Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: fuyu_chan    20/03/2015    1 recensioni
E se Ed Warber avesse una sorella? E se anche lei giocasse a calcio? Ma fosse andata a studiare all estero e ora, dopo tanto tempo fosse tornata in Giappone?
Genere: Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Kojiro Hyuga/Mark, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'la sorella di cui nessuno sapeva niente'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era già ora di pranzo quando si svegliò,i ragazzi l’avevano lasciata dormire dopo aver saputo gli avvenimenti della sera precedente. Aveva un forte mal di testa e non ricordava molto, fece una doccia calda  e decise che avrebbe scoperto cosa fosse successo la sera precedente. Prese il cellulare e compose il numero di Pierre

- … … … … Pronto sono Pierre chi è?-

-Oh Pierre sono Yami –

-Cara, dimmi, perché hai chiamato?-

-Si,emm… se disturbo chiamo in un altro momento sicuro che puoi parlare?-

-Si, si, tranquilla, dopo la festa di ieri oggi abbiamo annullato gli allenamenti –

-Bene,allora, volevo chiederti se … ecco … non ho molti ricordi di ieri sera e … insomma … volevo sapere cosa fosse successo … … -

- Allora non sono l’unico a preoccuparmi delle mie azioni, la faccenda è un po’ complicata da spiegare al telefono a dire il vero … -

- Aaa … se mi dici dove sei ti posso raggiungere in moto e ..-

- No, è pericoloso in moto dopo la sbronza di ieri sera, ti faccio venire a prendere da un’auto. Non ti dico di portare anche gli altri perché si arrabbierebbero, è meglio se gli spieghi tutto tu quando torni ok?-

- Certo, mi sembra logico, ok allora aspetto qui ciao a dopo-

- Ciao –

Dopo aver chiuso la telefonata col capitano francese Yami andò dal mister ad informarlo della sua uscita e poi raggiunse gli altri in giardino, non prima però di aver mangiato qualcosa di classificabile come “non-pranzo-ma-neanche-colazione-uno-spuntino”. Quando i ragazzi la videro arrivare le chiesero prima di tutto come stava e mentì dicendo che stava benissimo, poi iniziarono a parlare ognuno esponendo i suoi propositi per la giornata; quando una limousine nera si fermò davanti al residence suonando il clacson un paio di volte. Un uomo sulla quarantina scese dalla lussuosa auto e si diresse verso di loro … che avevano tutti un’aria piu confusa che sveglia …

-Scusate l’interruzione, sono qui per scortare la signorina Warner a casa del signorino Le Blanc. –

A questo punto tutti fissarono la ragazza sorpresi e lei non sapendo che fare si limitò ad alzare le spalle

- Ragazzi io vado da Pierre oggi pomeriggio, dobbiamo parlare di una cosa importante –

Sperava che non facessero domande e voleva andare via al piu presto? Certo che sì, ma sapeva fin troppo bene che non sarebbe stato così facile

- E cosa andresti a fare dal capitano della squadra avversaria??? -   fu Bruce il primo ad aprire bocca

- Già, non vorrai tradirci e dirgli le nostre tattiche spero! -  Questo da Patty se lo aspettava, quello che non pensava è che anche le ragazze stettero dalla sua parte

- E poi tu non vai proprio da nessun francese dopo ieri sera – Anche Mark era contrario e il resto del gruppo era con lui

- Mark ha ragione Yami, sei mia sorella e ti devo proteggere dalle scelte sbagliate, tu non andrai a casa di Le Blanc. –  Ancora un po e sarebbe esplosa, avevano così poca fiducia in lei se anche suo fratello non si fidava?

-E poi non possiamo rischiare, potrebbero batterci perché ti sei fatta sfuggire qualcosa riguardo la squadra,anche se penso sia questo il motivo della visita … di cos’altro potreste parlare? No tu non andrai là. –

Basta, anche Julian, no, non poteva sopportarlo. Era nuova, è vero, ma non per questo doveva essere doppiogiochista, possibile che dopo tutto non si fossero mai fidati di lei, possibile che l’avessero solo presa in giro per tutto questo tempo? Faceva male, non voleva crederci, non poteva … in fondo era grazie a questi ragazzi se era andata avanti col sorriso, gli stessi ragazzi che ora la stavano ferendo. Doveva essere realista, sarebbe andata da Pierre, eccome se lo avrebbe fatto, e poi lui aveva scomodato una limousine per lei e quel domestico che era venuto a prenderla era ancora lì: impassibile, esattamente nella stessa posizione di quando era arrivato.

-Sapete una cosa ragazzi, io mi sono fidata di voi, e a quanto pare ho fatto male,non avrei dovuto. Ora io andrò da Pierre e sapete perché? Perche non mi ricordo un cazzo di ieri sera e volevo sapere cosa fosse successo! Non centrate un cazzo voi e le vostre tecniche anzi non centra  una beata minchia proprio il calcio, ma a quanto pare non ho degli amici a cui parlarne quindi non so a che ora tornerò e non aspettatemi,anche se comunque non penso l’avreste fatto!-

- Oh … … … senti Yami noi … - tentò di dire Julian

-“Senti Yami” un cazzo Julian! AAaaa adesso basta devo andare e voi, voglio darvi un consiglio su cosa fare oggi ascoltatemi bene perché non lo ripeto due volte … … - intanto si era voltata e stava andando verso l’auto accompagnata dall’uomo, quando alzò il dito medio, senza voltarsi, verso i ragazzi che stavano seguendo la sua figura allontanarsi - … … FOTTETEVI-

Così dicendo entrò in auto e partì dopo qualche secondo verso la sua meta.

 

“Non pensavo potessero dirmi certe cose … pensavo fossimo amici … pensavo si fidassero di me … forse sono stata troppo dura con loro, no, va bene così. Se non volevano farmi arrabbiare non mi dovevano dire quelle cose, dovevano immaginarlo, almeno Ed, lui sapeva che avrei reagito così … Oh siamo già arrivati, ci penserò dopo, ora concentriamoci su quello per cui sono venuta”

Scese dall’auto e si diresse verso il cancello indicatogli dall’uomo in smoking, ed entrò quando quello si aprì teatralmente davanti ai suoi occhi. Nonostante l’avesse visto anche la sera precedente di giorno aveva tutto un altro aspetto, e poi la prima volta non si era soffermata a guardarlo. Entrò in casa e venne accolta da una donna sui trenta che le chiese di seguirla, e la portò davanti ad una porta, dalla quale si congedò salutando cortesemente, bussò … di nuovo … terza volta … nessuno apriva, così afferrò la maniglia e, notando che era aperto, entrò chiedendo permesso e trovandosi in un’enorme stanza con letto a baldacchino e cuscini dall’aria invitante, un numero considerevole di poster sul  calcio appesi alle pareti, e tutti gli oggetti che si sarebbe immaginata(molti dei quali con tema il calcio), si capiva che era la sua stanza ma se non ci arrivava c’era Pierre sulla terrazza quindi era logico pensare che la stanza appartenesse al ragazzo francese.

Lo raggiunse attraverso la porta finestra ma lui si accorse della sua presenza, probabilmente dal rumore che fece quest’ultima aprendosi

- Bentornata a casa Le Blanc mon cher –

- Ciao Pierre, ho bussato ma non hai aperto quindi sono entrata –

- Tranquilla, non devo aver sentito –

- Allora … perché sono dovuta venire in qua? A proposito non c’era bisogno di scomodare una limousine … -

- Sono una persona di classe. Comunque ti ho fatta venire perché … come dire … ecco iniziamo col dire che stamattina, dopo essermi svegliato senza ricordi, mi è sembrato parecchio strano che mi sia lasciato andare a quel punto così ho pensato di controllare le telecamere della piscina, ma non mi sembrava ci fosse niente di … strano … solo che quando Lola, la domestica, mi ha detto cos’ hanno trovato insieme ai nostri drink lasciati a bordo piscina ieri sera … ho … emmm … capito molte cose … … -

- Cosa! Cos’hanno trovato ! Dimmelo Pierre dimmelo!-

- Bé … ecco … sembra che oltre al drink … nei bicchieri … ci fosse anche dell’altro … -

- Cosa? Non tenermi sulle spine ! –

- Emm … sembra che fosse/è … … … extasi ... così ho riguardato i video e facendo attenzione in effetti si vede Luis che … insomma … mette le pasticche nei bicchieri … -

- Coooosaaaa!??!! Io lo ammazzo ! dov’è ?! –

- Calma, sono arrabbiato anche io, per questo ti ho fatto venire, abbiamo appuntamento tutta la squadra al campo d’allenamento per “festeggiare” la festa di ieri, hanno già iniziato, quindi possiamo andare e parlare con Luis … ti chiederei solo di non usare il karate, ci serve intero per le partite … o almeno non romperlo troppo –

- Va bene … non ci andrò troppo forte, ma non ti prometto niente, dovrai trattenermi –

Detto questo si avviarono verso un’auto già pronta davanti all’imponente cancello e il capitano francese aprì salendo al posto del conducente, era ricco, lo sapeva, ma Yami rimase comunque esterefatta nel vederlo al volante di una Porce. Il viaggio fu breve, Pierre era un ottimo autista e in giro non c’era molta gente, probabilmente anche perché le strade che avevano preso erano secondarie, sarebbe stato ingombrante doversi sbarazzare di folle di ragazzine urlanti e adoranti il bel capitano seduto al suo fianco, oltretutto il luogo dove si allena la squadra francese è abbastanza isolato per il medesimo motivo … e anche per i media.

Scesero dall’auto e a Yami iniziarono a prudere le mani, seguì Pierre verso il luogo di ritrovo della sua squadra e arrivarono in un campo tenuto benissimo, era erba sintetica ma sembrava davvero vera, i suoi compagni stavano festeggiando e quando lo videro arrivare lo chiamarono a gran voce.

- Hei capitano ti sei portato dietro una bella fanciulla! –

- Yami! Che piacere rivederti, dimmi cara, ti sei affezionata a noi e hai lasciato i giapponesi? -  salutò allegramente Jerome

- Mi piacerebbe e soprattutto piacerebbe a voi, ma ora dimmi dov’è Napoleon –

- Hei non si saluta piu ? –  questa volta fu Gustaph a parlare

- Ragazzi non c’è niente da scherzare, dov’è Luis? –

- O .. Okei … è andato in bagno qualche minuto fa dovrebbe … o eccolo sta arrivando … Ei Lui_ -

Non riuscì a finire la frase che Yami aveva caricato il calcio e il pallone aveva colpito Luis ad una potenza allucinante, il bomber francese non capì cosa fosse successo che si trovò a terra dolorante.

- Yami … capisco che tu sia arrabbiata … ma dovevi colpirlo proprio lì ? – esordì Pierre

I ragazzi erano esterefatti dalla potenza e dalla precisione del tiro effettuato dalla ragazza, dopo qualche minuto anche l’attaccante si riprese e iniziò a guardare verso di loro cercando di capire cosa fosse accaduto. Quando lo capì andò dritto verso i ragazzi, e dalla faccia che aveva di sicuro non voleva complimentarsi per il tiro

- Perché?! Avanti dimmi perché avresti fatto una cosa del genere!? –

- E me lo chiedi anche! Sai di solito si chiede prima di drogare i drink delle persone! –  Yami era davvero incazzata, e infatti partì un ceffone bello sonoro che lasciò un bel segno rosso sulla faccia del povero Luis … povero si fa per dire …

- Ha ragione Luis, tra tutto quello che potevi fare questa è la cazzata piu grande in assoluto! –

Discussero per una buona mezz’ora, o per meglio dire scaricarono la loro frustrazione sul bomber, alla festa si erano uniti anche i due francesi che erano stati con loro in piscina la sera precedente.

Quando si “calmarono” Luis si prese la colpa di tutto e diede ragione ai ragazzi, non sa il perché, forse per paura o forse era veramente pentito, ma sicuramente ora ci penserà due o tre volte prima di rifarlo. I ragazzi lo perdonarono e tornarono a festeggiare tutti insieme, mentre Yami fu riportata a casa da un autista di Pierre chiamato per venirla a prendere.

In auto

“però … i ragazzi hanno perdonato Luis praticamente subito … sono davvero dei buoni amici … e io sono una stronza, i ragazzi sono miei amici e in quanto tali hanno a disposizione tutte le possibilità che vogliono, ho deciso appena torno gli scrivo un biglietto di scuse … potrei dirlo loro a voce ma sicuramente non ci riuscirei … dannato orgoglio degli Warner … Sì, mi scuserò, la colpa è anche mia e loro fin ora sono sempre stati gentili con me, oltretutto mi serve il mio Patrick, sono successe tante cose e non posso tenere tutto per me, rischio di esplodere, oh eccoci”

Entrò senza farsi vedere e andò in camera sua, dove pensò a cosa dire ai ragazzi, ci aveva pensato, avrebbe superato l’orgoglio e avrebbe detto a voce le scuse di cui si accusava ma in realtà sapeva di avere colpa solo a metà. Era davvero difficile, soprattutto per lei, ma doveva riuscirci, così all’ora di cena scese e si presentò ai ragazzi prima a testa bassa ma poi attirò l’attenzione di tutti e a gran voce chiese scusa per il suo comportamento, ci furono varie discussioni su di chi fosse realmente la colpa e chi avrebbe dovuto scusarsi ma poi l’argomento cadde e tutti cenarono in armonia, chi aveva qualcosa da dire lo aveva detto e a lei andava bene così perché aveva degli amici stupendi e a cui avrebbe sempre voluto bene.

Dopo cena, in giardino

Scese a fare una passeggiata, era da tanto che non lo faceva, da quella volta che aveva incontrato Mark, a pensarci gli veniva da sorridere … Mark … eccolo là che si allenava da solo a sera tarda, decise di andare da lui, scese e lo raggiunse in campo, passandogli la palla appena atterrata ai suoi piedi. Un passaggio perfetto. Perfetto. Come lui, sudato, con la maglietta aderente bagnata, sicuramente faceva la sua bella figura, lei non avrebbe potuto pensare a niente di piu perfetto. Lasciò da parte questi pensieri e si concentrò su quello che stava accadendo intorno a lei, lo sapeva, quando pensava a cose che le piacevano finiva con l’estraniarsi dal mondo e se anche qualcuno le avesse detto qualcosa non lo avrebbe sentito.

- Bel passaggio, piccola Warner –

- Grazie, modestamente sono fantastica a calcio –

- Certo,e allora com’è che aiuti Julian con le tattiche e non sei in campo? –

- Scelta professionale, ovviamente –

Risero. La risata del ragazzo le fece fremere la schiena, limpida,ma virile, proprio come lui che con quegli occhi neri come l’ossidiana riusciva a guardarti dentro e capire se qualcosa ti turbava, occhi che avrebbe tanto voluto avere solo su di sé.

- E dimmi, hai poi scoperto cos’è successo ieri sera? –

- Certo, porto sempre a termine gli obbiettivi che mi fisso –

- Allora puoi raccontarmelo –

Si sedettero in panchina e dopo attimi di esitazione la ragazza cominciò il suo racconto, ma non raccontò del giorno prima, inutile mentire, i ricordi non le erano tornati, raccontò di quel pomeriggio passato con i francesi e di come avesse steso Luis Napoleon, avrebbe voluto raccontare anche di come si era sentita dopo le loro parole … dopo le SUE parole, ma questo non lo avrebbe saputo nessuno, solo Patrick che era passato da lei dopo cena,scusandosi ancora per non essere stato l’amico che avrebbe dovuto essere dalla sua parte, ma a lei non importava.

Era tardi e i due rientrarono, il ragazzo accompagnò Lei alla sua stanza e quando furono davanti ala porta e la ragazza stava per entrare la bloccò per il polso e la guardò dritta negli occhi

- Mi dispiace, non avrei dovuto arrivare alle mie conclusioni oggi pomeriggio, scusa – era sincero, lo vedeva nei suoi occhi

- Mark, va tutto bene, ti ho già perdonato e lo sai –

Lo disse guardandolo in quelle pozze nere in cui piu di una volta era affogata, e sorridendo, un sorriso che avrebbe sciolto l’iceberg che ha affondato il Titanic, e lui capì, capì che anche lei era sincera, perché non si può sorridere in quel modo meraviglioso e mentire con quegli occhi fantasticamente suoi. Si salutarono e Yami entrò nella stanza dove si mise subito a letto e si addormentò quasi subito. Con un sorriso se possibile ancora piu grande e nella mente l’immagine di  quel viso che le faceva sciogliere il cuore.

 

 

Bè … non ho niente da dire

Ringrazio chi recensisce e/o mette tra le seguite (o altro) e vi saluto

Al prox. Capitolo

Fuyu_chan

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: fuyu_chan