Era
già ora
di pranzo quando si svegliò,i ragazzi l’avevano
lasciata dormire dopo aver
saputo gli avvenimenti della sera precedente. Aveva un forte mal di
testa e non
ricordava molto, fece una doccia calda
e
decise che avrebbe scoperto cosa fosse successo la sera precedente.
Prese il
cellulare e compose il numero di Pierre
- …
… … …
Pronto sono Pierre chi è?-
-Oh Pierre
sono Yami –
-Cara,
dimmi, perché hai chiamato?-
-Si,emm…
se
disturbo chiamo in un altro momento sicuro che puoi parlare?-
-Si, si,
tranquilla, dopo la festa di ieri oggi abbiamo annullato gli
allenamenti –
-Bene,allora,
volevo chiederti se … ecco … non ho molti ricordi
di ieri sera e … insomma …
volevo sapere cosa fosse successo … … -
- Allora non
sono l’unico a preoccuparmi delle mie azioni, la faccenda
è un po’ complicata
da spiegare al telefono a dire il vero … -
- Aaa
… se
mi dici dove sei ti posso raggiungere in moto e ..-
- No,
è
pericoloso in moto dopo la sbronza di ieri sera, ti faccio venire a
prendere da
un’auto. Non ti dico di portare anche gli altri
perché si arrabbierebbero, è
meglio se gli spieghi tutto tu quando torni ok?-
- Certo, mi
sembra logico, ok allora aspetto qui ciao a dopo-
- Ciao
–
Dopo aver
chiuso la telefonata col capitano francese Yami andò dal
mister ad informarlo
della sua uscita e poi raggiunse gli altri in giardino, non prima
però di aver
mangiato qualcosa di classificabile come
“non-pranzo-ma-neanche-colazione-uno-spuntino”.
Quando i ragazzi la videro
arrivare le chiesero prima di tutto come stava e mentì
dicendo che stava
benissimo, poi iniziarono a parlare ognuno esponendo i suoi propositi
per la
giornata; quando una limousine nera si fermò davanti al
residence suonando il
clacson un paio di volte. Un uomo sulla quarantina scese dalla lussuosa
auto e
si diresse verso di loro … che avevano tutti
un’aria piu confusa che sveglia …
-Scusate
l’interruzione, sono qui per scortare la signorina Warner a
casa del signorino
Le Blanc. –
A questo
punto tutti fissarono la ragazza sorpresi e lei non sapendo che fare si
limitò
ad alzare le spalle
- Ragazzi io
vado da Pierre oggi pomeriggio, dobbiamo parlare di una cosa importante
–
Sperava che
non facessero domande e voleva andare via al piu presto? Certo che
sì, ma
sapeva fin troppo bene che non sarebbe stato così facile
- E cosa
andresti a fare dal capitano della squadra avversaria??? - fu Bruce il
primo ad aprire bocca
-
Già, non
vorrai tradirci e dirgli le nostre tattiche spero! -
Questo da Patty se lo aspettava, quello che
non pensava è che anche le ragazze stettero dalla sua parte
- E poi tu
non vai proprio da nessun francese dopo ieri sera – Anche
Mark era contrario e
il resto del gruppo era con lui
- Mark ha
ragione Yami, sei mia sorella e ti devo proteggere dalle scelte
sbagliate, tu
non andrai a casa di Le Blanc. –
Ancora
un po e sarebbe esplosa, avevano così poca fiducia in lei se
anche suo fratello
non si fidava?
-E poi non
possiamo rischiare, potrebbero batterci perché ti sei fatta
sfuggire qualcosa
riguardo la squadra,anche se penso sia questo il motivo della visita
… di
cos’altro potreste parlare? No tu non andrai là.
–
Basta, anche
Julian, no, non poteva sopportarlo. Era nuova, è vero, ma
non per questo doveva
essere doppiogiochista, possibile che dopo tutto non si fossero mai
fidati di
lei, possibile che l’avessero solo presa in giro per tutto
questo tempo? Faceva
male, non voleva crederci, non poteva … in fondo era grazie
a questi ragazzi se
era andata avanti col sorriso, gli stessi ragazzi che ora la stavano
ferendo.
Doveva essere realista, sarebbe andata da Pierre, eccome se lo avrebbe
fatto, e
poi lui aveva scomodato una limousine per lei e quel domestico che era
venuto a
prenderla era ancora lì: impassibile, esattamente nella
stessa posizione di
quando era arrivato.
-Sapete una
cosa ragazzi, io mi sono fidata di voi, e a quanto pare ho fatto
male,non avrei
dovuto. Ora io andrò da Pierre e sapete perché?
Perche non mi ricordo un cazzo
di ieri sera e volevo sapere cosa fosse successo! Non centrate un cazzo
voi e
le vostre tecniche anzi non centra una
beata minchia proprio il calcio, ma a quanto pare non ho degli amici a
cui
parlarne quindi non so a che ora tornerò e non
aspettatemi,anche se comunque
non penso l’avreste fatto!-
- Oh
… … …
senti Yami noi … - tentò di dire Julian
-“Senti
Yami” un cazzo Julian! AAaaa adesso basta devo andare e voi,
voglio darvi un
consiglio su cosa fare oggi ascoltatemi bene perché non lo
ripeto due volte … …
- intanto si era voltata e stava andando verso l’auto
accompagnata dall’uomo,
quando alzò il dito medio, senza voltarsi, verso i ragazzi
che stavano seguendo
la sua figura allontanarsi - … … FOTTETEVI-
Così
dicendo
entrò in auto e partì dopo qualche secondo verso
la sua meta.
“Non
pensavo potessero dirmi certe
cose … pensavo fossimo amici … pensavo si
fidassero di me … forse sono stata
troppo dura con loro, no, va bene così. Se non volevano
farmi arrabbiare non mi
dovevano dire quelle cose, dovevano immaginarlo, almeno Ed, lui sapeva
che
avrei reagito così … Oh siamo già
arrivati, ci penserò dopo, ora concentriamoci
su quello per cui sono venuta”
Scese
dall’auto e si diresse verso il cancello indicatogli
dall’uomo in smoking, ed
entrò quando quello si aprì teatralmente davanti
ai suoi occhi. Nonostante
l’avesse visto anche la sera precedente di giorno aveva tutto
un altro aspetto,
e poi la prima volta non si era soffermata a guardarlo.
Entrò in casa e venne
accolta da una donna sui trenta che le chiese di seguirla, e la
portò davanti
ad una porta, dalla quale si congedò salutando cortesemente,
bussò … di nuovo …
terza volta … nessuno apriva, così
afferrò la maniglia e, notando che era
aperto, entrò chiedendo permesso e trovandosi in
un’enorme stanza con letto a
baldacchino e cuscini dall’aria invitante, un numero
considerevole di poster
sul calcio appesi
alle pareti, e tutti
gli oggetti che si sarebbe immaginata(molti dei quali con tema il
calcio), si
capiva che era la sua stanza ma se
non ci arrivava c’era Pierre sulla terrazza quindi era logico
pensare che la
stanza appartenesse al ragazzo francese.
Lo raggiunse
attraverso la porta finestra ma lui si accorse della sua presenza,
probabilmente dal rumore che fece quest’ultima aprendosi
- Bentornata
a casa Le Blanc mon cher –
- Ciao
Pierre, ho bussato ma non hai aperto quindi sono entrata –
-
Tranquilla, non devo aver sentito –
- Allora
…
perché sono dovuta venire in qua? A proposito non
c’era bisogno di scomodare
una limousine … -
- Sono una
persona di classe. Comunque ti ho fatta venire perché
… come dire … ecco
iniziamo col dire che stamattina, dopo essermi svegliato senza ricordi,
mi è
sembrato parecchio strano che mi sia lasciato andare a quel punto
così ho
pensato di controllare le telecamere della piscina, ma non mi sembrava
ci fosse
niente di … strano … solo che quando Lola, la
domestica, mi ha detto cos’ hanno
trovato insieme ai nostri drink lasciati a bordo piscina ieri sera
… ho … emmm
… capito molte cose … … -
- Cosa!
Cos’hanno trovato ! Dimmelo Pierre dimmelo!-
- Bé
… ecco
… sembra che oltre al drink … nei bicchieri
… ci fosse anche dell’altro … -
- Cosa? Non
tenermi sulle spine ! –
- Emm
…
sembra che fosse/è … … …
extasi ... così ho riguardato i video e facendo
attenzione in effetti si vede Luis che … insomma
… mette le pasticche nei
bicchieri … -
-
Coooosaaaa!??!! Io lo ammazzo ! dov’è ?!
–
- Calma,
sono arrabbiato anche io, per questo ti ho fatto venire, abbiamo
appuntamento
tutta la squadra al campo d’allenamento per
“festeggiare” la festa di ieri,
hanno già iniziato, quindi possiamo andare e parlare con
Luis … ti chiederei
solo di non usare il karate, ci serve intero per le partite
… o almeno non
romperlo troppo –
- Va bene
…
non ci andrò troppo forte, ma non ti prometto niente, dovrai
trattenermi –
Detto questo
si avviarono verso un’auto già pronta davanti
all’imponente cancello e il
capitano francese aprì salendo al posto del conducente, era
ricco, lo sapeva,
ma Yami rimase comunque esterefatta nel vederlo al volante di una
Porce. Il
viaggio fu breve, Pierre era un ottimo autista e in giro non
c’era molta gente,
probabilmente anche perché le strade che avevano preso erano
secondarie,
sarebbe stato ingombrante doversi sbarazzare di folle di ragazzine
urlanti e
adoranti il bel capitano seduto al suo fianco, oltretutto il luogo dove
si
allena la squadra francese è abbastanza isolato per il
medesimo motivo … e
anche per i media.
Scesero
dall’auto e a Yami iniziarono a prudere le mani,
seguì Pierre verso il luogo di
ritrovo della sua squadra e arrivarono in un campo tenuto benissimo,
era erba
sintetica ma sembrava davvero vera, i suoi compagni stavano
festeggiando e
quando lo videro arrivare lo chiamarono a gran voce.
- Hei
capitano ti sei portato dietro una bella fanciulla! –
- Yami! Che
piacere rivederti, dimmi cara, ti sei affezionata a noi e hai lasciato
i
giapponesi? - salutò
allegramente Jerome
- Mi
piacerebbe e soprattutto piacerebbe a voi, ma ora dimmi
dov’è Napoleon –
- Hei non si
saluta piu ? – questa
volta fu Gustaph a
parlare
- Ragazzi
non c’è niente da scherzare,
dov’è Luis? –
- O .. Okei
… è andato in bagno qualche minuto fa dovrebbe
… o eccolo sta arrivando … Ei
Lui_ -
Non
riuscì a
finire la frase che Yami aveva caricato il calcio e il pallone aveva
colpito
Luis ad una potenza allucinante, il bomber francese non capì
cosa fosse
successo che si trovò a terra dolorante.
- Yami
…
capisco che tu sia arrabbiata … ma dovevi colpirlo proprio
lì ? – esordì Pierre
I ragazzi
erano esterefatti dalla potenza e dalla precisione del tiro effettuato
dalla
ragazza, dopo qualche minuto anche l’attaccante si riprese e
iniziò a guardare
verso di loro cercando di capire cosa fosse accaduto. Quando lo
capì andò
dritto verso i ragazzi, e dalla faccia che aveva di sicuro non voleva
complimentarsi per il tiro
-
Perché?!
Avanti dimmi perché avresti fatto una cosa del genere!?
–
- E me lo
chiedi anche! Sai di solito si chiede prima di drogare i drink delle
persone!
– Yami
era davvero incazzata, e infatti
partì un ceffone bello sonoro che lasciò un bel
segno rosso sulla faccia del
povero Luis … povero si fa per dire …
- Ha ragione
Luis, tra tutto quello che potevi fare questa è la cazzata
piu grande in
assoluto! –
Discussero
per una buona mezz’ora, o per meglio dire scaricarono la loro
frustrazione sul
bomber, alla festa si erano uniti anche i due francesi che erano stati
con loro
in piscina la sera precedente.
Quando si
“calmarono” Luis si prese la colpa di tutto e diede
ragione ai ragazzi, non sa
il perché, forse per paura o forse era veramente pentito, ma
sicuramente ora ci
penserà due o tre volte prima di rifarlo. I ragazzi lo
perdonarono e tornarono
a festeggiare tutti insieme, mentre Yami fu riportata a casa da un
autista di
Pierre chiamato per venirla a prendere.
In auto
“però
… i ragazzi hanno perdonato
Luis praticamente subito … sono davvero dei buoni amici
… e io sono una stronza,
i ragazzi sono miei amici e in quanto tali hanno a disposizione tutte
le
possibilità che vogliono, ho deciso appena torno gli scrivo
un biglietto di
scuse … potrei dirlo loro a voce ma sicuramente non ci
riuscirei … dannato
orgoglio degli Warner … Sì, mi
scuserò, la colpa è anche mia e loro fin ora
sono sempre stati gentili con me, oltretutto mi serve il mio Patrick,
sono
successe tante cose e non posso tenere tutto per me, rischio di
esplodere, oh
eccoci”
Entrò
senza
farsi vedere e andò in camera sua, dove pensò a
cosa dire ai ragazzi, ci aveva
pensato, avrebbe superato l’orgoglio e avrebbe detto a voce
le scuse di cui si
accusava ma in realtà sapeva di avere colpa solo a
metà. Era davvero difficile,
soprattutto per lei, ma doveva riuscirci, così
all’ora di cena scese e si
presentò ai ragazzi prima a testa bassa ma poi
attirò l’attenzione di tutti e a
gran voce chiese scusa per il suo comportamento, ci furono varie
discussioni su
di chi fosse realmente la colpa e chi avrebbe dovuto scusarsi ma poi
l’argomento
cadde e tutti cenarono in armonia, chi aveva qualcosa da dire lo aveva
detto e
a lei andava bene così perché aveva degli amici
stupendi e a cui avrebbe sempre
voluto bene.
Dopo cena, in
giardino
Scese a fare
una passeggiata, era da tanto che non lo faceva, da quella volta che
aveva
incontrato Mark, a pensarci gli veniva da sorridere … Mark
… eccolo là che si
allenava da solo a sera tarda, decise di andare da lui, scese e lo
raggiunse in
campo, passandogli la palla appena atterrata ai suoi piedi. Un
passaggio
perfetto. Perfetto. Come lui, sudato, con la maglietta aderente
bagnata,
sicuramente faceva la sua bella figura, lei non avrebbe potuto pensare
a niente
di piu perfetto. Lasciò da parte questi pensieri e si
concentrò su quello che
stava accadendo intorno a lei, lo sapeva, quando pensava a cose che le
piacevano finiva con l’estraniarsi dal mondo e se anche
qualcuno le avesse
detto qualcosa non lo avrebbe sentito.
- Bel
passaggio, piccola Warner –
- Grazie,
modestamente sono fantastica a calcio –
- Certo,e
allora com’è che aiuti Julian con le tattiche e
non sei in campo? –
- Scelta
professionale, ovviamente –
Risero. La
risata del ragazzo le fece fremere la schiena, limpida,ma virile,
proprio come
lui che con quegli occhi neri come l’ossidiana riusciva a
guardarti dentro e
capire se qualcosa ti turbava, occhi che avrebbe tanto voluto avere
solo su di
sé.
- E dimmi,
hai poi scoperto cos’è successo ieri sera?
–
- Certo,
porto sempre a termine gli obbiettivi che mi fisso –
- Allora
puoi raccontarmelo –
Si sedettero
in panchina e dopo attimi di esitazione la ragazza cominciò
il suo racconto, ma
non raccontò del giorno prima, inutile mentire, i ricordi
non le erano tornati,
raccontò di quel pomeriggio passato con i francesi e di come
avesse steso Luis
Napoleon, avrebbe voluto raccontare anche di come si era sentita dopo
le loro
parole … dopo le SUE parole, ma questo non lo avrebbe saputo
nessuno, solo
Patrick che era passato da lei dopo cena,scusandosi ancora per non
essere stato
l’amico che avrebbe dovuto essere dalla sua parte, ma a lei
non importava.
Era tardi e
i due rientrarono, il ragazzo accompagnò Lei alla sua stanza
e quando furono
davanti ala porta e la ragazza stava per entrare la bloccò
per il polso e la
guardò dritta negli occhi
- Mi
dispiace, non avrei dovuto arrivare alle mie conclusioni oggi
pomeriggio, scusa
– era sincero, lo vedeva nei suoi occhi
- Mark, va
tutto bene, ti ho già perdonato e lo sai –
Lo disse
guardandolo in quelle pozze nere in cui piu di una volta era affogata,
e
sorridendo, un sorriso che avrebbe sciolto l’iceberg che ha
affondato il
Titanic, e lui capì, capì che anche lei era
sincera, perché non si può
sorridere in quel modo meraviglioso e mentire con quegli occhi
fantasticamente
suoi. Si salutarono e Yami entrò nella stanza dove si mise
subito a letto e si
addormentò quasi subito. Con un sorriso se possibile ancora
piu grande e nella
mente l’immagine di quel
viso che le
faceva sciogliere il cuore.
Bè
… non ho
niente da dire
Ringrazio
chi recensisce e/o mette tra le seguite (o altro) e vi saluto
Al prox.
Capitolo
Fuyu_chan