”. Recuperi i pantaloncini, e lo guardi maliziosa, fino a quando i suoi occhi si illuminano, “Dottoressa Cuddy, lei ha organizzato tutto per adescare un povero e ingenuo dottore come me. Dovrebbe vergognarsi”, ti sorride in modo così sexy che un fremito attraversa tutto il tuo corpo. Si alza dal divano e ti segue. Avevi preparato i suoi piatti preferiti, gli avevi abbuonato le ore extra di ambulatorio che gli avevi affibbiato il giorno prima e avevi indossato uno dei tuoi vestiti sexy che, sapevi bene, avrebbe solleticato e non poco la sua fantasia. Cammini all’indietro continuando a sorridergli come a voler confermare le sue deduzioni. House allunga il passo così di colpo, che ti ritrovi schiacciata tra la porta della camera da letto e il suo corpo, “Mi vuoi baciare?” ti chiede con voce roca, “Sempre”. Ti sfiora le labbra, senti la sua lingua per un attimo a contatto con la tua, poi si allontana, avvicina ancora di più il suo corpo al tuo e percepisci quanto ti desidera. Non puoi più frenare il tuo desiderio, lo baci quasi di prepotenza mentre la tua mano accarezza con delicatezza la su erezione, un gemito gli sfugge tra le labbra, la mano che teneva ferma dietro la spalla armeggia con la maniglia della porta che si apre con un clic lasciandovi entrare, e in un attimo vi ritrovate stesi sul letto in preda al desiderio che sbatte irrequieto contro i vostri indumenti, pronto ad esplodere appena ciò che copre la vostra pelle fosse caduto a terra. “Che ci fai qui?”, avevi intravisto il tuo migliore amico nella stanza suggerita dalla Cuddy, intento a guardare la sua sitcom preferita. “Faccio due chiacchiere con Tom. È uno che ascolta”, ti risponde ironico, “Si chiama Jerry. E dubito che ti ascolti visto che ha perso l’udito prima di entrare in coma”, “Vatti a fidare!” esclama risentito al paziente. Ignori le solite battutine, “Che ci fai qui?”, sai che devi insistere e pazientare per ottenere qualche risposta da House, “Scappo dalla Cuddy. Quella donna è insaziabile”, “Strano! È stata la Cuddy ha dirmi che ti avrei trovato qui”. Si è ammutolito, adesso sembra di colpo interessato alle schermaglie amorose dei due pseudo attori in tv, finge indifferenza, lo fa sempre quando intuisce che la discussione riguarda qualcosa che gli sta particolarmente a cuore. Gli hai riferito di aver parlato con la Cuddy, e lui sa che tu sai. “E’ preoccupata” gli riveli, “Come mai? Pensa che scappi in Messico?”, continua a guardare la tv sorseggiando caffè, “No, ha solo paura che tu non stia bene. La eviti da ieri”, “Ho un caso!” si infervora. Si volta verso di te con faccia perplessa, di chi sa di essersi tradito, “House, Lisa mi ha detto che stasera parlerete con i bambini”, mi interrompo per osservarlo, anche se lui è tornato a guardare la tv, “E’ normale che tu abbia paura. È una cosa importante”. Un silenzio imbarazzante invade di colpo la stanza ed è una sensazione strana perché nel vostro rapporto non ce n’è mai stato, L’ironia era l’arma con la quale House combatteva questi tipi di situazioni ma adesso non sembra riuscirci. “Farò un casino!” si lascia scappare, “House…”, “Non mi dire che questa volta le cose andranno diversamente”, ti interrompe, “Con uno come me non ci sono alternative, bisogna solo aspettare la catastrofe da un momento all’altro”, “House, il legame con un figlio è qualcosa che non si rompe, per quante cavolate farai ti basterà volergli bene e lui ti perdonerà. E poi ti preoccupa l’idea di non essere un buon padre, sei sopra la media rispetto alla maggior parte degli uomini che si apprestano a diventare genitori”, gli sorridi. “Basta parlarne. Se tu esprimessi i tuoi sentimenti riusciresti a…”, continui a camminare, accanto al tuo amico, senza ascoltarlo più di tanto. Gli lasci la convinzione che siano state le sue parole a farti smuovere dalla stanza. Wilson non può di certo sapere che la Cuddy ti ha minacciato. Ti aveva fatto sapere, tramite un bigliettino, che se non ti avesse visto per le tre di quel pomeriggio, ti avrebbe cacciato di casa. Quella donna ormai ti conosceva bene, aveva specificato con accuratezza la data, in modo da non lasciarti via d’uscita, tipo “Pensavo ti riferissi a domani pomeriggio” o “Non intendevi il prossimo anno?”. Svoltate l’angolo ed eccola là, sembra ancora più bella. Ha un’espressione concentrata, si morde le labbra, i fogli che ha in mano devono essere importanti perché assorbono tutta la sua attenzione, ma ancora per poco perché tra cinque minuti tu sarai accanto a lei e volente o nolente dovrà distrarsi. Un’infermiera le passa la cornetta del telefono con aria dubbiosa, lei la prende senza farci troppo caso, ancora intenta a leggere i documenti. Ad un tratto alza di scatto il viso, ha un’espressione strana, “Come scomparso?” le senti urlare alla cornetta. Capisci immediatamente che è successo qualcosa di grave perché i suoi lineamenti mutano, trasformati dalla preoccupazione e dalla paura. Ripassa la cornetta all’infermiera che adesso la guarda spaventata, “Cos’è successo?”, le chiedi raggiungendola, “Matt”, risponde con un filo di voce, gli occhi umidi e fissi su un punto imprecisato, “Cosa?” le chiedi impaziente, sta facendo preoccupare anche te, “Era la polizia. Matt è sparito”.
  
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