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Autore: EsseTi    15/12/2008    4 recensioni
E se per una volta l'incredibile autocontrollo di edward avesse commesso un errore? Forse non sono poi un mostro. Ho sempre permesso alla ragione di governarmi. Ma se nella mia vita dannata ho fatto qualcosa di buono..beh...quella cosa l'ho fatta grazie all'istinto. Quarta classificata al "Contest sull'istinto" di EFP.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ragione e Istinto: un equilibrio precario


Apro un libro, una pagina a caso. Talmente a caso che gli occhi cadono su quella frase.

"Qualcuno molto tempo fa disse che la ragione per cui gli esseri umani sono superiori a tutte le altre creature e' che sono in grado di prendere decisioni per mezzo del ragionamento, mentre gli animali si basano solamente sull'istinto. Io credo invece che per essere veramente superiori dovremmo trovare il giusto equilibrio fra istinto e ragione."

Sergio Bambarèn

E' scritta su un post it: quindi non è stato un caso. Mi trovo a leggere meglio quel periodo, è solo una successione di parole che però mi colpisce come un pugno allo stomaco: guardando meglio la scrittura la riconosco: è quella di Bella. Ma non quella della Bella di adesso: quella della Bella di prima. Gli esseri umani si servono del ragionamento, gli animali dell'istinto: e allora io, che cosa sono? Nessuno dei due. Perchè sfrutto la ragione per domare l'istinto, ciò non toglie che esso a volte abbia il sopravvento. Io non sono un uomo. Nemmeno un animale. Sono un mostro.

Sono passati anni dal giorno che l'ho conosciuta, talmente tanti che credo di aver perso il conto: eppure mi ricordo ancora il suo profumo, dolce e irresistibile, come se l'avessi accanto a me in questo momento. E in effetti lei è accanto a me. Solo che manca il suo profumo. Ed è tutta colpa mia. Anche se non ne ho bisogno, anche se il riposo è una cosa che non ho necessità di donarmi, chiudo gli occhi e lascio che la mente, dolcemente, torni indietro a quel giorno.

Quella sera eravamo a casa mia: Bella aveva raccontato a suo padre che avrebbe dormito con Alice, mentre in realtà eravamo soli in casa. Erano andati tutti a caccia, lasciandoci soli, mentre io avevo provveduto il giorno prima, pregustandomi già una serata tranquilla, in cui non avrei dovuto poi far molto per resistere al suo profumo.
Si era decisa a sposarmi: all'inizio aveva accettato soltanto per ottenere quello che voleva: me e l'immortalità.
 Ma non lo avrei mai fatto, non le avrei mai rovinato la vita in quel modo: speravo che costringendola a sposarmi, facendole pressione, avrebbe cambiato idea, avrebbe rinunciato alla trasformazione e mi sarebbe rimasta accanto da umana, finchè il tempo ce lo avesse concesso. Oppure sarebbe fuggita via da me, sarebbe andata da Jacob, gli sarebbe stata accanto per tutta la vita, avrebbe avuto dei figli, sarebbero invecchiati insieme e un giorno la loro vita felice avrebbe avuto come coronamento una morte da anziani. Lasciando me a sopravvivere solo, per l'eternità che mi si prospettava davanti. E invece, ancora una volta, lei mi aveva stupito: aveva cercato un modo per superare l'ostacolo del matrimonio, e aveva costretto me a cedere. Vederla infelice  subire l'entusiasmo di Alice e il dissenso di Charlie, vederla passiva aver preso una decisione che non voleva prendere, mi aveva distrutto, piano piano, ma nel modo più doloroso possibile. E avevo ceduto: quella sera, nella radura, le avevo detto che non era il caso che ci sposassimo, mi ero dichiarato perfino pronto a cederle, nella stessa sera, me e l'immortalità. Avevo agito d'istinto, spinto solo dalla voglia di vederla sorridere: e volevo concludere prima di sera, perchè sapevo che se l'avessi vista dormire, se avessi avuto il tempo per pensare, me ne sarei pentito. Nonostante averla accanto per l'eternità, matrimonio o meno, fosse l'unico mio desiderio. E per l'ennesima volta, lei aveva mandato in fumo ogni piano: mai come in quei momenti il desiderio di poter leggere i suoi pensieri mi bruciava nel petto. Mi aveva rifiutato, si era dichiarata pronta a sposarmi, pronta a fare le cose per bene: e in quel momento, ho capito che tutte le mie speranze di vederla rinunciare erano andate in fumo. Ma non l'avrei trasformata, le avrei chiesto una proroga: e senza di me, non avrebbe potuto fare nulla. Nessuno della mia famiglia la trasformerebbe senza il mio consenso, neanche Carlisle. Ma a preoccuparmi c'era sempre la visione di Alice: lei aveva visto Bella come noi, trasformata. E forse sarei stato proprio io: perchè glielo avevo promesso, se mi avesse sposato l'avrei trasformata. E Bella era sempre stata terribilmente testarda.
< Edward....mi stai stritolando.. >. La sua voce soffocata  mi riporta alla realtà: era rannicchiata tra le mie braccia, stretta in una coperta, e non mi ero accorto che preso dai miei pensieri avevo stretto eccessivamente la presa. Rilasso le braccia poggiando le mie labbra sulla sua fronte, sentendola fremere al minimo contatto. Quelle sue reazioni così umane mi facevano sempre sorridere: e non ero ancora pronto a dirgli addio, a dire addio al suo profumo, al colorarsi delle sue guance, al suo tremare quando veniva a contatto con la mia pelle fredda, al calore del suo corpo. No, avrei ottenuto una proroga, non l'avrei condannata a una vita dannata adesso. Non ero pronto.
< Scusa Bella... >, le dico con voce bassa. La sento accoccolarsi meglio tra le mie braccia, cercando di nuovo il contatto che aveva perso. Il suo profumo mi colpisce in pieno, terribilmente invitante. La sposto, devo riprendermi, ma non voglio farle capire nulla.
Di malavoglia,la vedo spostarsi, scorrere sul divano e allontanarsi un pò da me...troppo. Sentirmi privato del suo calore mi lascia spiazzato, non sono abituato a questo tipo di reazione da lei. Mi volto a guardarla, ma non vedo il suo viso: mi sta dando le spalle e guarda fuori dall'ampia finestra. Le sue spalle subiscono una scossa improvvisa: un singhiozzo.
< Bella.... >, la chiamo dolcemente. Tendo una mano ma ho paura di toccarla, di distruggerla.
< Mmmmm? >, mi risponde lei senza voltarsi. Non ha detto una parola, non vuole farmi capire che sta piangendo.
Non so cosa dirle: è la prima volta che mi trovo a reggere una situazione del genere, non aveva mai pianto davanti a me. Improvvisamente mi trovo stordito, l'istinto mi dice di prenderla e stringerla a me, con tanta forza da rischiare di farle del male: ma la ragione ha sempre la meglio. Potrei ucciderla se non mantenessi il mio autocontrollo.
< Bella.....che c'è? >, le chiedo di nuovo. Questa volta mi avvicino un pò a lei, impercettibilmente, ma per me è un passo grande quanto un salto dal Grand Canyon. Ma questa volta il mio richiamo ha il suo effetto: la sua testa si volta piano piano verso di me, troppo lentamente per i miei gusti, e mi fissa. Sta piangendo. Una lacrima solitaria le scende lungo la guancia, ma i suoi profondi occhi color del cioccolato sono lucidi, bagnati e gonfi. Ed è, ancora una volta, irrimediabilmente, tutta colpa mia. Come sempre.
< Bella... >, dico ancora senza fiato. Bella Bella Bella..non so dire altro. Sono un idiota!
< Che c'è? Cosa vuoi eh?! >, mi chiede alzando il tono della voce. < E non dirmi di non piangere!!!! >, sbotta poi con un tono appena isterico quando mi vede aprire la bocca.
Mi muovo in avanti, verso di lei, arrivandole vicinissimo: le poggio le mani sulle spalle, poi lungo le braccia, fissando i miei occhi nei suoi.
< Bella....dimmi cosa... >, inizio io, ma lei non mi fa finire di parlare. Con le mani e una scossa violenta sfugge alla mia presa alzandosi e allontanandosi dal divano tanto velocemente da lasciarmi stupefatto. Cosa le prendeva?
< Che cosa Edward? Cosa vuoi sapere? Cosa succede? Perchè piango? >, dice voltandosi a guardarmi con uno scatto repentino. La guardo a occhi sgranati: è una furia, nel vero senso della parola. < C'è anche bisogno di chiederlo?? IO SONO STANCA EDWARD!! STANCA DEL TUO STUPIDO ESSERE IPERPROTETTIVO, DEL TUO AUTOCONTROLLO!! SONO STANCA DI ESSERE RIFIUTATA COME SE FOSSI UN CANE!!!! >. Sta letteralmente urlando, non la riconosco più: le guance sono rosse, i capelli scompigliati, non fa che muovere in aria le mani e urlare con quanto più fiato ha in gola. E non posso fare nulla, semplicemente perchè ha ragione, maledettamente. Ma non sa cosa vuol dire non essere mai liberi di lasciarsi andare all'istinto, prenderla tra le mie braccia e farla mia. Non lo sa: e non lo saprà mai. Mi alzo andandole incontro, le stringo le braccia ai fianchi nonostante le sue proteste e le fisso la fronte contro la mia.
< Tu non sei un cane..io ti amo, sto solo cercando di proteggerti.. >, le dico con tutta la dolcezza possibile. E non mi riesce difficile, è solo la verità. Bella sembra calmarsi, non protesta più tra le mie braccia, ma non la lascio: il calore del suo corpo contro le mie mani riesce a farmi rilassare.
< Io...io vorrei soltanto che..per una volta..tu...ti lasciassi andare, mi facessi sentire amata..mi dismostrassi che mi desideri...che per una volta la ragione non predominasse sull'istinto...e non mi importa quello che dici, io non ho paura..io mi fido di te... >. Faccio una smorfia, non posso farne a meno.
< Vorrei tanto poterti accontentare Bella..ma la ragione trova semrpe un modo per dominare l'istinto, è nel mio carattere....non posso farti del male..e poi..mi sembrava che volessi aspettare il matrimonio per.. >, inizio a dirle io. Ma non mi fa finire, si fa prendere di nuovo dalla furia e si divincola. Un altro singhiozzo spezza le sue parole.
< MA NON STO PARLANDO DI QUELLO!!! >, urla ancora. Non so più come calmarla, resto immobile nella posizione che occupavo prima che mi lasciasse per correre di nuovo per tutta la sala. < A me basterebbe semplicemente, per una volta, baciarti, abbracciarti, stringerti senza mai vivere con la paura costante che all'improvviso tu possa respingermi!... non hai la minima idea di quanto faccia male.... >, finisce poi, con un'altra lacrima che le scende lungo il viso, toccando il pavimento. Ne sento il chiaro rumore, il pling secco. E scoppio. Le corro incontro tanto rapidamente che non si accorge dei miei movimenti, la prendo per le braccia e la spingo con la schiena contro il muro, inchiodando la fronte contro la sua.
< Credi che io non ti desideri Bella? >, le soffio sul viso. Le sue guance diventano rosse, mi scappa un sorriso. < Credi che se potessi, adesso non ti avrei già stretta e adagiata su quel divano sotto di me? Dimmelo Bella, illuminami..perchè non lo capisco.. >, concludo fissandola negli occhi. Un lampo di paura attraversa quel castano scuro, poi sparisce, sostituito dalla determinazione.
< No, edward..non è questo quello che penso, non più almeno...vorrei soltanto che, per una volta in tutta la tua eternità...decidessi di vivere....>, finisce dopo una pausa. Si divincola dalla mia stretta, superandomi e muovendosi verso il divano.
Faccio un sospiro: non per necessità di ossigeno, ma per calmarmi, semplicemente per ritrovare il mio autocontrollo. Non mi aveva mai parlato in quel modo, stava seriamente mettendo a dura prova il mio istinto di uomo: quello di saltarle addosso. Una folata di vento che proviene dalla finestra aperta le muove i capelli, il suo profumo mi arriva dritto al cervello, facendomi ardere la gola: ma ancora più forte, arriva quella sensazione di calore al basso ventre che ormai credevo di essere riuscito a dominare. E invece no: e forse, che c'era di male a lasciarsi andare appena un pò, a dare all'istinto campo libero per un attimo, appena un pò, e vedere che si prova? Mi volto di scatto, trovandola di spalle: accellero, la raggiungo e tirandola per un braccio la faccio voltare, incollando il suo corpo al mio e trattenendola premendole una mano sulla schiena.
< Saresti pronta a rischiare?.. >, le bisbiglio in un orecchio, sentendola fremere.
< Sono nata pronta per te... >, mi risponde lei. Il suo fiato caldo sul collo mi provoca una scatto, ancora calore, nonostante il mio corpo fosse freddo come il ghiaccio da quasi un secolo.
La stringo più forte, spingendola contro il tavolo, fino a che sento la sua schiena a contatto con il legno: lei si appoggia, trovando un sostegno, ma io non ne ho bisogno, non più: posso controllarmi, mi basta solo lasciarmi andare un pò. Non succederà nulla. Faccio scorrere le mie labbra dalla sua mascella giù lungo il collo, la gola, aspirandone il profumo: dolce e terribilmente attraente. Ma in quel momento, la sensazione che prevale non è affatto la sete: è qualcosa di più forte. E che con la sete non ha proprio nulla a che fare.  Sento le sue mani calde correre lungo la mia schiena, le spalle, il torace..e poi più giù. No questo non glielo posso permettere, non so cosa potrà succedere se dovessimo arrivare a quel punto. Le prendo i polsi spostandoglieli all'indietro, fino a farle toccare la superficie del tavolo e la spingo con la schiena indietro: con un gemito di protesta, non fa resistenza, poggia le mani sul tavolo, mentre la mia scorre lungo la sua gamba, fino alla piega del ginocchio, costringendola a piegare la gamba, che istintivamente va a circondarmi i fianchi, attirandomi verso il suo bacino. Ok, forse è meglio fermarsi: eppure, quando sto per staccarmi, mi rivedo in mente quei suoi attimi di disperazione, di furia, le sue parole mi trafiggono come lame incendiate. E penso di essere in grado di controllarmi un altro pò: addirittura oso rischiare, la mia mano si intrufola sotto la sua maglietta, su per il ventre piatto, fino a toccare il bordo di pizzo del reggiseno. Evidentemente, lei interpeta quel mio gesto audace come una concessione: infatti, poco dopo, mentre le mie mani stanno ancora esplorando la sua schiena, avverto una sua mano calda chiedere timidamnete accesso sotto la mia camicia. Non posso deluderla: ma forse non è solo quello. In realtà, sono io il primo a desiderare quel contatto e mi avvicino a lei, facilitandole l'ingresso. E la sua mano va a cercare la pelle del mio addome, del mio torace e un'altra scarica elettrica, il calore aumenta. Basta, è ora di smetterla, sono al limite: potrei farle del male, incrinarle delle costole. La voce della ragione manda l'impulso al cervello, ma quello non recepisce, non esegue il comando: forse perchè la mano di Bella si è spinta un pò troppo in basso. Adesso è veramente troppo tardi.
La stringo freneticamente a me spingendola per la schiena, incollando le labbra alle sue: la sento gemere, le sue gambe circondano salde i miei fianchi, chiedo accesso alla sua bocca e al minimo tocco me lo concede. Il contatto tra le nostre lingue mi provoca un altra scarica, un sospiro, un gemito che lei accoglie stringendmi ancora di più: la alzo dal piano del tavolo  caricandomela addosso e poggiandola poi sul divano, facendola stendere sotto di me,. Continuo a esplorare con la lingua la sua bocca, infilando le mani sotto la sua maglia: le sue mani sulla mia pelle costituiscono ormai una parte di me, non potrò più farne a meno, per l'eternità. Continuo a giocare con il suo labbro inferiore, mordicchiandolo, disegnandone i contorni interni con la lingua, giocando. Mi lascio andare, ho i sensi annebbiati, non riesco più a percepire i suoni intorno a noi. Se la mia famiglia avesse deciso di entrare adesso, non me ne sarei reso conto, potrebbero tranquillamente essere vicino alla porta a godersi la scena. Non mi rendo conto più di nulla, eppure non riesco a staccarmi, a lasciarla, ad allontanarmi da quel profumo così buono: in fondo, io non sono perfetto. Ho il mio istinto, che ho sempre cercato di celare. Ma è nella mia natura, non posso farne a meno. E all'improvviso accade. Giocando con il suo labbro, inavvertitamente, in risposta a un suo fremito più intenso accompagnato da un sospiro, la stringo più forte......e la ferisco. Appena un taglietto, invisibile, lei non se ne accorge nemmeno: ma il sapore del suo sangue tocca la mia lingua, le mie papille gustative. E il mio cervello non risponde più, la gola arde violenta, ma non posso: sbarro gli occhi, anche se non posso vederli riflessi in uno specchio so che sono neri, neri come non sono mai stati. Se fossi stato ancora lucido, se in quel momento non fosse l'istinto a governarmi, sarei stato in grado di controllarmi: ma non è così. Mi piego verso di lei, verso il suo orecchio.
< Bella.... >, soffio con la voce roca.
< Edward.. >, mi risponde lei con un sospiro.
E non ce la faccio, non ho più un briciolo del mio famoso autocontrollo, di quello che lei ha odiato, ma che fino ad ora le ha salvato la vita: ed è la fine.
I miei denti affondano prepotentemente nella morbida carne del suo collo: e lei urla, un urlo lacerante, pieno di dolore, tanto agghiacciante che gli uccelli nel bosco prendono il volo, tanto forte che sono sicuro che la mia famiglia lo abbia sentito, magari sta già correndo qui. Mentre bevo, assaporo il suo sangue, gli occhi rossi come quelli di un vampiro neonato, i sensi assueffati.....quell'urlo mi strappa dal torpore. Sbatto più volte le palpebre e la lascio, mi stacco da lei che ancora urla, si dimena in preda al dolore, ha gli occhi chiusi: e non so che fare, non mi muovo, sento il cuore che non ho lacerarsi. Non sono riuscita a proteggerla fino in fondo, come avrei dovuto, come ero riuscito a fare. Mi erano bastate le sue lacrime per farmi crollare: ancora una volta, Alice aveva avuto ragione. Inizio a raccogliere le idee, a tornare in me, a farmi prendere dal panico: mi muovo verso Bella , la prendo tra le braccia mentre si dimena, ma non urla più. La poggio sul tavolo, stringendola in una coperta, cercando di bloccare l'emorraggia, il sangue che copiosamente le esce dalla ferita al collo che io stesso avevo provocato. Bella sbarra gli occhi fissandomi: so che nei miei legge il disprezzo, la rabbia, il disguto..solo  e unicamente verso me stesso.  Non ho il coraggio di guardarla, ho paura di leggere nei suoi occhi il rimprovero e l'odio nei miei confrotni: ma lei alza una mano, costringendomi a guardalra. E lo faccio: ma non leggo ciò che mi aspettavo. No: leggo la riconoscenza, il desiderio, si anche il dolore....ma soprattutto l'amore. Ancora una volta. Incondizionato. E mi odio più di quanto non abbia mai fatto nella vita. Mi abbasso verso di lei stringendola tra le braccia, cercando invano di spegnere con la mia pelle fredda il fuoco che le arde dentro. Ma so che non è possibile. E quando sento dietro di me una porta chiudersi di scatto e l'urlo di mia madre, non ho il coraggio di voltarmi. La fine era già arrivata.

< Edward? Amore..a che pensi? >, sbarro gli occhi. sono ancora nel salotto di casa Cullen, la casa che mi ha visto passare gli ultimi 60 anni della mai vita. A infestarmi i pensieri però c'è sempre e solo quella sera. Bella ha una mano poggiata sulla mia spalla, mi alzo per guardarla: bellissima, i capelli lunghi sulle spalle, gli occhi ormai dorati. Le passo un braccio intorno alla vita, facendola sedere sulle mie ginocchia, tenendo il libro aperto nell'altra mano.
< L'hai scritto tu questo, vero? prima...prima di quella sera.. >, le chiedo con un filo di voce. La sua mano mi carezza dolcemente i capelli, le sue labbra si posano sulla mia fronte. Ma non mi risponde. D'altronde, la risposta è scontata. < Bella... >, inizio io, ma non so come continuare.
Lei mi prende il viso tra le mani, alzandomelo in modo da incontrare i suoi occhi. Mi sta sorridendo, come si fa con un bambino testardo che non riesce ad accettare una cosa che gli hanno spiegato milioni di volte.
< Edward...quando smetterai di autocompiangerti? >, mi chiede semplicemente. Come se fosse facile. Sbuffo vistosamente, ma lei non mi lascia il viso.
< Mai.. se il mio istinto non si fosse fatto corrompere dalle tue lacrime.. >. Lei non mi fa finire, prende il libtro tra le mani.
< Qualcuno molto tempo fa disse che la ragione per cui gli esseri umani sono superiori a tutte le altre creature e' che sono in grado di prendere decisioni per mezzo del ragionamento, mentre gli animali si basano solamente sull'istinto. Io credo invece che per essere veramente superiori dovremmo trovare il giusto equilibrio fra istinto e ragione
... >, legge, poi chiude il libro tra le mani. < tu quell'equilibrio non lo avevi trovato, ti limitavi soltanto a dare retta alla ragione..ma l'amore è irrazionale, non avresti potuto viverlo al massimo senza quel momento di puro istinto che ti sei concesso.. >
< E infatti vedi qual'è stato il risultato.. >, sbotto io testardo. Non le avrei mai permesso di intaccare quel muro di sensi di colpa che mi ero costruito con tanta fatica. Era l'unico modo per guardarmi ancora allo specchio. Lei si alza rapida, inginocchiandosi poi davanti a me.
< Lo vedo Edward, lo vedo chiaramente..il risultato è noi due che viviamo insieme felici per l'eternità..esattamente quello che volevo...>, dice poi carezzandomi una guancia. Ma non sono disposto a cedere.
< Ma.. >, faccio per controbattere, ma ancora una volta è più veloce di me, mi ferma.
< Niente ma, se non fosse stato per quella sera adesso magari sarei morta vecchia, sola e infelice..Edward....hai sempre detto che, nonostante cerchi di far prevalere la ragione, la tua vita ruota intorno all'istinto no? >. Si ferma, aspettando la mia risposta. Annuisco, non sono in grado di fare altro, almeno in quel momento. Ma a lei sembra bastare: o forse mi trova con un'espressione tanto idiota da farsi andare bene tutto. < Ebbene...allora..sarò io il tuo istinto... >, conclude sensuale.
< Tu sei già tutta la mia vita... >, riesco ad articolare. E straordinariamente la voce decide di accompagnarmi. Lei sorride, poggiando una mano sul mio viso.
< Credi che quando ti ho fatto quella sfuriata non avessi pensato prima mille volte ai rischi che correvo?.. >, mi chiede alzando il tono della voce. E' sempre stata un punto più testarda di me. La guardo cinico alzando un sopracciglio, strappandole una risata.
Poi mi prende una mano, mettendosi a cavalcioni su di me. Mossa sbagliata, Bella: mi vengono subito alla mente strani pensieri. Scuoto la testa e sento le sue mani sul viso.
< Adesso chiudi gli occhi..voglio farti vedere tutto quello che ti sei perso di me... >, mi soffia in un orecchio.
Chiudo gli occhi, e in un attimo i sensi mi abbandonano per perdermi nella sua mente.

Forse non sono poi un mostro. Ho sempre permesso alla ragione di governarmi.
Ma se nella mia vita dannata ho fatto qualcosa di buono..beh...quella cosa l'ho fatta grazie all'istinto.


FINE
   
 
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